Dopo aver acceso un moccolo sistemato su una bugia, Jeremiah scese i primi gradini facendo attenzione a non scivolare sulla pietra umida. L'odore di muffa gli inondava le narici.
"Sembra solo una piccola cantina" disse ad alta voce una volta giunto in fondo alla scala. "E' pieno di cianfrusaglie."
Botti vuote, sedie rotte, una cassapanca, cocci di bottiglie e terracotta, un piccone, un badile. Nient'altro, nessun altro. Eppure quel bisbiglio...
Jeremiah stava frugando in quella confusione quando Andrew urlò. Afferrato il piccone e il maniscalco si fiondò su per la scala. Josephine era già al fianco del falegname, che pallido in volto indicava la finestra. Balbettava incapace di formulare i suoi pensieri.
"Stai calmo, cos'è successo? Cos'hai visto?" chiese Josephine cercando di tranquillizzarlo, ma il suo tono tradiva un'incontrollabile agitazione.
"C'è un occhio, un enorme occhio bianco! L'ho visto aprirsi su un albero, mi ha guardato! Mio Dio, questo luogo è maledetto!" disse tremante Andrew.
Sebbene il tono del falegname la terrorizzasse a sua volta, Josephine guardò fuori dalla finestra. Non vide nulla nell'oscurità.
"La suggestione ci sta davvero giocando brutti scherzi" disse nel tentativo di convincere sé stessa e gli altri. "Ciò che hai visto Andrew... non è possibile."
"Josephine ha ragione, abbiamo solo bisogno di riposare. Una bella dormita ci rimetterà in sesto." Jeremiah mostrò il piccone e il badile. Non erano un granché, ma diedero comunque un briciolo di sicurezza in più.
Si barricarono nel cottage e stabilirono dei turni di guardia. Andrew era molto provato e decisero di lasciarlo dormire. Josephine fu la prima a star sveglia, poi fu il turno di Jeremiah.
Finché non iniziò a schiarire.
L'alba arrivò grigia e fredda, un nevischio gelido scendeva rado. Una spettrale foschia permeava il bosco in un silenzio surreale, filtrando dalle fessure fin dentro la casa.
Si svegliarono col gelo nelle ossa, preparandosi a riprendere la loro ricerca.
Josephine guardò fuori dalla finestra e si sentì prendere dall'inquietudine.
Ogni albero aveva due cerchi concentrici incisi sulla corteccia che guardavano in direzione del cottage.
Dopo aver acceso un moccolo sistemato su una bugia, Jeremiah scese i primi gradini facendo attenzione a non scivolare sulla pietra umida. L'odore di muffa gli inondava le narici.
"Sembra solo una piccola cantina" disse ad alta voce una volta giunto in fondo alla scala. "E' pieno di cianfrusaglie."
Botti vuote, sedie rotte, una cassapanca, cocci di bottiglie e terracotta, un piccone, un badile. Nient'altro, nessun altro. Eppure quel bisbiglio...
Jeremiah stava frugando in quella confusione quando Andrew urlò. Afferrato il piccone e il maniscalco si fiondò su per la scala. Josephine era già al fianco del falegname, che pallido in volto indicava la finestra. Balbettava incapace di formulare i suoi pensieri.
"Stai calmo, cos'è successo? Cos'hai visto?" chiese Josephine cercando di tranquillizzarlo, ma il suo tono tradiva un'incontrollabile agitazione.
"C'è un occhio, un enorme occhio bianco! L'ho visto aprirsi su un albero, mi ha guardato! Mio Dio, questo luogo è maledetto!" disse tremante Andrew.
Sebbene il tono del falegname la terrorizzasse a sua volta, Josephine guardò fuori dalla finestra. Non vide nulla nell'oscurità.
"La suggestione ci sta davvero giocando brutti scherzi" disse nel tentativo di convincere sé stessa e gli altri. "Ciò che hai visto Andrew... non è possibile."
"Josephine ha ragione, abbiamo solo bisogno di riposare. Una bella dormita ci rimetterà in sesto." Jeremiah mostrò il piccone e il badile. Non erano un granché, ma diedero comunque un briciolo di sicurezza in più.
Si barricarono nel cottage e stabilirono dei turni di guardia. Andrew era molto provato e decisero di lasciarlo dormire. Josephine fu la prima a star sveglia, poi fu il turno di Jeremiah.
Finché non iniziò a schiarire.
L'alba arrivò grigia e fredda, un nevischio gelido scendeva rado. Una spettrale foschia permeava il bosco in un silenzio surreale, filtrando dalle fessure fin dentro la casa.
Si svegliarono col gelo nelle ossa, preparandosi a riprendere la loro ricerca.
Josephine guardò fuori dalla finestra e si sentì prendere dall'inquietudine.
Ogni albero aveva due cerchi concentrici incisi sulla corteccia che guardavano in direzione del cottage.
"Sembra solo una piccola cantina" disse ad alta voce una volta giunto in fondo alla scala. "E' pieno di cianfrusaglie."
Botti vuote, sedie rotte, una cassapanca, cocci di bottiglie e terracotta, un piccone, un badile. Nient'altro, nessun altro. Eppure quel bisbiglio...
Jeremiah stava frugando in quella confusione quando Andrew urlò. Afferrato il piccone e il maniscalco si fiondò su per la scala. Josephine era già al fianco del falegname, che pallido in volto indicava la finestra. Balbettava incapace di formulare i suoi pensieri.
"Stai calmo, cos'è successo? Cos'hai visto?" chiese Josephine cercando di tranquillizzarlo, ma il suo tono tradiva un'incontrollabile agitazione.
"C'è un occhio, un enorme occhio bianco! L'ho visto aprirsi su un albero, mi ha guardato! Mio Dio, questo luogo è maledetto!" disse tremante Andrew.
Sebbene il tono del falegname la terrorizzasse a sua volta, Josephine guardò fuori dalla finestra. Non vide nulla nell'oscurità.
"La suggestione ci sta davvero giocando brutti scherzi" disse nel tentativo di convincere sé stessa e gli altri. "Ciò che hai visto Andrew... non è possibile."
"Josephine ha ragione, abbiamo solo bisogno di riposare. Una bella dormita ci rimetterà in sesto." Jeremiah mostrò il piccone e il badile. Non erano un granché, ma diedero comunque un briciolo di sicurezza in più.
Si barricarono nel cottage e stabilirono dei turni di guardia. Andrew era molto provato e decisero di lasciarlo dormire. Josephine fu la prima a star sveglia, poi fu il turno di Jeremiah.
Finché non iniziò a schiarire.
L'alba arrivò grigia e fredda, un nevischio gelido scendeva rado. Una spettrale foschia permeava il bosco in un silenzio surreale, filtrando dalle fessure fin dentro la casa.
Si svegliarono col gelo nelle ossa, preparandosi a riprendere la loro ricerca.
Josephine guardò fuori dalla finestra e si sentì prendere dall'inquietudine.
Ogni albero aveva due cerchi concentrici incisi sulla corteccia che guardavano in direzione del cottage.
05 - LA FINESTRA
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9 commenti:
...
mi sento osseravata
Quando vuoi continuare a tenere alta la tensione anche di mattina metti una bella nebbiolina tutt'intorno alla tua casetta!
La nebbiolina aiuta sempre, poi io che vivo nella terra delle nebbie non me la faccio mai mancare...
(e quella che sale dal lago, come un muro compatto che piano piano si sfilaccia verso l'alto inglobando tutto...compresa casa mia...)
(e mentre sei lì concentrata a osservare cosa succede fuori dalla finestra, ZAC! Assalto alle spalle del gatto e infartino. Almeno fino a 10 giorni fa, prima che il gatto sparisse. Nella nebbia.)
Mmmm... mi spiace parecchio per il gatto...
Vedo che comunque anche tu te la cavi bene con l'horror! ;)
Guarda, un piccolo trauma. :-(
Era un micetto bellissimo, lui e la mia piccola si facevano i riposini del week end abbracciati sul divano...
Nooo mi spiace tanto...! :(
tutti questi discorsi sulla "nebbia" mi hanno dato un'idea malsana... :-)
(Chi se la prenderà sui denti non sa a chi dare la colpa, tranquilli. Però devo ancora valutarne i risultati, potrei pentirmene amaramente!)
Beh, ma adesso non puoi non dire di cosa si tratta! Sono curioso...
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