Quando la vista degli avventurieri si abitua, la luce fredda sembra gelare il loro sangue per quel che vedono.
La luce non è luce, ma l’unico grande occhio che risplende blu e freddo al centro della testa di una creatura ciclopica, un gigante senza gambe il cui corpo è una grossa massa amorfa e marrone immersa nel putridume e nei liquami, da cui emergono quattro lunghi tentacoli che terminano con aculei acuminati come lance.
L’occhio blu risplende illuminando il grande antro in cui dagli scoli ricadono i liquami della città. Scoli che portano come canne d’organo disordinate il suono delle campane a festa, segno che la prima parte della cerimonia si è conclusa, e che presto il Re e la sua sposa saranno marito e moglie.
Radgar e Raphael si riprendono dallo stordimento iniziale, realizzando il pericolo che corre Samia, e sperando non sia troppo tardi.
Lo sguardo del ciclope puntato su di lei la sta rendendo pietra. La pelle è cosparsa di grosse schegge grigie e rigide che già le impediscono il movimento. Il suo destino sarà di diventar presto statua.

I tentacoli del mostro ciclopico s’intrecciano vorticosi sopra Radgar e Raphael che scivolano veloci tra le melme per evitare di essere colpiti. Quando Raphael solleva lo scudo per parare uno dei micidiali attacchi, il tentacolo si avvinghia ad esso. Il guerriero punta i piedi e cerca di trasformare il pericolo in opportunità, tirando con tutte le sue forze per scoprire un fianco dell’avversario e permettere a Radgar di affondare verso l’occhio centrale.
Radgar ringhia cercando un varco, ma sfortunatamente la creatura ha altre tre appendici con cui tenerlo a bada.
Raphael cerca di tenere il più possibile, ma la forza sovrumana della bestia ha la meglio, sollevandolo di peso e sbattendolo bruscamente contro una parete. L’urto violento lo stordisce, mentre il tentacolo lo cinge in vita per tenerlo ben sollevato da terra. Raphael nota confusamente le terminazioni acuminate degli altri bracci puntare contro di lui. Cercando di reagire per tempo solleva lo scudo per parare due affondi, ma sente l’estremità chitinosa del terzo piegare la sua armatura lucente ormai lorda di liquami e scalfire la carne.
Raphael cerca di comprendere la situazione, ma l’unica cosa che riesce a vedere chiaramente è la luce azzurra dell’occhio che lo fissa. Ogni movimento si fa per lui più difficile, e percepisce il suo sangue diventare sasso. Maledice l’istante in cui ha deciso di attirare su di sé le ire del mostro. Presto non sarà più nemmeno carne per i topi, ma solo una statua che una frustata del ciclope ridurrà in briciole.

08 - SGUARDO DI PIETRA

Quando la vista degli avventurieri si abitua, la luce fredda sembra gelare il loro sangue per quel che vedono.
La luce non è luce, ma l’unico grande occhio che risplende blu e freddo al centro della testa di una creatura ciclopica, un gigante senza gambe il cui corpo è una grossa massa amorfa e marrone immersa nel putridume e nei liquami, da cui emergono quattro lunghi tentacoli che terminano con aculei acuminati come lance.
L’occhio blu risplende illuminando il grande antro in cui dagli scoli ricadono i liquami della città. Scoli che portano come canne d’organo disordinate il suono delle campane a festa, segno che la prima parte della cerimonia si è conclusa, e che presto il Re e la sua sposa saranno marito e moglie.
Radgar e Raphael si riprendono dallo stordimento iniziale, realizzando il pericolo che corre Samia, e sperando non sia troppo tardi.
Lo sguardo del ciclope puntato su di lei la sta rendendo pietra. La pelle è cosparsa di grosse schegge grigie e rigide che già le impediscono il movimento. Il suo destino sarà di diventar presto statua.

I tentacoli del mostro ciclopico s’intrecciano vorticosi sopra Radgar e Raphael che scivolano veloci tra le melme per evitare di essere colpiti. Quando Raphael solleva lo scudo per parare uno dei micidiali attacchi, il tentacolo si avvinghia ad esso. Il guerriero punta i piedi e cerca di trasformare il pericolo in opportunità, tirando con tutte le sue forze per scoprire un fianco dell’avversario e permettere a Radgar di affondare verso l’occhio centrale.
Radgar ringhia cercando un varco, ma sfortunatamente la creatura ha altre tre appendici con cui tenerlo a bada.
Raphael cerca di tenere il più possibile, ma la forza sovrumana della bestia ha la meglio, sollevandolo di peso e sbattendolo bruscamente contro una parete. L’urto violento lo stordisce, mentre il tentacolo lo cinge in vita per tenerlo ben sollevato da terra. Raphael nota confusamente le terminazioni acuminate degli altri bracci puntare contro di lui. Cercando di reagire per tempo solleva lo scudo per parare due affondi, ma sente l’estremità chitinosa del terzo piegare la sua armatura lucente ormai lorda di liquami e scalfire la carne.
Raphael cerca di comprendere la situazione, ma l’unica cosa che riesce a vedere chiaramente è la luce azzurra dell’occhio che lo fissa. Ogni movimento si fa per lui più difficile, e percepisce il suo sangue diventare sasso. Maledice l’istante in cui ha deciso di attirare su di sé le ire del mostro. Presto non sarà più nemmeno carne per i topi, ma solo una statua che una frustata del ciclope ridurrà in briciole.

4 commenti:

Mr. Mist ha detto...

Urca! 0_0'

Nicholas ha detto...

"Raccontaci come ti sei salvato dal mostro di pietra"

Ale ha detto...

ah, la formula della Rogues Phase, la mia preferita! <3

andrea ha detto...

Che legnate! =O