Quando l’occhio mostruoso si sposta su Raphael, Samia ne approfitta per cercare di riprendere il controllo di sé stessa. Con uno sforzo terribile fa appello agli Amuleti della Forza che da sempre cinge in vita. Le sue dita li sfiorano attingendo ad energie rinnovate. I suoi muscoli si flettono spezzando le scaglie di pietra che la stanno lentamente avvolgendo, ma la magia pietrificante è forte.
Radgar intanto, sfruttando l’attenzione del mostro per Raphael, si getta a capofitto verso la base di uno dei tentacoli e con un fendente poderoso della sua ascia tenta di reciderlo. La lama affonda e si spezza nella strana carne-pietra del ciclope, tagliando senza recidere, facendo schizzare il maleodorante icore sanguigno del mostro dappertutto.
La massa informe trema di dolore e l’occhio si sposta su Radgar. In quel preciso istante Samia, ormai libera, trafigge con entrambe le spade il tentacolo già ferito, che si agita come un serpente colpito a morte.
Radgar non si lascia scappare l’istante propizio, con l’occhio sofferente sguarnito davanti a sé. Il suo pugno si stringe sul moncone di ascia che gli rimane e lo scaglia con tutta la sua forza verso il bulbo luminescente.
La lama spezzata s’infilza con un suono pastoso e sgradevole. Un liquido putrido comincia a sgorgare sulla pupilla, mentre il mostro si agita violentemente emettendo un cupo stridio di agonia. Nei suoi disperati ultimi spasmi cerca di colpire o stritolare i suoi avversari, ma le forze lo abbandonano e la presa si fa debole.
Mentre la morte sopraggiunge, la luce fredda del suo unico occhio si affievolisce sempre più fino a sparire.
Radgar intanto, sfruttando l’attenzione del mostro per Raphael, si getta a capofitto verso la base di uno dei tentacoli e con un fendente poderoso della sua ascia tenta di reciderlo. La lama affonda e si spezza nella strana carne-pietra del ciclope, tagliando senza recidere, facendo schizzare il maleodorante icore sanguigno del mostro dappertutto.
La massa informe trema di dolore e l’occhio si sposta su Radgar. In quel preciso istante Samia, ormai libera, trafigge con entrambe le spade il tentacolo già ferito, che si agita come un serpente colpito a morte.
Radgar non si lascia scappare l’istante propizio, con l’occhio sofferente sguarnito davanti a sé. Il suo pugno si stringe sul moncone di ascia che gli rimane e lo scaglia con tutta la sua forza verso il bulbo luminescente.
La lama spezzata s’infilza con un suono pastoso e sgradevole. Un liquido putrido comincia a sgorgare sulla pupilla, mentre il mostro si agita violentemente emettendo un cupo stridio di agonia. Nei suoi disperati ultimi spasmi cerca di colpire o stritolare i suoi avversari, ma le forze lo abbandonano e la presa si fa debole.
Mentre la morte sopraggiunge, la luce fredda del suo unico occhio si affievolisce sempre più fino a sparire.
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