Cantiere Navale di Falmouth, Sera

La struttura è illuminata da alcuni lampioni disposti sui pontili.
Un lungo muro di cinta circonda il bacino di carenaggio.
La strada di terra battuta che li ha condotti qui si stacca dalla statale e avanza tra boschi e terreni incolti.
Qui non c’è anima viva per miglia.
Vicino al cancello di metallo una piccola baracca, probabilmente l’abitazione del guardiano.
- Porta chiusa - annuncia McCormac dopo aver bussato diverse volte e provato ad aprire. - Ryan?
- Provo io, ecco la chiave - Baronetto si fa avanti e scarica un colpo sulla serratura.
Il nottolino esplode e la porta si spalanca sotto la spinta del proiettile sbattendo violentemente sul muro.
Lo sparo rimbomba nell’oscurità.
- Bravo! Ora tutti sapranno che siamo qui.
- Perché secondo te se qui c’è qualcuno non ci ha già visto arrivare dalla strada?
Tony entra e gli altri lo seguono.
L’interno è povero e in disordine, un letto sfatto, un tavolino, un armadio aperto e vuoto, nell’angolo un baule con un grosso lucchetto.
- Meno male che la mia chiave è universale.
- Stai fermo idiota! Lascia provare Ryan.

Con gesti precisi la serratura scatta e il lucchetto si apre.
Nella cassa sono ammucchiati diversi registri navali, probabilmente appartenuti alle navi dismesse.
- Dividiamoceli e cerchiamo quello della Olympic.
Circa un'ora dopo il giornale di bordo della Olympic appare tra i fogli ingialliti e consunti dall’umidità.
- Eccolo qui. - Connor dà una rapida scorsa ai nomi dei passeggeri imbarcati - Ed ecco qui Martin Morat. Non è sceso a New York con tutti gli altri, da questo registro sembra non sia proprio sceso.
Probabilmente avrà chiesto di essere scaricato a Falmouth quando la nave si stava dirigendo verso i bacini di carenaggio.

Escono di nuovo nella notte.
Il cancello li divide dalla Olympic e forse, dalla fine del loro viaggio.

77 - IL BACINO ABBANDONATO

Cantiere Navale di Falmouth, Sera

La struttura è illuminata da alcuni lampioni disposti sui pontili.
Un lungo muro di cinta circonda il bacino di carenaggio.
La strada di terra battuta che li ha condotti qui si stacca dalla statale e avanza tra boschi e terreni incolti.
Qui non c’è anima viva per miglia.
Vicino al cancello di metallo una piccola baracca, probabilmente l’abitazione del guardiano.
- Porta chiusa - annuncia McCormac dopo aver bussato diverse volte e provato ad aprire. - Ryan?
- Provo io, ecco la chiave - Baronetto si fa avanti e scarica un colpo sulla serratura.
Il nottolino esplode e la porta si spalanca sotto la spinta del proiettile sbattendo violentemente sul muro.
Lo sparo rimbomba nell’oscurità.
- Bravo! Ora tutti sapranno che siamo qui.
- Perché secondo te se qui c’è qualcuno non ci ha già visto arrivare dalla strada?
Tony entra e gli altri lo seguono.
L’interno è povero e in disordine, un letto sfatto, un tavolino, un armadio aperto e vuoto, nell’angolo un baule con un grosso lucchetto.
- Meno male che la mia chiave è universale.
- Stai fermo idiota! Lascia provare Ryan.

Con gesti precisi la serratura scatta e il lucchetto si apre.
Nella cassa sono ammucchiati diversi registri navali, probabilmente appartenuti alle navi dismesse.
- Dividiamoceli e cerchiamo quello della Olympic.
Circa un'ora dopo il giornale di bordo della Olympic appare tra i fogli ingialliti e consunti dall’umidità.
- Eccolo qui. - Connor dà una rapida scorsa ai nomi dei passeggeri imbarcati - Ed ecco qui Martin Morat. Non è sceso a New York con tutti gli altri, da questo registro sembra non sia proprio sceso.
Probabilmente avrà chiesto di essere scaricato a Falmouth quando la nave si stava dirigendo verso i bacini di carenaggio.

Escono di nuovo nella notte.
Il cancello li divide dalla Olympic e forse, dalla fine del loro viaggio.

Nessun commento: