Franco guida solitario nella notte il suo maggiolone. Il riflesso sfuocato dalla foschia dei lampioni scorre sul parabrezza. Ha lasciato Sara a dormire sul divano, uscendo senza dirle niente, sperando che la stanchezza la trattenga tra le braccia di Morfeo fino al mattino.
Il punto segnato sulla mappa, destinazione del camion, corrisponde ad un’area apparentemente dismessa nella periferia di un paese limitrofo.
Il sito è circondato da un’alta cancellata con filo spinato, strano per un’area abbandonata, o forse solo ciò che rimane di tempi migliori. Le sterpaglie, gli arbusti che contornano il perimetro sono insolitamente rigogliosi e sviluppati, come lo erano i rampicanti alla casa cantoniera. L’ormai inconfondibile odore marcescente aleggia nell’aria.
Franco riaccende il telefono misterioso per controllare se è nel posto giusto. Facendolo, nota un altro dettaglio: c’è una sorta di traiettoria che collega in linea d’aria questo posto e la casa cantoniera, ed un’altra traiettoria che dalla casa va ad un punto fuori mappa, in quella sezione non caricata. Intuisce però che il tratto in mappa ripercorre la stradina sterrata a lato tangenziale.
Franco ripone il telefono, non è il momento di distrarsi dal suo obiettivo primario. Illuminando con la torcia elettrica segue il perimetro fino a quando non trova un punto della recinzione in cui riesce ad aprirsi un varco col tronchese.
Ci sono molteplici cataste di fusti metallici e in plastica, da cui non proviene però quell’odore pungente. In fondo, un capannone industriale dalle cui vetrature opacizzate proviene un debole bagliore giallastro.
Va verso l’edificio. Individua una finestra rotta, da cui potrebbe sbirciare dentro, ma è in alto.
Senza perdersi d’animo fa rotolare dei fusti vuoti impilandoli per arrampicarsi. Facendo molta attenzione raggiunge l’apertura mettendosi in punta di piedi e riesce a sporgersi quanto basta per scrutare l’interno.
Vede qualcosa che non riesce a capire: è una sorta di grande impianto, una macchina che potrebbe essere un insieme di miscelatori, presse, sistemi per imbottigliare sostanze chimiche. Il tutto avvolto da un inquietante alone di vapori giallastri.

SCENA 27

Franco guida solitario nella notte il suo maggiolone. Il riflesso sfuocato dalla foschia dei lampioni scorre sul parabrezza. Ha lasciato Sara a dormire sul divano, uscendo senza dirle niente, sperando che la stanchezza la trattenga tra le braccia di Morfeo fino al mattino.
Il punto segnato sulla mappa, destinazione del camion, corrisponde ad un’area apparentemente dismessa nella periferia di un paese limitrofo.
Il sito è circondato da un’alta cancellata con filo spinato, strano per un’area abbandonata, o forse solo ciò che rimane di tempi migliori. Le sterpaglie, gli arbusti che contornano il perimetro sono insolitamente rigogliosi e sviluppati, come lo erano i rampicanti alla casa cantoniera. L’ormai inconfondibile odore marcescente aleggia nell’aria.
Franco riaccende il telefono misterioso per controllare se è nel posto giusto. Facendolo, nota un altro dettaglio: c’è una sorta di traiettoria che collega in linea d’aria questo posto e la casa cantoniera, ed un’altra traiettoria che dalla casa va ad un punto fuori mappa, in quella sezione non caricata. Intuisce però che il tratto in mappa ripercorre la stradina sterrata a lato tangenziale.
Franco ripone il telefono, non è il momento di distrarsi dal suo obiettivo primario. Illuminando con la torcia elettrica segue il perimetro fino a quando non trova un punto della recinzione in cui riesce ad aprirsi un varco col tronchese.
Ci sono molteplici cataste di fusti metallici e in plastica, da cui non proviene però quell’odore pungente. In fondo, un capannone industriale dalle cui vetrature opacizzate proviene un debole bagliore giallastro.
Va verso l’edificio. Individua una finestra rotta, da cui potrebbe sbirciare dentro, ma è in alto.
Senza perdersi d’animo fa rotolare dei fusti vuoti impilandoli per arrampicarsi. Facendo molta attenzione raggiunge l’apertura mettendosi in punta di piedi e riesce a sporgersi quanto basta per scrutare l’interno.
Vede qualcosa che non riesce a capire: è una sorta di grande impianto, una macchina che potrebbe essere un insieme di miscelatori, presse, sistemi per imbottigliare sostanze chimiche. Il tutto avvolto da un inquietante alone di vapori giallastri.

5 commenti:

Mr. Mist ha detto...

In tutto questo suo peregrinare Franco non ha ancora incontrato "anima viva" e la cosa non è proprio un buon segno!

Rocco ha detto...

Franco ormai è un esperto di incursioni notturne in proprietà private...se lo ribeccano è recidivo!

andrea ha detto...

Effettivamente... nessuna guardia, nessun operaio... sarà tutto automatizzato?

Mr. Mist ha detto...

Magari è uno stabilimento dove lavorano in nero i cinesi che hanno scambiato Franco per un poliziotto in borghese e sono scappati via tutti! XD

Ale ha detto...

Nessun autista del camion, aggiungo io.... :)