Le montagne sono molto più vicine di quello che pensavano e si innalzano a pochi kilometri di distanza.
Kovacs si alza a fatica, tossisce e gocce di sangue si allargano sulla sua mano.
Otto ricontrolla le sue mappe.
Quindi le chiude e si rivolge al gruppo.
“Uomini, ce l’abbiamo quasi fatta, un ultimo sforzo!” indica le montagne “li c’è il passo montano che attraversava la ferrovia durante la guerra, una volta oltrepassato ci ritroveremo in pianura e potremo ricongiungerci alla colonna principale che ci sta aspettando!”
Pochi commenti seguono le sue parole.
I soldati sono stanchi, molti feriti, le montagne sembrano un ostacolo insormontabile, eppure la salvezza non è mai stata così vicina, tutti guardano la stretta valle e la strada affiancata dalla ferrovia.
Le alte pareti di roccia appaiono però minacciose, quasi volessero stritolare il sottile nastro d’asfalto.
“In marcia” ordina Otto e i soldati si incamminano verso i mezzi.
“Un momento!” dice Klaus.
Tutti si girano verso di lui.
Il pilota ha appoggiato la sua macchina fotografica sul cofano di un camion.
“Un ultima foto prima di lasciare la Romania”.
“Ma cosa diavolo…” dice Otto preso di sprovvista, ma i soldati e i civili si stanno già stringendo davanti alla macchina, sorridendo divertiti per questo piccolo ma significativo gesto.
E a Otto non resta che unirsi a loro.
Un flash e poi Klaus recupera la macchina.
“Andiamo pure”.
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