Rino sta appoggiato al bancone del saloon, una birra ormai calda davanti a lui.
Non c’è nessun altro.
C'è una tinozza di bicchieri e piatti sporchi sul pavimento dietro di lui.
Da una saletta esce l’ultima prostituta che ancora lavora nell’hotel.
Un’indiana di nome Alawi.
Si avvicina a Rino.
“Rino mi devi 20 dollari per l’altra sera”
“20 dollari? È un furto!”
La ragazza pianta i suoi occhi scuri in faccia a Rino.
“Dovevi pensarci prima, non faccio sconti, e sabato parto con la diligenza, vedi di trovare i soldi o te ne faccio pentire”.
Poi avvicina la sua bocca all'orecchio dell’uomo.
“Mi hanno insegnato delle cose, mentre stavo sulle montagne...” gli sussurra.
Rino fa un passo indietro spaventato.
“Li trovo, li trovo sta tranquilla, si scherzava”.
“Meglio così”.
Alawi si gira e esce.
“Dannata strega” borbotta Rino.
La porta del saloon si riapre, Rino sobbalza.
“Non intendevo dire...” si tranquillizza quando vede che è il suo buon amico Erbert.
L’uomo veste un completo liso e una camicia spiegazzata e sudata, gli occhiali tondi gli segnano il naso.
“Com’è andata? Tutto fatto?”
Si siede, apre la sua cartelletta, la richiude.
“Ti ha visto qualcuno?” si guarda intorno preoccupato.
“Tranquillo” gli risponde Rino “nessuno mi ha visto, tua moglie non è più un problema”.
Erbert si rilassa.
“Meno male, quella strega mi stava succhiando via la vita, sempre a chiedere soldi, ma quanto pensi che possa guadagnare un notaio in un posto così?!”
Erbert si aggiusta gli occhiali.
“Non ce la facevo più, davvero”
“Rilassati amico, era una vera megera, lo so che l’hai sopportata solo perchè suo padre ti aveva pagato gli studi da notaio”.
“Davvero! Non avrei mai dovuto accettare, ma se non sei ebreo in quel giro non entri.
Bella fortuna comunque, notaio di Clearwater, perchè non sono a Frisco?”
Prende un bicchiere posato sul bancone.
“È pulito?”
Rino alza appena un sopracciglio.
“Quelli puliti sono nella tinozza” indicando la bacinella piena di acqua putrida e moscerini che ci girano intorno.
Erbert annuisce.
“Andrà bene questo, versami un po’ di birra anche a me”.

3 - AMICIZIE PERICOLOSE

Rino sta appoggiato al bancone del saloon, una birra ormai calda davanti a lui.
Non c’è nessun altro.
C'è una tinozza di bicchieri e piatti sporchi sul pavimento dietro di lui.
Da una saletta esce l’ultima prostituta che ancora lavora nell’hotel.
Un’indiana di nome Alawi.
Si avvicina a Rino.
“Rino mi devi 20 dollari per l’altra sera”
“20 dollari? È un furto!”
La ragazza pianta i suoi occhi scuri in faccia a Rino.
“Dovevi pensarci prima, non faccio sconti, e sabato parto con la diligenza, vedi di trovare i soldi o te ne faccio pentire”.
Poi avvicina la sua bocca all'orecchio dell’uomo.
“Mi hanno insegnato delle cose, mentre stavo sulle montagne...” gli sussurra.
Rino fa un passo indietro spaventato.
“Li trovo, li trovo sta tranquilla, si scherzava”.
“Meglio così”.
Alawi si gira e esce.
“Dannata strega” borbotta Rino.
La porta del saloon si riapre, Rino sobbalza.
“Non intendevo dire...” si tranquillizza quando vede che è il suo buon amico Erbert.
L’uomo veste un completo liso e una camicia spiegazzata e sudata, gli occhiali tondi gli segnano il naso.
“Com’è andata? Tutto fatto?”
Si siede, apre la sua cartelletta, la richiude.
“Ti ha visto qualcuno?” si guarda intorno preoccupato.
“Tranquillo” gli risponde Rino “nessuno mi ha visto, tua moglie non è più un problema”.
Erbert si rilassa.
“Meno male, quella strega mi stava succhiando via la vita, sempre a chiedere soldi, ma quanto pensi che possa guadagnare un notaio in un posto così?!”
Erbert si aggiusta gli occhiali.
“Non ce la facevo più, davvero”
“Rilassati amico, era una vera megera, lo so che l’hai sopportata solo perchè suo padre ti aveva pagato gli studi da notaio”.
“Davvero! Non avrei mai dovuto accettare, ma se non sei ebreo in quel giro non entri.
Bella fortuna comunque, notaio di Clearwater, perchè non sono a Frisco?”
Prende un bicchiere posato sul bancone.
“È pulito?”
Rino alza appena un sopracciglio.
“Quelli puliti sono nella tinozza” indicando la bacinella piena di acqua putrida e moscerini che ci girano intorno.
Erbert annuisce.
“Andrà bene questo, versami un po’ di birra anche a me”.

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