Lina se la ricorda Shangai, con le sue strade fangose di periferia, e l'odore di fritto delle bancarelle che si mischiava a quello degli escrementi del pollame venduto al mercato. E tutte quelle insegne, al neon, che nessuno guardava più. Colori sgargianti che s'attorcigliavano in ideogrammi complessi.
Shangai puzzava, sotto la pioggia.
Puzzava più di quell'uomo sconosciuto e corpulento, coi baffi, che parlava con papà. Se li ricorda i suoi zoccoli rumorosi, quando arrivava. Era il 1970.
Papà non lavorava mai. Era un disoccupato cronico. La bottiglia era il suo vero lavoro. Quante lacrime aveva versato mamma! Avrebbe potuto riempire tutte le bottiglie che scolava papà.
Mamma lavorava per tutti e tre, in una fabbrica di tessitura. Lina se la ricorda sua madre, con il suo sorriso triste sul volto stanco. Si alzava presto la mattina, e tornava la sera tardissimo. Se la ricorda mentre si accucciava esausta di fianco a lei, nel letto, e l'accarezzava sussurrandole: - Ce la faremo...
Era il 1970. Mamma era malata, e non poteva più lavorare. Ma quando poteva andava lo stesso, anche se le sue ossa erano diventate fragili. Un giorno che mamma era al lavoro, venne ancora quell'uomo, quello coi baffi. Veniva sempre quando mamma non c'era.
Quella volta se ne andò con Lina. Aveva solo cinque anni. Sentiva suo padre che singhiozzava. Immaginava sua madre che cuciva dolorosamente, e piangeva. Non li vide mai più.

L'uomo coi baffi aveva un circo. C'erano tanti ragazzi e bambini oltre a Lina. Lui li sottoponeva a ore e ore di massacranti esercizi. Lina se le ricorda le botte. Lui li picchiava, era cattivo. Se non tenevi il ritmo, non mangiavi; se protestavi, le prendevi. E poco importava se cadevi da un trapezio e ti spaccavi l'osso del collo: un incapace e una bocca da sfamare in meno.
Crescendo Lina capì che chi non ce la faceva veniva buttato in mezzo a una strada, finendo nel giro della prostituzione, o peggio ancora del traffico di organi. E allora si ripeteva sempre quelle parole che le diceva sua madre: - Ce la faremo...

Qingdao. Era il 1980. C'era foschia quella notte. Lina aveva deciso di fuggire. Non voleva più subire le angherie del suo padrone. Quella sera prese con sé poche cose e se ne andò, indisturbata, inosservata.
Qingdao era un grande porto, e c'erano tante navi mercantili, tanti container. Non le fu difficile confondersi, nascondersi. Vide una nave che recava grandi scritte in caratteri occidentali. Che potesse essere l'inizio di un nuovo sogno?

L'america era grande, ma non era facile viverci. Lina si arrangiò per molti anni esibendosi in spettacoli circensi, o elemosinando, mangiando e dormendo in rifugi di fortuna. Erano tempi difficili, ma non era la Cina. L'America offre sempre una speranza.
Poi un giorno Jerry l'avvicinò, dopo una sua esibizione di strada. Era poco più di un anno fa. Quell'uomo dai modi gentili le faceva complimenti che nessuno le aveva mai fatto. Le pagò il pranzo. Parlarono molto quel giorno, e quella notte Jerry le offrì di dormire a casa sua. Lina poteva farsi una doccia dopo solo Dio sa quanto tempo.
Quando furono tranquilli, Jerry le spiegò il suo piano. Jerry le prometteva tanti di quei soldi che già volava con la fantasia. Le prometteva il suo sogno. A Lina brillavano gli occhi.
Quella notte, fecero l'amore.

1.12 - LINA KHANG

Lina se la ricorda Shangai, con le sue strade fangose di periferia, e l'odore di fritto delle bancarelle che si mischiava a quello degli escrementi del pollame venduto al mercato. E tutte quelle insegne, al neon, che nessuno guardava più. Colori sgargianti che s'attorcigliavano in ideogrammi complessi.
Shangai puzzava, sotto la pioggia.
Puzzava più di quell'uomo sconosciuto e corpulento, coi baffi, che parlava con papà. Se li ricorda i suoi zoccoli rumorosi, quando arrivava. Era il 1970.
Papà non lavorava mai. Era un disoccupato cronico. La bottiglia era il suo vero lavoro. Quante lacrime aveva versato mamma! Avrebbe potuto riempire tutte le bottiglie che scolava papà.
Mamma lavorava per tutti e tre, in una fabbrica di tessitura. Lina se la ricorda sua madre, con il suo sorriso triste sul volto stanco. Si alzava presto la mattina, e tornava la sera tardissimo. Se la ricorda mentre si accucciava esausta di fianco a lei, nel letto, e l'accarezzava sussurrandole: - Ce la faremo...
Era il 1970. Mamma era malata, e non poteva più lavorare. Ma quando poteva andava lo stesso, anche se le sue ossa erano diventate fragili. Un giorno che mamma era al lavoro, venne ancora quell'uomo, quello coi baffi. Veniva sempre quando mamma non c'era.
Quella volta se ne andò con Lina. Aveva solo cinque anni. Sentiva suo padre che singhiozzava. Immaginava sua madre che cuciva dolorosamente, e piangeva. Non li vide mai più.

L'uomo coi baffi aveva un circo. C'erano tanti ragazzi e bambini oltre a Lina. Lui li sottoponeva a ore e ore di massacranti esercizi. Lina se le ricorda le botte. Lui li picchiava, era cattivo. Se non tenevi il ritmo, non mangiavi; se protestavi, le prendevi. E poco importava se cadevi da un trapezio e ti spaccavi l'osso del collo: un incapace e una bocca da sfamare in meno.
Crescendo Lina capì che chi non ce la faceva veniva buttato in mezzo a una strada, finendo nel giro della prostituzione, o peggio ancora del traffico di organi. E allora si ripeteva sempre quelle parole che le diceva sua madre: - Ce la faremo...

Qingdao. Era il 1980. C'era foschia quella notte. Lina aveva deciso di fuggire. Non voleva più subire le angherie del suo padrone. Quella sera prese con sé poche cose e se ne andò, indisturbata, inosservata.
Qingdao era un grande porto, e c'erano tante navi mercantili, tanti container. Non le fu difficile confondersi, nascondersi. Vide una nave che recava grandi scritte in caratteri occidentali. Che potesse essere l'inizio di un nuovo sogno?

L'america era grande, ma non era facile viverci. Lina si arrangiò per molti anni esibendosi in spettacoli circensi, o elemosinando, mangiando e dormendo in rifugi di fortuna. Erano tempi difficili, ma non era la Cina. L'America offre sempre una speranza.
Poi un giorno Jerry l'avvicinò, dopo una sua esibizione di strada. Era poco più di un anno fa. Quell'uomo dai modi gentili le faceva complimenti che nessuno le aveva mai fatto. Le pagò il pranzo. Parlarono molto quel giorno, e quella notte Jerry le offrì di dormire a casa sua. Lina poteva farsi una doccia dopo solo Dio sa quanto tempo.
Quando furono tranquilli, Jerry le spiegò il suo piano. Jerry le prometteva tanti di quei soldi che già volava con la fantasia. Le prometteva il suo sogno. A Lina brillavano gli occhi.
Quella notte, fecero l'amore.

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