Franco fa ondeggiare una penna tra le dita.
E’ tardi e fuori è buio. E’ ancora in redazione, c’è restato tutto il pomeriggio senza riuscire a combinare nulla. Quella stranezza l’ha davvero disturbato.
E poi tutti quei dettagli che ricorda: il liquido giallo, la stradina, l’autista “scomparso”. Lui era lì, ancora prima che arrivassero i soccorsi.
Riprende per l’ennesima volta il giornale del giorno prima.
Rifletti Franco, rifletti. L’articolo non parla del destino dell’autista, però… deve pur esser stata fatta una denuncia… certo che è scritto proprio male… qualcuno deve essersene occupato qui in redazione...
Franco scatta in piedi e va deciso verso l’ufficio di Giovanni. Bussa.
– Avanti.
Quando apre la porta viene investito dal fumo che invade la stanza. Non trattiene un colpo di tosse.
Giovanni sta digitando freneticamente sulla tastiera, con la sigaretta che gli pende dalle labbra e il fumo che sale tra gli occhi e le lenti degli occhiali da vista.
– Ciao Giovanni, scusa il disturbo, ricordi l’incidente del tir per cui mi hai chiamato un paio di giorni fa? Sai per caso cosa ne è stato dell’autista?
Giovanni non smette di scrivere: – Ma che ne so… alla fine era solo un banale incidente, non l’ho trovato un pezzo particolarmente interessante e l’ho sbolognato a Federico.
Bene… il coglionazzo della redazione pensa Franco.
– Lo sai come sono questi articoletti da cronache locali, bisogna riempire le pagine e per farlo sono meglio un paio di foto belle grandi rispetto a ciò che c’è scritto.
– Sì ma ricordi qualcosa riguardo all’autista? Federico ti ha riferito cosa si è fatto?
– Sì mi ricordo che era un coglione. Perché uno che guida, guarda lo smartphone e si ribalta è un gran coglione! E’ andata bene che era prima mattina e nessun altro è rimasto coinvolto – risponde deciso Giovanni, senza togliere lo sguardo dallo schermo del computer.
– Ok Giovanni, grazie. Ti saluto, io vado a casa.
Franco raccoglie la sua roba in ufficio e riflette: probabilmente è troppo stressato e sta ingigantendo un evento di poco conto. Forse è il caso che lasci perdere tutta questa faccenda.
Esce e fa per salire sul suo maggiolone quando un camion passa proprio lì davanti, perfettamente identico a quello che si è ribaltato. Sul cassone, a caratteri cubitali, spiccano le lettere "TPK".
Franco rimane di sasso sotto una fastidiosa pioggerellina nel buio della sera.
Gli è sembrato che non ci fosse nessuno alla guida di quel camion.
E’ tardi e fuori è buio. E’ ancora in redazione, c’è restato tutto il pomeriggio senza riuscire a combinare nulla. Quella stranezza l’ha davvero disturbato.
E poi tutti quei dettagli che ricorda: il liquido giallo, la stradina, l’autista “scomparso”. Lui era lì, ancora prima che arrivassero i soccorsi.
Riprende per l’ennesima volta il giornale del giorno prima.
Rifletti Franco, rifletti. L’articolo non parla del destino dell’autista, però… deve pur esser stata fatta una denuncia… certo che è scritto proprio male… qualcuno deve essersene occupato qui in redazione...
Franco scatta in piedi e va deciso verso l’ufficio di Giovanni. Bussa.
– Avanti.
Quando apre la porta viene investito dal fumo che invade la stanza. Non trattiene un colpo di tosse.
Giovanni sta digitando freneticamente sulla tastiera, con la sigaretta che gli pende dalle labbra e il fumo che sale tra gli occhi e le lenti degli occhiali da vista.
– Ciao Giovanni, scusa il disturbo, ricordi l’incidente del tir per cui mi hai chiamato un paio di giorni fa? Sai per caso cosa ne è stato dell’autista?
Giovanni non smette di scrivere: – Ma che ne so… alla fine era solo un banale incidente, non l’ho trovato un pezzo particolarmente interessante e l’ho sbolognato a Federico.
Bene… il coglionazzo della redazione pensa Franco.
– Lo sai come sono questi articoletti da cronache locali, bisogna riempire le pagine e per farlo sono meglio un paio di foto belle grandi rispetto a ciò che c’è scritto.
– Sì ma ricordi qualcosa riguardo all’autista? Federico ti ha riferito cosa si è fatto?
– Sì mi ricordo che era un coglione. Perché uno che guida, guarda lo smartphone e si ribalta è un gran coglione! E’ andata bene che era prima mattina e nessun altro è rimasto coinvolto – risponde deciso Giovanni, senza togliere lo sguardo dallo schermo del computer.
– Ok Giovanni, grazie. Ti saluto, io vado a casa.
Franco raccoglie la sua roba in ufficio e riflette: probabilmente è troppo stressato e sta ingigantendo un evento di poco conto. Forse è il caso che lasci perdere tutta questa faccenda.
Esce e fa per salire sul suo maggiolone quando un camion passa proprio lì davanti, perfettamente identico a quello che si è ribaltato. Sul cassone, a caratteri cubitali, spiccano le lettere "TPK".
Franco rimane di sasso sotto una fastidiosa pioggerellina nel buio della sera.
Gli è sembrato che non ci fosse nessuno alla guida di quel camion.
Commenti
Una domanda non conoscendo il regolamento di TBE, la gestione della storia è condivisa e senza GM, perciò tutti i giocatori hanno narrato un pezzo della storia di Franco, anche perchè finora è l'unico personaggio intorno al quale la storia ruota, gli altri sono meno che comprimari a quel che leggo.
Il regolamento prevede sia la modalità per cui tutti i giocatori condividono il medesimo protagonista, sia quella in cui ogni giocatore narra le vicissitudini di un suo personaggio la cui storia si intreccia inesorabilemente con quella degli altri.
Per ragioni di tempo abbiamo scelto la prima opzione che permette di comprimere la partita in 4 ore circa, mentre per la modalità a più personaggi servono sicuramente 2-3 sessioni.
E dire che sono così pucciose...