Connor e Perlenbacher sono ormai quasi alla pensione.
La notte è fredda e desolata.
Nessuno in giro.
Molti lampioni sono spenti.
La città ha un che di abbandonato.
- C’è qualcuno.
- Cosa?
- C’è qualcuno che ci segue.
Connor si gira istintivamente.
- Non si volti!
Con la coda dell’occhio i due vedono una figura scivolare in uno dei vicoli dall’altra parte della strada.
- Stavolta non mi scappa.
Il giornalista si lancia all’inseguimento.
- Aspetti!
Ma al voce di Connor suona poco convinta.
- Al diavolo - e si mette a correre anche lui nella direzione in cui è sparito Perlenbacher.
Quasi senza fiato raggiunge il vicolo dove vede il suo compagno svoltare sul fondo.

22 - L'UOMO NELL'OMBRA

Connor e Perlenbacher sono ormai quasi alla pensione. La notte è fredda e desolata. Nessuno in giro. Molti lampioni sono spenti. La ci...

- Sei sicuro che funzionerà?
- Certo, è così che l’FBI segue i suoi sospetti, sei un detective dovresti saperlo.
- Non credo proprio.
- Tu fai solo quello che ti ho detto e buca la tolla quando ti faccio cenno.
Tony striscia fuori da sotto l’unica macchina ancora parcheggiata.
Con colpi energici si spazza i vestiti dalla neve.
- E adesso andiamo a prepararci.

21 - OLIO SULLA NEVE

- Sei sicuro che funzionerà? - Certo, è così che l’FBI segue i suoi sospetti, sei un detective dovresti saperlo. - Non credo proprio. -...

20 - FUORI NELLA NEVE

Una mano si tende a tirare su il giornalista, è Connor. - Tutto bene? - Si si, sto bene - barcolla malfermo - ma togliamoci di qui. Fuori...

- Il signor Axman? Sono un giornalista ha un attimo di tempo.
Robert Axman guarda il nuovo venuto.
Perlenbacher lo studia.
E’ grosso.
Pancia da bevitore e mani grosse come badili.
La camicia arrotolata sui bicipiti possenti.
Capelli corti e occhi piccoli.
Il naso è un po’ storto, deve essere un tipo abituato alle risse.
Con lui ci sono altri due uomini, capelli corti e barbe non fatte.
Uno dei due sembra ubriaco, l’altro guarda Perlenbacher sorridendo, quasi pregustando qualcosa.
- Un giornalista? - la voce gratta, roca - E cosa vuoi sapere?
- Sto scrivendo un pezzo sul cadavere di Diamond Cove, sto raccogliendo fonti, sa, ai lettori non interessa la storia, ma la storia nella storia, le storie di chi sta intorno.
Axman si alza e posa una mano pesante come un legno sulla spalla del giornalista.
- Siedi ragazzo - dice trascinandolo giù.
Fa cenno al barista che arriva e riempie un bicchiere di whiskey fin quasi al limite.
- Adesso ti dirò cosa succede, tu finisci questo whiskey. Tutto. E poi andiamo a parlare fuori.
Lo fissa mentre Perlenbacher sorseggia la bevanda amara.
La mano è ancora sulla schiena del giornalista.
I sorsi vanno giù lenti, accompagnati da colpi di tosse.
A metà bicchiere il locale inizia a sfocarsi.
- Tutto.
Perlenbacher, fa un sospiro e butta giù il resto.
Gli sale il vomito acido, fin quasi in gola, tossisce più volte.
Qualcuno lo tira su di forza e si trova a barcollare insieme ai tre verso l’uscita.
L’aria gelida lo colpisce all’improvviso.
Qualcuno lo spinge.
Sbatte con la schiena contro un muro.
Axman lo prende per il colletto quasi soffocandolo.
- Adesso tu te ne torni a New York, Portland o quale altra fottuta di città vieni e non ti fai più vedere chiaro?
Perlenbacher annuisce respirando a fatica.
La presa si allenta e lui cade.
I tre rientrano lasciandolo nella neve.

19 - DOMANDE SBAGLIATE

- Il signor Axman? Sono un giornalista ha un attimo di tempo. Robert Axman guarda il nuovo venuto. Perlenbacher lo studia. E’ grosso. ...

18 - GENTE DI CITTA'

- Cosa pensate di trovare in questo Roxy Bar? - Non ne ho idea professore, però ci sono un po’ di tracce che puntano lì, inoltre forse gli ...

- Falmout! Ultima fermata!
L'autista del Greyhound sveglia i pochi passeggeri ancora rimasti a bordo.
Connor si alza, il lungo viaggio l'ha un po' intorpidito.
Scuote Perlenbacher che si alza anche lui.
Scendono.
Fuori gli altri passeggeri si sono già dileguati come ombre tra i pochi lampioni.
L'autobus riparte schizzando neve sporca.
I due si stringono nei cappotti.
Un vento freddo e tagliente spazza le strade.
Pochi minuti dopo raggiungono la pensione.
Un biglietto lasciato in bella vista recita "Siamo al Roxy Bar, raggiungeteci li, se hai preso tutto portalo".
Perlenbacher porta una mano alla sua sacca da viaggio, segue gli angoli smussati sotto la tela descrivendo il contorno di una pistola.
- Abbiamo tutto professore, ci conviene raggiungerli.
I due escono nuovamente nella notte.

17 - FALMOUTH, ULTIMA FERMATA

- Falmout! Ultima fermata! L'autista del Greyhound sveglia i pochi passeggeri ancora rimasti a bordo. Connor si alza, il lungo viagg...

L’interno è come se lo aspettavano, un lungo bancone di legno e plastica, alcuni tavolini, uno scaffale con bottiglie di birra e bibite.
I muri sono decorati con trofei di caccia e di pesca, tra cui la mascella di uno squalo larga almeno mezzo metro.
Sono i primi.
Ottimo.
Al bancone scambiano due parole con il barista.
- Jod Line? Perché lo cercate?
- Un amico mi ha fatto il suo nome.
- Che amico?
- Un amico.
Tony fissa il barista che sta strofinando un bicchiere.
- Una birra? Offre la casa.
Tony continua a fissare l’uomo.
- Non c’è bisogno di essere scontrosi, conosco Jod, appena arriva ve lo mando.
- Ottimo, adesso che abbiamo chiarito le cose importanti, cosa c’è da mangiare?
- Hamburgher e patatine.
- Perfetto.
I due bevono un sorso della birra annacquata che il barista ha appena messo loro davanti.
- Allora, come mai a Falmout? - chiede nuovamente il barista.
- Lavoro.
- Non c’è molto lavoro da queste parti.
- Lavoriamo nell’edilizia, sai, ripavimentazioni, cose così.
- Capisco.
Tony prende la sua birra e con Ryan si siede a un tavolo, poco dopo gli vengono portati i loro piatti.
- E ora vediamo cosa combina.

16 - UN'AMICHEVOLE CHIACCHIERATA

L’interno è come se lo aspettavano, un lungo bancone di legno e plastica, alcuni tavolini, uno scaffale con bottiglie di birra e bibite. ...

Falmouth – Sera

Pochi chilometri fuori Falmout, il Roxy Bar.
Un edificio in muratura con un cortile e un muretto che lo circonda, probabilmente una vecchia conceria o una segheria riadattata.
Nello spiazzo aperto fuori dal locale sono parcheggiate due macchine, sotto una tettoia all’interno c’è un camioncino con il pianale scoperto.
Nel “cortile” ci sono alcune sedie di plastica, un tavolo dello stesso materiale e alcuni ombrelloni abbandonati in un angolo semisommersi dalla neve ammonticchiata.
Tony e Ryan avanzano verso l’ingresso, le scarpe scricchiolano sulla neve gelata, la luce calda esce dalle finestre del locale.
Un’insegna al neon violetta brilla sulle loro teste.
McCormak è rimasto fuori, insieme al furgone di Tony.
Fuma.
Ogni tanto soppesa la pistola che tiene in tasca.
Sulla porta due latini scrutano gli avventori.
Vestono poveramente ma ostentano un’aria di sfida.
- Fottuti mangia-fagioli - borbotta Tony entrando.
- Guarda che tu sei un mangia-spaghetti.
- E tu sei un dannato irlandese!

15 - ROXY BAR

Falmouth – Sera Pochi chilometri fuori Falmout, il Roxy Bar. Un edificio in muratura con un cortile e un muretto che lo circonda, proba...

“Polanky, Herbert” recita la targhetta sopra la porta grigetta della sede del Portland Tribune.
Perlenbacher non ha avuto problemi a farsi indicare l’ufficio del giornalista di questo piccolo quotidiano.
Bussa.
- Avanti - risponde una voce quasi squillante.
Entra.
L’ufficio è proprio come si era immaginato, l’ufficio di un vero giornalista da strada.
La scrivania è sepolta sotto montagne di carta, articoli di giornale, appunti e cartelle porta-documenti. In un angolo c’è una grossa caraffa di caffè nero e freddo e in centro una bellissima Erika Nauman 5, la regina delle macchine da scrivere, ingegneria tedesca, nera e lucida come una pantera pronta ad avventarsi sull’articolo.
- Bella macchina eh?
- Bella? Mi prendi in giro! Questa è la Cadillac delle macchine da scrivere! - sbotta Perlenbacher, poi si rende conto che sta parlando con un giornalista che non conosce e si ricompone.
- Mi scusi, volevo dire…
- Non preoccuparti, mi piacciono gli intenditori.
Polanky gli tende la mano: - Herbert Polanky, ma puoi chiamarmi Howie.
Howie avrà almeno 50 anni, è sovrappeso, con una camicia bianca e un paio di pantaloni che hanno visto giorni migliori, i capelli sono radi anche se pettinati con cura, gli occhi vividi però non si perdono una sola mossa.
Perlenbacher gli stringe la mano, nessun anello, la vita del giornalista non ha grande attrattiva.
Davanti a un caffè ormai freddo Polanky racconta senza problemi del suo articolo al “collega”.
- Sì, una storia strana, soprattutto per Falmouth, considerato un luogo abbastanza tranquillo. Questo Paul era un poco di buono certo, piccoli furti, taccheggio, ubriachezza molesta, ma non meritava quella fine. Dai referti pare che sia stato annegato, inoltre aveva segni di legatura su piedi e mani, alcuni peri e alcuni post-mortem. L’idea che mi sono fatto è che qualcuno lo abbia affogato e poi abbia gettato il suo cadavere in mare con qualche peso per disfarsene. Dovevano però essere dei dilettanti, le correnti lo hanno portato a riva poche ore dopo.
- Qualche sospetto?
- Lo sceriffo ha ancora il caso aperto ma non credo ci si impegni più di tanto, è probabile che Paul sia rimasto ucciso in un regolamento di conti di qualche genere nell’ambito della piccola criminalità.
- Amici, parenti?
- Non che io sappia. Bazzicava il Roxy Bar di Falmouth e alloggiava in una piccola pensione sulla Southerland ma questo è tutto quello che so.
Qualche domanda ancora e poi Perlenbacher si accomiata, ringraziando.
- Grazie del suo tempo.
- Mi ha fatto piacere parlare con un giovane collega.
Esce.
Fuori vede Connor che lo sta aspettando nei suoi abiti caldi e dal taglio moderno.
Pensa al suo libro.
Deve davvero decidersi a iniziarlo...

14 - PORTLAND TRIBUNE

“Polanky, Herbert” recita la targhetta sopra la porta grigetta della sede del Portland Tribune. Perlenbacher non ha avuto problemi a fars...