Narbondel e Otto si addentrano nella foresta, Otto regge una torcia mentre l’elfo controlla il terreno: gli avversari non si sono preoccupati di nascondere le loro tracce sul terreno morbido ma di notte c’è sempre il rischio di perderle.
I due avanzano spediti, la torcia sfrigola e fa fumo, le ombre degli alberi creano inquietanti giochi d’ombra.
“Le solite torce scadenti dell’esercito” pensa Otto.

La marcia prosegue finchè la torcia, ridotta a un moncone, si spegne.
“Quante torce abbiamo?” Chiede Narbondel.
“Ancora un paio.”
“Io ne ho altre tre, se entro questa non troviamo nulla torniamo indietro.”
Otto avanza risoluto.
“Cerchiamo di trovare il campo nemico invece.”

La pista fangosa e invasa dalle erbacce si snoda verso nord addentrandosi sempre più nella foresta.
A un certo punto Narbondel si ferma, i suoi occhi hanno visto qualcosa in mezzo alla vegetazione.
Fa qualche passo fuori dal sentiero e tira fuori qualcosa dalle erbacce: un palo di legno mangiato dai vermi e dalla muffa con attaccato in cima un cartello consunto dal tempo, ormai illeggibile.
“Che cos’è?” Chiede Otto.
“Un palo di segnalazione, qui da qualche parte, molto tempo fa, doveva esserci un villaggio o qualcosa di simile.”
“Potrebbe essere il rifugio di quei mostri.”
“Potrebbe…”
“Andiamo!”
Otto fa per muoversi ma il suo sguardo è attirato da una figura emersa dal sottobosco: un grosso lupo, nero come la notte che ringhia sommessamente nella loro direzione.

10 - NEL BOSCO

Narbondel e Otto si addentrano nella foresta, Otto regge una torcia mentre l’elfo controlla il terreno: gli avversari non si sono preoccupati di nascondere le loro tracce sul terreno morbido ma di notte c’è sempre il rischio di perderle.
I due avanzano spediti, la torcia sfrigola e fa fumo, le ombre degli alberi creano inquietanti giochi d’ombra.
“Le solite torce scadenti dell’esercito” pensa Otto.

La marcia prosegue finchè la torcia, ridotta a un moncone, si spegne.
“Quante torce abbiamo?” Chiede Narbondel.
“Ancora un paio.”
“Io ne ho altre tre, se entro questa non troviamo nulla torniamo indietro.”
Otto avanza risoluto.
“Cerchiamo di trovare il campo nemico invece.”

La pista fangosa e invasa dalle erbacce si snoda verso nord addentrandosi sempre più nella foresta.
A un certo punto Narbondel si ferma, i suoi occhi hanno visto qualcosa in mezzo alla vegetazione.
Fa qualche passo fuori dal sentiero e tira fuori qualcosa dalle erbacce: un palo di legno mangiato dai vermi e dalla muffa con attaccato in cima un cartello consunto dal tempo, ormai illeggibile.
“Che cos’è?” Chiede Otto.
“Un palo di segnalazione, qui da qualche parte, molto tempo fa, doveva esserci un villaggio o qualcosa di simile.”
“Potrebbe essere il rifugio di quei mostri.”
“Potrebbe…”
“Andiamo!”
Otto fa per muoversi ma il suo sguardo è attirato da una figura emersa dal sottobosco: un grosso lupo, nero come la notte che ringhia sommessamente nella loro direzione.

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