Il giorno dopo la colonna riparte, i camion rimasti scendono lungo la pista innevata, spesso sono costretti a procedere a passo d’uomo per evitare di scivolare sulla neve.
Verso mezzogiorno appare un cartello rugginoso “Campulung”.
La strada di montagna raggiunge quindi una grande strada asfaltata.
“Ce l’abbiamo fatta” mormora Otto dal suo giaciglio “abbiamo aggirato Targoviste e risparmiato almeno 100 km”.
La carovana si mette in marcia lungo la statale innevata.
Poco alla volta incontrano i resti della ritirata tedesca nell’inverno del ‘44: un convoglio di tre camion e due jeep militari è abbandonato sul lato strada.
L’aquila e la svastica del vecchio Reich sono ancora visibili sulle portiere scrostate dalla ruggine.
Più avanti i resti di un vecchio autobus verde militare rovesciato su un fianco.
Poi un sidecar e alcune auto.
Otto osserva tutto dal retro del camion.
Un’altra ritirata. Seguiamo le stesse strade di otto anni fa. Una volta c’erano i russi dietro di noi, oggi ci sono i morti.
La strada si snoda tranquilla, la marcia è spedita.
Alla sinistra inizia a stendersi un fitto bosco innevato mentre alla destra appaiono alcuni dolci rilievi.
L’interprete tiene d’occhi la strada con attenzione, alla ricerca di tracce fresche.
A un certo punto nota qualcosa di strano sul bordo strada, come una piccola depressione coperta di neve su una delle corsie, i paletti che segnano la carreggiata sono distrutti e anneriti.
“Ferma!” urla in tedesco.
Kluas blocca il camion e il convoglio si ferma.
“Cos’hai visto?”
“Guardate li, è come se fosse esploso qualcosa… potrebbero esserci delle mine, forse.”
41 - VERSO CAMPULUNG
Il giorno dopo la colonna riparte, i camion rimasti scendono lungo la pista innevata, spesso sono costretti a procedere a passo d’uomo per evitare di scivolare sulla neve.
Verso mezzogiorno appare un cartello rugginoso “Campulung”.
La strada di montagna raggiunge quindi una grande strada asfaltata.
“Ce l’abbiamo fatta” mormora Otto dal suo giaciglio “abbiamo aggirato Targoviste e risparmiato almeno 100 km”.
La carovana si mette in marcia lungo la statale innevata.
Poco alla volta incontrano i resti della ritirata tedesca nell’inverno del ‘44: un convoglio di tre camion e due jeep militari è abbandonato sul lato strada.
L’aquila e la svastica del vecchio Reich sono ancora visibili sulle portiere scrostate dalla ruggine.
Più avanti i resti di un vecchio autobus verde militare rovesciato su un fianco.
Poi un sidecar e alcune auto.
Otto osserva tutto dal retro del camion.
Un’altra ritirata. Seguiamo le stesse strade di otto anni fa. Una volta c’erano i russi dietro di noi, oggi ci sono i morti.
La strada si snoda tranquilla, la marcia è spedita.
Alla sinistra inizia a stendersi un fitto bosco innevato mentre alla destra appaiono alcuni dolci rilievi.
L’interprete tiene d’occhi la strada con attenzione, alla ricerca di tracce fresche.
A un certo punto nota qualcosa di strano sul bordo strada, come una piccola depressione coperta di neve su una delle corsie, i paletti che segnano la carreggiata sono distrutti e anneriti.
“Ferma!” urla in tedesco.
Kluas blocca il camion e il convoglio si ferma.
“Cos’hai visto?”
“Guardate li, è come se fosse esploso qualcosa… potrebbero esserci delle mine, forse.”
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6 commenti:
Per i più pigri :)
https://goo.gl/c7K9UE
Il pigro che è in me ringrazia! :D
Una domanda che è sorta mentre descrivevi molto bene i resti della colonna del vecchio reich, ma quali sono le insegne del "nuovo" reich? Pura curiosità!
A dire il vero molto simili a quelli del vecchio, svastiche e croci simmetriche un po' ovunque.
E' interessante l'idea di una strada asfaltata minata... in Sine Requie usano gli IED?
In realtà sono le Terre Perdute quinni non c che ci sia tutta questa attività umana.
Però era una zona di guerra durante il Risveglio, quindi chissà che è rimasto in giro.
Grazie per la mappa per pigri, molto apprezzata :)
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