"Vorrei ancora domandarle un paio di cose Willy, come ha trascorso questi ultimi anni? Intendo com'è stata la sua vita dopo l'esperienza della guerra?"
"Ho ancora gli incubi la notte se è questo che voleva sapere."
"Sì ok ma più in generale?"
"Dopo essermi ricongiunto con la mia famiglia  trovai lavoro presso le imprese che bonificano e ricostruiscono i bunch distrutti o danneggiati, con la mia esperienza non ho avuto difficoltà ed ho persino fatto carriera. Sul piano politico  mi sono iscritto ad organizzazioni pacifiste internazionali su Side 3. In questi anni abbiamo manifestato molto per cercare di ricordare alla gente che cosa terribile sia la guerra e di portare un consenso sempre maggiore alla causa pacifista, il desiderio di pace poteva essere il collante necessario per riunire tutti gli esseri umani spazianoidi e terrestri. Pensavo, anzi speravo, che l'esperienza ravvicinata nel tempo degli orrori della guerra avrebbe permesso alla gente di non ricadere nella stessa spirale perversa che aveva portato alla "Guerra di un anno". Invece dopo pochi anni dalla fine del conflitto ci fu l'insurrezione degli irriducibili di Delaz, a cui seguì la spietata e criminale repressione del governo federale ad opera dei cosiddetti "Titani" e successivamente le guerre di Neo Zeon. Tutti questi eventi mi hanno fatto capire che spazianoidi e terrestri sono accomunati soprattutto dall'avidità, dalla sete di potere e dall'odio. Devo quindi ammettere che col tempo il mio entusiasmo è diminuito, ed è aumentato il cinismo."
"Però non ha mai smesso di credere e di cercare la pace."
"No, almeno la speranza mi è rimasta, poi è un dovere morale che ho nei confronti di mio figlio!"
"Già, comprendo ...  Ah, dimenticavo, che ne è stato dei suoi ex commilitoni?"
"Sophie rimase per un po' di tempo ad Axis servendo nelle forze armate, poi dopo un po' di anni anche lei lasciò l'esercito e tornò su Side 3 dove riprese a studiare all'università, si laureò ed ora lavora presso uno studio legale. Quanto a Probst, per quel che ne, so continuò la sua carriera militare, servì sotto Axis nei conflitti che seguirono, ma di lui non so altro, spero comunque che abbia trovato la sua strada."
"Beh, credo che questo sia tutto, direi che l'intervista è conclusa."
"E' durata meno di quanto mi sarei aspettato, vuole per caso fermarsi per cena?"
"Oh no Willy, lei è molto gentile ma ho un programma molto fitto e tra un paio d'ore ho uno shuttle che devo assolutamente prendere, però prima di lasciarLa mi fumerei ancora una sigaretta."
"Certo, faccia pure intanto Le chiamo un taxi."
"Molto gentile, grazie!"
"Senta Kai, adesso sono io che vorrei farle una domanda."
"Prego Willy direi che dopo averla intervistata per quasi tutto il pomeriggio è il minimo!"
"Anche lei è un reduce e durante l'intervista mi è venuta la curiosità di sapere, come ha vissuto gli anni che sono seguiti al conflitto?"
"Dopo la fine della guerra mi sono congedato, la vita militare infatti non faceva per me, considerando che sono stato costretto ad arruolarmi, ma sto divagando. Comunque dopo il congedo ho deciso di seguire una certa predisposizione per il giornalismo ed ho iniziato la carriera come freelance. Mi occupo di tutto quello che gravita intorno all'ambiente politico-militare, sfruttando qualche conoscenza nell'esercito e la mia grande faccia tosta: indago, faccio ricerche, ed intervisto chiunque abbia una storia da raccontare, denunciando poi all'opinione pubblica tutte le situazioni poco pulite. In questi anni non mi sono mai domandato esattamente il perchè stessi facendo tutto questo, ma ultimamente credo di aver capito che la guerra ha lasciato in me il desiderio profondo di giustiza soprattutto per tutte le vittime di questi inutili conflitti. Alla fine non ho mai smesso di combattere una mia guerra personale solo che ora uso una sola arma: la verità!"

17 - EPILOGO.

"Vorrei ancora domandarle un paio di cose Willy, come ha trascorso questi ultimi anni? Intendo com'è stata la sua vita dopo l'...

"Vedi Kai, il fatto che la moglie e la figlia di Dozle Zabi siano state evacuate su Axis subito dopo la caduta di A Baoa Qu è ormai un fatto storico accertato!"
"Certo, allora cosa sapevate voi della base asteroide di Axis?"
"Quasi nulla. Quando fummo raccolti dalla Gwazine, gli ufficiali avvisarono tutto l'equipaggio che la direzione ultima del nostro viaggio era questa misteriosa base di Axis. Ovviamente tutti cercarono di saperne il più possibile su questo luogo.Tutto quello che scoprimmo di Axis fu: che si trattava di una base mineraria situata su un asteroide, che si trovava tra Marte e Giove; praticamente dall'altra parte rispetto al fronte. Col passare del tempo era stata trasformata in una stazione di sosta per le nostre  navi che si recavano presso Giove, per approvigionare Zeon di helium-3, il combustibile per i reattori di navi e mobile suits."
"Una base miltarmente poco importante rispetto a Solomon ed  A Baoa Qu."
"Sì, e per questo motivo che fu scelto come nascondiglio dai lealisti di Zeon!"
"Quanto durò e come fu il suo viaggio?"
"Il viaggio durò all'incirca un mese, giorno più giorno meno, e fu decisamente tranquillo, sebbene non facessi più parte della forza combattente, venni comunque aggregato ai militari del corpo tecnico, in pratica, ai meccanici che avevano preparato ed armato il mio Zaku prima della fuga da A Baoa Qu. Erano bravi ragazzi, molto in gamba e mi trovai bene con loro, nonostante loro avessero scelto di continuare a combattere per il Principato,  non fui mai maltrattato e nemmeno emarginato. Dal canto mio mi diedi molto da fare in quei giorni, poichè la Gwazine sebbene uscita vittoriosa dallo scontro con le navi federali, era stata danneggiata."
"Anche gli altri soldati furono solidali con lei, nonostante la sua scelta fosse stata diversa dalla loro?"
"In linea di massima, sì. Ricordo che un giorno durante il viaggio venni convocato a rapporto dal Colonnello Char e dal Capitano Lackoc, durante quell'incontro mi venne detto che a prescindere dalla mia scelta di non continuare a combattere, ero ancora un soldato di Zeon e come tale la mia  condotta sarebbe stata giudicata da una corte marziale una volta giunto ad Axis."
"Nonostante le rassicurazioni di Lady Zenna?"
"Sì, Lady Zenna, mi aveva evitato una fucilazione sul posto, ma la mia situazione era ancora incerta."
"Cosa rischiava concretamente?"
"Beh Char e Lackoc mi spiegarono che grazie all'intervento di Lady Zenna avrei evitato la pena capitale, in ogni caso mi disse che, se fossi stato riconosciuto colpevole, avrei rischiato qualche anno di carcere ed il congedo con disonore."
"Certo che il carcere non era proprio una bella prospettiva per uno che aveva rischiato la vita per il proprio paese!"
"In fondo essere sotto le armi per me era già un po' come essere in prigione, per cui devo ammettere che la cosa non mi turbò più di tanto, o almeno non più di tutto quello che mi era accauto fino a quel momento."
"Come andò a finire?"
"Arrivammo finalmente ad Axis, lì scoprimmo che la base era molto piccola, anche se il comandante della base, il Generale Maharaja Karn stava facendo il massimo per ampliare la struttura coi pochi mezzi e personale a sua disposizione. Qualche giorno dopo il nostro arrivo venni convocato dal tribunale militare presieduto dal Generale Karn in persona. Il mio caso fu esposto dal Capitano Lackoc che descrisse i fatti in modo corretto e senza omettere nulla. Il Colonnelo Char parlò in mia difesa lodando il mio coraggio e quello dei miei due commilitoni Probst e Scholl arrivando anche a proporci per un encomio di squadra. Lady Zenna inviò inoltre una memoria in cui descriveva quei momenti e ringraziava tutti i soldati, me compreso, che avevano reso possibile la fuga sua e di sua figlia da A Baoa Qu. Quando toccò a me parlare, ribadii parola per parola quello che avevo detto a Lackoc nella cabina di pilotaggio del Komusai: non volevo più essere uno strumento di morte ed ero disposto a stare in galera piùttosto che continuare ad uccidere. Il generale ascoltò con attenzione tutto quanto, capii da come si comportava che non era un fanatico militarista, e, per mia fortuna, fu molto comprensivo; infatti considerò la mia condotta onorevole e mi congedò formalmente dall'esercito."
"Era finalmente fuori dall'esercito."
"Sì, ma ero di fatto trattenuto contro la mia volontà su Axis, vista l'incertezza sul futuro di Zeon.
Il generale Karn decise che Axis doveva rimanere nascosta, fino a quando almeno non avesse avuto la forza necessaria per potersi difendere da forze esterne. Per questo motivo i contatti persino con Side 3 erano ridotti al minimo indispensabile, a causa di ciò trascorsi ancora un paio d'anni su Axis, prima di poter tornare a casa dalla mia famiglia."
"Come trascorse il tempo?"
"Axis aveva bisogno di personale tecnico, per costruire, mantenere e riparare mezzi  e strutture, io sono un buon meccanico e quindi fui impiegato nel settore tecnico. Furono anni di duro lavoro che mi permise però di distrarmi, almeno un poco, dal dolore di essere lontano da casa."
"Non ha mai pensato che il fatto di non essere finito in prigione fosse stato dettato più da ragioni pratiche che non etiche o legali?"
"Sì, il sospetto mi è venuto più volte, lo ammetto."
"Come riuscì a ritornare a casa allora?"
"Dopo alcuni mesi, la politica di Axis nei confronti dell'esterno cambiò, nel frattempo la sua forza militare era aumentata ed era riuscita ad allestire una flotta consistente. Quando iniziarono le missioni strategiche-diplomatiche verso la Terra e gli altri side, io mi imbarcai clandestinamente su di una nave, grazie all'appoggio di alcuni amici che avevo nell'esercito."
"Magari con l'aiuto di qualche ex commilitone? A proposito che cosa era accadduto a Probst e Scholl?"
"Christoph e Sophie erano rimasti nell'esercito come piloti di mobile suit e vennero assegnati alla squadra comandata dal Colonnello Char con estrema gioia di Christoph. Per quel che riguarda la prima domanda invece non le dirò i nomi di chi mi aiutò, posso solo dirle che sono persone a cui devo molto!"
"Ok va bene, ed allora come arrivò a casa? Questo almeno può dirmelo?"
"Non appena raggiunta l'orbita della Luna, la flotta di Axis sostò presso la città lunare di Von Braun ed io sbarcai lì. Da Von Braun mi imbarcai per Side 3 su shuttle commerciali. Quando giunsi a Side 3 cercai la mia famiglia contattando amici, parenti e consultando i database pubblici, mi ci volle un po', ma li trovai e li contattai. Pensi Kai che quando li chiamai al comunicatore mio padre non mi riconobbe, per loro e per me l'emozione fu fortissima, credo che quella sia stata la prima volta che piansi di gioia dopo anni."
"Li raggiunse subito?"
"Dopo un viaggio di una settimana, tornai a casa e riabbracciai la mia famiglia, finalmente e definitivamente ero libero e a casa mia... ero ritornato!"

16 - AXIS!

"Vedi Kai, il fatto che la moglie e la figlia di Dozle Zabi siano state evacuate su Axis subito dopo la caduta di A Baoa Qu è ormai...

Mario piange in ginocchio.
Le lacrime cadono sulla terra battuta.
Davanti lui c’è l’uomo vestito di bianco.
“Mario” dice con voce gentile “basta scappare”.
L’uomo gli tende una mano “Il tempo che avevi chiesto è finito”.
Mario si alza.
Ripensa agli anni bellissimi che ha vissuto, sposato con la ragazza che ha sempre amato, a lavorare con il suo migliore amico.
Sente il cigolare di un carrello dietro di lui.
Si china, si slaccia uno scarponcino e se lo sfila.
Guarda il barbone.
Posa lo scarponcino sul carrello.
Prende la mano dell’uomo vestito di bianco.
E si incammina con lui verso l’alba rossa che sorge.

SCENA 33

Mario piange in ginocchio. Le lacrime cadono sulla terra battuta. Davanti lui c’è l’uomo vestito di bianco. “Mario” dice con voce genti...

Un’estate assolata, Mario e Paolo, entrambi quattordicenni, si sono introdotti in una officina meccanica, inseparabili come sempre.
Con loro c’è anche Sara, la ragazzina che abita vicino a Paolo, di cui Mario è innamorato da quando l’ha vista.
Girano tra gli scaffali, giocano con le parti meccaniche.
Poi il ricordo si tinge di rosso.
Di urla.
Di follia.
Mario è in piedi con in mano una barra di metallo con la quale ha appena colpito i due amici.
I giovani corpi giacciono sul pavimento di cemento, il sangue si mischia con gli oli dei fusti rovesciati.
Mario lascia cadere la barra di metallo.
Corre fuori terrorizzato.
Attraversa la strada senza vedere la macchina che arriva ad alta velocità.
Lo stridere dei freni.
L’impatto.
Il mondo che si capovolge.
Il suo corpo che vola nell’aria.
Il suo scarponcino che si staglia contro il sole.

SCENA 32

Un’estate assolata, Mario e Paolo, entrambi quattordicenni, si sono introdotti in una officina meccanica, inseparabili come sempre. Con l...

Mario si dirige verso il sotterraneo, la porta è socchiusa.
La apre.
Il magazzino è pulito, ordinato.
È una vecchia officina.
Gli scaffali sono pieni di pezzi metallici e barre di ferro.
Il tornio meccanico è in un angolo.
Alcuni secchi di vernice sono impilati contro il muro ,vicino a dei fusti di olio.
Fa qualche passo.
Sente un rumore alle sue spalle.
Si gira.
Un uomo con un completo bianco è sulla porta.
“Mario” dice l’uomo con voce gentile “è ora di andare”.
Mario lo spintona buttandolo a terra e corre fuori.
Il piazzale è diverso.
Mancano molti edifici.
Al posto dell’asfalto c’è terra battuta.
Fuori le case popolari sono scomparse e ci sono solo campi e alcune cascine.
E Mario ricorda.

SCENA 31

Mario si dirige verso il sotterraneo, la porta è socchiusa. La apre. Il magazzino è pulito, ordinato. È una vecchia officina. Gli scaf...

È sera, alla guardiola Mario viene di nuovo fermato.
Il secondo turno è appena uscito, la fabbrica è silenziosa.
“Non può entrare signore, non è un dipendente”.
“Chiami le Risorse Umane, vedrà che sono un dipendente”.
Il sorvegliante compone il numero.
Appena si distrae Mario scivola dentro.
Raggiunge il parcheggio.
Le bisarche piene di auto sono al loro posto.
L’unica auto presente è una macchina sportiva bianca.
Mario si avvicina.
Sul tettuccio c’è una clessidra ad acqua rotta.
Il liquido rossastro ha sporcato la carrozzeria immacolata.

SCENA 30

È sera, alla guardiola Mario viene di nuovo fermato. Il secondo turno è appena uscito, la fabbrica è silenziosa. “Non può entrare signor...

Mario è a casa, Sara non c’è, ma lui non sa il suo cellulare a memoria, spera che chiami lei.
Non sa cosa fare.
Si mette a cercare il suo badge per la casa.
Dopo una mezz’ora di ricerche lo trova su una mensola.
Ma sembra diverso.
Lo guarda incredulo.
La data che riporta il tesserino è 1977.
Lo mette in tasca e si prepara a tornare alla fabbrica.
Devo tornare in quel magazzino.
Si veste di scuro.
Apre la scarpiera.
Dentro c’è un paio di scarponcini che non ha mai visto.
Li infila.
Esce.

SCENA 29

Mario è a casa, Sara non c’è, ma lui non sa il suo cellulare a memoria, spera che chiami lei. Non sa cosa fare. Si mette a cercare il su...

"Appena ricevuto il messaggio il Capitano Lackoc ci ordinò di non tenere conto di quel che era stato trasmesso, la nostra missione sarebbe continuata, nonostante quell'ordine. Sia io che Sophie obiettammo che il codice di identificazione del messagio era valido e l'ordine proveniva dal Primo Ministro del governo del Principato e che quindi noi in quanto soldati eravamo obbligati ad eseguirlo!"
"Come reagì Lackoc?"
"Fece entrare nella cabina di pilotaggio due soldati armati e poi ci fece un discorso molto chiaro: ci disse che comprendeva le nostre obiezioni, in effetti Bakharov aveva tutte le prerogative istituzionali per fare quello che aveva fatto, e che i militari erano tenuti ad obbedirgli; ci spiegò che lui e tutti gli altri uomini sotto il suo comando non avrebbero obbedito a tale ordine, in quanto la loro fedeltà e lealtà andavano prima di tutto agli ultimi membri viventi della famiglia Zabi. Zenna e Mineva Zabi dovevano essere portate il più lontano possibile dalla Federazione almeno per il momento. Il capitano ci informò che il suo gruppo era pronto ad andare fino in fondo e che  noi avremmo dovuto prendere una decisione in base alla quale loro si sarebbero poi comportati di conseguenza. La situazione era molto tesa: Probst si schierò subito dalla parte di Lackoc, com'era comprensibile, Sophie era molto combattuta se rispettare come sempre le regole o meno, mentre io ero pronto a mollare tutto, anche se temevo eventuali ritorsioni, visto che i due soldati assieme a Lackoc avevano il dito sul grilleto del fucile. A sbloccare lo stallo fu l'intervento di Lady Zenna, che entrò nella cabina di pilotaggio e dopo aver discusso alcuni minuti con Lackoc, si rivolse a noi affermando che comprendeva il nostro smarrimento e ci assicurò che a chi avesse deciso di obbedire all'ordine del Primo Ministro, lasciandosi però disarmare e non ostacolando la continuazione della missione, non sarebbe stato fatto alcun male. A quel punto io mi feci avanti ed espressi la mia decisione: avevo combattutto pur odiando la violenza ed avevo anche ucciso. Avevo fatto tutto questo per difendere la gente di Zeon, ora che la mia patria non era più in guerra però volevo smettere di combattere e di uccidere; non avrei ostacolato la missione ma non avrei più preso in mano un'arma!"
"Cosa accadde?"
"Mi lasciai disarmare, e non mi venne fatto nulla, fui comunque allontanato dalla cabina di pilotaggio per precauzione ed inviato in una sezione isolata del Komusai, Sophie nel frattempo aveva deciso di continuare la missione, disobbedendo a quanto ordinato dal messaggio di Bakharov, so che per lei fu una scelta molto sofferta e difficile. La situazione si calmò, io stesso mi sentii sollevato, come non mi sentivo da molto tempo. Dopo qualche minuto ci comunicarono attraverso l'interfono che la Gwazine era finalmente arrivata al punto d'incontro, e ci stava per raccogliere."
"Ce l'avevate fatta, il piano di Char aveva funzionato! Adesso Willy vorrei che lei mi confermasse l'idea che mi sono fatto sulla vostra destinazione segreta."

15 - IL MOMENTO DELLE SCELTE.

"Appena ricevuto il messaggio il Capitano Lackoc ci ordinò di non tenere conto di quel che era stato trasmesso, la nostra missione sa...

Mario si sveglia di soprassalto.
È a casa sua.
Sara non c’è.
Il sole entra dalla finestra.
Sarà andata a lavoro.
Esce e prende la macchina.
Si dirige alla fabbrica.
Passa il badge ma il tornello non si apre.
Lo passa di nuovo.
Nulla.
Esce un sorvegliante.
“Signore c’è qualche problema?”
“Il mio badge non funziona”.
Il sorvegliante prende la tessera.
“Signore questa è una tessera della Lidl”.
Mario guarda incredulo la carta.
“Se non è un dipendente deve allontanarsi”.
“Aspetti, chiamo un mio collega”.
Tira fuori il cellulare.
La rubrica è vuota.
I messaggi sono vuoti.
Il registro chiamate è vuoto.
Ma che succede?
Compone a memoria il numero di Paolo.
“Pronto” risponde l’amico.
“Paolo, sono io, Mario, non mi fanno entrare al cancello, vieni al gabbiotto”.
Dall’altra parte Paolo tace per qualche secondo.
“Mario chi?”.

SCENA 28

Mario si sveglia di soprassalto. È a casa sua. Sara non c’è. Il sole entra dalla finestra. Sarà andata a lavoro. Esce e prende la mac...

Paolo è alla linea, arriva il responsabile delle Risorse Umane.
“Paolo, la direzione vuole parlarti”.
Paolo si pulisce le mani in uno straccio.
“Che succede stavolta?”
“Seguimi, te lo diranno loro”.
Paolo stacca la saldatrice e posa la maschera vicino alla sua postazione.
Segue l’uomo.
Nel corridoio si dirige verso gli uffici.
“No, non di la”.
“Ma l’ufficio non è di la?”
“Seguimi” dice il responsabile.
Escono nel cortile.
Attraversano lo spiazzo dove le bisarche vengono caricate.
Scendono una scala di cemento che si ferma davanti a una porta di metallo con vetri smerigliati.
L’uomo la apre.
“Prego” dice “ti stanno aspettando”.
Paolo entra.

SCENA 27

Paolo è alla linea, arriva il responsabile delle Risorse Umane. “Paolo, la direzione vuole parlarti”. Paolo si pulisce le mani in uno st...

Mario continua a salire verso la cima della collina dove vede il bagliore rossastro.
Arrivato in cima c’è una luce rossa e delle ombre umane in controluce.
Sono in piedi, come se lo aspettassero.
Mario fa qualche passo nella loro direzione ma la luce si spegne e si ritrova solo nel buio.
Il cellulare rotto vibra nella sua tasca.
Numero sconosciuto riporta il display crepato.
Mario sbatte il cellulare in terra frantumando lo schermo.
Ma il cellulare continua a vibrare.
Mario lo calpesta con furia fino a spaccarlo completamente.
Un fruscio lo fa voltare.
C’è un uomo vestito di un completo bianco.
Con una mano regge un cellulare vicino all’orecchio.
Abbassa il telefono e se lo mette in tasca.
“Mario” dice l’uomo con voce gentile “sei arrivato finalmente, aspettavamo solo più te”.
Mario si gira e corre giù dalla collina.

SCENA 26

Mario continua a salire verso la cima della collina dove vede il bagliore rossastro. Arrivato in cima c’è una luce rossa e delle ombre um...

Mario gira senza meta, seguendo le stradine.
Il suo sguardo viene attirato da una luce rossa su una collina poco lontana.
Si incammina in quella direzione.
Sale il declivio.
Il cellulare vibra.
Lo tira fuori.
Numero sconosciuto.
L’indicatore della copertura di rete è a zero.
Con il dito tremante scorre lo sblocco.
“Pronto...”
Sente solo scariche statiche.
Fa qualche passo.
Sente una voce, sembra il fratello che parla con qualcuno.
Cammina ancora.
Sente altre voci.
C’è Sara che parla di qualcosa, ci sono le voci dei colleghi.
La linea è molto disturbata.
Cammina verso la cima della collina sperando di migliorare la ricezione.
Sente la voce di Luca.
Sente la voce di Paolo.
Le scariche elettrostatiche sono assordanti.
La comunicazione cade.
Freneticamente richiama il numero.
Dall’altra parte si sente una voce meccanica.
“Attenzione, il numero chiamato è inesistente”.
Il cellulare gli cade di mano e si rompe.

SCENA 25

Mario gira senza meta, seguendo le stradine. Il suo sguardo viene attirato da una luce rossa su una collina poco lontana. Si incammina i...

Mario girovaga nel bosco, ha freddo ed è tutto bagnato.
Tira fuori il cellulare, non c’è campo.
A un certo punto un cigolio attira la sua attenzione.
Cammina in quella direzione, trova un piccola strada asfaltata.
Un barbone sta spingendo un carrello.
Mario si avvicina.
“Scusi buon uomo dove-”
Ma rimane paralizzato.
Il carrello del barbone è pieno di scarponcini slacciati.
“Dove li hai presi quelli?” chiede con un sussurro.
Il barbone lo guarda.
“Me li da l’uomo in bianco” dice e poi si allontana nel buio seguito dal suo cigolio.

SCENA 24

Mario girovaga nel bosco, ha freddo ed è tutto bagnato. Tira fuori il cellulare, non c’è campo. A un certo punto un cigolio attira la su...

"Mentre venivo trainato verso la navetta Komusai, riparai il comunicatore dello Zaku, non era un danno grave ed infatti riuscii a farlo funzionare ed a mettermi in contatto con Sophie."
"Voleva essere certo di averla scampata?"
"Già... Sophie mi disse che Probst aveva ricevuto da Lackoc il permesso di raccoglierci, ma viste le condizioni del mio mobile suit, avrei dovuto abbandonarlo prima di salire sul Komusai. Inoltre mi avvisò che a causa di alcune danni subiti dal Komusai durante l'inseguimento, il supporto vitale era danneggiato; avremmo dovuto continuare ad indossare le nostre tute spaziali anche all'interno della navetta. In effetti mentre ci avvicinavamo alla navetta avevo già notato alcuni danni sullo scafo, probabilmente era per quel motivo che viaggiava a velocità ridotta."
" Lei temeva che vi avrebbero lasciato indietro?"
"Era una delle possibilità, su questo erano stati chiari con noi fin dall'inizio. In ogni caso abbandonai il mio Zaku nello spazio augurandomi di non doverci salire sopra mai più  e mi aggrappai alla mano del mobile suit di Sophie, fino a quando fummo ormai dentro al Komusai. Appena arrivati, un sergente ci disse di andare a fare rapporto da Lackoc in sala di pilotaggio. E così facemmo."
"Come si comportò Lackoc durante l'incontro?"
"Non fu duro, anzi si congratulò con noi per aver affrontato il nemico, a volte penso che in cuor suo temesse che saremmo scappati non appena usciti nello spazio. Dopo il rapporto ordinò a me e a Sophie di provare a riparare il sistema di supporto vitale almeno fino a nuovi ordini.
"Perchè proprio a voi due?"
"Io ero un buon meccanico mentre Sophie se la cavava bene coi computer. Ci recammo nella sala macchine ed iniziammo a riparare il macchinario del supporto vitale, non so se il fatto di essere ancora vivo e lontano dai combattimenti influì sulle mie capacità meccaniche, ma nel giro di mezz'ora, riuscimmo ad effettuare la riparazione. Il supporto vitale ricominciò a funzionare e a riciclare ossigeno e potemmo toglierci i caschi e respirare aria fresca. Ricordo che in quell'occasione notai che Sophie aveva un'espressione strana. Le chiesi lumi a riguardo e lei mi disse che mentre eravamo in sala di pilotaggio per il rapporto, aveva buttato un'occhiata sullo schermo del computer di navigazione ed aveva visto che la rotta impostata non era compatibile né con Zeon, né con la nostra base lunare di Granada, in pratica non eravamo diretti là."
"Quindi?"
"Questo fatto mi incuriosì molto, ma non ebbi tempo di pensarci in quanto due soldati vennero ad ordinarci di recarci in sala di pilotaggio per un nuovo briefing con Lackoc e per nuovi ordini. Una volta giunti davanti al capitano, costui ci disse che il punto di incontro con la Gwazine e col colonnello Char era stato raggiunto, avremmo dovuto aspettare in silenzio radio l'arrivo dell'incrociatore che ci avrebbe dovuto portare alla meta ultima del viaggio, data l'importanza della missione non eravamo ancora autorizzati a conoscerla."
"Tipico degli ufficiali: segretezza sempre e comunque!"
"Già, però Lackoc ci permise di riposarci assieme a lui nella cabina di pilotaggio visto che lo spazio nel Komusai era poco e quel poco era stato lasciato a Lady Zenna, sua figlia, la balia e la loro scorta. Mentre eravamo in cabina di pilotaggio ci venne ordinato di mantenere il più assoluto silenzio radio, anche se avremmo dovuto comunque rimanere in ascolto nel caso in cui fossero giunte delle comunicazioni dal comando."
"Quindi dovevate solo aspettare che arrivasse la Gwazine e che vi dicessero dove eravate diretti."
"Mentre aspettavamo avvenne però un evento incredibile."
"Ossia?"
"Erano da poco passate le 2 del 1°gennaio dell'anno 80 del secolo spaziale, quando dal comunicatore laser ci giunse una trasmissione: era preceduta da un nostro codice di identificazione militare, ma non era codificata ed era su tutte le frequenze militari. In quella comunicazione il primo ministro di Zeon Darcia Bakharov in persona, ci informava che: a causa della scomparsa della famiglia Zabi ed in conformità con la costituzione, lui aveva assunto tutti i poteri, pertanto, come primo atto formale, aveva nuovamente instaurato la Repubblica ed aveva siglato con la Federazione Terrestre  la resa di Zeon e la fine delle ostilità. Bakharov ordinava a tutti i soldati di terminare ogni ostilità nei confronti della Federazione e consegnarsi disarmati alle forze federali più vicine."
"Certo, ora ricordo: subito dopo la caduta di A Baoa Qu Zeon firmò quel trattato presso la base di Zeon, Granada!"
"La fine della guerra, quello che avevo sempre sognato."
"Tutto bene quindi!"
"No, niente affatto..."
"Come? Cosa intende?"

14 - IL PROCLAMA DI BAKHAROV.

"Mentre venivo trainato verso la navetta Komusai, riparai il comunicatore dello Zaku, non era un danno grave ed infatti riuscii a f...

Mario si rialza tossendo acqua sulla riva di un laghetto.
È notte fonda.
La macchina sportiva bianca è scomparsa nel laghetto, solo un tenue bagliore rossastro viene dalle acque scure.
Accende la luce del cellulare.
È in un bosco.
Una strada sterrata arriva fino a li.
Si guarda intorno.
Vicino alla riva vede uno scarponcino slacciato.


SCENA 23

Mario si rialza tossendo acqua sulla riva di un laghetto. È notte fonda. La macchina sportiva bianca è scomparsa nel laghetto, solo un t...

L’auto parte.
Si muove fluida nel traffico.
Fa la rotonda e esce verso la tangenziale.
Una volta sulla tangenziale Mario fa fatica a capire dove si stia dirigendo.
Tira fuori il cellulare per attaccare il gps.
Una chiamata persa.
Numero sconosciuto.
Cerca di seguire sul gps il percorso della macchina.
L’auto fila veloce verso Avigliana, la mappa di Google si fa grigia mentre il mezzo prende strade sterrate.
Le ruote grattano sulla terra battuta.
All’improvviso l’auto si ferma.
Mario sente le portiere chiudersi.
Poi sente qualcuno avvicinarsi al portabagagli.
Mani che si appoggiano al metallo sopra di lui.
Sente la macchina muoversi lenta, poi sempre più veloce e poi un SPLASH.
L’acqua inizia a entrare nel vano.
Una luminescenza rossa illumina il bagagliaio.

SCENA 22

L’auto parte. Si muove fluida nel traffico. Fa la rotonda e esce verso la tangenziale. Una volta sulla tangenziale Mario fa fatica a ca...

Mario esce dal primo turno.
Il parcheggio è ingombro di macchine, va verso la sua quando nota un’auto bianca, sportiva.
Si avvicina.
Il cofano è ammaccato su un lato, una delle luci è rotta.
Guarda dentro.
Sul sedile posteriore è abbandonato un grosso mazzo di chiavi.
Si guarda intorno.
Le bisarche coprono la visuale del gabbiotto dei sorveglianti.
Apre il baule dell’auto e ci si infila dentro.

SCENA 21

Mario esce dal primo turno. Il parcheggio è ingombro di macchine, va verso la sua quando nota un’auto bianca, sportiva. Si avvicina. Il...

"Appena fuori nello spazio virammo seccamente a destra per seguire la traiettoria del Komusai, sfruttando la copertura fornita dal relitto di un nostro incrociatore. Come aveva previsto Char, ci scontrammo contro alcuni detriti, nulla di pericoloso, tuttavia, il fatto che alcuni di essi fossero cadaveri alla deriva nello spazio, fu una sensazione atroce ed ancora oggi ho i brividi a pensarci. Nel frattempo avevo intravisto la Gwazine ingaggiare un furioso combattimmento con un incrociatore pesante federale ed i suoi mobile suit, vidi persino un lampo rosso balenare nel mezzo della battaglia: era il mobile suit del colonnello Char."
"A quanto pare il diversivo stava funzionando."
"Beh, sicuramente se non ci fossero stati loro ad aprire la strada, noi non avremmo avuto alcuna possibilità di farcela."
"Quindi vi stavate allontanando dai combattimenti, dunque eravate in salvo!"
"Lo pensai anch'io, ma mi sbagliavo, eravamo da poco usciti allo scoperto superando il relitto che ci aveva dato copertura, quando una bordata di megaparticelle ci passò molto vicino. Fortunatamente ci mancò, ma quello ci fece capire  che eravamo stati individuati: probabilmente dalla stessa nave che stava combattendo contro la nostra Gwazine o forse un'altra, non saprei, so solo che alcuni secondi dopo, i nostri sensori individuarono un segnale emesso da alcuni mezzi in avvicinamento verso di noi. Capimmo che la loro era una rotta d'intercettazione, ricevemmo conferma di ciò dal Komusai, il capitano Lackoc ci ordinò di prepararci a combattere!"
"Quello che più temeva..."
"... si stava avverando..."
"Cosa accadde?"
"Ci preparammo alla battaglia, non sapendo ancora con esattezza quali e quanti fossero i nostri nemici, continuammo a muoverci nella rotta del Komusai, ma ci spostammo in modo da frapporci tra il nemico e la navetta. Appena i sensori ci indicarono la distanza ideale per sparare aprimmo il fuoco."
"Non avevate ancora identificato il nemico però?"
"No la densità di particelle Minovsky nella zona ce lo impediva, ma capimmo, dal fuoco di risposta che ci arrivò contro, che eravamo in inferiorità numerica. I sensori poi ci diedero conferma del fatto che stavamo combattendo contro tre unità nemiche: due RGm 79 Gm ed un RB 79 Ball. Io ero molto preoccupato, i due mobile suit Gm avevano mediamente prestazioni superiori ai nostri Zaku, e sebbene i nostri mobile suit fossero armati di bazooka, il nemico poteva contare sulla maggiore cadenza di fuoco delle loro pistole a raggi: in pratica per ognuno dei nostri colpi loro ne sparavano due. Le confesso che fui tentato di fuggire, ma a quel punto sarebbe stato un suicidio, decisi di continuare a combattere, anche se purtroppo la nostra poca esperienza in combattimento non ci avrebbe aiutato. I nostri avversari decisero di suddividersi i compiti, i due mobile suit attaccarono me e Sophie mentre il Ball iniziò a sparare contro il Komusai. Nel mezzo della battaglia ci arrivò una comunicazione dal Komusai in cui Lackoc ci ordinava strillando di eliminare il nemico che li stava attaccando, ma noi eravamo già impegnati in una lotta per la sopravvivenza contro i due Gm. Sebbene ce la mettessimo tutta, i nostri colpi non erano abbastanza precisi da colpire direttamente i nostri assalitori, di quella lotta concitata ricordo solo che uno dei miei colpi arrivò abbastanza vicino al bersaglio da danneggiarlo ma gli  procurò solo danni lievi.
Ad un certo punto venni colpito ed andai nel panico, inziai a tremare e mi ricordo che per un attimo lunghissimo pensai al soldato federale che avevo ucciso. Non riuscii più a pilotare in modo efficace e venni colpito una seconda volta, guardai terrorizzato la strumentazione di bordo: alcune telecamere erano saltate ed il computer mi segnalò che la l'integrità strutturale del mio mobile suit era scesa al 30%. In pratica ero spacciato."
"Accidenti una situazione veramente disperata, come riuscì a cavarsela?"
"Fu Sophie a salvarmi la vita, anzi la salvò a tutti noi!"
"Come fece?"
"Ad un certo punto del combattimento, probabilmente rendendosi conto della difficoltà di colpire dei nemici così agili con il bazooka, abbandonò quell'arma ed imbracciò il mitragliatore da 120."
"Ma era un'arma meno potente!"
"Certo ma aveva una cadenza di fuoco superiore e permetteva di sparare raffiche tali da colpire più nemici contemporaneamente."
"Effettivamente..."
"Con una raffica lo Zaku di Sophie colpì e distrusse il Ball che, nonostante gli sforzi di Probst, stava mettendo alle corde il Komusai.  In seguito con una raffica successiva danneggiò irrimediabilmente il Gm che mi stava attaccando, lo vidi cominciare a perdere pezzi nello spazio fino ad esplodere. A quel punto l'ultimo Gm rimasto, si sganciò dal combattimento lasciandoci allontanare. Era finita!"
"Evidentemente al pilota federale non sarà andata a genio l'idea di rischiare la pelle per inseguire dei nemici in fuga, in fondo la battaglia era già vinta!"
"Anche io la penso così, ma dentro di me ringrazio ancora quel pilota che scelse di vivere anzichè lottare insensatamente fino alla morte. In ogni caso subito non riuscii a capacitarmi di essere ancora vivo, dal comunicatore mi arrivarono delle chiamate, ma l'apparecchio di ricezione era danneggiato e non capii nulla, poi vidi sullo schermo il mobile suit di Sophie che si avvicinava, mossi il mio Zaku in modo da farle un cenno e dimostrarle che ero ancora in vita e quindi lei mi trainò fino al Komusai che aveva rallentato la sua corsa, permettendoci di rientrarvi all'interno."

13 - INSEGUIMENTO NELLO SPAZIO.

"Appena fuori nello spazio virammo seccamente a destra per seguire la traiettoria del Komusai, sfruttando la copertura fornita dal re...

Sara è a casa, sta facendo le pulizie.
Sente un auto fermarsi nel vialetto.
Finalmente Mario è tornato!
Si da una sistemata ai capelli e si dirige alla porta.
Il campanello suona.
Apre la porta.
“Ma possibile che dimentichi sempre le chiavi zuccone” dice con voce allegra.
Ma le parole le muoiono in gola.
Sulla porta c’è un uomo vestito con un completo bianco.
Nel vialetto un auto sportiva bianca con il motore acceso.

SCENA 20

Sara è a casa, sta facendo le pulizie. Sente un auto fermarsi nel vialetto. Finalmente Mario è tornato! Si da una sistemata ai capelli ...

Mario passeggia nel quartiere, non conosce le strade, è quasi mezzogiorno, il mercato sta smontando.
Prende il cellulare dalla tasca.
Il led lampeggia rosso.
Una chiamata persa.
Apre il registro, appare un numero sconosciuto.
Richiama.
Dall’altra parte si sente una voce meccanica.
“Attenzione, il numero chiamato è inesistente”.

SCENA 19

Mario passeggia nel quartiere, non conosce le strade, è quasi mezzogiorno, il mercato sta smontando. Prende il cellulare dalla tasca. Il...

Luca invita Mario a casa sua.
L’appartamento è poco lontano da Porta Palazzo.
Salgono tre piani di scale.
L’appartamento di Luca è piccolo e in disordine.
È chiaro che il sindacalista viva da solo.
“Siediti Mario” dice Luca “ti prendo una birra”.
Apre il frigo.
“Ho saputo della lettera di richiamo, ma non preoccuparti, tu non firmare nulla, ci penso io”.
Gli porge una birra.
“Aspetta che prendo l’apribottiglie”.
Torna nel cucinino.
Mario si guarda attorno, libri accatastati, contratti, un codice civile aperto su un tavolino.
Poi vede una clessidra ad acqua su una mensola, al posto dell’acqua c’è del liquido rossastro, oleoso, il tempo della clessidra è quasi finito.
“... tranquillo che alla direzione ci parlo io” sente la voce di Luca dal cucinino.
Mario si alza, apre la porta e esce.
Luca sente solo la porta di casa sbattere.

SCENA 18

Luca invita Mario a casa sua. L’appartamento è poco lontano da Porta Palazzo. Salgono tre piani di scale. L’appartamento di Luca è picc...

"Delusione a parte avevate ancora una possibilità di lasciare la fortezza prima che cadesse in mano nemica, una possibilità che a molti non era stata data, non le pare?"
"Ora come ora, ragionando a mente fredda, lo so e me ne vergogno, ma allora con la tensione e la paura che avevo, non riuscivo a capire, volevo solo sopravvivere senza dovere ammazzare nessun altro!"
"Mi parli di quei momenti: cosa si ricorda?"
"Ricordo che Char si raccomandò di stare attenti ad eventuali detriti e relitti appena usciti dalla docking bay, poi ci augurò buona fortuna e ci separammo, mentre ci dirigevamo di gran carriera ai nostri Zaku incontrammo la squadra di riparazione che si recava in tutta fretta verso la Gwazine, ci dissero che i nostri mobile suits erano pronti, armati e riforniti, le catapulte di lancio erano programmate per partire automaticamente 5 minuti dopo la partenza della Gwazine e del Gelgoog. Raggiungemmo i nostri Zaku ed entrammo nell'abitacolo, preparandoci per la partenza, vidi la potente corazzata spaziale avviare i motori mentre le porte della docking bay si aprivano; la spinta generata dai suoi reattori fu così potente da far tremare tutto, poi i ganci frenanti che trattenevano l'astronave furono fatti saltare ed essa uscì a tutta velocità verso lo spazio, seguita alcuni istanti dopo da Char sul suo mobile suit."
"Bene, il piano era iniziato, ora si trattava solo di aspettare il vostro turno! Come fu quell'attesa?"
"Fu infinita, eravamo probabimente uno degli ultimi settori che non era ancora caduto in mano al nemico e non sapevamo se fosse vicino o lontano, ero preoccupato perchè eravamo bloccati sulle catapulte di lancio e quindi vulnerabili. Osservavo con ansia il timer sullo schermo del computer di bordo, non sapevo nemmeno se il piano di Char avrebbe funzionato, se il corridoio di fuga fosse ancora libero o meno. Cercai di non pensare di spegnere il cervello per un secondo e rilassarmi per ritrovare la necessaria concentrazione, ma la mia mente tornò agli attimi del combattimento precedente e precisamente al momento in cui avevo ucciso quel pilota federale...
A circa 40 secondi dalla partenza avvertimmo improvvisamente una grande vibrazione: erano esplose le cariche che avevamo piazzato nel magazzino rifornimenti. I federali erano vicini, molto vicini. Ricevemmo una comunicazione da Lackoc che ci imponeva di mantenere il sangue freddo e di rimanere concentrati, ma dal tono che aveva capii che anche lui era preoccupato. Poi sentimmo altre vibrazioni, forse i federali erano riusciti a fare breccia nella docking bay. Guardai il timer mancavano 2 secondi, misi le mani sui comandi e sentii la spinta della catapulta di lancio schiacciarmi contro il sedile, in quel momento diedi massima potenza ai motori ed in un attimo ero fuori dalla docking bay 23, fuori da A Baoa Qu."

12 - L'ULTIMA CORSA.

"Delusione a parte avevate ancora una possibilità di lasciare la fortezza prima che cadesse in mano nemica, una possibilità che a m...

Sabato mattina, Mario è al baloon, cerca un arma.
Punta un banco di un napoletano che vende biciclette.
“Senti amico, sto cercando una cosa”.
“Una bici?”
“No un’arma”.
“Un’arma e perché la chiedi ammia?”
“So che qui si compra di tutto...”
“Ma chi cazz sei te? Sei nu sbirro? Io non vendo armi, vai in armeria”.
“Non sono un poliziotto, se tu non le vendi dimmi chi le vende”.
“Vai all’armeria ti ho detto!”
Alcuni altri venditori vicini fanno capannello intorno a Mario.
“Vai via!”
“Qui siamo gente onesta!”
Mario sente qualcuno che gli mette un braccio sulle spalle.
Si gira e vede Luca.
“Tranquilli ragazzi, è un amico mio, è solo un po’ stressato, ora andiamo a fare due passi”.
E si allontana con Mario.

SCENA 17

Sabato mattina, Mario è al baloon, cerca un arma. Punta un banco di un napoletano che vende biciclette. “Senti amico, sto cercando una c...

"Un briefing effettuato sul filo del rasoio, col nemico alle porte!"
"Letteralmente Kai, s'immagini che mentre raggiungevamo gli altri ufficiali, incrociammo gruppi di soldati che si affrettavano a sigillare e minare tutte le porte che dall'interno della fortezza conducevano all'hangar, eravamo confusi e spaventati, solo Char sembrava apparentemente calmo e rilassato."
"Magari lo era davvero!"
"Probabilmente sì, comunque arrivammo al briefing, e Char ci aggiornò sul piano di fuga che aveva preparato assieme agli altri ufficiali lì presenti: il tenente colonnello Heiss ed il capitano Lackoc. Il piano era semplice ma temerario: l'incrociatore Gwazine comandato da Heiss assieme al Gelgoog pilotato da Char, sarebbero usciti per primi dalla docking bay, attirando su di loro tutti i mezzi delle forze federali presenti nel settore. Alcuni minuti dopo il Komusai con a bordo Lady Zenna, sua figlia Mineva e la loro scorta personale sarebbe uscito dall'hangar dirigendosi lontano da A Baoa Qu scortato dai nostri Zaku. Con un po' di fortuna la nostra uscita sarebbe passata inosservata, qualora invece fossimo stati attaccati o inseguiti, noi avremmo dovuto impegnare il nemico per favorire la fuga del Komusai."
"Accidenti vi avevano buttato sulle spalle la vita della giovane principessa, una bella responsabilità davvero!"
"Dovevano pensarlo anche gli altri due ufficiali, perchè vidi chiaramente che nutrivano seri dubbi sulle nostre capacità, e come dare loro torto, molti sapevano che la preparazione dei giovani piloti era, nel migliore dei casi, approssimativa. Infatti il Colonnello Char intuendo la cosa, disse loro che avrebbero dovuto avere fiducia negli uomini che avevano combattuto con coraggio in difesa di A Baoa Qu. Inoltre il fatto che fossimo sopravvissuti fino ad ora dimostrava che sapevamo cavarcela in combattimento. Ricordo che dopo queste parole i due ufficiali sembrarono rincuorati, e credo che lo fossimo anche noi."
"Char sapeva essere davvero convincente quando ci si metteva!"
"Non fu solo merito di Char, dal Komusai ricevemmo una comunicazione nelle radio dei nostri caschi, da parte di Lady Zenna, che lodava il nostro coraggio, ci ringraziava e ci augurava buona fortuna."
"Ehm mi scusi Willy, vorrei capire alcune cose che non mi sono ancora chiare: primo sapevate dove andare e cosa fare? Il Komusai se non sbaglio era un mezzo con un'autonomia limitata. Secondo quanto detto da Char precedentemente, i mobile suit operativi della vostra squadra erano solo due, il terzo era troppo danneggiato per essere utilizzato efficacemente, ne avevate trovato un altro in extremis?"
"Le rispondo andando per ordine: Char ci spiegò che il Komusai doveva allontanarsi il più possibile dalla zona di guerra e raggiungere un punto di incontro in una zona segreta e relativamente tranquilla, lì i due Zaku di scorta, se ancora presenti, sarebbero dovuti rientrare all'interno del Komusai. La mossa successiva era aspettare la Gwazine, che sarebbe arrivata da un'altra rotta e che ci avrebbe a sua volta raccolti e portati verso una località segreta e protetta. Quanto all'altra sua osservazione  la scorta era composta solo da due Zaku, uno di noi tre piloti non avrebbe preso parte alla missione, non nella veste di pilota di mobile suit almeno.
Il capitano Lackoc ordinò infatti a Probst di seguirlo, mentre stavamo preparandoci alla partenza. Lackoc era riuscito a scaricare il database del servizio matricola ed aveva trovato e letto i nostri fascicoli personali. Lì aveva scoperto che Probst era l'unico che aveva anche un brevetto di pilota di astronavi, con una valutazione di 8 su 10. All'equipaggio del Komusai serviva un secondo pilota e a lui venne quindi affidato quell'incarico, mentre Sophie avrebbe pilotato il suo Zaku."
"Eh eh, il suo commilitone ci sarà rimasto male, lui che voleva a tutti i costi combattere con Char per impressionarlo alla fine dovette accontentarsi di pilotare una navetta in fuga!"
"A Probst piaceva mettersi in mostra coi superiori, per lui fare bella figura con un capitano era comunque importante e non si dimentichi che a bordo della navetta c'erano gli ultimi superstiti della famiglia Zabi, riuscire nell'impresa per lui sarebbe stato comunque un grosso passo avanti per una promozione o almeno per un encomio. No, tra tutti quello più deluso ero io, avrei voluto davvero tanto prendere il posto di Probst pur di non dover più combattere e rischiare di morire o di uccidere ancora!"

11 - IL PIANO DI CHAR.

"Un briefing effettuato sul filo del rasoio, col nemico alle porte!" "Letteralmente Kai, s'immagini che mentre raggi...

Mario è seduto davanti al pub, è la terza sera che invece che tornare a casa da Sara si siede davanti al locale e guarda attraverso le vetrine.
All’improvviso lo vede.
Un uomo vestito di bianco, al bancone, sta parlando con il barista.
Balza in piedi e attraversa la strada.
Entra nel locale, spintona gli avventori che stanno uscendo.
Arriva al bancone ma l’uomo è scomparso.
“Dove?!” chiede al barista.
“Mi scusi, dov’è chi?” chiede il ragazzo e lo guarda strano.
“L’uomo con cui stavi parlando! Quello vestito di bianco!”
“Signore si calmi, parlavo con un cliente, sarà qua attorno”.
“Mario, parlava con me il ragazzo, ho appena preso una birra”.
Mario si gira, Luca il sindacalista è in piedi davanti a lui.
Il barista ne approfitta per spostarsi all’altro lato del bancone.
“Siediti dai, beviamo qualcosa”.
Ma Mario si gira e esce dal locale.

SCENA 16

Mario è seduto davanti al pub, è la terza sera che invece che tornare a casa da Sara si siede davanti al locale e guarda attraverso le vet...

Mario posa il suo vassoio davanti a Paolo.
L’uomo lo guarda preoccupato.
“Non mentirmi Paolo” lo apostrofa Mario “ieri tu avevi il secondo turno!”
“Ma no Mario ti sbagli, hanno ridisegnato i turni per coprire la nuova commessa, davvero devi calmarti, magari stai a casa un giorno, ti copro io tranquillo”.
“Io sarò tranquillo quando la smetterai di mentirmi!” urla Mario.
La mensa si fa di colpo silenziosa, gli altri operai guardano verso di loro.
Paolo si alza.
“Mario, siamo amici da una vita, dammi retta, prenditi un giorno di permesso”.
Paolo prende il vassoio e se ne va.
Mario guarda il tavolo, il vassoio del collega ha lasciato un contorno di un liquido rossastro e oleoso.

SCENA 15

Mario posa il suo vassoio davanti a Paolo. L’uomo lo guarda preoccupato. “Non mentirmi Paolo” lo apostrofa Mario “ieri tu avevi il secon...


"Caspita! Avete incontrato la mitica Cometa Rossa, nientemeno che Char Aznable, una leggenda, come vi sentiste?"
"Eravamo tutti e tre molto colpiti dalla situazione, Probst era fuori di sè dalla gioia, tutto esaltato dall'idea di essere in squadra insieme ad un asso, Sophie non disse nulla ma io sapevo che la presenza di Char la tranquillizzava, io invece ero stupito, mi ricordavo di aver visto Aznable a bordo di un mobile suit prototipo partire con la sua squadra per difendere il campo S poche ore prima ed ora me lo ritrovavo lì davanti a me. Su Char avevo sentito delle storie discordanti, alcuni dicevano che oltre ad essere un asso pilota era anche un grande stratega ed un leader capace, altri dicevano che era stato cacciato dalla Forza d'Attacco Spaziale, per non essere riuscito ad evitare la morte del suo amico il Colonnello Garma Zabi. Una cosa era certa: Char riusciva sempre a tornare vivo da una missione ma lo stesso non valeva sempre per la squadra sotto il suo comando."
"Queste furono le sue prima impressioni, ebbe modo di conoscerlo meglio in seguito, che idea si fece di lui?"
"Non lo frequentai molto, l'unica cosa che le posso dire è che in quel primo incontro Char mi trasmise una sensazione di grande tristezza, il che era normale, il momento era tragico ed in battaglia aveva perso probabilmente qualche persona che conosceva."
"Capisco, continui, come andarono le cose?"
"Char ci ordinò di seguirlo verso un magazzino che si trovava adiacente alla docking bay, insieme a noi vennero altri due soldati che erano addetti alla logistica. Durante il tragitto Char ci avvisò che, com'era prevedibile, uno dei nostri tre Zaku non era più operativo e sarebbe stato abbandonato qui. Il nostro compito era di  procurarci armi e munizioni nel magazzino, mentre lui sarebbe andato in un'altra sezione dell'hangar a recuperare un altro mobile suit per sè. Ci ordinò di fare in fretta e di stare attenti, dal settore prossimo al magazzino non arrivavano più rapporti già da alcuni minuti, probabilmente i federali lo avevano conquistato e si stavano avvicinando. Avevamo 15 minuti per recuperare armi e munizioni e portarli alla docking bay, mentre i meccanici provvedevano a rifornire i nostri mobile suit. Dopo averci dato gli ordini il nostro gruppo si divise: Char ed un soldato andarono in una direzione e noi ed un altro soldato nell'altra."
"Non c'era molto tempo, riusciste a fare tutto?"
"Il soldato che ci accompagnava, spiegò a me e a Sophie il funzionamento del magazzino, che per fortuna era automatizzato, in pratica bastava selezionare dal terminale cosa si volesse ed un sistema robotizzato andava a prenderlo e lo depositava su di una piattaforma semovente, che poteva essere pilotata fino alla docking bay."
"Allora tutto semplice!"
"Non proprio, a complicare la cosa ci pensarono i soldati federali, avevamo infatti appena iniziato l'approvigionamento, che scattò l'allarme. Allora Probst ed il soldato si diressero verso l'altra entrata del magazzino a bordo di un cingolato armato di torretta mitragliatrice. Mentre caricavamo le armi e le munizioni sul mezzo, sentimmo le vibrazioni generate dalla mitragliatrice pesante. Verso la fine dell'operazione di carico mi misi alla guida della piattaforma semovente, mentre attendevo che Sophie terminasse ed arrivassero anche gli altri due."
"... e arrivarono?"
"Fortunatamente sì, erano trafelati, Probst si vantò di aver fermato l'avanzata dei federali  da solo, sparando loro addosso con la mitragliatrice; il problema era che la procedura prevedeva anche di chiudere le porte, sigillarle, minarle e sabotare il sistema di apertura idraulico, cosa che ovviamente non avrebbe mai potuto fare da solo."
"Un bel tipo il suo commilitone!"
"Già. In ogni caso tornammo indietro, con armi e munizioni per gli Zaku, e trovammo il colonnello Char nel punto di ritrovo, mentre spostava un Gelgoog appena riparato fino alla docking bay. Appena giunti nei pressi dei nostri mobile suit lasciammo tutto il carico armi e munizioni ai meccanici che li stavano preparando, dopo di che assieme a Char, andammo a fare rapporto agli altri ufficiali per un ultimo briefing, anche perchè fino a quel momento non avevamo assolutamente idea di che cosa avremmo dovuto fare in concreto."

10 - PREPARATIVI.

"Caspita! Avete incontrato la mitica Cometa Rossa, nientemeno che Char Aznable, una leggenda, come vi sentiste?" "E...

Mario finisce il primo turno.
Esce dallo stabilimento e inizia a guidare.
All’altezza della rotonda viene preso da una strana furia.
Tutto si fa rosso.
Accelera.
La Punto scatta in avanti tra i clacson inferociti.
Mario li ignora.
Accelera ancora, la macchina sfreccia tra le auto parcheggiate, fa una rasetta al pulman alla palina e taglia la strada alle auto nel controviale.
Mario brucia due rossi.
Si infila nella rotonda facendo fischiare le gomme.
Le altre auto inchiodano per evitarlo.
Mario frena in una piazzola.
Respira.
Il mondo è tornato del suo solito colore.
Una Panda si ferma dietro di lui.
Scende Paolo.
Picchietta sul vetro.
“Mario ma che succede?”
Mario lo guarda, tira giù il finestrino.
“Che ci fai qua?”
“Ti ho visto guidare come un pazzo, ti ho seguito, va tutto bene?”
“Tu dovresti essere a lavoro!” urla Mario “perché mi segui? Cosa vuoi?!”
“Ma niente Mario, avevamo lo stesso turno, calmati”.
“Non è vero!” urla Mario.
Mette in moto e riparte.
Paolo si fa piccolo nello specchietto retrovisore fino a scomparire.

SCENA 14

Mario finisce il primo turno. Esce dallo stabilimento e inizia a guidare. All’altezza della rotonda viene preso da una strana furia. Tu...

"Gli ufficiali ci dissero ovviamente che la situazione era critica: non solo A Baoa Qu, ultima roccaforte a difesa di Zeon, era prossima a cadere, ma anche gli ultimi due membri della famiglia Zabi, il Capo di Stato Maggiore  Gihren, ed il Comandante della Forza d'Attacco Mobile Kicilya, erano morti. In un sol colpo Zeon aveva perso tutti i suoi leader. Io e tutti gli altri soldati eravamo completamente sconvolti e smarriti, non sapevamo come comportarci, chi seguire in questa fase critica e come si sarebbe comportata la Federazione non appena avesse saputo questa notizia. Prima che potessimo cadere nella disperazione più totale, uno degli ufficiali prese la parola, ci disse che c'era ancora una speranza, un membro della famiglia Zabi era infatti ancora vivo e questa persona rappresentava la speranza per il futuro del Principato di Zeon. La persona in questione era Mineva Lao Zabi, la figlia del Generale Dozle Zabi. La bambina era nata durante la guerra ed era riuscita a fuggire assieme a sua madre Zenna dall'asteroide fortezza di Solomon prima che venisse invaso dai federali. Il Generale Dozle in persona si era sacrificato per permettere alla sua famiglia e a quanti più soldati possibile di ripiegare e raggiungere A Baoa Qu. Lo scopo di tutti noi soldati riuniti in quel momento era fare evacuare la piccola e sua madre dalla fortezza, prima che cadesse in mano alla Federazione."
"Una bella impresa non c'è che dire... Come reagiste di fronte a questa notizia?"
"Vidi il morale dei soldati presenti risollevarsi immediatamente, tutti gli uomini si dimostrarono entusiasti all'idea di salvare la famiglia di Dozle Zabi oltre che di dare una speranza al Principato di Zeon. Vede quasi tutti i soldati di A Baoa Qu appartenevano alla Forza d'Attacco Spaziale comandata da Dozle Zabi, quest'ultimo e suo fratello minore Garma erano molto ben voluti dal popolo e dall'esercito."
"E lei, come si sentì?"
"Combattuto, molto combattuto, mi trovai a riflettere sulla cosa e sentii immediatamente una forte empatia nei confronti di quella bambina che neppure conoscevo e che era in pericolo. Una parte di me era intenzionata a salvare quella povera innocente, ma d'altro canto non volevo più continuare quella follia, dentro di me sentivo più che mai forte l'impulso di andarmene e mollare tutto alla prima buona occasione che si fosse presentata!"
"Comprendo molto bene il suo punto di vista, capitò anche a me di trovarmi in una situazione simile alla sua. Lei che cosa decise di fare, di continuare ed andare fino in fondo vero?"
"Diciamo che moralmente ed oggettivamente non avevo altra scelta, quindi andai avanti!"
"Considerata la situazione in cui eravate, avevate pochissimo tempo per poter compiere l'evacuazione,  dopo il briefing vi diedero subito degli ordini?"
"Si. Infatti ci avvisarono di muoverci alla massima velocità perchè le truppe federali avevano inziato ad invadere l'asteroide e da alcuni settori non arrivavano più rapporti, la situazione stava precipitando. Ci mostrarono un enorme schermo su cui erano indicate le postazioni a cui  ogni soldato doveva recarsi in base al proprio ruolo, nonchè il nome del superiore di riferimento. Io ed i miei altri due compagni guardammo come tutti lo schermo: notai con apprensione che la maggior parte dei soldati presenti appartenevano alla fanteria o a corpi di supporto, come meccanici, addetti alle comunicazioni o sanità. Gli unici piloti indicati sul tabellone erano piloti di astronave ed erano comunque pochi, mentre  non vedemmo sullo schermo nè i nostri nomi nè il nostro ruolo; ovviamente man mano che tutti trovavano le loro destinazioni la zona si svuotava, alla fine rimanemmo solo noi tre. Ad un certo punto ebbi una strana sensazione, mi voltai e vidi uno dei tre ufficiali presenti al briefing che si dirigeva in fretta verso di noi, aveva una tuta spaziale color rosso magenta, appena ci fu vicino ci rivolse la parola e noi ci mettemmo sull'attenti presentandoci come da regolamento. L'ufficiale ci disse che lui era il comandante dei piloti di mobile suit e da quel momento sarebbe stato il nostro superiore di riferimento, quindi si presentò: era il Colonnello Char Aznable."

9 - UNA NUOVA MISSIONE.

"Gli ufficiali ci dissero ovviamente che la situazione era critica: non solo A Baoa Qu, ultima roccaforte a difesa di Zeon, era pro...

Mario è di ritorno dall’ospedale, Salvatore sta bene, solo un po’ scosso, la polizia sta cercando un auto sportiva bianca, ma per ora nessuna traccia.
Ma Mario una traccia ce l’ha.
Raggiunge il pub davanti allo stabilimento.
Entra, il locale è affollato.
Si dirige verso il barista.
“Tu sei qui tutto il giorno” gli dice “hai mai visto un auto bianca sportiva”.
“Mah, se ne vedono un po’ di auto sportive, siamo in una zona ricca”.
“E un uomo con un completo bianco?”
“No, i dirigenti non vengono qui”.
Mario esce.
Un auto bianca sportiva si mette in moto in fondo alla strada e si allontana sotto i suoi occhi.

SCENA 13

Mario è di ritorno dall’ospedale, Salvatore sta bene, solo un po’ scosso, la polizia sta cercando un auto sportiva bianca, ma per ora ness...

“Si rende conto della gravità del suo atto?!”
Mario china la testa mentre il responsabile delle Risorse Umane gli urla contro.
“Potremmo denunciarla! Ma cosa stava pensando?! E cosa sarebbe successo se si fosse fatto male?! I cartelli sono li per un motivo!”.
Mario annuisce in silenzio.
La sua testa è altrove.
A un certo punto non sente più l’altro parlare.
La predica è finita.
Alza la testa.
“Mi dispiace” dice meccanicamente.
“Non la licenziamo solo perché siamo sotto-staffati! Ma si aspetti una lettera di richiamo”.
Mario annuisce, si alza e esce.
Nel corridoio prende il cellulare, il led delle notifiche è rosso: 3 chiamate perse da parte della moglie di Salvatore, due di Sara.
Svariati messaggi su whatsapp.
– Salvatore è stato investito
- Sta bene adesso ma ha una gamba rotta
- Vallo a trovare
- Chiamami appena puoi

SCENA 12

“Si rende conto della gravità del suo atto?!” Mario china la testa mentre il responsabile delle Risorse Umane gli urla contro. “Potremmo...

Salvatore sta tornando a casa da lavoro, si è trattenuto in ufficio più del solito e poi è passato a fare un po’ di spesa.
Guarda il cellulare: le 20.15.
Affretta il passo.
Manda un whatsapp alla moglie e poi uno a Mario per sapere come sta.
Mette il cellulare in tasca.
Attraversa la strada.
Lo stridio delle gomme sull’asfalto lo fa girare, un auto sportiva bianca lo illumina con i fari mentre sfreccia verso di lui.
Salvatore alza le mani come a proteggersi.
La spesa cade sulle strisce pedonali.

SCENA 11

Salvatore sta tornando a casa da lavoro, si è trattenuto in ufficio più del solito e poi è passato a fare un po’ di spesa. Guarda il ce...

"Allora Willy, ricominciamo, eravate finalmente giunti alla docking bay, il vostro morale sarà stato alto."
"I nostri mobile suit erano molto vicini e l'interferenza delle particelle Minovsky era nulla, riuscivamo quindi a sentirci perfettamente, Christoph era raggiante, continuava a vantarsi della sua abilità come pilota e si sentiva già un asso, Sophie era meno eccitata, ma sollevata, la situazione del suo Zaku era preoccupante, ci disse che la capacità operativa era scesa sotto il 50%, non vedeva l'ora di scendere da quel mobile suit."
"E quali erano le sue sensazioni Willy?"
"Io ero combattutto, una parte di me era felice di potersi riunire ad altri soldati e trovare qualcuno che ci dicesse come comportarci in quel momento di sbando pressochè totale. Un'altra parte di me invece temeva che ci saremmo trovati di fronte a superiori che ci avrebbero impartito ordini assurdi, come quello di combattere ad oltranza. Ormai A Baoa Qu era caduta, non c'era possibilità se non morire inutilmente o arrendersi, ma solo un ufficiale avrebbe avuto l'autorità per negoziare una resa e non sapevamo nemmeno se i federali l'avrebbero accettata o meno, non le nascondo che non ero molto ottimista!"
"Come andò allora?"
"Beh ci avvicinammo all'entrata, e comunicammo i codici di identificazione della nostra unità, era l'unico modo per potere aprire le porte, visto che tutti i sistemi, anche quelli idraulici di emergenza erano sigillati dall'interno, come da procedura standard nel caso in cui il nemico avesse raggiunto la  superficie dell'asteroide. Le porte fortunatamente si aprirono ed entrammo, fummo accolti da un plotone di soldati in tuta spaziale, tutti armati di lanciamissili portatili anti mobile suit, evidentemente temevano che fossimo dei federali o che stessimo cercando di entrare nella base coi federali alle calcagna. Quando si accertarono della nostra identità sembrarono molto sollevati, anzi quasi felici. Un soldato con dei segnalatori luminosi ci indicò dove sistemare i nostri mobile suit, poi riuscì a collegarsi con i nostri comunicatori e ci disse di scendere dai nostri mezzi e di fare immediatamente rapporto al sottufficiale al comando dei meccanici che avremmo trovato in loco. In quel momento la tensione per me risalì nuovamente."
"Beh almeno non eravate più soli."
"Sì ma eravamo frastornati, c'era molta agitazione e questo era comprensibile, ma sembrava che tutti sapessero cosa fare tranne noi, s'immagini che non eravamo ancora scesi dagli Zaku che un team di meccanici arrivò di gran carriera a controllare i nostri mezzi, si misero a lavorare senza degnarci di una parola, io non ci capivo nulla, l'unica cosa che ricordo è che fu allora che notai che anche il mio Zaku era stato colpito, anche se di striscio, durante la battaglia non me n'ero neppure accorto!"
"Non era una cosa così inusuale, è capitato anche a me."
"Ci presentammo al sergente a capo dei meccanici come ci era stato detto, sembrava molto indaffarato ed ansioso mentre abbaiava ordini alle sue squadre, dopo aver preso nota della nostra identità taggando i codici a barre sulle nostre tute, ci disse in modo molto sbrigativo di andare in fretta dall'altra parte della docking bay, dove si stava tenendo un briefing pre missione. Senza capire esattamente come mai si stesse preparando un briefing operativo nel bel mezzo di quel che sembrava un'evacuazione, attraversammo la docking bay e fu lì che vedemmo su di una rampa di lancio una corazzata classe Gwazine pronta per partire e su di un'altra rampa uno shuttle Komusai. Raggiungemmo la zona del briefing e fummo intercettati da una squadra di soldati armati, questi ci indicarono una zona dell'hangar in cui un gruppo di ufficiali stava aggiornando il resto del personale, appena arrivato, sulla situazione contingente, ci avvicinammo ed ascoltammo anche noi, quello che sentimmo fu sconvolgente!"

8 - LA DOCKING BAY 23.

"Allora Willy, ricominciamo, eravate finalmente giunti alla docking bay, il vostro morale sarà stato alto." "I nostri mobi...

"Eravamo tre giovani reclute alla loro prima vera battaglia, che cosa potevamo fare? All'inizio perdemmo la testa a causa delle shock, ma per nostra fortuna avevamo avuto un buon addestramento e facemmo affidamento su quello che avevamo imparato per reagire alla situazione. Ci trovammo sotto attacco da parte di un incrociatore federale classe Salamis con 4 Rb 79 Ball di scorta, cercammo subito di sparpagliarci e di rispondere al fuoco: io ero l'unico ad avere un mobile suit dotato di arma pesante, quindi attaccai la Salamis. La colpii un paio di volte ma non riuscii a danneggiarla seriamente, nel frattempo Christoph e Sophie attaccarono i Ball distruggendone uno. Eravamo comunque in una situazione disperata, quindi cambiammo tattica, decidemmo di attaccare i restanti Ball in corpo a corpo, questo ci avrebbe garantito un doppio vantaggio: la Salamis non ci avrebbe sparato per non colpire i propri mezzi e noi avremmo sfruttato la superiorità dei nostri Zaku nel combattimento di mischia. Il piano funzionò, armammo le asce termiche dei nostri Zaku ed attaccammo: Sophie e Christoph distrussero quasi subito i loro avversari e così anch'io..."
"Tutto bene, vuole fare una pausa?"
"... No, ce la faccio... ce la faccio. E' solo che ricordo ancora la scena, nonostante gli anni: sfrecciai col mio mezzo verso il nemico, lo colpii con l'ascia termica squarciando la carlinga del suo Ball, che quasi subito esplose,  per un attimo la sagoma del pilota risaltò nel flash dell'esplosione e sono sicuro che udii nella mia testa l'urlo di terrore di quel poveretto. Fino ad allora quando sparavo avevo sempre la speranza che il colpo danneggiasse solo il mezzo, permettendo al pilota di fuggire, ma in questo caso non avevo dubbi: avevo ucciso quell'uomo, e questa consapevolezza ancora mi tormenta anche nei sogni."
"Quando si combatte per la propria vita non si ha tempo di provare dubbi o rimpianti, è capitato a tutti."
"Già.... comunque non appena i Ball furono distrutti la Salamis ricominciò a spararci addosso con tutte le batterie di cannoni ed i missili, eravamo ancora in grave pericolo, fu Probst a tirarci fuori da quella situazione; raccogliendo il bazooka dello Zaku del sergente Huber e  lanciandosi contro la Salamis riuscì ad evitare il fuoco di sbarramento e ad arrivare all'altezza del ponte di comando della nave, poi sparando col bazooka al ponte di comando della nave, la danneggiò gravemente . La Salamis iniziò a sbandare e ad andare alla deriva, non avemmo però tempo di gioire, un missile aveva infatti colpito lo Zaku di Sophie: non era un danno troppo grave ma il suo mobile suit era comunque malridotto, non poteva rimanere nel bel mezzo della battaglia. Mi sganciai dal  combattimento per fornirle assistenza e vista la momentanea calma, ne approfittamo per ripiegare cercando di richiamare Probst, che sembrava ancora intenzionato a combattere."
"Il suo commilitone rischiava di rimanere tagliato fuori e di venire accerchiato."
"Infatti, per sua fortuna un ufficiale a bordo di un Gelgoog, che stava passando in quel settore, notò la cosa ed andò ad ordinargli chiaramente di ripiegare col resto della squadra, fu la fortuna di Probst."
"Sa chi era quell'ufficiale?"
"No, non esattamente, Probst ci disse che costui si era presentato come Tenente Matsunaga e che pilotava un mobile suit bianco, quell'uomo si allontanò immediatamente dopo aver impartito l'ordine e non ci seguì. Probabilmente, stava cercando di radunare quanti più soldati possibile o forse cercava di coprirci durante il ripiegamento, non so. In ogni caso dopo esserci riuniti trainammo il mobile suit di Sophie, e ci allontanammo dalla zona del combattimento, muovendoci lungo la superficie dell'asteroide raggiungemmo finalmente l'entrata della docking bay numero 23."
"A questo punto avrei bisogno di prendermi una boccata d'aria, le va se usciamo un momento?"
"Certo, mi sembra un'ottima idea"

7 - RIPIEGAMENTO.

"Eravamo tre giovani reclute alla loro prima vera battaglia, che cosa potevamo fare? All'inizio perdemmo la testa a causa delle s...

Mario è alla linea, i telai scorrono veloci, i robot saldano senza sosta.
Ma Mario pensa ad altro.
Pensa a stasera quando cercherà di entrare nella porticina sotto il magazzino.
Alla fine del secondo turno si attarda salutando i colleghi.
Le mani sono sudate.
Si avvicina al bancone di lavoro, prende un grosso paranchino.
Aspetta ancora qualche minuto mentre le voci fuori si spengono nel cortile.
Esce.
Raggiunge il muro e scende le scale di cemento.
Pianta il paranchino e fa leva.
La porta cede e si apre grattando il pavimento in cemento.
Mario entra.
Attacca la luce del cellulare.
Mucchi di vecchi pezzi metallici, ricambi non più utilizzati.
Tira un telo bianco, sotto c’è un tornio degli anni ’60.
“Chi va là!”
Mario si gira, uno dei guardiani è sulla porta con una torcia puntata.
Mario prende il tesserino dalla tasca.
“Sono un dipendente, mi sono perso”.
Esce dal magazzino.
“Ma è impazzito? Quest’area è chiusa, è pericolosa! E se le fosse successo qualcosa?”
Il guardiano lo scorta al cancello e lo fa uscire.
“La segnalerò alle Risorse Umane” dice chiudendo la cancellata dietro di lui.
Mario si ritrova in strada.
Guarda il cortile oltre il cancello.
Vicino alle bisarche vede un uomo vestito con un completo bianco che lo fissa.

SCENA 10

Mario è alla linea, i telai scorrono veloci, i robot saldano senza sosta. Ma Mario pensa ad altro. Pensa a stasera quando cercherà di en...

È sera, Mario passeggia verso la macchina, tenendo Sara per mano.
“È stata proprio una bella serata, ne avevi bisogno” dice lei stringendogli la mano tra le sue “ultimamente sei così stressato”.
Mario la guarda.
Sara gli sorride.
Basta così poco per essere felici.
“E poi la moglie di tuo fratello è una cuoca sopraffina, sono stati davvero gentili a invitarci, dovremmo ricambiare”.
Continuano a camminare.
Sara si stringe a lui.
Mario vede la sua macchina e fa scattare l’apertura a distanza.
In quel momento un auto bianca sportiva attraversa veloce la strada, rombando.
L’uomo al volante è vestito con un abito bianco, lancia una lunga occhiata a Mario, poi la macchina scompare dietro l’angolo successivo.
Mario rimane bloccato.
“Cosa succede amore?” chiede Sara preoccupata.
“Hai visto la macchina?”
“Quella bianca? Ma si sarà il solito tamarro, dai andiamo a casa”.
Salgono in macchina e partono.

SCENA 9

È sera, Mario passeggia verso la macchina, tenendo Sara per mano. “È stata proprio una bella serata, ne avevi bisogno” dice lei stringend...

"Ok, possiamo riprendere Willy?"
"Sì, sono pronto, dopo l'attacco effettuato con il cannone Solar Ray, l'intera base passò da allarme giallo ad allarme rosso, fummo fatti uscire con i nostri mobile suit, la nostra squadra era equipaggiata con gli Zaku II."
"Non avevate mezzi più performanti?"
"No, quelli li avevano dati ai piloti con maggiore esperienza, e poi a quel punto della guerra c'era comunque penuria di mezzi, quindi sarebbe andato bene tutto. Venimmo fatti uscire e fummo messi di guardia nel campo S, stazionavamo nei pressi del confine col campo E, quello che era in pratica la via di collegamento con Zeon. Noi ed altre squadre di piloti inesperti eravamo stati assegnati a quella zona, mentre il grosso della flotta presidiava il campo N, dove lo Stato Maggiore prevedeva che si sarebbero concentrati gli attacchi delle forze federali."
"Invece le cose non andarono così."
"Già, l'attacco al settore N era un diversivo, i federali attaccarono anche il settore S, con molte più navi del previsto ed anche coi rinforzi giunti in extremis dalla nostra base lunare di Granada e con la discesa in campo di Char Aznable, non ci fu nulla da fare. Ho visto molti giovani piloti di mobile suit andare incontro alla morte, nel vano tentativo di reggere la linea del fronte che si andava sgretolando."
"Quando inziarono per lei i combattimenti?"
"La mia squadra doveva tenere aperto il collegamento col settore E, quindi per un po' di tempo fummo solo testimoni di quello che accadeva, probabilmente qualcuno delle alte sfere aveva già immaginato che le cose non sarebbero finite bene e voleva tenersi aperta una via di fuga, infatti ad un certo punto mi sembrò di vedere delle navi che lasciavano l'orbita di A Baoa Qu sganciandosi dai combattimenti. In ogni caso la battaglia raggiunse anche la nostra zona di competenza, il settore S era caduto e le navi federali si avvicinavano all'asteroide: ricordo che fummo bersagliati da diversi missili, l'allarme dei sensori di prossimità suonava all'impazzata sovrastando a tratti il comunicatore. Il sergente Huber ci ordinò di aprire il fuoco per intercettare i missili, ricordo che sparai all'impazzata col bazooka da 280 del mio Zaku urlando per scaricare la tensione, ma non riuscii a centrarne nemmeno uno e  fu una fortuna per noi che le particelle Minovsky fossero particolarmente concentrate in quel settore, il sistema di guida dei missili disfunzionò e noi non fummo centrati da quella serie di colpi, altrimenti non sarei qui."
"Ricordo anch'io che in effetti quei missili non erano mai molto precisi."
"Dopo i missili ci attaccò una squadra d'assalto federale, composta da un mobile suit RGM 79 Gm e Rb 79 Ball, quest'ultimi erano mezzi molto piccoli concepiti per essere veloci e colpire con un potente cannone, e ci diedero filo da torcere ma riuscimmo a respingerli comunque. Dopo questo primo assalto eravamo agitatissimi l'adrenalina scorreva a fiumi ed il sergente dovette faticare per tenerci uniti e darci nuovi ordini. Ad un certo punto infatti ricevemmo una comunicazione molto disturbata, che ordinava al personale combattente, di portarsi in prossimità delle rampe di partenza delle astronavi, probabilmente quello era l'inizio della ritirata, almeno quello era quello che io credetti al momento. La rampa di partenza più vicina era nella docking bay numero 23, il sergente ci disse di ripiegare verso la superficie dell'asteroide perchè la rampa di lancio poteva essere raggiunta anche attraverso delle gallerie interne. Stava per dirci come muoverci, ma il suo Zaku venne colpito da un missile ed esplose immediatamente, sentii i pezzi del suo mobile suit urtare contro la corazza del mio, fu terribile!"
"Lasciati a voi stessi alla vostra prima battaglia, come andarono la cose poi?"

6 - SULLA LINEA DEL FUOCO.

"Ok, possiamo riprendere Willy?" "Sì, sono pronto, dopo l'attacco effettuato con il cannone Solar Ray, l'intera ba...