
All'inizio di quest'avventura non avrebbe mai pensato che Jerry potesse morire.
Rudy e Jerry si erano conosciuti nell'esercito, in occasione della Guerra del Golfo. Avevano combattuto insieme durante Desert Storm. Non si erano mai frequentati prima. Ma la guerra ha uno strano potere. Tutto è amplificato: odio, amore, amicizia, complicità, sacrificio sono portati all'estremo, senza raziocinio. Del resto come dubitarne: la guerra, quella sul campo, quella fatta di sibili di pallottole, di boati, di sangue, è tutto fuorché calcolo e raziocinio. I calcoli li fanno altri, nelle sale del potere, con le loro alte uniformi.
Rudy non aveva mai avuto paura della morte, non in guerra. Probabilmente nemmeno Jerry. In guerra non si ha il tempo di aver paura di morire. Ci si crede immortali. Muoiono sempre gli altri.
Rudy deglutisce, fissando le pinze sulla ferita aperta di Mulcachey.
Poi un giorno la guerra finisce. Tutti a casa. Avete servito bene la patria, ecco le vostre medaglie. Da quel momento sei solo, con la tua eredità di guerra.
Rudy, come tanti commilitoni, ha avuto in eredità il nemico. Non quello iracheno. Un nemico nuovo, più subdolo, dentro di lui. Un nemico invisibile che ti divora dentro. Il cancro.
Dicono che sia stato l'uranio impoverito. Dicono che siano state le armi chimiche di Saddam. Dicano quel cazzo che vogliono. Di fatto non interessa più a nessuno.
L'America ha abbandonato i suoi eroi. Ognuno col suo male da combattere, una battaglia persa per chi non ha una buona assicurazione sanitaria che gli paghi le cure.
Rudy era senza speranze, ed è quando tenti e ritenti di combattere, senza averne i mezzi, che senti la paura che t'attanaglia, il senso di impotenza. Lo stesso che c'è ora tra lui, quelle pinze e la pallottola nel ventre di Jerry. E poi c'è la vergogna: insensata, inspiegabile, ma presente. Quella che ti impedisce di parlarne, quella che ti porta a diffidare di tutti gli sguardi, che sembra possano vedere il male annidato nel tuo corpo.
Il capo gli aveva ridato le speranze con questa rapina, una montagna di soldi con cui sconfiggere la malattia.
All'inizio di quest'avventura non avrebbe mai pensato che Jerry potesse morire. Quanto meno, non prima di lui.
Commenti
No Lotar, sono tutto fuorché un giornalista/scrittore/letterato. Anzi, il mio percorso di studi è assolutamente tecnico (chimico per l'esattezza) e anche il mio lavoro è prettamente scientifico.
Tutto il resto è passione:
- per il gioco di ruolo, in primis, che mi permette di sfogare il mio istinto creativo quando creo avventure;
- per le meccaniche dei comportamenti dei giocatori-personaggi e le tecniche di narrazione. Fare il master ti porta a perfezionare, a studiare *come* divertire gli altri, divertento te stesso. E soprattutto si scoprono un sacco di cose sulla gestione dei conflitti e sulle meccaniche dei comportamenti interpersonali. Tutti aspetti utilissimi anche al di fuori del gioco in sé... presto scriverò qualche breve articolo su questo argomento che mi sta molto a cuore;
- per la narrazione: più volte in passato alcuni giocatori (in particolare Ugge) mi avevano chiesto perchè non mi decidessi a scrivere un libro sulle loro gesta. Lo avevo sempre trovato superfluo, e troppo impegnativo. Poi, per gioco, ho provato a buttare giù qualche riga sulla piattaforma blog. E' molto diverso da un libro, secondo me anche più accattivante. Beh... l'esperienza mi è piaciuta parecchio! Ho riscoperto il piacere di scrivere, seppur in maniera istintiva, senza avere particolari conoscenze di tecnica o stile. Ma mi piace farlo così, come viene, senza che diventi un impegno più grande di quello che è finora. Un libro? Seriamente, credo ci siano scrittori ben più bravi di me! Per me, anche questo è solo un gioco.
Comunque Lotar, grazie davvero.
Ma va via Ale! I correttori di bozze esistono proprio per correggere gli errori grammaticali! Anch'io penso, e te l'ho anche detto, che potresti scrivere un libro, magari una serie di racconti da pubblicare in rete! Mi piacerebbe anche vedere un tuo lavoro in libreria un giorno! Quanto al tuo stile di scrittura lo trovo: bello, semplice, si sente che hai padronanza della lingua, ma non lo fai pesare coi paroloni sparati qua e là per darti un tono da intellettuale, in altre parole sei immediato ed accessbile, poi se io fossi un eminente critico letterario non starei chiuso in fabbrica a lavorare, per cui prendi il mio giudizio con le molle. Quanto a tua moglie se vuol provare cosa vuol dire "Cazzaro sgrammaticato" vada a leggere i commenti a qualunque argomento in internet, ma, un consiglio spassionato: si tenga vicino un secchio bello capiente, a buon intenditor...
Ciao cari
Ad ogni modo grazie anche per il tuo giudizio letterario: vale molto di più di quella di qualunque eminente critico (del resto io non sono un eminente scrittore, altrimenti non sarei tutto il giorno in fabbrica a lavorare...). Siete voi i lettori del mio blog, e a voi deve piacere.
Chissà poi, magari un giorno prendero in seria considerazione la possibilità di provare a scrivere qualcosa. Ma sarà un nuovo gioco cui purtroppo ora non ho tempo da dedicare!
Il tuo complimento mi lusinga ancora di più, soprattutto in virtù del fatto che ti appassiona una storia di cui *sai già il finale*, visto che l'hai scritta tu!
poi cronometri quanto ci mette a cacciarti di casa
Per quanto possa contare il mio parere, credo che il nocciolo della questione stia nell'affermazione "aver riscoperto il piacere di scrivere", e questo passa quando si legge. è quello che è successo anche a me. Ma un conto è dare le parole a storia e personaggi "già pronti" (per Ale è un po' diverso, perchè parte della storia l'ha architettata lui, da master), un conto è scrivere un racconto o un romanzo da zero. Richiede tempi molto più lunghi, progettazioni ben diverse e probabilmente un altro modo di scrivere...
Però ti ci vedrei bene, Ale, nel congeniare trame...
Sì, quando avrai tempo dovresti provare!
Se ti può consolare, non credo che mio marito abbia letto una sola riga di ciò che ho scritto! (a sua parziale discolpa, ha sempre 10.000 cose da fare in troppo poco tempo)
Ciao
No no, non volevo denigrare le brave laureate in lettere, non sia mai!
J, a quanto pare il tuo è il giudizio di un'esperta! ;)
Sono assolutamente consapevole del vantaggio di avere una storia che si "sviluppa da sé" con la collaborazione dei giocatori, seppur incanalata nel canovaccio del master. E' certamente più complesso invece pianificare un romanzo da zero, anche se ha il vantaggio di lasciare all'autore molti gradi di libertà in più, essendo la trama vincolata solo alle sue scelte.
Il punto è che scrivere un romanzo probabilmente non mi divertirebbe quanto scrivere un blog, sarebbe troppo impegnativo, un altro "lavoro". E tutto questo, senza tener conto delle mie oggettive lacune "tecniche" di scrittore. Ci penserò tra 40 anni alle soglie della pensione (sempre che la mia vita malsana a base di alcol e cibi unti non mi uccida prima)!
Al momento J, mi accontento di tessere trame: questa è certo la fase di realizzazione delle avventure che mi dà più piacere, ormai da quasi vent'anni a questa parte. Vedere la faccia sorpresa dei tuoi giocatori davanti a qualcosa che non s'aspettavano non ha prezzo!
Se ti può consolare, nemmeno mia moglie ha mai letto una riga di ciò che ho scritto. Per lei sono uno sgrammaticato a prescindere, credo sia parte del contratto di matrimonio...
Però la dinamica, vista da un punto tecnico, non si discosta poi molto da un gioco di ruolo: crei una storia iniziale, definisci i personaggi e li interpreti nella trama che vuoi dipanare. Detto terra terra fai il narratore e il giocatore nello stesso tempo :)
Per fare un esempio parallelo (che centra poco con la scrittura di un romanzo) si può citare "Record of Lodoss War", oav nato da una partita di d&d e diventato un classico del cartone animato giapponese.
Un giorno mi dedicherò alla scrittura di un romanzo, non prima di aver frequentato un corso di grammatica italiana!
Si può poi essere molto bravi a raccontare storie che non sono di per sè un granchè, ad esempio: "pochi inutili nascondigli" di Faletti per me é scritto bene ma le storie non sono il massimo!
Scappo "l'eminete critico della mutua" qui presente ha un camion da scaricare!!
ahahahahahahahaha!!!!
Poi, per carità, tutto è possibile! ;)
Non conosco la storia di Lodoss, ma riguardo a Dragonlance da quanto mi risulta la saga venne spacciata come risultato di partite a D&D, ma solo come mossa commerciale della TSR per pubblicizzare la propria nuova ambientazione.
@Dario: D'OH!
No, il mio non è affatto il giudizio di un'esperta. Noi la scrittrice nel gruppo l'abbiamo, ma è Tenar. La mia considerazione è di tipo pratico: si tratta di cose completamente diverse perché molto diversa è la finalità.
C'è già una differenza piuttosto marcata ad es. tra il mio resoconto da un punto di vista interno a una storia che costruisco solo in parte, e i tuoi resoconti "di gruppo" di una storia che hai in buona parte costruito tu. Ma la finalità del tuo lavoro è appunto sorprendere il giocatore e via dicendo. Se tu avessi nella stessa campagna altri personaggi, la storia sarebbe sicuramente diversa, magari non negli avvenimenti principali ma nella "sostanza" sì: emergerebbero maggiormente alcune tematiche a discapito di altre. La scriveresti in un altro modo.
Lo scopo di un racconto, per non parlare di un romanzo -che è molto più complicato-, è differente (fosse anche solo quello di sorprendere il lettore, non equivale a sorprendere il giocatore. Magari non è più "difficile", ma richiede un approccio diverso) Gestirti in piena libertà tutti i personaggi non è detto che sia più semplice... anzi, secondo me per renderli "pieni" come un PG dovresti crearli, e in maniera ben definita per evitare forzature, prima della storia vera e propria!
Perdonate, mi faccio prendere la mano e mi dilungo troppo!
PS: dilungati quanto vuoi J, non si paga per i commenti troppo lunghi! ;D
Nel caso, vorrei almeno una copia autografata, grazie!
J.