Una fila di case basse accompagna il loro girovagare nella periferia di Curtea de Arges, l’unico edificio non ancora razziato è un capanno degli attrezzi chiuso da un grosso lucchetto.
Kovacs lo fa saltare.
La porta si spalanca spinta da un morto che si avventa sui soldati.
Klaus scatta avanti e lo infilza con la baionetta nella parete di legno del capanno.
Quindi lui e Kovacs lo smembrano.
Dentro il capanno c’è un vecchio forcone e del cibo conservato.
Il gruppo riprende la marcia puntando verso il campanile che si vede svettare oltre le case.
Attraversa alcune strade secondarie, passa vicino alla stazione bombardata, la bandiera del III Reich sventola ancora, sbiadita e sfilacciata,  sulla facciata dell’orologio.

Il Reich millenario… Ho servito sotto tre Reich e ognuno era peggiore di quello che l’ha preceduto... pensa Otto.
Intravedono un gruppo di condomini bombardati.
Le macerie sono coperte di neve.
“Laggiù!” indica Klaus.
I resti di una farmacia appaiono sotto un palazzo diroccato.
I tre si avvicinano veloci e entrano.
Dentro è ingombro di macerie, il soffitto è schiacciato, in diversi punti è tenuto su da alcuni scaffali di metallo piegati.
Osservano veloci la zona ma l’intera stanza è stata razziata molto tempo fa, in terra ci sono ancora pezzi di vetro e flaconi rotti.
Una porta sul retro attira la loro attenzione, è coperta da alcune macerie.
“Può essere che li ci sia ancora qualcosa.”
Mentre Kovacs controlla la strada i due tedeschi iniziano a spostare le macerie.
Afferrano un lastrone di cemento e lo tirano con forza, il pezzo crolla per terra con uno schianto, dal soffitto cadono polvere e calcinacci.
“Qua rischia di crollare tutto!”
“Vediamo di fare in fretta”.
In quel momento Kovacs rientra “Morti, si avvicinano, sbrigatevi!”.
“Merda! Ma non finiscono mai?”
I due afferrano la porta e la tirano con forza.
Il legno gratta sul pavimento e sul soffitto, da sopra cade polvere e frammenti di cemento.
“Forza!”
Con un ultimo strattone la porta si spalanca.
Il soffitto trema, la porta si piega schiacciata dal resto del palazzo così come gli scaffali dietro di loro.
“Via! Via!”.
I due corrono fuori gettandosi nella neve mentre, dietro di loro, il palazzo crolla schiacciando completamente il piano terra.
Si rialzano.
Alcuni morti stanno avanzando lungo lo spiazzo.
“Leviamoci di qua” ordina il capitano.
I tre si allontanano tra i vicoli.

76 - LA FARMACIA


Una fila di case basse accompagna il loro girovagare nella periferia di Curtea de Arges, l’unico edificio non ancora razziato è un capanno degli attrezzi chiuso da un grosso lucchetto.
Kovacs lo fa saltare.
La porta si spalanca spinta da un morto che si avventa sui soldati.
Klaus scatta avanti e lo infilza con la baionetta nella parete di legno del capanno.
Quindi lui e Kovacs lo smembrano.
Dentro il capanno c’è un vecchio forcone e del cibo conservato.
Il gruppo riprende la marcia puntando verso il campanile che si vede svettare oltre le case.
Attraversa alcune strade secondarie, passa vicino alla stazione bombardata, la bandiera del III Reich sventola ancora, sbiadita e sfilacciata,  sulla facciata dell’orologio.

Il Reich millenario… Ho servito sotto tre Reich e ognuno era peggiore di quello che l’ha preceduto... pensa Otto.
Intravedono un gruppo di condomini bombardati.
Le macerie sono coperte di neve.
“Laggiù!” indica Klaus.
I resti di una farmacia appaiono sotto un palazzo diroccato.
I tre si avvicinano veloci e entrano.
Dentro è ingombro di macerie, il soffitto è schiacciato, in diversi punti è tenuto su da alcuni scaffali di metallo piegati.
Osservano veloci la zona ma l’intera stanza è stata razziata molto tempo fa, in terra ci sono ancora pezzi di vetro e flaconi rotti.
Una porta sul retro attira la loro attenzione, è coperta da alcune macerie.
“Può essere che li ci sia ancora qualcosa.”
Mentre Kovacs controlla la strada i due tedeschi iniziano a spostare le macerie.
Afferrano un lastrone di cemento e lo tirano con forza, il pezzo crolla per terra con uno schianto, dal soffitto cadono polvere e calcinacci.
“Qua rischia di crollare tutto!”
“Vediamo di fare in fretta”.
In quel momento Kovacs rientra “Morti, si avvicinano, sbrigatevi!”.
“Merda! Ma non finiscono mai?”
I due afferrano la porta e la tirano con forza.
Il legno gratta sul pavimento e sul soffitto, da sopra cade polvere e frammenti di cemento.
“Forza!”
Con un ultimo strattone la porta si spalanca.
Il soffitto trema, la porta si piega schiacciata dal resto del palazzo così come gli scaffali dietro di loro.
“Via! Via!”.
I due corrono fuori gettandosi nella neve mentre, dietro di loro, il palazzo crolla schiacciando completamente il piano terra.
Si rialzano.
Alcuni morti stanno avanzando lungo lo spiazzo.
“Leviamoci di qua” ordina il capitano.
I tre si allontanano tra i vicoli.

6 commenti:

Mr. Mist ha detto...

C'è mancato poco! A questo punto occorre capire quante risorse si è disposti a spendere per cercarne altre che non si sa se e dove siano.

Mr. Mist ha detto...

Ho riflettuto sulla frase del capitano, se ha servito sotto tre reich, il secondo il terzo ed ora il quarto deve avere già una bella età per essere un capitano, magari è della riserva o viene dal complemento.

Nicholas ha detto...

Il capitano ha quasi sessant'anni, ed è pluridecorato per aver servito bene sotto ogni reich.

Mr. Mist ha detto...

Allora dopo questa missione minimo lo devono fare tenente colonnello! :)

andrea ha detto...

Sempre che non gli rifilino una medaglia "postuma"...

Mr. Mist ha detto...

Esatto Andrea, e nelle serie animate giapponesi che ho seguito, spesso capitava la promozione postuma di due gradi! :)