Rosco rimane immobile, paralizzato dal terrore; sa che è giunta la sua ora, che non rivedrà più la sua poltrona, il suo letto, che non mangerà più ciambelle seduto nel suo ufficio. Spera solo che la raffica lo uccida sul colpo; una bella pallottola dritta in fronte e poi più nulla. Ha una paura fottuta del dolore: nella sua carriera di poliziotto ha dovuto passare tante, troppe ore in ospedale al capezzale di ragazzi, donne e uomini con gli sguardi carichi di sofferenza ed i corpi martoriati. Molti erano semplici testimoni innocenti, che si erano trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. Alcuni non ce l'avevano fatta, altri si erano ripresi ma portavano ancora addosso il ricordo del dolore che avevano provato. Molto meglio l'oblio di una rapida morte.
Il rumore dello scoppio, però, tarda ad arrivare. Todd abbassa lo sguardo e nota che la sicura del vecchio fucile si è incastrata. "Vaffanculo" urla, trafficando per far scattare la levetta.
"Brutto idiota, torna dentro" sibila O'Donnell, afferrando la cintura dello sceriffo e trascinandolo di peso nella stanza. "Chiudi quella maledetta porta" ordina poi, voltandosi verso suo figlio. "E' rinforzata, ci proteggerà".
Rick scatta in avanti e si appoggia di peso sull'uscio. I cardini si lamentano con un acuto cigolio, poi la serratura scatta.
Rosco si accascia a terra, mentre perle di sudore gli colano lungo il viso e cascano sulla camicia già abbondantemente pezzata.
"Che... che facciamo?" balbetta il giovane agente, lo sguardo che scatta a destra e a sinistra, osservando prima suo padre e poi il suo grasso ed attonito superiore.
O'Donnell sospira, osservando con disgusto il terrore negli occhi di suo figlio. Il moto d'orgoglio che aveva provato di fronte alla risolutezza di Rick nell'accettare la sua proposta, poco prima, viene spazzato via dalla profonda delusione per l'ennesima dimostrazione di inettitudine. La paura non sfiora nemmeno O'Donnell; ha già affrontato problemi ben più gravi di un ex soldato armato sotto effetto di droghe. Lo sguardo si sposta su Rosco: per il momento lo sceriffo è inutile, un peso di cui non vuole e non gli interessa occuparsi. Ha solo una priorità, ora, salvare la propria pellaccia.
"Brutti stronzi, avete venduto l'America a quegli sporchi musi gialli!" urla Todd. "Vi farò a pezzi!"
O'Donnell sferra un pugno sul muro in preda alla rabbia, poi un'idea gli si materializza in testa.
"Todd, ascoltami" urla attraverso lo spesso strato di legno e metallo della porta. "Brutto idiota, non siamo dei collaborazionisti! I fottuti musi gialli ci hanno fatto prigionieri. So per certo che si sono rintanati nel capanno qui fuori" aggiunge, sperando di deviare l'attenzione del veterano e consentirgli di mettersi in salvo.
Una gragnuola di proiettili si abbatte per tutta risposta sulla porta.
"Maledizione, Todd!" grida O'Donnell. "La meta che ti sei fumato ti annebbia il cervello! Non siamo noi i tuoi nemici!"

Todd sgancia il caricatore vuoto e lo sostituisce con un movimento fluido, scarrellando e inserendo un colpo in canna.
O'Donnell pensa di convincermi con questa stronzata del capanno riflette, aggiustandosi il calcio sulla spalla. Ma nessuno riuscirà a fare fesso Todd!
Un'altra breve raffica colpisce la porta, rimandando nel corridoio un tintinnante suono metallico. I proiettili, deviati dalla spessa lastra d'acciaio, rimbalzano e si insaccano nelle pareti. Todd allontana l'indice dal grilletto ed abbassa il fucile.
E' un fottuto bunker! Ma ho io qualcosa per stanarli! pensa, passandosi la tracolla sulla spalla ed allungando la mano verso una delle granate fissate alla cintura.

"Ha smesso di sparare" mormora Rick, fissando speranzoso suo padre. "Forse sei riuscito a convincerlo".
O'Donnell esita. La risposta di Todd ai suoi appelli è stata una raffica sparata direttamente contro la porta; è una fortuna che i proiettili non si siano insaccati nel muro, decisamente meno protetto, e non li abbiano falciati.
"Todd? Ti sei convinto che non siamo tuoi nemici, idiota di un negro?" esclama O'Donnell, senza riuscire a trattenersi. Nonostante le sue origini e gli insegnamenti di suo padre, non ha mai avuto grossi problemi con le persone di colore. L'unico colore che gli interessava era il verde delle banconote.
Il silenzio viene rotto dalla possente voce del veterano: "Fuoco in buca!"

25 - FUOCO IN BUCA!

Rosco rimane immobile, paralizzato dal terrore; sa che è giunta la sua ora, che non rivedrà più la sua poltrona, il suo letto, che non ma...

Alcune settimane prima…

Il silenzio cala nella grande sala, illuminata a giorno da centinaia, migliaia di torce infilate ognuna nella bocca di una faccia di pietra incisa sulle colonne portanti di questo luogo. I volti, immobili maschere dall’espressione triste o sorridente a seconda del caso, sono i muti testimoni della tragedia appena consumatasi.
Il cadavere del Gran Vizir, lo stregone, giace sul pavimento lucido. Il suo bastone è rotolato poco distante, assieme ad una grande gemma blu.
Radgar si china per afferrarla, quindi la solleva ben in vista in mezzo ai compagni: “La Pietra della Morte…” sussurra.
“Una delle due gemelle” continua Samia. “Ma la Pietra rossa della Vita non è qui…”
“Le leggende vogliono le Pietre separate per molto, molto tempo, e questa occasione non fa eccezione. Forse chi la possiede non sa nemmeno di possederla” spiega Raphael.
“Quale potere nasconde la loro unione?” chiede ancora Samia, scrutando il proprio volto riflesso nelle sfaccettature della gemma.
“Non lo so di per certo, ma i testi dicono l’illusione. Ma non l’illusione del ciarlatano, del millantatore o del prestigiatore. Non l’illusione di un miraggio. Un tempo il mio maestro disse che esistono stregonerie in grado di ingannare il tempo e le dimensioni.”
Radgar abbassa la gemma, spostando l’attenzione.
“Ci sono alcune torce spente, l’avete notato?”
Si avvicina ad una delle colonne, ed i suoi passi riecheggiano nel salone.
“Maledizione…” bisbiglia mentre un brivido gli corre lungo la schiena.
Il suo sguardo è fisso su uno dei volti la cui torcia si è spenta. Quel volto è il suo volto!

10 - LA PIETRA BLU

Alcune settimane prima… Il silenzio cala nella grande sala, illuminata a giorno da centinaia, migliaia di torce infilate ognuna nella bo...

Maria saluta le amiche fuori dalla scuola e si incammina verso casa.
Attacca Spotify mentre cammina e controlla il feed di Instagram scrollando tra le varie immagini.
Mentre percorre un vicolo quasi va a sbattere contro alcuni uomini che bloccano il passaggio.
"Mi scusi..." dice.
Alza lo sguardo.
Tre uomini con i bomber scuri e i capelli rasati.
Uno ha una catena in mano.
Si gira spaventata, dietro di lei altri due uomini vestiti allo stesso modo.
“Dovevi restartene al tuo paese” dice uno di loro, mentre gli altri si stringono intorno a Maria.

SCENA 11

Maria saluta le amiche fuori dalla scuola e si incammina verso casa. Attacca Spotify mentre cammina e controlla il feed di Instagram ...

Rick si alza in piedi e si strofina i polsi indolenziti. "Usciamo prima che il tuo vicino ammazzi qualcuno. Sempre che non l'abbia già fatto... sono l'unico ad aver sentito quella fucilata?"
O'Donnell realizza in quel momento di aver deliberatamente ignorato il colpo d'arma da fuoco sparato all'esterno. E si rende conto che il suono che ha sentito non proveniva da un calibro .12, quanto piuttosto da un'arma semiautomatica.
"Che cazzo sta succedendo?" esclama, avvicinandosi alla sporca vetrata che dà sull'esterno, su cui anni di produzione di metanfetamine hanno depositato innumerevoli strati di residui chimici.
Mentre tenta di togliere la patina giallastra dal vetro, alcune urla rompono il silenzio, poi risuona distintamente un colpo di pistola, a cui rispondono numerose scariche di fucile e raffiche di armi automatiche.
O'Donnell si ritrae allarmato ed osserva perplesso Rick e Rosco; il ragazzo lo sta osservando spaventato, mentre lo sceriffo, piegato di lato, sta allungando il braccio verso il suo fucile a pompa. "La strada è piena di poliziotti!" sbraita digrignando i denti. "Qualcuno mi spieghi che cazzo ci fanno tutti questi sbirri fuori da casa mia!"
"Io non li ho chiamati" ribatte Rosco, fermando il braccio a mezz'aria e riacquistando la posizione eretta. "Per ogni evenienza, comunque, è meglio scendere ed uscire dal retro".
O'Donnell socchiude gli occhi, riflettendo sulle possibili conseguenze della proposta dello sceriffo. E' probabile che chiunque stia sparando contro la polizia cerchi un rifugio sicuro, e potrebbe scegliere di barricarsi all'interno della sua villa. E potrebbe scoprire il suo laboratorio ed i suoi traffici. "Inaccettabile" esclama, concludendo il pensiero a voce alta, poi sussulta quando un proiettile si incassa nel legno del montante che sostiene la finestra.
"Vaffanculo, non starò qui ad aspettare che una pallottola vagante mi faccia saltare la testa" ringhia Rosco, afferrando la maniglia ed aprendo la porta.
Il corridoio è avvolto nella penombra, ma la luce che filtra dal bagno gli permette di scorgere una figura piegata in avanti che, lentamente, sta salendo le scale. Todd sembra stupito di vedere Rosco in piedi, sull'uscio della stanza usata come laboratorio, poi il suo volto si distorce in preda al disprezzo ed il fucile si alza, puntando nella sua direzione.
"Maledetti collaborazionisti!" urla, quindi preme il grilletto.

24 - GLI SPARI FUORI

Rick si alza in piedi e si strofina i polsi indolenziti. " Usciamo prima che il tuo vicino ammazzi qualcuno. Sempre che non l'ab...

Quando l’occhio mostruoso si sposta su Raphael, Samia ne approfitta per cercare di riprendere il controllo di sé stessa. Con uno sforzo terribile fa appello agli Amuleti della Forza che da sempre cinge in vita. Le sue dita li sfiorano attingendo ad energie rinnovate. I suoi muscoli si flettono spezzando le scaglie di pietra che la stanno lentamente avvolgendo, ma la magia pietrificante è forte.
Radgar intanto, sfruttando l’attenzione del mostro per Raphael, si getta a capofitto verso la base di uno dei tentacoli e con un fendente poderoso della sua ascia tenta di reciderlo. La lama affonda e si spezza nella strana carne-pietra del ciclope, tagliando senza recidere, facendo schizzare il maleodorante icore sanguigno del mostro dappertutto.
La massa informe trema di dolore e l’occhio si sposta su Radgar. In quel preciso istante Samia, ormai libera, trafigge con entrambe le spade il tentacolo già ferito, che si agita come un serpente colpito a morte.
Radgar non si lascia scappare l’istante propizio, con l’occhio sofferente sguarnito davanti a sé. Il suo pugno si stringe sul moncone di ascia che gli rimane e lo scaglia con tutta la sua forza verso il bulbo luminescente.
La lama spezzata s’infilza con un suono pastoso e sgradevole. Un liquido putrido comincia a sgorgare sulla pupilla, mentre il mostro si agita violentemente emettendo un cupo stridio di agonia. Nei suoi disperati ultimi spasmi cerca di colpire o stritolare i suoi avversari, ma le forze lo abbandonano e la presa si fa debole.
Mentre la morte sopraggiunge, la luce fredda del suo unico occhio si affievolisce sempre più fino a sparire.

09 - L’ASCIA SPEZZATA

Quando l’occhio mostruoso si sposta su Raphael, Samia ne approfitta per cercare di riprendere il controllo di sé stessa. Con uno sforzo te...


La sera, mentre torna a casa Ahmed, fa una deviazione verso il cantiere.
Vicino all’ingresso è parcheggiato un furgone nero e l’uomo rasato che ha visto al catasto centrale è in piedi li a fianco, a fare da palo.
Altri uomini stanno uscendo dal palazzo.
Ahmed rimane bloccato, indeciso se chiamare la polizia, ma prima che riesca a decidersi gli uomini salgono sul furgone e se ne vanno.
Ahmed entra nello scavo e scende dove c’è la crepa.
Il passaggio è abbastanza ampio da riuscire a infilarsi.
Ahmed lo attraversa e si ritrova in un corridoio di cemento levigato.
Lo segue per alcuni minuti fino a una stanza che contiene un anfiteatro di marmo liscio.
Spaventato si gira e torna indietro.

SCENA 10

La sera, mentre torna a casa Ahmed, fa una deviazione verso il cantiere. Vicino all’ingresso è parcheggiato un furgone nero e l’...

Quando la vista degli avventurieri si abitua, la luce fredda sembra gelare il loro sangue per quel che vedono.
La luce non è luce, ma l’unico grande occhio che risplende blu e freddo al centro della testa di una creatura ciclopica, un gigante senza gambe il cui corpo è una grossa massa amorfa e marrone immersa nel putridume e nei liquami, da cui emergono quattro lunghi tentacoli che terminano con aculei acuminati come lance.
L’occhio blu risplende illuminando il grande antro in cui dagli scoli ricadono i liquami della città. Scoli che portano come canne d’organo disordinate il suono delle campane a festa, segno che la prima parte della cerimonia si è conclusa, e che presto il Re e la sua sposa saranno marito e moglie.
Radgar e Raphael si riprendono dallo stordimento iniziale, realizzando il pericolo che corre Samia, e sperando non sia troppo tardi.
Lo sguardo del ciclope puntato su di lei la sta rendendo pietra. La pelle è cosparsa di grosse schegge grigie e rigide che già le impediscono il movimento. Il suo destino sarà di diventar presto statua.

I tentacoli del mostro ciclopico s’intrecciano vorticosi sopra Radgar e Raphael che scivolano veloci tra le melme per evitare di essere colpiti. Quando Raphael solleva lo scudo per parare uno dei micidiali attacchi, il tentacolo si avvinghia ad esso. Il guerriero punta i piedi e cerca di trasformare il pericolo in opportunità, tirando con tutte le sue forze per scoprire un fianco dell’avversario e permettere a Radgar di affondare verso l’occhio centrale.
Radgar ringhia cercando un varco, ma sfortunatamente la creatura ha altre tre appendici con cui tenerlo a bada.
Raphael cerca di tenere il più possibile, ma la forza sovrumana della bestia ha la meglio, sollevandolo di peso e sbattendolo bruscamente contro una parete. L’urto violento lo stordisce, mentre il tentacolo lo cinge in vita per tenerlo ben sollevato da terra. Raphael nota confusamente le terminazioni acuminate degli altri bracci puntare contro di lui. Cercando di reagire per tempo solleva lo scudo per parare due affondi, ma sente l’estremità chitinosa del terzo piegare la sua armatura lucente ormai lorda di liquami e scalfire la carne.
Raphael cerca di comprendere la situazione, ma l’unica cosa che riesce a vedere chiaramente è la luce azzurra dell’occhio che lo fissa. Ogni movimento si fa per lui più difficile, e percepisce il suo sangue diventare sasso. Maledice l’istante in cui ha deciso di attirare su di sé le ire del mostro. Presto non sarà più nemmeno carne per i topi, ma solo una statua che una frustata del ciclope ridurrà in briciole.

08 - SGUARDO DI PIETRA

Quando la vista degli avventurieri si abitua, la luce fredda sembra gelare il loro sangue per quel che vedono. La luce non è luce, ma l’u...

Il giorno dopo Ahmed è al museo del cinema, ha deciso di cercare la pellicola originale del film negli archivi RAI.
La cupola della Mole Antonelliana incombe su di lui mentre entra nell’edificio.
La pellicola originale del film è disponibile e ad Ahmed viene data una stanzetta dove può visionarla fotogramma per fotogramma.
Ahmed inizia il noioso lavoro scandendo un fotogramma dopo l’altro alla ricerca di qualche dettaglio significativo.
Dopo alcune ore la luce nella stanza sfarfalla e si fa più scuro, Ahmed cerca una torcia nella sua borsa e trova la lampada ad olio che aveva messo li per farla riparare.
Ricordandosi dello strano fenomeno la accende.
Sui fotogrammi della pellicola adesso appaiono sovraimpresse alcune rune gotiche.
Ahmed prova a fotografarle con il cellulare ma la luminosità particolare fa si che nelle foto non risultino.
Ahmed spegne la lampada per paura di incendiare qualcosa e esce dalla stanzetta.

SCENA 9

Il giorno dopo Ahmed è al museo del cinema, ha deciso di cercare la pellicola originale del film negli archivi RAI. La cupola della M...

Gli occhi di Rick si fissano sulla canna della pistola, poi lentamente salgono fino ad incontrare quelli del padre. Ricco venditore d'auto un cazzo! pensa con un moto di rabbia e frustrazione. Che stupido che sono stato, a non capirlo prima... il mio vecchio è il boss dello spaccio di Wilson.
Nella sua mente, tutte le stranezze che non è mai riuscito a spiegarsi iniziano ad assumere un nuovo significato, incastrandosi come i pezzi di un puzzle: la grande casa acquistata ad un prezzo stracciato, le numerose amicizie con gente poco raccomandabile, gli improvvisi viaggi d'affari all'estero, le telefonate a tarda notte nello studio. Rick ricorda chiaramente quella sera di tanti anni fa, quando suo padre ha aperto lentamente la porta della sua cameretta, si è seduto sul letto e gli ha rivelato quello che nessun figlio vorrebbe mai sentirsi dire. "Jaqueline è andata via e non tornerà, ma non devi preoccuparti. Ci sono io, qui con te" aveva detto a bassa voce, senza nessuna incrinatura nella voce. Senza nemmeno una lacrima. Lui invece ne aveva versate a fiumi, bagnando le lenzuola e cercando un suo abbraccio. O'Donnell si era limitato ad un paio di colpetti sulla schiena.
Non c'era stato alcun funerale, e Rick aveva iniziato ad odiarla perché se n'era andata e l'aveva lasciato solo. No, ora era abbastanza evidente che sua madre era morta; quasi sicuramente l'aveva uccisa lui. Chissà che motivo gli aveva dato. In fondo a lui non era mai mancato niente: vestiti, istruzione, divertimenti, denaro. L'affetto, invece... Forse sua madre aveva semplicemente scoperto qualcosa che non doveva sapere. O forse O'Donnell si era semplicemente stufato.
"Allora? Abbiamo chiarito sì o no?"
La voce di O'Donnell lo riporta alla realtà, a quel lurido bagno impregnato dell'odore di solventi chimici. Suo padre è ancora lì, come anche la pistola. Forse è il caso di assecondarlo, se vuole portare a casa la pelle.
"Mmmpf" farfuglia, la bocca ancora imprigionata dal bavaglio.
Rosco lancia un'occhiata al vecchio, che annuisce impercettibilmente ed arretra. Lo sceriffo quindi allunga una mano e scioglie il nodo; il fazzoletto bagnato di saliva cade in grembo a Rick, che inizia a muovere a destra ed a sinistra la mandibola, irrigidita dalla posizione forzata.
"Allora?" ringhia O'Donnel.
"Va bene, va bene" ribatte l'agente. "La storia può reggere, ed alle scartoffie ci penso io. Come del resto ho sempre fatto" aggiunge, lanciando un'occhiata in tralice allo sceriffo.
Rosco si lascia andare ad un sospiro di sollievo. "Ottimo, quindi possiamo ancora cavarcela".
"E' giunto il momento, per te, di diventare un vero uomo" esclama O'Donnell, strappando il nastro adesivo con cui aveva legato il figlio.
"Una sola domanda" esclama Rick. "Hai mai venduto un'auto in vita tua?"
Un ghigno appare sul volto di O'Donnell. "Sì, la tua".

23 - TUTTO SI INCASTRA

Gli occhi di Rick si fissano sulla canna della pistola, poi lentamente salgono fino ad incontrare quelli del padre. Ricco venditore d'...

Il passo zelante con cui Ragdar e Raphael avanzano nel cunicolo rallenta diventa circospetto, attento, quando realizzano che la luce verso cui sono diretti non proviene dall’esterno.
In loro si fa strada un pensiero insidioso: possibile che il fatto di aver trovato il passaggio non sia stato un caso fortuito? Possibile che non lo fosse nemmeno quello strano muro antico in cui erano incappati appena prima?
Man mano che si avvicinano la figura immobile di Samia risulta distinguibile immersa nella luce che si fa sempre più intensa e fredda, come un piccolo sole gelido nella stanza. Un bagliore che confonde e acceca.
Avanzano con le armi in pugno, pronti al peggio. Forse, la leggenda di questi luoghi non è così distante.

07 - SOLE GELIDO

Il passo zelante con cui Ragdar e Raphael avanzano nel cunicolo rallenta diventa circospetto, attento, quando realizzano che la luce verso...

Ahmed sta pensando alla telefonata con Youssef quando Maria lo chiama.
“Papà vieni a vedere!”
Ahmed va nella cameretta della figlia.
La ragazza sta guardando un video su Youtube.
“Non è il tuo palazzo quello?”
Il video è in bianco e nero, sembra un film degli anni ’70, e in effetti alcune scene sono girate nel palazzo posto ora sotto sequestro.
Ahmed si siede vicino alla figlia e guarda tutto il film.
Non è un granchè, è girato a basso budget e contiene tutti i clichè del genere, polizia corrotta, sette esoteriche etc.
Però, in alcune scene, mostra delle persone entrare e uscire da un cunicolo sotto il palazzo.
Maria va a dormire e Ahmed cerca su internet informazioni sul film.
Trova  molto poco, un breve trafiletto su Wikipedia, inoltre pare che il regista e gli attori siano morti o vivano all’estero.
Scoraggiato Ahmed chiude il portatile.

SCENA 8

Ahmed sta pensando alla telefonata con Youssef quando Maria lo chiama. “Papà vieni a vedere!” Ahmed va nella cameretta della figlia...

Il puzzo di marcio e guano che riempie l'abitacolo è quasi insopportabile, ma Todd non ci fa caso: i fumi della metanfetamina gli hanno ormai distrutto il senso dell'olfatto, oltre alla percezione della realtà. Una voce nella sua testa continua ad urlargli di raggiungere i suoi commilitoni e difendere il quartier generale dai musi gialli.
Lo scassato pick up Ford, che Todd ha rubato dal retro della stazione di servizio, si ferma di colpo appena prima della svolta che porta alla casa di O'Donnell, lasciando sull'asfalto i segni dei copertoni. Le galline rinchiuse nelle gabbie fissate al pianale starnazzano impaurite, ma il veterano sente solo il rumore dei colpi di calibro 12 e le raffiche di fucile mitragliatore.
Merda, i musi gialli hanno già iniziato l'assalto! pensa, mentre la frustrazione si abbatte su di lui ed alimenta la sua ira. La deviazione che ha fatto per recuperare il suo equipaggiamento dal deposito munizioni -identico in tutto e per tutto al box dietro casa sua- gli ha fatto perdere tempo, dannazione.
La sua mano destra allontana una gallina accoccolata sul sedile del passeggero e raggiunge la tracolla del fucile e lo spallaccio del suo zaino, l'altra apre di scatto la portiera. Todd si fionda fuori e si acquatta accanto alla ruota, studiando il miglior percorso per avvicinarsi alle postazioni nemiche. Tre figure gli si parano davanti, dopo aver oltrepassato di corsa l'angolo della casa cantoniera. Ogni tanto si voltano e scaricano una breve raffica alle loro spalle, poi continuano a correre.
"Perché cazzo vi state ritirando!?!" urla Todd, riconoscendo il tenente Stermann che, paonazzo, precede i suoi due compagni.
I tre uomini si fermano ansanti accanto a lui, lo gettano a terra e salgono velocemente sullo scassato pick up. Dal finestrino del passeggero vola fuori la gallina, che apre le ali ed atterra scompostamente sul marciapiede.
"Quanti sono? Il quartier generale è ancora al sicuro?" urla il veterano, tirandosi su ed allungando il braccio per raggiungere zaino e fucile.
"Fottiti, Todd, te e il tuo cazzo di quartier generale" replica Stermann, chiudendo la portiera ed avviando il motore. "Sei completamente fuori di testa! E la prossima volta risolviteli da solo, i tuoi casini! Noi non vogliamo avere niente a che fare con la polizia della contea!"
Il furgone parte rombando e sputacchiando mentre il veterano si rialza. A quanto pare non ci si può fidare più nemmeno dei propri commilitoni. E nemmeno della polizia, a quanto pare: di sicuro i vietcong hanno infiltrato i loro uomini ed hanno fatto il lavaggio del cervello ai suoi poveri compagni.
D'improvviso un pensiero si fa strada nel suo cervello: anche il colonnello O'Donnell è in combutta con i vietcong. Anzi, probabilmente è lui il loro contatto all'interno del quartier generale.
E' rimasto l'unico ancora fedele alla bandiera. Ma se riesce ad infiltrarsi senza essere visto, forse il vecchio Todd può ancora risolvere la situazione.

22 - RITIRATA

Il puzzo di marcio e guano che riempie l'abitacolo è quasi insopportabile, ma Todd non ci fa caso: i fumi della metanfetamina gli han...