Domenica finalmente. Giada, sua figlia, oggi è da lui per il pranzo.
Ha impiegato buona parte della mattinata a cucinare i piatti che amava da bambina, ha imbandito la tavola con cura. Si è distratto per un po’ ed ora vorrebbe rilassarsi, parlare con lei, staccarsi da questa settimana strana.
Ma Giada siede a tavola assente. Non lo ascolta, le cuffie dell’iPod calate sulle orecchie, lo sguardo perso nel caotico vuoto della sua adolescenza.
– Giada, potresti anche toglierti quegli affari quando siamo a tavola…
Nessun cenno di risposta. Giada ondeggia lentamente la testa seguendo il ritmo della musica che solo lei sente.
– Giada, che diamine! – sbotta duramente Franco scuotendole una spalla.
Lei d’istinto dà una manata stizzita; nel farlo colpisce un contenitore di maionese sulla tavola che si schianta a terra andando in frantumi, sparpagliando roba gialla ovunque. Una chiazza che gli richiama alla mente tutto ciò che lo ossessiona dal giorno dell’incidente.
– Papà, ti droghi? – chiede malamente Giada.
Franco non risponde, ora non l’ascolta a sua volta. Sente i nervi fremere nel suo corpo.
Si volta e si affaccia alla finestra per prendere una boccata d’aria, mentre Giada sparisce per rifugiarsi in camera sua.
Proprio in quel momento, sulla strada di fronte a casa sta passando un mezzo pesante con la scritta TPK sul cassone.
Ha impiegato buona parte della mattinata a cucinare i piatti che amava da bambina, ha imbandito la tavola con cura. Si è distratto per un po’ ed ora vorrebbe rilassarsi, parlare con lei, staccarsi da questa settimana strana.
Ma Giada siede a tavola assente. Non lo ascolta, le cuffie dell’iPod calate sulle orecchie, lo sguardo perso nel caotico vuoto della sua adolescenza.
– Giada, potresti anche toglierti quegli affari quando siamo a tavola…
Nessun cenno di risposta. Giada ondeggia lentamente la testa seguendo il ritmo della musica che solo lei sente.
– Giada, che diamine! – sbotta duramente Franco scuotendole una spalla.
Lei d’istinto dà una manata stizzita; nel farlo colpisce un contenitore di maionese sulla tavola che si schianta a terra andando in frantumi, sparpagliando roba gialla ovunque. Una chiazza che gli richiama alla mente tutto ciò che lo ossessiona dal giorno dell’incidente.
– Papà, ti droghi? – chiede malamente Giada.
Franco non risponde, ora non l’ascolta a sua volta. Sente i nervi fremere nel suo corpo.
Si volta e si affaccia alla finestra per prendere una boccata d’aria, mentre Giada sparisce per rifugiarsi in camera sua.
Proprio in quel momento, sulla strada di fronte a casa sta passando un mezzo pesante con la scritta TPK sul cassone.
Commenti
Adesso parte il gioco a chi trova il titolo più assurdo!
Povero Franco, vedersela con Cthulhu è preferibile a volte.
Poi ci si chiede come fa uno a diventare un cultista! XD
Per il contest sul titolo io aggiungerei un riferimento ad un classico del genere horror: "Non aprite quel vasetto!"