
Il capitano, con Klaus, Varga, il soldato Pecsi e il meccanico Racz scendono nei sotterranei mentre gli altri rimangono di guardia all’esterno.
Arrivati davanti alla porta blindata, Varga osserva la serratura con attenzione.
Prova a forzarla, ma la perdita del braccio si fa sentire e gli attrezzi continuano a cadergli.
Alla fine desiste frustrato.
“Racz prova tu a vedere se riesci a far funzionare l’impianto idraulico” dice al giovane meccanico.
Il ragazzo si posiziona vicino alle valvole e inizia controllare i collegamenti.
Gli altri si siedono tranquilli, qualcuno accende una sigaretta.
Racz armeggia per circa un’ora.
Ogni tanto Otto sale al piano di sopra a controllare che anche per l’altro gruppo tutto sia a posto.
Alla fine Racz sorride trionfante.
“È riuscito a riattivare la porta” traduce Varga “dice che c’è un meccanismo di emergenza che permette di aprirla anche in assenza di corrente”.
“Digli di aprirla” ordina il capitano.
Racz gira alcune valvole e poi tira una leva rugginosa.
Una serie di cigolii scuote la parete, metallo che raschia su metallo.
All’improvviso un suono secco, la serratura si spacca a causa della trazione, le due ante di metallo scorrono lateralmente aprendo la porta.
Da oltre l’uscio una massa compatta di morti con camici da dottore e divise tedesche attraversa l’apertura.
“Indietro!” urla Otto.
Alcune molotov solcano l’aria e esplodono sulla porta.
I soldati indietreggiano sparando sulla porta.
I primi morti cadono incendiati a terra.
“Corro a chiamare aiuto” urla Varga, scarica ancora due colpi e poi sale veloce le scale.
Arriva di sopra, i soldati di guardia guardano nella sua direzione preoccupati per gli spari.
“È pieno di morti! Portate la mitragliatrice!”
Heinz prende la MG-42 e corre lungo il corridoio mentre Varga prende il suo posto con Kovacs, Juhazs e Marcus a tener d’occhio l’esterno.
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