- Vado avanti io, tu aspettami qui in macchina e avvisami se arriva qualcuno, dice Ryan.
Il tono è autoritario, è stato pur sempre un sergente dell’esercito americano prima di essere radiato.
- Dammi la tua pistola.
Tony gli passa l’automatica brunita.
Ryan la soppesa, poi tira indietro il carrello mettendo il colpo in canna.
Tony lo guarda freddo.
- Non si sa mai, gli dice uscendo.
Scivola tra le roulotte non incontrando anima viva.
Passa a fianco a un uomo che beve seduto su dei gradini, si scambiano appena un’occhiata svogliata.
Odore di urina e di sporco, le latrine, è vicino.
Raggiunge il trailer di Reed, in un angolo, versa in pessime condizioni, vernice scrostata, vetri rattoppati con il nastro adesivo.
La porta è socchiusa, scivola dentro.
Controlla lo stretto spazio.
L’interno è in disordine.
Abiti sul pavimento, avanzi di cibo e bottiglie vuote.
Alcuni giornali macchiati.
Trova una vecchia candela.
La luce tremolante proietta ombre in ogni vano.
Fa due passi verso il fondo.
Un gabinetto chiuso, un armadio e quello che sembra essere una piccola cassettiera.
I cassetti sono divelti e rovesciati a terra.
Tasta l’automatica.
Inizia a cercare tra i pochi averi sparpagliati sul pavimento.
Un lembo di tessuto umido.
Neve.
Della neve qui.
Qualcuno è entrato, da pochissimo.
Si gira rapido proprio mentre con un colpo secco la porta dell’armadio si spalanca.
Reagisce d’istinto balzando indietro.
Una figura corre fuori.
Si lancia all’inseguimento.
L’altro raggiunge la rete metallica che delimita il parcheggio, si aggrappa e si lascia cadere dall’altra parte.
Ryan ripone la pistola e fa lo stesso.
Ora corrono nel bosco che circonda il campeggio improvvisato.
Ryan sente l’uomo davanti a lui ansimare anche se non lo vede quasi.
Controlla il respiro, non basta qualche anno di sbronze per cancellare l’addestramento militare.
Si muove rapido, estrae l’arma.
- Fermo o sparo! - urla.
Ma l’altro continua a correre.
Ryan tira il grilletto.
Tlak.
Il proiettile si incastra.
Maledetto italiano.
L’altro sente il rumore, si gira.
Due lampi illuminano la notte.
Un boato rimbomba assordante nel bosco.
Qualcosa strattona il corpo di Ryan lo fa girare su se stesso come se un gigante gli avesse preso la mano e lo usasse come un pupazzo.
Si ritrova a mangiare neve senza fiato.
Da qualche parte l’uomo sta scappando.
Rimane qualche secondo nella neve e sente il sangue caldo scivolargli tra le dita.
Il proiettile gli ha colpito il polso sinistro, spaccandoglielo.
Stringe la ferita pulsante.
Si mette in ginocchio e quindi si alza aiutandosi con un tronco gelido.
Ringrazia la sua buona stella, il buio e le armi imprecise.
Quindi stringe i denti e cerca di raggiungere nuovamente l’auto di Tony.
Il tono è autoritario, è stato pur sempre un sergente dell’esercito americano prima di essere radiato.
- Dammi la tua pistola.
Tony gli passa l’automatica brunita.
Ryan la soppesa, poi tira indietro il carrello mettendo il colpo in canna.
Tony lo guarda freddo.
- Non si sa mai, gli dice uscendo.
Scivola tra le roulotte non incontrando anima viva.
Passa a fianco a un uomo che beve seduto su dei gradini, si scambiano appena un’occhiata svogliata.
Odore di urina e di sporco, le latrine, è vicino.
Raggiunge il trailer di Reed, in un angolo, versa in pessime condizioni, vernice scrostata, vetri rattoppati con il nastro adesivo.
La porta è socchiusa, scivola dentro.
Controlla lo stretto spazio.
L’interno è in disordine.
Abiti sul pavimento, avanzi di cibo e bottiglie vuote.
Alcuni giornali macchiati.
Trova una vecchia candela.
La luce tremolante proietta ombre in ogni vano.
Fa due passi verso il fondo.
Un gabinetto chiuso, un armadio e quello che sembra essere una piccola cassettiera.
I cassetti sono divelti e rovesciati a terra.
Tasta l’automatica.
Inizia a cercare tra i pochi averi sparpagliati sul pavimento.
Un lembo di tessuto umido.
Neve.
Della neve qui.
Qualcuno è entrato, da pochissimo.
Si gira rapido proprio mentre con un colpo secco la porta dell’armadio si spalanca.
Reagisce d’istinto balzando indietro.
Una figura corre fuori.
Si lancia all’inseguimento.
L’altro raggiunge la rete metallica che delimita il parcheggio, si aggrappa e si lascia cadere dall’altra parte.
Ryan ripone la pistola e fa lo stesso.
Ora corrono nel bosco che circonda il campeggio improvvisato.
Ryan sente l’uomo davanti a lui ansimare anche se non lo vede quasi.
Controlla il respiro, non basta qualche anno di sbronze per cancellare l’addestramento militare.
Si muove rapido, estrae l’arma.
- Fermo o sparo! - urla.
Ma l’altro continua a correre.
Ryan tira il grilletto.
Tlak.
Il proiettile si incastra.
Maledetto italiano.
L’altro sente il rumore, si gira.
Due lampi illuminano la notte.
Un boato rimbomba assordante nel bosco.
Qualcosa strattona il corpo di Ryan lo fa girare su se stesso come se un gigante gli avesse preso la mano e lo usasse come un pupazzo.
Si ritrova a mangiare neve senza fiato.
Da qualche parte l’uomo sta scappando.
Rimane qualche secondo nella neve e sente il sangue caldo scivolargli tra le dita.
Il proiettile gli ha colpito il polso sinistro, spaccandoglielo.
Stringe la ferita pulsante.
Si mette in ginocchio e quindi si alza aiutandosi con un tronco gelido.
Ringrazia la sua buona stella, il buio e le armi imprecise.
Quindi stringe i denti e cerca di raggiungere nuovamente l’auto di Tony.
Commenti
Descrivevo la scena: silenzio, buio, luce tremola della candela, grattare da qualche parte lontano...
Uno degli altri player gli fa "potrebbe esserci qualcuno dentro", in quel momento ho tirato una manata sul tavolo dietro lo screen master urlando "la porta del bagno si spalanca!".
Tutti hanno fatto un salto XD
>Odore di urina e di sporco, le latrine, è vicino.
L'uomo e' vicino... e odora di latrine? Le latrine sono vicine? uh...
>Ryan sente l’uomo davanti a lui ansimare anche se non vede quasi.
Anche se quasi non lo vede?
La prima in effetti forse è un po' oscura, il soggetto è cmq Ryan che è "vicino" alle latrine sentendo l'odore.
Però in effetti sembra collegarsi al soggetto della frase sopra lo stacco di una riga ;)