- Yuri.
La voce autoritaria risuona nella stanza, gelandogli il sangue nelle vene. Yuri afferra la pistola, e si gira rapidamente facendo ruotare la seduta dello sgabello, puntando l'arma dritta davanti a sé.
Non può essere qui. Non può.
E invece sì.
La figura di suo padre, Sergei, si staglia severa davanti alla porta, richiusa alle sue spalle. Con la radio accesa, non l'ha nemmeno sentito entrare.
Yuri lo osserva incredulo. Sente il terrore impadronirsi di lui. Lo paralizza, lo fa tremare, si scopre fragile. Sente le lacrime che gli riempiono gli occhi, un groppo gli stringe la gola.
Suo padre muove un passo verso di lui.
- Fermo! - urla il giovane russo, con gli occhi sgranati e il labbro inferiore tremante - Non puoi essere qui! Non ha nessun senso! Tu... tu...!
- Sei uno sciocco, Yuri.
Quelle parole, dette con tono basso e pacato, sono macigni.
- Sei sempre stato un buono a nulla, pieno di idee irresponsabili e inutili nella testa. Senza ideali. Nonostante ti abbia educato come si deve educare un uomo, nel rispetto della disciplina, tu hai sempre voluto fare di testa tua.
- Non è vero! Tu... tu mi hai sempre oppresso! Tu hai sempre pensato a te, alla tua carriera, alla tua dannata patria! Non ci sei mai stato per me!
- E tu, quando hai voluto ascoltarmi? Tu non sai cosa ho passato dopo che sei fuggito. Dov'eri? - ribatte Sergei.
Yuri attende in silenzio, con le braccia tese e la pistola puntata, con il fiato grosso come se avesse corso per chilometri.
- La tua fuga è stata l'appiglio dei miei detrattori per accusarmi di collaborazionismo con gli occidentali. Ho passato momenti difficili, lunghi mesi in prigione a causa tua. Ho lasciato sola tua madre, senza denaro, senza aiuto. Tu dov'eri? A inseguire il tuo sogno americano, a giocare con il tuo computer...
Le parole sibilano come dardi velenosi dalle labbra del vecchio agente del KGB, mentre incurante dell'arma puntata addosso, muove passi lenti verso il figlio: - Yuri, sei sempre stato un buono a nulla egoista e l'hai dimostrato ancora una volta mettendo in difficoltà la tua famiglia. Ed io me ne rammarico, sempre, perchè so di non essere stato un buon padre agli occhi della nostra nazione!
Sergei allunga la mano, fino ad afferrare la canna del revolver. Yuri respira e piange, paralizzato dagli occhi di fuoco del padre, dalle sue parole che come spilloni gli straziano l'anima.
Sergei sposta il braccio del figlio con delicatezza, obbligandolo a posare la pistola.
- Svuota il caricatore, lascia solo un colpo - ordina l'uomo - E' tempo che io rimedi all'onta sul nome dei Madronich, è tempo che tu Yuri dimostri il tuo coraggio, di che pasta sei fatto.
Le parole risuonano distanti. Yuri esegue ciò che suo padre gli ordina, lo fa come se vivesse un sogno, come ha sempre fatto, senza discutere, schiacciato, oppresso, senza una sua volontà. Si sente una larva.
I proiettili cadono sullo scrittoio.
Tutto si svolge come sott'acqua. Le parole di Sergei sono ovattate, i movimenti pesanti, guidati. Sente suo padre che guida la sua mano sulla pistola, che spinge il suo braccio verso la sua tempia...
Sarà finita, tra poco... ho deluso tutti, ho sbagliato tutto... ora le macchie sul mio nome verranno lavate dal mio sangue... madre perdonami...
- Spara!
Il freddo del grilletto sotto l'indice.
Un barlume in fondo all'anima di Yuri s'accende, afferrando le ultime briciole di razionalità. Com'è entrato? Cosa ci fa qui? Come poteva sapere che ero qui? E poi perché... perché dovrei rinunciare alla *mia* vita? Non sono sbagliato, tutto il resto è sbagliato!
Yuri sposta con d'impeto la pistola, allungando con rabbia il braccio, e preme il grilletto. Il colpo parte con un rimbombo, mancando in pieno Sergei, piantandosi nel soffitto.
L'uomo si precipita verso la porta e si getta nel corridoio di fuori.

1.24 - ROULETTE RUSSA

- Yuri.
La voce autoritaria risuona nella stanza, gelandogli il sangue nelle vene. Yuri afferra la pistola, e si gira rapidamente facendo ruotare la seduta dello sgabello, puntando l'arma dritta davanti a sé.
Non può essere qui. Non può.
E invece sì.
La figura di suo padre, Sergei, si staglia severa davanti alla porta, richiusa alle sue spalle. Con la radio accesa, non l'ha nemmeno sentito entrare.
Yuri lo osserva incredulo. Sente il terrore impadronirsi di lui. Lo paralizza, lo fa tremare, si scopre fragile. Sente le lacrime che gli riempiono gli occhi, un groppo gli stringe la gola.
Suo padre muove un passo verso di lui.
- Fermo! - urla il giovane russo, con gli occhi sgranati e il labbro inferiore tremante - Non puoi essere qui! Non ha nessun senso! Tu... tu...!
- Sei uno sciocco, Yuri.
Quelle parole, dette con tono basso e pacato, sono macigni.
- Sei sempre stato un buono a nulla, pieno di idee irresponsabili e inutili nella testa. Senza ideali. Nonostante ti abbia educato come si deve educare un uomo, nel rispetto della disciplina, tu hai sempre voluto fare di testa tua.
- Non è vero! Tu... tu mi hai sempre oppresso! Tu hai sempre pensato a te, alla tua carriera, alla tua dannata patria! Non ci sei mai stato per me!
- E tu, quando hai voluto ascoltarmi? Tu non sai cosa ho passato dopo che sei fuggito. Dov'eri? - ribatte Sergei.
Yuri attende in silenzio, con le braccia tese e la pistola puntata, con il fiato grosso come se avesse corso per chilometri.
- La tua fuga è stata l'appiglio dei miei detrattori per accusarmi di collaborazionismo con gli occidentali. Ho passato momenti difficili, lunghi mesi in prigione a causa tua. Ho lasciato sola tua madre, senza denaro, senza aiuto. Tu dov'eri? A inseguire il tuo sogno americano, a giocare con il tuo computer...
Le parole sibilano come dardi velenosi dalle labbra del vecchio agente del KGB, mentre incurante dell'arma puntata addosso, muove passi lenti verso il figlio: - Yuri, sei sempre stato un buono a nulla egoista e l'hai dimostrato ancora una volta mettendo in difficoltà la tua famiglia. Ed io me ne rammarico, sempre, perchè so di non essere stato un buon padre agli occhi della nostra nazione!
Sergei allunga la mano, fino ad afferrare la canna del revolver. Yuri respira e piange, paralizzato dagli occhi di fuoco del padre, dalle sue parole che come spilloni gli straziano l'anima.
Sergei sposta il braccio del figlio con delicatezza, obbligandolo a posare la pistola.
- Svuota il caricatore, lascia solo un colpo - ordina l'uomo - E' tempo che io rimedi all'onta sul nome dei Madronich, è tempo che tu Yuri dimostri il tuo coraggio, di che pasta sei fatto.
Le parole risuonano distanti. Yuri esegue ciò che suo padre gli ordina, lo fa come se vivesse un sogno, come ha sempre fatto, senza discutere, schiacciato, oppresso, senza una sua volontà. Si sente una larva.
I proiettili cadono sullo scrittoio.
Tutto si svolge come sott'acqua. Le parole di Sergei sono ovattate, i movimenti pesanti, guidati. Sente suo padre che guida la sua mano sulla pistola, che spinge il suo braccio verso la sua tempia...
Sarà finita, tra poco... ho deluso tutti, ho sbagliato tutto... ora le macchie sul mio nome verranno lavate dal mio sangue... madre perdonami...
- Spara!
Il freddo del grilletto sotto l'indice.
Un barlume in fondo all'anima di Yuri s'accende, afferrando le ultime briciole di razionalità. Com'è entrato? Cosa ci fa qui? Come poteva sapere che ero qui? E poi perché... perché dovrei rinunciare alla *mia* vita? Non sono sbagliato, tutto il resto è sbagliato!
Yuri sposta con d'impeto la pistola, allungando con rabbia il braccio, e preme il grilletto. Il colpo parte con un rimbombo, mancando in pieno Sergei, piantandosi nel soffitto.
L'uomo si precipita verso la porta e si getta nel corridoio di fuori.

11 commenti:

Lotar ha detto...

Come avevo già detto, continuo a rimanere entusiasta del modo con cui è raccontata la storia! Complimenti veramente alla tua scrittura!
Se devo fare un piccolo appunto il revolver in foto manca un colpo, mentre nella roulette russa se ne ha solo uno. Sei comunque scusato!

Ale ha detto...

eh, lo so... purtroppo ho dovuto cercare l'immagine di fretta, e questa è quella che mi piaceva di più tra quelle che ho rimediato...
vedila così: è la pistola ancora parzialmente carica, mentre Yuri la svuota ;)
Grazie dei complimenti, of course!

Mr. Mist ha detto...

Sono basito! Ma cosa c'era nella cena della sciura del motel i funghetti di Amsterdam?!

Ale ha detto...

mah... :) trifola di peyotes!

Anonimo ha detto...

io me ne andrei da quel posto e alla svelta!
J.

Ale ha detto...

e dove, con tutta la neve che vien giù?

jamila ha detto...

ovunque!
... ci devo pensare...
(un igloo?)

P.S:hanno ragione, sei cattivo!

Ale ha detto...

nuooooooo!

Dedowar ha detto...

Sì sì, ha ragione Jamila!!!!!

Mr. Mist ha detto...

Si in igloo con la scorta di conegrina per andare in botta e non sentire il freddo! ;D

jamila ha detto...

Caspita, 'sta conegrina è veramente per tutte le occasioni!!