All'esterno il soldato scelto Heinz si dirige verso i camion deciso a fare un inventario delle scorte.
Abbiamo davanti un viaggio di centinaia di chilometri nelle Terre Perdute, in inverno, ogni materiale potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte.
Passa a fianco a Klaus, il pilota dell’SDKFZ, che sta fumando appoggiato al cassone di uno dei camion.
Poco più in la il soldato Schimtz sta preparando il rancio, è l’unico tedesco che sappia improvvisare una cena con le razioni militari.
Guarda verso i tre soldati ungheresi, Juhazs, Pecsi e Takash con le divise del Reich, che confabulano tra di loro nella loro lingua gutturale.
Di dieci soldati quattro sono ungheresi, qui rischia di finire molto male…
Raggiunge il dottor Werner medico di classe B, osserva i suoi gradi sull’uniforme: è un civile ma per il Reich è più alto in grado del loro capitano.
A fianco a lui la giovane infermiera ungherese Nagi, l’unica ragazza del gruppo.

La guarda appena, lei fa un passo indietro spostandosi dietro al medico e abbassando lo sguardo nella neve sporca.
“Devo fare un controllo delle scorte” dice Heinz asciutto.
“Faccia pure ma l’ho già fatto io prima di partire” risponde il medico passandogli un foglio di carta.
Heinz lo prende.
“Senza offesa dottore ma lo farò di nuovo”.
Heinz si mette a contare le varie scorte e a confrontarle con la lista del medico.
“Ci sono alcune cose segnate che però non trovo”.
“Bhe ho fatto i conteggi durante la ritirata, qualcosa mi sarà scappato”.
“Dottore siamo in zona di guerra, la prossima volta conti meglio”.
“Il mio compito è curare le persone, non fare il contabile”.
Il soldato scelto lo guarda male e poi si dirige all’SDKFZ a contare fucili e munizioni.
Gli si avvicina l’ingegnere Bohm, uno degli ingegneri che erano stati inviati direttamente da Berlino per la missione.
“Se posso do una mano” dice iniziando a contare i nastri di munizioni della mitragliatrice.
Heinz annuisce.

2 - CONTEGGIO SCORTE

All'esterno il soldato scelto Heinz si dirige verso i camion deciso a fare un inventario delle scorte.
Abbiamo davanti un viaggio di centinaia di chilometri nelle Terre Perdute, in inverno, ogni materiale potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte.
Passa a fianco a Klaus, il pilota dell’SDKFZ, che sta fumando appoggiato al cassone di uno dei camion.
Poco più in la il soldato Schimtz sta preparando il rancio, è l’unico tedesco che sappia improvvisare una cena con le razioni militari.
Guarda verso i tre soldati ungheresi, Juhazs, Pecsi e Takash con le divise del Reich, che confabulano tra di loro nella loro lingua gutturale.
Di dieci soldati quattro sono ungheresi, qui rischia di finire molto male…
Raggiunge il dottor Werner medico di classe B, osserva i suoi gradi sull’uniforme: è un civile ma per il Reich è più alto in grado del loro capitano.
A fianco a lui la giovane infermiera ungherese Nagi, l’unica ragazza del gruppo.

La guarda appena, lei fa un passo indietro spostandosi dietro al medico e abbassando lo sguardo nella neve sporca.
“Devo fare un controllo delle scorte” dice Heinz asciutto.
“Faccia pure ma l’ho già fatto io prima di partire” risponde il medico passandogli un foglio di carta.
Heinz lo prende.
“Senza offesa dottore ma lo farò di nuovo”.
Heinz si mette a contare le varie scorte e a confrontarle con la lista del medico.
“Ci sono alcune cose segnate che però non trovo”.
“Bhe ho fatto i conteggi durante la ritirata, qualcosa mi sarà scappato”.
“Dottore siamo in zona di guerra, la prossima volta conti meglio”.
“Il mio compito è curare le persone, non fare il contabile”.
Il soldato scelto lo guarda male e poi si dirige all’SDKFZ a contare fucili e munizioni.
Gli si avvicina l’ingegnere Bohm, uno degli ingegneri che erano stati inviati direttamente da Berlino per la missione.
“Se posso do una mano” dice iniziando a contare i nastri di munizioni della mitragliatrice.
Heinz annuisce.

7 commenti:

andrea ha detto...

Bene, cominciano a mancare scorte... non c'è fiducia... un bel punto di partenza, promette bene! =D

Ah, i bei tempi in cui i medici erano tenuti in seria considerazione. Altro che nello spazio, dove nessuno rispetta il povero Scar =P

Nicholas ha detto...

XD nel IV Reich se sei un medico hai vinto tutto, vali più di chiunque altro.
Anyway le scorte sono state uno dei temi della missione, ogni due per tre i pg facevano elenchi e si disperavano.

Mr. Mist ha detto...

Il problema delle risorse sembrerebbe secondario in un mondo pieno di morti viventi pronti a scannarti, invece è una leva pesantissima che il master può usare per scuotere (o spaccare) il gruppo!

P.s. oggi mentre ero in coda a causa dell'ennesimo incidente dovuto alle strade ghiacciate, grazievisto che il comune ha fatto uscire gli spargisale solo alle 8:30 di mattina, ho pensato a quest'avventura!

Nicholas ha detto...

Eheh, di leve ne ho previste parecchie, le scorte costringevano i pg a decidere come affrontare le diverse situazioni (banalmente avventurarsi verso città grosse e piene di morti alla ricerca di qualcosa con le perdite di tempo e i rischi del caso o tirare dritto rischiando di trovarsi poi senza materiali), per ogni locazione avevo creato una tabella di cose che si potevano trovare (fondamentalmente: cibo, armi, carburante, medicinali) e i pg valutavano in base a cosa avevano più necessità ma non spoilero oltre.

Ci sono altre leve ma verranno fuori man mano, i morti sono ovviamente una leva potente, come anche la neve, ma già qui ne è evidenziata una più sottile: l'incomunicabilità tra i due gruppi, un solo personaggio sa parlare correttamente tedesco e ungherese, tutti gli altri possono comunicare solo con il proprio gruppo.

@Mr Mist, mi spiace per il disagio, in effetti dove abiti tu la neve deve essere un bel casino.

Mr. Mist ha detto...

La comunicazione è un grosso problema sopratutto se c'è diffidenza!
Per il problema neve, off game intendo, la cosa buffa è che i casini peggiori li ho visti in pianura!

andrea ha detto...

Per i problemi di comunicazione bisogna anche pensare che si sta interpretando gente di altre nazionalità, e non è semplice figurarsi le differenze.
Noi italiani siamo abituati a comunicare con chiunque utilizzando abbondante gestualità, mentre negli altri paesi questo viene visto come una cosa "strana". Sono stato in Grecia ed in Giappone e molto spesso dovevamo "parlare" con gente che non parlava inglese (figurarsi l'italiano). Abbiamo avuto solo un paio di momenti "difficili", soprattutto su discussioni specifiche, per il resto non ho avuto grosse difficoltà. Vedere invece degli stranieri tentare di spiegarsi è qualcosa di comico: non pensano minimamente ad utilizzare un altro metodo di comunicazione che non sia verbale...

Non me lo vedo un crucco che muove le mani indicando le bisacce e passando poi a mimare l'atto di riempire un caricatore per far capire ad un ungherese che ha bisogno di munizioni! =D

Mr. Mist ha detto...

Guarda Andrea, io ho avuto lo stesso problema in due diverse città straniere, dovevamo capire come arrivare in una certa zona della città, le due città erano Parigi e Tokio, una più vicina a noi come cultura e l'altra praticamene un altro pianeta, nel primo caso uno del gruppo parlava un po' il francese, nell'altro nessuno parlava il giapponese. Ebbene abbiamo avuto meno difficoltà in Giappone che non in Francia, in Giappone un'addetta della metropolitana che parlava solo giapponese si sforzava di farsi capire in tutti i modi, anche a gesti e ti dico che c'è riuscita, in Francia la gente parlava veloce e stretto (apposta) e quando abbiamo chiesto a dei poliziotti si sono messi a ridere e hanno quasi preso per il **lo quello che parlava perchè si è sbagliato a pronunciare una parola. Io sono assai convinto che sia la volontà di comunicare a fare la differenza, poi certamente come dici tu certe cose non le puoi mimare, non puoi spiegare a gesti termini complicati, nell'esempio che hai fatto delle munizioni, puoi mimare: "prendi le munizioni" ma se devi dire: "prendi 3 caricatori per il fucile e due casse per la mitragliatrice", la cosa cambia parecchio!