E’ quasi l’ora di pranzo, ma Franco non ha fame. Da ieri sera non mangia e praticamente non dorme. E’ come un'ossessione, ma ormai ne è certo, dietro quell’incidente c’è qualcosa di davvero strano. Troppe omissioni, troppe cose che non tornano. E quel segno che continua a manifestarsi.
Non ha smesso di pensarci un solo secondo ed è sempre più convinto che non avrà pace finché non avrà scoperto cosa sta succedendo realmente.
Più che mai deciso ad andare a fondo, prende la macchina intenzionato a fare il giro degli sfasciacarrozze della zona. D’altronde il camion devono pur averlo portato da qualche parte.
Il più vicino è il “Goi” che si trova nella zona artigianale di un paese limitrofo, a meno di 5 minuti di macchina.
Arrivato sul posto, ferma il maggiolone. Dietro il cancello chiuso, un vecchio capannone con i vetri profilati per metà rotti è stato riverniciato alla meglio di blu e bianco, e la scritta “Goi” a caratteri squadrati riempie un’intera parete.
I colori vivaci perdono d’intensità sotto il cielo plumbeo, e il tutto dà comunque un’impressione di abbandono. Sembra non esserci nessuno, cosa confermata dopo che Franco ha più volte suonato il citofono. Probabilmente sono tutti fuori a pranzo, rintanati in qualche bettola per camionisti che offre menù fisso a pochi euro.
Franco scruta il cortile oltre la recinzione, fino ad individuare il camion con la scritta TPK. Si guarda attorno più volte ed infine scavalca.
Che cazzo sto facendo… pensa, ma ormai c’è dentro fino al collo.
Apre il cassone: vuoto. Poi la cabina e velocemente il cruscotto. Come sospettava il telefono che i carabinieri non hanno sequestrato è rimasto lì. Lo guarda sorpreso, ma in un certo senso se l’aspettava: sullo schermo in alto a sinistra si ripropone quello strano graffio.

SCENA 17

E’ quasi l’ora di pranzo, ma Franco non ha fame. Da ieri sera non mangia e praticamente non dorme. E’ come un'ossessione, ma ormai ne è certo, dietro quell’incidente c’è qualcosa di davvero strano. Troppe omissioni, troppe cose che non tornano. E quel segno che continua a manifestarsi.
Non ha smesso di pensarci un solo secondo ed è sempre più convinto che non avrà pace finché non avrà scoperto cosa sta succedendo realmente.
Più che mai deciso ad andare a fondo, prende la macchina intenzionato a fare il giro degli sfasciacarrozze della zona. D’altronde il camion devono pur averlo portato da qualche parte.
Il più vicino è il “Goi” che si trova nella zona artigianale di un paese limitrofo, a meno di 5 minuti di macchina.
Arrivato sul posto, ferma il maggiolone. Dietro il cancello chiuso, un vecchio capannone con i vetri profilati per metà rotti è stato riverniciato alla meglio di blu e bianco, e la scritta “Goi” a caratteri squadrati riempie un’intera parete.
I colori vivaci perdono d’intensità sotto il cielo plumbeo, e il tutto dà comunque un’impressione di abbandono. Sembra non esserci nessuno, cosa confermata dopo che Franco ha più volte suonato il citofono. Probabilmente sono tutti fuori a pranzo, rintanati in qualche bettola per camionisti che offre menù fisso a pochi euro.
Franco scruta il cortile oltre la recinzione, fino ad individuare il camion con la scritta TPK. Si guarda attorno più volte ed infine scavalca.
Che cazzo sto facendo… pensa, ma ormai c’è dentro fino al collo.
Apre il cassone: vuoto. Poi la cabina e velocemente il cruscotto. Come sospettava il telefono che i carabinieri non hanno sequestrato è rimasto lì. Lo guarda sorpreso, ma in un certo senso se l’aspettava: sullo schermo in alto a sinistra si ripropone quello strano graffio.

4 commenti:

Nicholas ha detto...

Che magra figura sti poveri carabinieri...

andrea ha detto...

Io continuo a chiedermi cosa produce tutti questi graffi... uno spazzolino gigante proveniente da Alpha Centauri? O.o

Nicholas ha detto...

In effetti come ombra è molto particolare.

Ale ha detto...

Nessuno a questo punto della storia lo sapeva, ma non temete! È un'ombra talmente ricorrente che avrà un suo peso nel finale!