Per tutto il giorno i mezzi avanzano lungo la vecchia statale ingombra di neve.
Nessuno parla molto.
Durante il viaggio i soldati ungheresi si sentono male, così come Varga e Heinz.
Forti fitte addominali e coliche.
“È stata quell’acqua schifosa che avete bevuto” commenta Otto.
Ma la colonna adesso è spesso costretta a fermarsi per permettere agli intossicati di evacuare.
Durante una delle pause Heinz chiama Varga perché lo aiuti a chiacchierare con gli ungheresi.
“Ho sentito che avete delle lamentele su Schimtz” dice Heinz attraverso l’interprete.
“Schimtz ha qualcosa di strano” dice uno degli ungheresi.
“È un codardo” aggiunge un altro.
“Questa spedizione è maledetta e Schimtz c’entra qualcosa”.
“È colpa sua se i morti ci seguono”.
I discorsi si accavallano, Varga fa fatica a stargli dietro.
“Ci sono delle storie nel Reich, storie che parlano di morti senzienti” dice Heinz “morti che controllano altri morti…”
Varga lo guarda senza capire.
“Questo non tradurlo” dice Heinz.
La colonna si ferma per la sera.
Il marconista è seduto sul pianale del camion radio, le cuffie ancora in testa.
Klaus si avvicina.
“Aggiornamenti?”
“Continuano a mandare un SOS da Pitesti ma è sempre più disturbato, l’ho detto al capitano”.
I due guardano Heinz e il capitano discutere poco fuori dal campo.
Il capitano fa un gesto secco con la mano e si allontana.
Il Heinz gli dice ancora qualcosa poi torna vicino ai camion.
“Quel codardo non cambierà rotta” dice, rispondendo alle occhiate interrogative dei due commilitoni.
Commenti
Può benissimo essere che gli ungheresi siano solo superstiziosi (come già hanno dimostrato) e che Schimtz sia un bersaglio come un altro.