MOTIVAZIONE

Già perché tutto questo? Non se ne può fare a meno?
La risposta è sì. Si può evitare.
Tuttavia in molti applicano già un sistema di gestione del gruppo, ma lo fanno inconsapevolmente.
La motivazione che mi ha spinto a implementare un sistema di gestione è la crescita del gioco. Ho trovato che organizzarsi e darsi un sistema ha migliorato in modo sensibile la qualità delle mie partite.
C’è chi si accontenta (e in rete se ne trovano tanti) di giocare a braccio, così come viene, tento per passare qualche ora. L’ho fatto anche io, per anni. Ma poi succedeva sempre che per un motivo o per l’altro i gruppi si disgregavano, le campagne restavano a metà, io stesso perdevo lo stimolo iniziale che mi aveva fatto partire in gran carriera.
Per quanto venga spesso sottovalutato, il GDR non è un passatempo economico, ed esige il suo prezzo. Su questo aspetto mi ha fatto molto riflettere un articolo di Ursha, che potete trovare qui.
Ne ho dedotto che se il GDR non viene giocato con efficacia, se il livello del gioco rimane piatto, se non si ha la chiara percezione di migliorare la qualità delle proprie partite, pian piano l’entusiasmo tende a svanire.
E quando se ne va l’entusiasmo, iniziano i problemi, perché ogni altra attività passa di diritto davanti al gruppo di gioco, che si tratti della morosa, dell’università, del lavoro, dello sport.
Riuscire a incastrare gli impegni di diverse persone (in genere 4-7 individui, vista la composizione media di un party di gioco) non è semplice, e anche solo un paio di defezioni mettono in crisi la continuità di un gruppo.
Questa non è una critica ai giocatori che danno priorità ad altri aspetti della loro vita, né ai Master che non riescono stimolarli abbastanza. Semplicemente, quando ciò accade, significa che una persona non è più disposta a pagare quel prezzo (in termini di tempo e impegno) per ottenere quella soddisfazione dal Divertimento generato in partita.
E’ questo il motivo per cui penso che organizzarsi e creare un ciclo virtuoso di miglioramento che vada incontro alle aspettative di tutti i componenti del gruppo, ne aumenti la longevità.
Nella mia esperienza (sebbene i problemi di cui sopra siano in parte inevitabili) ho constatato che ne hanno giovato molti aspetti, dalla partecipazione dei giocatori, alla gestione dei rapporti tra gli stessi (nel bene e nel male), alla qualità narrativa della storia. Il risultato di quest’ultima è il Sussurro di Even, che mi sta dando le sue soddisfazioni (anche il Master ha diritto alla sua!).
Ecco, queste sono le mie motivazioni.
Creare e mantenere vivo un sistema di gestione non è un lavoro da poco, in particolare per il Master, su cui - come sempre - ricade il grosso dell’impegno. Tuttavia non è obbligatorio avere tutto subito. Meglio fare un passettino per volta, cercare di organizzare e sistemare una cosa per volta, assodarla e passare alla successiva.

Ma adesso bando alle ciance. Con i prossimi articoli passerò agli esempi pratici, entrando nel dettaglio di cosa significa applicare la norma ISO 9001 al Gioco di Ruolo.

3 commenti:

Mr. Mist ha detto...

Quoto al 100%, il fatto è che bisogna come dici tu fare un passettino alla volta, piano piano, altrimenti il carico di lavoro del master cresce ancora di più, i giocatori che vengono coinvolti nella gestione del prodotto divertimento sentono il peso della responsabilità (che tante volte ritengono sia una prerogativa solo del Master) e si spaventano, collaborando poco e controvoglia!

Ale ha detto...

Esatto. Tutto subito può essere rischioso.
Se a qualcuno è capitato di dover applicare un sistema di gestione da zero in azienda, saprà che il passo più importante è cambiare la testa delle persone, il loro modo di pensare e di approcciare il lavoro.
Lo stesso accade nel piccolo mondo dei gruppi di GDR. Chi ha il compito di creare il sistema di gestione (in genere il master), vorrebbe che tutto filasse liscio e completo fin da subito. Tuttavia il rischio è di far diventare un normale momento di svago una costrizione, e l'imposizione di regole e responsabilità sui giocatori può provocare una "repulsione" verso il sistema, che verrà visto come un aggravio.
Fare piccoli passi serve a non sovraccaricare il lavoro di tutti, e rendere ordinario lo straordinario.

Anonimo ha detto...

Parole verissime. La prima regola che ci viene insegnata quando vogliamo proporre un cambiamento organizzativo è di domandarci perché mai farlo, visto che fino ad adesso si è andati bene così.

Solo una volta che si ha chiaro questo passaggio e come ovviare alle rimostranze che esso genera, si può provare ad introdurre le modifiche senza ottenere un danno invece che un beneficio.