Dopo essersi lasciati la piazza alle spalle Otto, Klaus e Kovacs si fermano a riprendere fiato.
“Voglio dare ancora un’occhiata alla stazione prima di rientrare” dice il capitano guardando il cielo imbrunire.
Attraversano la strada ingombra di neve e entrano nella sala d’attesa della stazione.
Diversi calcinacci ingombrano il pavimento, pezzi di vetro scricchiolano sotto gli scarponi militari.
I soldati si sparpagliano.
“Libero!” chiama Klaus uscendo dalla biglietteria.
“Libero!” risponde Otto uscendo da un ufficetto.
“Provo di qua” dice Klaus entrando in quello che sembra essere un magazzino di materiale ferroviario.
Fa un passo nel buio.
Click.
Qualcosa scatta sotto il suo piede.
Merda
Una mina esplode.
Klaus si ritrova contro il muro, la gamba sanguinante.
Subito gli altri due corrono verso di lui.
Kovacs rapido taglia il pantalone della divisa e gli toglie la scarpa sbrindellata.
Quindi avvolge le ferite con alcune strisce di tessuto.
Klaus guarda la sua gamba.
Ha diverse schegge piantate nel piede e nel polpaccio, ma non sembrano ferite troppo gravi.
Salvato dall’incapacità dei romeni di produrre mine che durino nel tempo.
Prova a muovere il piede, la gamba gli restituisce una scarica di dolore.
Bhe se non altro è ancora al suo posto.
Rabbrividisce pensando al moncherino di Marcus.
Gli altri due lo sollevano e si dirigono verso il campo.

Arrivati al capannone il capitano constata come i lavori per bloccare la porta e fortificare la struttura siano a buon punto.
Fuori ha iniziano a nevicare, dentro si brucia tutto quello che si trova per scaldarsi e il generatore ronza consumando il prezioso carburante.
Nagi toglie le schegge e pulisce le ferite di Klaus.
Quindi gli sorride.
Non è nulla di grave pensa il pilota rinfrancato.
L’interprete è sveglio, sebbene dolorante.
“Varga, ho bisogno di te” dice Otto facendo cenno a Kovacs di avvicinarsi “qualcosa della cattedrale bombardata ha colpito Kovacs, ma non ho capito cosa, fattelo raccontare”.
Kovacs e Varga parlano fittamente per diversi minuti quindi Varga traduce il discorso per il capitano.
“Il sergente Kovacs mi ha raccontato una storia, una storia conosciuta da queste parti”.

79 - LA MINA

Dopo essersi lasciati la piazza alle spalle Otto, Klaus e Kovacs si fermano a riprendere fiato.
“Voglio dare ancora un’occhiata alla stazione prima di rientrare” dice il capitano guardando il cielo imbrunire.
Attraversano la strada ingombra di neve e entrano nella sala d’attesa della stazione.
Diversi calcinacci ingombrano il pavimento, pezzi di vetro scricchiolano sotto gli scarponi militari.
I soldati si sparpagliano.
“Libero!” chiama Klaus uscendo dalla biglietteria.
“Libero!” risponde Otto uscendo da un ufficetto.
“Provo di qua” dice Klaus entrando in quello che sembra essere un magazzino di materiale ferroviario.
Fa un passo nel buio.
Click.
Qualcosa scatta sotto il suo piede.
Merda
Una mina esplode.
Klaus si ritrova contro il muro, la gamba sanguinante.
Subito gli altri due corrono verso di lui.
Kovacs rapido taglia il pantalone della divisa e gli toglie la scarpa sbrindellata.
Quindi avvolge le ferite con alcune strisce di tessuto.
Klaus guarda la sua gamba.
Ha diverse schegge piantate nel piede e nel polpaccio, ma non sembrano ferite troppo gravi.
Salvato dall’incapacità dei romeni di produrre mine che durino nel tempo.
Prova a muovere il piede, la gamba gli restituisce una scarica di dolore.
Bhe se non altro è ancora al suo posto.
Rabbrividisce pensando al moncherino di Marcus.
Gli altri due lo sollevano e si dirigono verso il campo.

Arrivati al capannone il capitano constata come i lavori per bloccare la porta e fortificare la struttura siano a buon punto.
Fuori ha iniziano a nevicare, dentro si brucia tutto quello che si trova per scaldarsi e il generatore ronza consumando il prezioso carburante.
Nagi toglie le schegge e pulisce le ferite di Klaus.
Quindi gli sorride.
Non è nulla di grave pensa il pilota rinfrancato.
L’interprete è sveglio, sebbene dolorante.
“Varga, ho bisogno di te” dice Otto facendo cenno a Kovacs di avvicinarsi “qualcosa della cattedrale bombardata ha colpito Kovacs, ma non ho capito cosa, fattelo raccontare”.
Kovacs e Varga parlano fittamente per diversi minuti quindi Varga traduce il discorso per il capitano.
“Il sergente Kovacs mi ha raccontato una storia, una storia conosciuta da queste parti”.

9 commenti:

andrea ha detto...

Una mina dentro un magazzino. Quei bastardi avevano minato a casaccio, eh? O c'era qualcosa da proteggere?

Ora sono curioso di sentire la storia di Kovacs!

Nicholas ha detto...

A volte gli eserciti in ritirata minano tutto il minabile al puro scopo di fare vittime.
La storia sarà lunedì.

andrea ha detto...

Vero =)

Klaus ha detto...

Per la cronaca, mi sono salvato pescando a culo il mio tarocco dominante :P

Mr. Mist ha detto...

Quando penso alle storie che si raccontano da quelle parti, la prima cosa che mi viene in mente è un paio di canini un po' troppo lunghi!��

rocco ha detto...

sono molto curioso anch'io di sentire la storia...magari è collegata anche al comportamento misterioso dei morti nella piazza...

Ale ha detto...

E ci lasci così con la suspance della storia per tutto il weekend?!?

Nicholas ha detto...

Ma si, sono solo sciocche superstizioni da ungheresi ignoranti... :D

Mr. Mist ha detto...

Il concetto di "stupida superstizione" in un mondo dove i morti tornano per mangiarsi i vivi direi che è da ridefinire! ;)