#Adventober2020

23. PETTEGOLEZZO

Dopo i dovuti convenevoli, gli avventurieri arrivano presto a discutere il motivo per cui sono stati chiamati: il faro è infestato da una presenza soprannaturale, che col passare delle lune diventa sempre più una minaccia per il villaggio ed i suoi abitanti.”

“Cominciò tutto con un banale pettegolezzo” dice l’anziano capovillaggio accendendosi la pipa.
“Una voce messa in giro per cattiveria, invidia o gelosia. Fatto sta che insinuò in Trennor, il marito di Lydia, il seme del dubbio. In paese si cominciò a mormorare che il figlio che la moglie portava in grembo non fosse suo, ma di un altro uomo. Ed i sospetti presto caddero su Enis, il custode del faro, di cui Lydia era amica fin dall’infanzia.
La giovane sposa raggiungeva spesso il faro per respirare il profumo delle onde, cosa che aveva sempre amato fare. Ma le malelingue videro e sputarono solo malizia.

Quando Lydia diede alla luce il piccolo, la notte era inclemente e il mare grosso. Trennor, ormai consumato dal sospetto e dalle sue ossessioni, prese con sé il neonato e si recò al faro. In cima ad esso affrontò Enis con accuse che questi non comprendeva. Pervaso dalla follia, gettò la creatura sugli scogli di sotto, convinto così di procurare ad Enis il torto peggiore che potesse esserci: uccidere suo figlio. Ma non ottenne altro che uccidere il proprio.

La furia omicida di Trennor non si fermò al piccolo appena nato, ed estratto un coltello aggredì Enis ferendolo a morte, proprio mentre Lydia, provata dal parto, riusciva a raggiungere la sommità del faro.
Quando la ragazza realizzò cos’era appena successo, gridò tanto da sovrastare il rumore del mare, ed in preda alla disperazione si gettò di sotto, come se così facendo potesse raggiungere e riabbracciare il piccolo che le era stato strappato così presto.”

Uno degli avventurieri spezza il momentaneo silenzio calato nella stanza: “Cosa accadde a Trennor?”
“Trennor venne preso e impiccato alla balaustra del faro, e lasciato in balia dei corvi.”
“Che storia terribile… ma se Trennor è morto perché la presenza è tornata?”
“Per vendicarsi di chi ha messo in giro quelle voci…” tuona un altro avventuriero, “vero vecchio? Com’è che sai tutte queste cose? Chi è questa persona? Perché non è stata punita come Trennor?”
Il capovillaggio fissa dritti negli occhi gli avventurieri: “Perché è mia figlia.”

#ADVENTOBER 23


 #Adventober2020

23. PETTEGOLEZZO

Dopo i dovuti convenevoli, gli avventurieri arrivano presto a discutere il motivo per cui sono stati chiamati: il faro è infestato da una presenza soprannaturale, che col passare delle lune diventa sempre più una minaccia per il villaggio ed i suoi abitanti.”

“Cominciò tutto con un banale pettegolezzo” dice l’anziano capovillaggio accendendosi la pipa.
“Una voce messa in giro per cattiveria, invidia o gelosia. Fatto sta che insinuò in Trennor, il marito di Lydia, il seme del dubbio. In paese si cominciò a mormorare che il figlio che la moglie portava in grembo non fosse suo, ma di un altro uomo. Ed i sospetti presto caddero su Enis, il custode del faro, di cui Lydia era amica fin dall’infanzia.
La giovane sposa raggiungeva spesso il faro per respirare il profumo delle onde, cosa che aveva sempre amato fare. Ma le malelingue videro e sputarono solo malizia.

Quando Lydia diede alla luce il piccolo, la notte era inclemente e il mare grosso. Trennor, ormai consumato dal sospetto e dalle sue ossessioni, prese con sé il neonato e si recò al faro. In cima ad esso affrontò Enis con accuse che questi non comprendeva. Pervaso dalla follia, gettò la creatura sugli scogli di sotto, convinto così di procurare ad Enis il torto peggiore che potesse esserci: uccidere suo figlio. Ma non ottenne altro che uccidere il proprio.

La furia omicida di Trennor non si fermò al piccolo appena nato, ed estratto un coltello aggredì Enis ferendolo a morte, proprio mentre Lydia, provata dal parto, riusciva a raggiungere la sommità del faro.
Quando la ragazza realizzò cos’era appena successo, gridò tanto da sovrastare il rumore del mare, ed in preda alla disperazione si gettò di sotto, come se così facendo potesse raggiungere e riabbracciare il piccolo che le era stato strappato così presto.”

Uno degli avventurieri spezza il momentaneo silenzio calato nella stanza: “Cosa accadde a Trennor?”
“Trennor venne preso e impiccato alla balaustra del faro, e lasciato in balia dei corvi.”
“Che storia terribile… ma se Trennor è morto perché la presenza è tornata?”
“Per vendicarsi di chi ha messo in giro quelle voci…” tuona un altro avventuriero, “vero vecchio? Com’è che sai tutte queste cose? Chi è questa persona? Perché non è stata punita come Trennor?”
Il capovillaggio fissa dritti negli occhi gli avventurieri: “Perché è mia figlia.”

8 commenti:

Mr. Mist ha detto...

Quando il seed arriva tardi ma tu aspetti anche se sei spalmato!😁
Il sede è bellissimo la storia mi pareva all'inizio ispirata da sussurro poi il finale mi ha spiazzato molto positivamente! Complimenti!

andrea ha detto...

Wow, un seed decisamente interessante!
Quattro morti e una stronza da salvare... non male =D

Ale ha detto...

Esatto, come dice Mr.Mist lo stile è un po' quello che ha guidato la campagna del Sussurro di Even. Sono le avventure che prediligo in una campagna di D&D, quelle in cui i PG devono vedersela non solo con il pericolo, ma anche con i loro dilemmi morali.

andrea ha detto...

E' una base molto interessante per una campagna (e personalmente la adoro perché fornisce un sacco di spunti per il ruolo), però ho notato che, se i giocatori poi non hanno lo "stesso punto di vista", nascono frizioni molto difficili da gestire.

E' capitato anche a voi?

Mr. Mist ha detto...

La campagna di sussurro mi è sempre piaciuta perché metteva i giocatori di fronte anche a dei fallimenti, non epocali, ma a volte i giocatori non riuscivano ad aggiustare la situazione questo da spessore alla storia ma i giocatori abituati ad essere sempre gli eroi vincitori la prendono male.
A me è capitato in una campagna dove per non,fare railroading li ho lasciato liberi di esplorare e sbagliare .

Ale ha detto...

@Andrea: è capitato eccome, è quello che cerco in un approccio così. Ovviamente molto sta ai giocatori e a come interpretano i personaggi, il mondo non è bianco o nero, e si presuppone che i giocatori capiscano che se si gioca una campagna bisognerà scendere a compromessi su certe cose, senza rinnegare i propri principi (leggi paladino che si gira dall'altra parte mentre tutti torturano un prigioniero).
Le scelte morali devono essere qualcosa di non deflagrante per le differenze del gruppo, e subordinate all'obiettivo principale della campagna. E' un po' come nelle oneshot di Nicholas, il fine ultimo tiene il gruppo assieme, e le differenze possono creare contrasti. Però a differenza di una oneshot dove ti puoi permettere di far esplodere il gruppo, qui come GM devi "tarare" il tutto perché crei ruolo, discussione, ecc. senza compromettere la solidità del party nei confronti dell'obiettivo principale.
In sostanza le scelte davanti a cui mettere i devono essere tali da dire: "ok, io parteggio per questa scelta, ma capisco le ragioni di quelli che scelgono diversamente."
E' importante evitare l'opposizione netta, altrimenti sì che i contrasti diventano irrisolvibili e ingestibili.

PS: non è detto che il giochino riesca sempre, soprattutto se i giocatori non ne sono propriamente consapevoli e non fanno la loro parte. In una campagna mi è esploso un gruppo in mano e uno dei personaggi è uscito dal party!

Nicholas ha detto...

Esatto, nelle campagna anche io metto delle frizioni, ad esempio in questa un terzo dei personaggi appartengono alla popolazione dominante, un terzo a quella sottomessa e un terzo sono mezz'uomini.
Ovviamente i contrasti sono più dall'interno verso l'esterno (aiutiamo il re o il contadino) ma ogni personaggio ha una linea morale alla quale rifarsi.
I miei giocatori nel tempo hanno iniziato a usare la tattica delle promesse: io ti aiuto questa volta ma me ne devi una, consapevoli che il master prima o poi li metterà nella posizione di riscattare il dovuto.

Nicholas ha detto...

Ottimo seed btw :D