I tre raggiungono un pianerottolo con una porta e si fermano ansanti a riprendere fiato, guardandosi l'un l'altro con lo sguardo provato dalla tremenda esperienza appena vissuta.
"Ma...ch...che cos'era quella...cosa ?" balbetta Angelica tremante mentre cerca inutilmente di calmarsi.
"Non ne ho la minima idea ma non voglio tornare giù per scoprirlo... maledizione il braccio... quel bastardo mi ha colpito... che male." risponde Ray massaggiandosi la zona in cui il colpo del mostro è andato a segno.
"Non credo che avrò più voglia di mangiare una bistecca in vita mia!" afferma Sam ancora verde in viso.
Dal fondo della scala non arriva più alcun rumore. Un rapido controllo sulla nuova porta rivela che non è chiusa a chiave, per evitare sgradite sorprese Sam gira la maniglia ed apre con cautela, mentre Ray sta pronto con il piede di porco a respingere eventuali assalitori.
La porta immette in una grossa stanza, un soggiorno probabilmente. Ci sono molte altre porte che si affacciano sulla sala, non ci sono finestre aperte ed anche qui l'unica fonte di luce è una lampadina elettrica traballante.
"Avete sentito questo rumore?" chiede Ray.
"Cos'è un altro mostro?" chiede allarmata Angelica.
"No direi che sembra l'ululare vento" risponde Sam "Ma ... accidenti è proprio forte!"
In risposta alle parole di Sam il sinistro ululato aumenta esponenzialmente fino a diventare quasi assordante, la stessa casa trema violentemente e la luce della lampadina cala fino quasi al punto di spegnersi.
"Là fuori deve esserci una  tormenta coi fiocchi" commenta Ray.
"Non possiamo uscire vestiti così" afferma Sam "esploriamo questo posto e facciamoci un'idea della situazione."
"Eh va bene... va bene... che ne dite se iniziamo da quella porta lì vicino?" chiede Ray.
Sam ed Angelica annuiscono.
Ray apre la porta che da sul pianerottolo di una scala, si vedono due rampe, la luce qui non funziona, è solo quella della stanza alle loro spalle ad illuminare una frazione delle rampe... ma comunque è sufficiente per mostrare ai tre un orrido spettacolo. Nella rampa discendente una chiazza rossa imbratta alcuni scalini, ed al suo interno sembra che ci sia dell'altro materiale rossastro la cui forma ricorda quella di una mano, un odore dolciastro pervade l'aria... quello è senza ombra di dubbio sangue.
I tre non dicono una parola, ed agendo come un sol uomo tornano indietro in fretta e si richiudono la porta alle spalle.
"Questo sarà l'ultimo posto che esploreremo... vero?" chiede Sam dopo aver deglutito rumorosamente.
"Assolutamente si!" risponde Ray.
"Sperando che gli altri non siano peggio..." risponde Angelica con un misto di tristezza e rassegnazione.

03 - L'ULULATO

I tre raggiungono un pianerottolo con una porta e si fermano ansanti a riprendere fiato, guardandosi l'un l'altro con lo sguardo p...

Un respiro profondo...poi un altro.... poi un altro ancora....
Ray è in mezzo allo scantinato, il cuore che gli batte forte, cerca di concentrarsi  sulla respirazione mentre il sudore gli cola dalla fronte, entrambe le mani stringono il pesante piede di porco brandito a mo' di mazza, un po' poco come arma. Per un attimo nella sua mente si focalizza il ricordo di una pistola calibro 38, ma ora non c'è tempo di cercarla.
"Ehi Ray tutto a posto?" chiede Sam con apprensione "Noi siamo pronti!"
Sam e Angelica hanno spostato il mobile che bloccava la porta ed ora Sam la sta tenendo chiusa, Angelica si trova vicino alla porta con la schiena appoggiata al muro, il suo sguardo è visibilmente angosciato.
"Com'è possibile" pensa Ray "che nessuno di noi ricordi cosa c'è dietro alla porta eppure tutti ne siamo terrorizzati?"
"Ok Sam, tutto a posto... Ripassiamo il piano: tu apri, ma non del tutto, se dietro la porta ci dovesse essere qualcosa di tremendo io urlo e tu ed Angelica insieme richiudete la porta...Ok?... tutto chiaro?"
"Si Ray" rispondo all'unisono Sam ed Angelica accompagnando la risposta con un cenno del capo.
"Ok....Si balla!" pensa Ray.
La porta si apre, il fastidioso "bussare" cessa nel momento in cui ciò che batteva non incontra più alcun ostacolo. Per un attimo il silenzio è totale mentre la luce tremolante dell'unica lampadina dello scantinato illumina il tratto di corridoio adiacente all'entrata. L'ombra che svanisce lascia intravedere una figura umana che barcolla in avanti superando l'arco della porta ed entrando nella stanza.
Appena la luce ne illumina meglio i dettagli, la mente di Ray fa fatica a riconoscere in quella "cosa" un che di umano... Eppure una volta doveva essere stato un uomo, lo indicano i suoi vestiti eleganti, ma il corpo di quella persona sembra essere stato schiacciato, gli arti rattrappiti e deformati non potrebbero neppure tenerlo in piedi, tuttavia...
La cosa avanza verso il centro della stanza ed ora Ray vede chiaramente la testa deformata della creatura: un'orrenda lingua nera spunta da ciò che resta della bocca e guizza da una spalla all'altra, magari era proprio quella lingua a battere sulla porta ma ora ciò non ha più importanza.
Ray vorrebbe urlare a Sam e ad Angelica di chiudere la porta, ma non ci riesce... l'orrore è troppo grande, è come ipnotizzato: non sente l'urlo di Angelica non appena vede il mostro, non vede Sam soffocare a stento un conato di vomito, vede solo la creatura avanzare ciondolante con la sua lingua nera. Poi l'istinto di sopravvivenza, o la rabbia, prende il sopravvento: con un urlo simile ad un ruggito Ray mena un gran fendente col piede di porco alla testa del mostro centrandolo in pieno. Si sente un rumore sordo simile a quello di un melone che si spacca, ed uno spruzzo di sangue, ossa e pezzi di cervello imbratta il pavimento. La testa di quella cosa non c'è più, c'è solo la lingua che si contorce rapida. "Com'è possibile?" pensa Ray, e non vede il braccio della creatura che mena un gancio rivolto alla sua persona. Il pugno lo raggiunge sulla parte alta del braccio, non è colpo troppo forte ma è vicino alla spalla dolorante. Il dolore acuto sveglia nuovamente la sua mente dalla paralisi dovuta allo shock. Ray stringe i denti e colpisce la creatura su una della gambe, che con un sinistro "crack" si piega in modo innaturale. La creatura continua ad avanzare lentamente, nonostante la gamba sia chiaramente spezzata. Ray indietreggia in preda al panico. "Questo non va giù" è l'unica cose a cui riesce a pensare.
Ad un tratto gli giunge la voce di Sam: "Muoviti Ray.... aggiralo ed esci, puoi farcela, sei più veloce di lui!"
Gli occhi di Ray vedono Sam ed Angelica oltre la porta, il suo istinto prende nuovamente il sopravvento, le sue gambe si muovono da sole, con uno scatto si sposta a sinistra cogliendo in controtempo la creatura che cerca di gettarsi su di lui ma lo manca e cade a terra. In un attimo Ray percorre i pochi metri che lo separano dall'uscita e quasi travolge Sam e Angelica che lo stavano aspettando, afferra la maniglia della porta e con uno strattone la chiude dietro di sé.
Ora i tre si trovano su di un pianerottolo, e c'è una rampa di scale che sale: senza aspettare di scoprire se quell'orrore senza testa sia in grado di aprire o meno quella porta, Ray, Sam ed Angelica si precipitano di corsa su per le scale.

02 - A RITROSO

Un respiro profondo...poi un altro.... poi un altro ancora.... Ray è in mezzo allo scantinato, il cuore che gli batte forte, cerca di conce...

Uno scantinato, in cemento armato, illuminato da una lampadina che ogni tanto "sfarfalla" rendendo la stanza quasi surreale, ci sono tre persone: sono due uomini ed una donna, sono trafelati come dopo un lunga corsa e si guardano sconvolti e confusi. Un serie di colpi incessanti viene da dietro l'unica porta visibile, dall'altra parte qualcosa sta tentando di  entrare.
Uno dei tre tiene la porta chiusa col peso del suo corpo, ma lo sforzo sembra costargli molto.
"Ehi ma che sta succedendo? Cosa ci facciamo qui, chi siete, cosa c'è dietro quella porta?" Chiede tutto d'un fiato uno degli uomini.
"Che ne dite di smetterla con le domande idiote e venirmi a dare una mano?" Sbotta il tipo che tiene la porta. "Qualcosa qua dietro sta cercando di entrare e a giudicare dal fatto che ci siamo barricati, direi proprio che non è una cosa che vogliamo incontrare, trovate qualcosa per tener chiusa la porta la spalla mi fa un male cane..."
"Visto che ci siamo potremmo vedere se in giro ci sono le mie scarpe?" chiede la donna con tono petulante. "Ho un po' di freddo ai piedi!"
Ne segue un po' di trambusto, l'uomo e la donna smuovono un po' di mobili coperti da lenzuoli, fino a riuscire a spostarne uno abbastanza pesante da bloccare la porta, nel frattempo ciò che si trova dall'altra parte continua a battere incessantemente e ad intervalli regolari...
"Adesso che abbiamo un po' di tranquillità" esordisce l'uomo robusto che teneva la porta. "Che ne dite di dirmi chi siete e cosa ci facciamo qui?!"
"Io mi chiamo Sam e mi occupo di intermediazioni immobiliari, so che dovevo essere qui per concludere un affare molto importante ma non ricordo altro."
"Io mi chiamo Angelica..." Esordisce la donna con voce squillante. "...e l'unica cosa che ricordo è una strana litania: Shab Nabat.... o  forse: Sug gurat.... non mi ricordo altro..."
"A giudicare da come sei vestita direi che eri qui per una festa o un evento importante" commenta Sam osservando l'abito da sera molto costoso di Angelica.
"Beh io sono Raymond , ma potete chiamarmi Ray, sono un investigatore privato...." Si presenta l'uomo che bloccava la porta. " ....e... direi proprio che mi sembra di conoscerti Sam..."
"Anch'io credo di conoscerti Ray, forse io e te forse abbiamo lavorato insieme, ma non mi chiedere quando per favore... ho un gran casino in testa."
"Qualcuno sa cosa c'è dietro quella porta?" Insiste Angelica. " Sta continuando a battere e mi mette i brividi, senza contare che non ho le mie scarpe e ho i piedi ghiacciati!"
"Qualcosa mi dice che dobbiamo cercare un'altra uscita, non possiamo stare qua dentro in eterno e poi la luce sembra che debba andarsene da un momento all'altro."
"Sono d'accordo con te  Ray, anche perché credo di aver smarrito da qualche parte la mia borsa con dei documenti importanti."
I tre iniziano a frugare lo scantinato mentre dalla porta continua la sequenza di colpi, non abbastanza forte da smuovere la porta ma inquietante e snervante!
"Uffa" piagnucola Angelica "non sono riuscita a trovare le mie scarpe come farò adesso?"
"Ehi bellezza la pianti di frignare? Abbiamo cose più importanti a cui pensare, trovato nulla Sam?"
"Bah a parte delle vecchie riviste assolutamente inutili, niente... ehi però che ne dici di salirci sopra Angelica, così i tuoi piedi non si raffredderanno!"
"Evviva grazie Sam!" risponde Angelica raggiante come se tutti i suoi problemi si fossero d'un tratto risolti.
I due uomini all'ennesima esternazione della donna si guardano attoniti: che ci fa una tipica snob dell'alta società in un posto simile?
"Ehi ragazzi, guardate cosa ho trovato" afferma trionfante Sam mostrando un pesante piede di porco. "Con questo possiamo aprire tutte le porte che vogliamo!"
"Si!" replica Ray "Ma vedi per caso altre porte? No eh? Merda, mi sa che l'unica porta per uscire è l'unica che non vorremmo aprire!"
"Beh intanto che ne dici di usare tu il piede di porco, sembra abbastanza grande e pesante da essere usato anche come arma, sempre che tu investigatore non ne abbia già una!" Ammicca Sam.
"Dallo a me, beh... sì dovrebbe andare." Sbuffa Ray.
"Ok va bene ma adesso che facciamo?" chiede preoccupata Angelica.
"Beh qui non possiamo restare, la lampadina sfarfalla sempre di più e rischiamo di trovarci al buio, cosa che vorrei evitare!" dice Ray grattandosi la testa.
"Eh allora...non vorrai...?" chiede Sam angosciato.
"Si.... hai indovinato Sam." risponde Ray con uno sguardo terreo "dobbiamo riaprire quella porta..."

01 - VICOLO CIECO

Uno scantinato, in cemento armato, illuminato da una lampadina che ogni tanto "sfarfalla" rendendo la stanza quasi surreale, ci ...

Eccomi giunto faticosamente alla fine del resoconto di questa breve avventura di GUS. Come promesso il materiale per chi volesse giocarla o semplicemente curiosare è liberamente scaricabile a questo link, disponibile anche nella colonna qui a fianco.
L'occasione per me in questa esperienza è stata l'esercizio di conversione di una avventura classica - seppur non lineare - in un formato che ricorda quello dei fronti di Dungeon World, in cui determinati eventi nefasti accadono se i PG non intervengono a fare qualcosa. Questo ovviamente oltre a dare ai giocatori la sensazione di trovarsi in un mondo vivo che non ruota necessariamente attorno a loro, crea la possibilità di percorsi ed esiti finali assolutamente aperti.
Il tutto lo trovate nell'ultima pagina dell'avventura, condensato su un solo foglio A4.

Come dice il titolo, parliamo però anche di un nuovo inizio, con l'esordio di Mr. Mist come narratore di cronache. L'occasione è un'avventura giocata assieme in un breve ritrovo quest'estate, scritta ed arbitrata da Nicholas in modo esemplare, in cui Mr. Mist, Mrs. Mist ed io ci siamo trovati come giocatori allo stesso tavolo.
Un'altra avventura di GUS, questa volta in salsa lovecraftiana, durata poco più di un'ora e mezza ma che ha saputo regalarci emozioni e colpi di scena notevoli!
Per onor di cronaca in quel che leggerete, Mr. Mist ha interpretato Sam, Mrs. Mist si è calata nei panni di Angelica ed io in quelli di Ray.
L'avventura si chiama "La notte dimenticata" e... niente teaser questa volta, buona lettura!

UNA FINE E UN NUOVO INIZIO

Eccomi giunto faticosamente alla fine del resoconto di questa breve avventura di GUS. Come promesso il materiale per chi volesse giocarla ...

Sullo shuttle di soccorso diretto su Mariposa nessuno parla. Il silenzio è rotto solo dai costanti aggiornamenti dei reporter delle news non-stop trasmesse sui televisori di bordo, dalle quali medici e soccorritori non staccano gli occhi.
Riprese a volo d'uccello della zona del disastro del Volo 10, inviati sul posto, la disperazione dei parenti delle vittime. E nelle side-news l'uccisione del famoso magnate dei cross-media, Mr. Ebb, da parte di una banda di malviventi pronti ad approfittare della situazione di emergenza per mettere in atto un colpo premeditato da tempo.
Per lo meno quei farabutti sono stati assicurati alla giustizia, pensa Isaac. Una volta ristabiliti i sistemi vitali e le comunicazioni, e con i sistemi di difesa già indeboliti, non è stato complicato per lui hackerare le protezioni di casa Ebb e sigillare dentro quei balordi, liberati ore dopo dalla polizia solo per essere rinchiusi nuovamente.
Peccato che quella telefonata ad April sia stata tardiva... ma del resto cosa avrebbe potuto fare prima? Forse è già un miracolo se sono vivi...
April...
La guarda stesa su un lettino, intontita dai farmaci. Hanno detto che ce la farà, ma la gamba è compromessa e la dovranno amputare. Lei non lo sa ancora.
"Ecco, parlano di noi!" dice Travis, stravaccato su una poltroncina davanti ai monitor come se fosse sul divano di casa. "Ehi! Ehi! Alzate il volume di quest'affare, non sento bene!"
Citano i loro nomi, passa una foto di Travis - un fugace momento di gloria fagocitato dallo stream dell'informazione.
"Tutto qui?" brontola. "Non ci daranno una medaglia, anzi una bella ricompensa? Cazzo è merito nostro!"
"Tempo al tempo Travis, goditi il fatto di esserci ancora" interviene Rai Astasi. "Potrai vendere qualche intervista esclusiva, vedrai che riuscirai a cavarne fuori qualcosa."
La responsabile della sicurezza si rivolge poi ad Isaac: "E tu, cosa farai?"
"Spero di potermi prendere un paio di settimane di vacanza al mare su Mariposa. E' da quando ero bambino che non ci vado."
L'ingegnere resta con lo sguardo fisso sul lettino di April, Rai lo segue: "Capisco. Stalle vicino. Il tempo che serve."

17 - EPILOGO

Sullo shuttle di soccorso diretto su Mariposa nessuno parla. Il silenzio è rotto solo dai costanti aggiornamenti dei reporter delle news n...

"Isaac, ci siamo" gracchia Travis nel microfono. April si appoggia alla parete esausta.
La sala contenente i grandi generatori secondari è illuminata in modo spettrale da alcune luci di emergenza, e dai led dei pannelli di controllo.
Travis si avvicina ai quadri, mentre Isaac lo istruisce sulla sequenza per il effettuare il parallelo manuale. Il tassista esegue senza fiatare e dopo alcuni passaggi si percepiscono le vibrazioni delle turbine dei sistemi ausiliari in accelerazione. Tuttavia al momento della pressione del comando d'aggancio, i generatori vanno in blocco e le turbine si arrestano, accompagnando la loro fermata con un imprecisato segnale di warning sul display locale.
"Riprova Travis, probabilmente è andato storto qualcosa durante la sequenza" ma nonostante le rassicurazioni di Isaac anche il secondo tentativo porta al medesimo fallimento.
Travis picchia i pugni sul generatore, imprecando sonoramente.
"Che cazzo c'è che non va Isaac!? Porca puttana avevi detto che questi affari funzionavano, abbiamo rischiato la pelle per arrivare fin qua! E a dir la verità non è detto che la porteremo a casa..."
Con l'ultima indelicata precisazione Travis getta lo sguardo su April. La giornalista è imperlata di un sudore malsano dietro la visiera del casco e sembra non aver fatto caso alle parole appena pronunciate. Fissa solo il suo PDA, appena estratto da un alloggiamento della tuta con dita goffe.
Travis si avvicina. Un nome a caratteri cubitali compare sulla schermata delle chiamate in entrata.
"E' Mr. Ebb" si sforza April.
"Lo vedo."
Travis afferra il PDA e accetta la chiamata. Dall'altra parte la videocamera si accende traballante, sporca di residui rossastri. Questa volta non inquadra il volto egoista del magnate, ma l'asettica casa che gli aveva sempre fatto sfondo, che alcuni balordi stanno razziando. Si vedono alcune dita rotte sollevarsi faticosamente in primo piano - forse Mr. Ebb sta chiedendo aiuto, ma è impossibile sentirlo - poi una figura scura passa davanti all'obiettivo con movimenti bruschi ed energici, e la comunicazione si interrompe.
"Hai appena perso il lavoro, bellezza."
April scuote la testa, chiude gli occhi. Capisce che le paranoie di Mr. Ebb erano fondate, ma in questo momento l'unica cosa di cui può preoccuparsi è contenere la sensazione di nausea che la pervade per non vomitare.
"Travis, ho trovato il problema. C'è un guasto su una delle linee di parallelo."
"Posso ripararlo?"
"Credo di sì."
Travis si mette al lavoro, guidato da Isaac. Sono i cinque minuti più lunghi della vita di ognuno.
Quando infine il tassista preme con foga il pulsante di avviamento, i generatori agganciano la rete accelerando trionfanti.
Nella sala controllo della Centrale, Isaac e Rai Astasi guardano sollevati i display illuminarsi di verde mentre i supporti vitali ed i sistemi secondari disseminati nella colonia lunare ripartono.
Oculus City è salva.

16 - ULTIMA CHIAMATA

"Isaac, ci siamo" gracchia Travis nel microfono. April si appoggia alla parete esausta. La sala contenente i grandi generatori...