“Polanky, Herbert” recita la targhetta sopra la porta grigetta della sede del Portland Tribune.
Perlenbacher non ha avuto problemi a farsi indicare l’ufficio del giornalista di questo piccolo quotidiano.
Bussa.
- Avanti - risponde una voce quasi squillante.
Entra.
L’ufficio è proprio come si era immaginato, l’ufficio di un vero giornalista da strada.
La scrivania è sepolta sotto montagne di carta, articoli di giornale, appunti e cartelle porta-documenti. In un angolo c’è una grossa caraffa di caffè nero e freddo e in centro una bellissima Erika Nauman 5, la regina delle macchine da scrivere, ingegneria tedesca, nera e lucida come una pantera pronta ad avventarsi sull’articolo.
- Bella macchina eh?
- Bella? Mi prendi in giro! Questa è la Cadillac delle macchine da scrivere! - sbotta Perlenbacher, poi si rende conto che sta parlando con un giornalista che non conosce e si ricompone.
- Mi scusi, volevo dire…
- Non preoccuparti, mi piacciono gli intenditori.
Polanky gli tende la mano: - Herbert Polanky, ma puoi chiamarmi Howie.
Howie avrà almeno 50 anni, è sovrappeso, con una camicia bianca e un paio di pantaloni che hanno visto giorni migliori, i capelli sono radi anche se pettinati con cura, gli occhi vividi però non si perdono una sola mossa.
Perlenbacher gli stringe la mano, nessun anello, la vita del giornalista non ha grande attrattiva.
Davanti a un caffè ormai freddo Polanky racconta senza problemi del suo articolo al “collega”.
- Sì, una storia strana, soprattutto per Falmouth, considerato un luogo abbastanza tranquillo. Questo Paul era un poco di buono certo, piccoli furti, taccheggio, ubriachezza molesta, ma non meritava quella fine. Dai referti pare che sia stato annegato, inoltre aveva segni di legatura su piedi e mani, alcuni peri e alcuni post-mortem. L’idea che mi sono fatto è che qualcuno lo abbia affogato e poi abbia gettato il suo cadavere in mare con qualche peso per disfarsene. Dovevano però essere dei dilettanti, le correnti lo hanno portato a riva poche ore dopo.
- Qualche sospetto?
- Lo sceriffo ha ancora il caso aperto ma non credo ci si impegni più di tanto, è probabile che Paul sia rimasto ucciso in un regolamento di conti di qualche genere nell’ambito della piccola criminalità.
- Amici, parenti?
- Non che io sappia. Bazzicava il Roxy Bar di Falmouth e alloggiava in una piccola pensione sulla Southerland ma questo è tutto quello che so.
Qualche domanda ancora e poi Perlenbacher si accomiata, ringraziando.
- Grazie del suo tempo.
- Mi ha fatto piacere parlare con un giovane collega.
Esce.
Fuori vede Connor che lo sta aspettando nei suoi abiti caldi e dal taglio moderno.
Pensa al suo libro.
Deve davvero decidersi a iniziarlo...

14 - PORTLAND TRIBUNE

“Polanky, Herbert” recita la targhetta sopra la porta grigetta della sede del Portland Tribune.
Perlenbacher non ha avuto problemi a farsi indicare l’ufficio del giornalista di questo piccolo quotidiano.
Bussa.
- Avanti - risponde una voce quasi squillante.
Entra.
L’ufficio è proprio come si era immaginato, l’ufficio di un vero giornalista da strada.
La scrivania è sepolta sotto montagne di carta, articoli di giornale, appunti e cartelle porta-documenti. In un angolo c’è una grossa caraffa di caffè nero e freddo e in centro una bellissima Erika Nauman 5, la regina delle macchine da scrivere, ingegneria tedesca, nera e lucida come una pantera pronta ad avventarsi sull’articolo.
- Bella macchina eh?
- Bella? Mi prendi in giro! Questa è la Cadillac delle macchine da scrivere! - sbotta Perlenbacher, poi si rende conto che sta parlando con un giornalista che non conosce e si ricompone.
- Mi scusi, volevo dire…
- Non preoccuparti, mi piacciono gli intenditori.
Polanky gli tende la mano: - Herbert Polanky, ma puoi chiamarmi Howie.
Howie avrà almeno 50 anni, è sovrappeso, con una camicia bianca e un paio di pantaloni che hanno visto giorni migliori, i capelli sono radi anche se pettinati con cura, gli occhi vividi però non si perdono una sola mossa.
Perlenbacher gli stringe la mano, nessun anello, la vita del giornalista non ha grande attrattiva.
Davanti a un caffè ormai freddo Polanky racconta senza problemi del suo articolo al “collega”.
- Sì, una storia strana, soprattutto per Falmouth, considerato un luogo abbastanza tranquillo. Questo Paul era un poco di buono certo, piccoli furti, taccheggio, ubriachezza molesta, ma non meritava quella fine. Dai referti pare che sia stato annegato, inoltre aveva segni di legatura su piedi e mani, alcuni peri e alcuni post-mortem. L’idea che mi sono fatto è che qualcuno lo abbia affogato e poi abbia gettato il suo cadavere in mare con qualche peso per disfarsene. Dovevano però essere dei dilettanti, le correnti lo hanno portato a riva poche ore dopo.
- Qualche sospetto?
- Lo sceriffo ha ancora il caso aperto ma non credo ci si impegni più di tanto, è probabile che Paul sia rimasto ucciso in un regolamento di conti di qualche genere nell’ambito della piccola criminalità.
- Amici, parenti?
- Non che io sappia. Bazzicava il Roxy Bar di Falmouth e alloggiava in una piccola pensione sulla Southerland ma questo è tutto quello che so.
Qualche domanda ancora e poi Perlenbacher si accomiata, ringraziando.
- Grazie del suo tempo.
- Mi ha fatto piacere parlare con un giovane collega.
Esce.
Fuori vede Connor che lo sta aspettando nei suoi abiti caldi e dal taglio moderno.
Pensa al suo libro.
Deve davvero decidersi a iniziarlo...

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