Alcune settimane prima…

Nella sala rimangono solo i cadaveri, illuminati da mille e più torce.
La pietra blu della Morte è a terra in frantumi.
Raphael la guarda e capisce che la maledizione del Gran Vizir è solo appena iniziata, o forse non è mai finita. Si morde il labbro consapevole dell’inganno e dell’errore nell’aver ucciso sé stessi.
Ora capisce: la Pietra della Morte li ha maledetti, ma la Pietra della Vita li tiene vivi. Fino a quando le pietre non saranno una, le loro vite saranno minacciate e condannate.

“Chi era quella donna?” chiede Radgar.
“Non ne ho idea, ma è lei che dobbiamo trovare. Lei ha la pietra rossa.” risponde Raphael.
“Ho la sensazione che torneremo qui ancora, ma quando lo faremo non dovremo ripetere gli stessi sbagli.”

26 - UN NUOVO CICLO

Alcune settimane prima… Nella sala rimangono solo i cadaveri, illuminati da mille e più torce. La pietra blu della Morte è a terra in f...

“Avete ucciso mio padre… la vostra punizione non finirà mai...”
La voce della sposa riecheggia nella mente riempiendo ogni vuoto.

Alcune settimane prima…

Le torce si spengono con una velocità crescente sotto gli occhi allarmati degli avventurieri, con i loro volti incisi nella pietra sotto ogni fiamma che svanisce.
All’improvviso uno strano portale si apre nella stanza rivelando una chiesa sconosciuta e il suono distorto di campane. Da esso precipitano nella stanza in modo rocambolesco cinque persone: tre copie di loro stessi, una sposa ed il suo Re.
Nella sala in cui giace morto il Vizir, si riassumono in un istante tutte le vite parallele degli avventurieri. Tutte quelle che restano: solo sei torce brillano ancora.
Increduli gli avventurieri osservano i tre di loro stremati arrivati dal portale.
La sposa che si copre il volto e i seni col velo. Il Re tremante e confuso.
Raphael realizza che tutte le loro vite sono qui, ora. Le une con la Pietra della Vita, le altre con quella della Morte. E che non possono coesistere.
L’illusione è il potere delle Pietre, unendole questo strano ciclo cesserà.
Con uno sguardo rapido d’intesa ai compagni, è il primo a gettarsi sui loro medesimi arrivati dal portale. I loro alter ego stremati riescono a malapena a implorare di non farlo, prima che la sala sia teatro di un nuovo bagno di sangue.

Tutte le torce si riaccendono e la luce accecante invade la sala.

25 - L'INIZIO E LA FINE

“Avete ucciso mio padre… la vostra punizione non finirà mai...” La voce della sposa riecheggia nella mente riempiendo ogni vuoto. Alcun...

Morire e rinascere. Ogni volta nuovo dolore, ogni volta una vita che se ne va. Quante esistenze è costata loro questa maledizione? In quali recessi del multiverso sono già morti per sempre?
Il Re Silente porta la sposa a sé e sfodera un pugnale ingioiellato per difenderla, ma la sua mano trema, tradendo la paura mentre i tre avventurieri convergono verso l’altare minacciosi.
Radgar con in pugno la Gemma della Vita.
Samia tra la polvere della cattedrale che sta crollando a pezzi.
Raphael ricoperto del sangue della guardia del corpo personale del sovrano.

Dietro le spalle del suo mancato marito, la sposa osserva. Per una frazione di secondo sposta il velo rivelando uno scorcio del suo candido viso, uno sguardo fugace nel suo sguardo ipnotico.
La realtà si confonde dietro di lei, e le mura di una sala antica e misteriosa ma familiare si sostituiscono all’abside della basilica. I due ambienti si fondono e l’uno ingloba l’altro.
I nostri tre si sentono disorientati, con la fugace visione di quel volto dolce e stregato che s’impone senza sosta nelle loro teste, e li porta con sé oltre lo spazio e il tempo.

24 - IL VOLTO DELLA SPOSA

Morire e rinascere. Ogni volta nuovo dolore, ogni volta una vita che se ne va. Quante esistenze è costata loro questa maledizione? In qual...

Raphael con le poche forze che gli rimangono approfitta della distrazione di Kruhn per colpirlo alle spalle. La spada lo trapassa poco sotto lo stomaco.
Kruhn gira faticosamente la testa all’indietro. Fissa il suo eterno nemico con il sangue che cola dal naso e dalla bocca, incredulo.
“Il nostro maestro non ci insegnava questo, sei… vile!”
Colpire a tradimento era quanto di più disonorevole potesse esistere secondo il credo che anni or sono avevano entrambi abbracciato.
“Il nostro maestro è morto, ed il suo credo assieme a lui!” ribatte schietto Raphael mentre gli annoda le budella con la spada.
“Sei... un vile… bastard….!!!”
La frase si strozza nella gola di Kruhn invasa dal sangue.
“Sì!! E non importa perché tu sei finito!”
Con un calcio Raphael sfila il corpo di Kruhn dalla lama e lo getta a terra.
Kruhn lo fissa con disprezzo mentre il sangue lo soffoca e la vita lo abbandona. Ma Raphael non se ne cura, e ferito e dolorante avanza faticosamente verso l’altare.

23 - DISONORE

Raphael con le poche forze che gli rimangono approfitta della distrazione di Kruhn per colpirlo alle spalle. La spada lo trapassa poco sot...

Radgar intravede nella confusione la possibilità di fare ciò che gli riesce meglio. Ritrovatosi tra le fila del coro dopo essere stato massacrato dalle guardie reali, ha scelto di rimanere celato nelle retrovie pronto ad agire al momento propizio.
Quando Raphael e Samia scatenano l’inferno, Radgar scivola come un’ombra tra le persone in fuga confondendosi tra loro, fino a che passando vicino all’altare balza verso la sposa.
Con forza ne afferra le mani per sottrarle la gemma, e nel farlo lacera il candido abito nuziale.
Coi seni esposti, la sposa indietreggia per sottrarsi alla violenza del furfante.
Radgar soppesa la gemma tra le mani, calda e rossa a differenza di quella gelida del Vizir. Poi lancia uno sguardo compiaciuto alle grazie della sposa prima che ella si copra col velo le vesti lacere. Il Re grida al sacrilegio pazzo d’ira, puntando il suo indice accusatore verso il furfante.
Kruhn, l’unico ancora vicino al suo signore, ode le parole e del Re e realizza ciò che accade.
Sfila la lancia che ha trafitto Raphael e si prepara ad eliminare Radgar, compiendo un’imperdonabile leggerezza.

22 - L’ABITO LACERATO

Radgar intravede nella confusione la possibilità di fare ciò che gli riesce meglio. Ritrovatosi tra le fila del coro dopo essere stato mas...

Samia stringe nel palmo il suo Amuleto della Forza, invocandone il potere. La sua presa è così salda che la mano sanguina tagliata dai cristalli del magico gioiello. E’ il caos, e la spadaccina intravede l’occasione di scatenare il suo sortilegio più potente sui nemici e sbarazzarsi di loro.
All’improvviso i suoi occhi s’incendiano e il sangue sulle sue mani prende fuoco. Samia s’inginocchia e colpisce il pavimento con l’Amuleto con tutta la forza che ha, poco prima di essere trafitta e uccisa nuovamente.
Un tuono rimbomba tra le navate, e la terra trema.
Poi i lastroni del pavimento si sgretolano e affondano nel terreno, e dai crateri che si formano ribolle sostanza magica che liquefa la pietra trasformandola in lava incandescente. I nemici ingurgitati dal magma arcano muoiono urlando la loro agonia, consumati dal fuoco ultraterreno fino alle ossa.
I muri si crepano, grosse pietre cadono dal soffitto preannunciando l’imminente cedimento della cattedrale. Il Re urla ordini che nessuno sente nel panico generale, soverchiati dai boati del terremoto, dal ribollire della lava, dalle grida di chi brucia divorato dal magma rovente.
Una frattura spezza la platea dietro l’altare inghiottendo il prete. Le fiamme lo avvolgono come se gli inferi stessi fossero venuti a prenderlo.
Il Re è folle di rabbia ma spaesato.
La Sposa dal volto celato invece tiene stretta a sé la gemma incastonata sul suo abito nuziale, senza scomporsi. Nel caos che la circonda, sembra l’unica ad aver certezza del suo destino.

21 - L’INFERNO IN TERRA

Samia stringe nel palmo il suo Amuleto della Forza, invocandone il potere. La sua presa è così salda che la mano sanguina tagliata dai cri...

Il Re Silente intima al prete di continuare. Quello borbotta qualcosa, ma sembra incapace di una frase di senso compiuto.
L’unico che ancora fronteggia Raphael dopo che il Tomo ha sparpagliato il suo terrore è Kruhn. Egli rotea abilmente la lancia per un affondo, ma Raphael la devia facendola schiantare sugli schinieri della sua armatura. Quindi risponde, colpo su colpo, in una lungo scambio tra due che un tempo si allenavano assieme. Infine tuttavia una stoccata di Kruhn rotea e passa oltre la guardia Raphael dimostrando chi dei due è il più abile, e lo colpisce alla schiena con l’asta costringendolo in ginocchio. Quindi fa un’altra giravolta della lancia, in un attimo in alto pronta ad infilzare.
Raphael scorge un armigero dietro a Kruhn, si concentra su di lei mentre lascia che il nemico affondi la lancia nel suo cuore.
Una torcia si spegne, ed in un attimo Raphael è quella guardia dietro il nemico. Colto di sorpresa, Kruhn vede arrivare l’attacco dall’ex alleato alle sue spalle all’ultimo istante. Riesce a schivare con un piegamento innaturale, ma il filo della spada ora impugnata dal nuovo Raphael gli scorre sulla guancia sinistra.
“Tu eri… eri di fronte a me! Morto!” afferma incredulo Kruhn, indietreggiando e toccandosi il sangue che scende dalla ferita.
Solleva ancora la lancia, un affondo, un altro affondo velocissimo. Raphael, di nuovo ferito, lo ammira: è sempre stato il più forte.

20 - AMMIRAZIONE

Il Re Silente intima al prete di continuare. Quello borbotta qualcosa, ma sembra incapace di una frase di senso compiuto. L’unico che anco...

Il prete tace paralizzato dalla paura interrompendo la cerimonia, in contrasto con le campane che suonano il più alto momento di giubilo. La sposa, con il velo che le copre il volto, stringe la gemma incastonata sul petto del suo magnifico vestito. Il Re Silente, adirato per l’insolente interruzione, incita sprezzante con un fil di voce le guardie a far piazza pulita degli intrusi.
Il capo delle guardie solleva la visiera dell’elmo e fissa Raphael. Questi,  sapendo chi aspettarsi, sogghigna chiamandolo per nome: “Kruhn…”
“Raphael, maledetto, hai scelto la via del brigantaggio, invece di servire il Re Splendente come ti era stato assegnato, così come io devo servire il Re Silente. Hai tradito gli insegnamenti del nostro maestro!”
“Non sono mai stato un servo, e mai lo sarò!”
“Mi disgusti Raphael, ti ucciderò con le mie mani per il disonore che hai gettato sul nostro mentore!”
Kruhn spada alla mano si getta all’attacco con colpi veloci e vigorosi, cadenzati dal continuo ripetere la parola “Muori!”
Raphael para più volte la tecnica violenta e precisa del suo avversario. Se non si fosse già battuto con lui decine di volte, se non lo conoscesse perfettamente, sarebbe già morto davanti ad un avversario così formidabile. Ma questo vantaggio è una medaglia a due facce, perché anche lui non ha segreti per il suo nemico.
Ben presto altri soldati di élite lo circondano dando man forte al loro leader, ed è allora che Raphael afferra tra le mani il Tomo che porta al fianco. Quando lo solleva Kruhn capisce. Il suo volto diventa cinereo perché sa che i suoi uomini sono condannati, e veloce richiama a sé antiche tecniche di protezione della mente.
La magia di Devastazione del Tomo si manifesta. Urla terrificanti e lamenti strazianti fuoriescono da esso terrorizzando i presenti. La gente si ammassa schiacciandosi per trovare una via di fuga, le donne, i pargoli e i vecchi vengono calpestati, straziati dai fuggitivi che scavalcano panche e persone senza distinzione.
I canti di giubilo del coro nuziale, resi inizialmente cacofonici dai pianti di orrore e paura, assumono un’intonazione da litania funebre.

19 - TERRORE

Il prete tace paralizzato dalla paura interrompendo la cerimonia, in contrasto con le campane che suonano il più alto momento di giubilo. ...

Per Radgar, Raphael e Samia è come svegliarsi di colpo e vedersi morire. Dalle panche degli invitati assistono al massacro di loro stessi in mezzo alla navata. Altri loro.
Guardano i loro corpi increduli. Non è un sogno, sono loro davvero, con le loro armi e i loro vestiti. Qualcuno tra gli invitati li nota: “ehi! sono qui!” urla spingendo per allontanarsi.
Le guardie richiamate non faticano a raggiungerli e a massacrarli come poco prima, ma ancora una volta, nuovi Radgar, Raphael e Samia sono corpo e volto di un altro invitato.
La gente impaurita li vede spuntare dal nulla, incapace di comprendere cosa accade, mentre le guardie d’elite continuano a farne scempio.
Difficile dire chi sia più sorpreso da questo sortilegio. Ma solo ora, mentre muoiono ripetutamente, gli avventurieri capiscono la terribile crudeltà della maledizione scagliata settimane prima dal Gran Vizir.
Una maledizione che li obbliga a morire più volte, ancora e ancora, in più tempi e in più luoghi. Ogni torcia che si spegne è una loro vita attirata qui da un meandro del multiverso in cui è destinata a soccombere. Ognuno di loro non muore solo qui, ma anche in un’altra realtà. E ogni vita attirata per sostituirsi alla precedente viene uccisa di nuovo per sempre.
Ora sanno cosa accadrà alla fine, e cosa fare per far sì che tutto ciò si interrompa. Ma prima di tutto devono avere la Pietra della sposa.

18 - MORIRE ANCORA

Per Radgar, Raphael e Samia è come svegliarsi di colpo e vedersi morire. Dalle panche degli invitati assistono al massacro di loro stessi ...

Alcune settimane prima…

Nella grande sala le fiaccole sulle colonne iniziano a spegnersi, sempre più velocemente. Ogni volta sotto le fiamme non c’è un’anonima maschera di pietra, ma il volto di Radgar, o di Raphael, o di Samia.
I tre si guardano increduli, non capendo cosa questo possa significare. Ma soprattutto si chiedono cosa accadrà quando anche l’ultima torcia si sarà spenta.

17 - TORCE CHE SI SPENGONO

Alcune settimane prima… Nella grande sala le fiaccole sulle colonne iniziano a spegnersi, sempre più velocemente. Ogni volta sotto le fi...

Gli avventurieri entrano nel tempio percependo la frescura in contrasto al sole rovente di fuori. Di fronte all’intero battaglione del corpo d’élite del Re, l’esito della sfida appare drammaticamente scontato.
Radgar lascia cadere l’elmo a terra, il fatto di averlo sfilato gli permette di captare un mormorio tra gli invitati: “ma non è quello che hanno giustiziato tre giorni fa, com’è possibile?” dice qualcuno.
Ovvio che si sbaglia ma la frase lo colpisce. Del resto non è già morto una volta nelle fogne, apparentemente?
I suoi pensieri sono presto spazzati via dal pericolo imminente, quando l’intero plotone di guerrieri addobbati di rosso li circonda, puntando verso di loro lance acuminate.
Senza troppi preamboli è subito un balenare metallico di spade che deviano gli affondi delle picche, mentre la gente si schiaccia all’indietro per star alla larga dal combattimento. Il valore è tanta cosa, ma a poco serve contro il numero e l’esperienza della guardia reale.
Ben presto le lance trapassano Radgar, Raphael e Samia senza pietà, e le cuspidi emergono dalle loro carni straziate tinte di sangue.

16 - LA GUARDIA REALE

Gli avventurieri entrano nel tempio percependo la frescura in contrasto al sole rovente di fuori. Di fronte all’intero battaglione del cor...

Le spade s’intrecciano cozzando tra loro, e l’eco metallica risuona sul selciato davanti al tempio.
Le guardie sono abili e addestrate, uno degli ultimi baluardi a difesa del sovrano, nelle loro scintillanti armature dall’elmo con la bocca bendata a rappresentare il Re Silente.
Uno di essi compie una giravolta che sorprende Samia, la lama si scontra con l’armatura a scaglie che indossa procurandole una botta dolorosa.
Un altro incalza Raphael giù per gli scalini, che tenta di tenerlo a distanza volteggiando la scimitarra. L’arma non è delle sue preferite, e basta un attimo d’incertezza e disattenzione per non notare il pugnale che il nemico ha sfoderato con la mano libera e che gli pianta a sorpresa nel fianco. Il coltello incontra dapprima la resistenza della corazza, ma poi affonda nelle carni ed il sangue inizia a sgorgare.
Qualcuno, da qualche parte, urla: “Chiamate i maghi! Chiamate i maghi!”
Samia approfitta dell’inutile acrobazia dell’avversario per trovarlo scoperto e trafiggerlo con un affondo. Quindi, vedendo Raphael in difficoltà, attinge agli amuleti delle forza e afferra il braccio di colui che l’ha pugnalato. Con un movimento di torsione spezza ulna e radio come fossero bastoncini di pane. La guardia si volta urlando di dolore, Samia gli afferra la testa e la piega di lato affondando la sua lama nel collo per metterlo a tacere.

Il veterano impegna Radgar in un feroce scambio. E’ un avversario formidabile, e spesso il furfante si trova sulla difensiva a dover parare i suoi colpi con la spada corta sottratta ad uno degli armigeri assassinati nel giardino. Para ripetutamente, aspettando un varco per affondare che non si apre mai. Lui è forte e Radgar stanco, con la visuale impedita dal pesante elmo che porta sul capo.
“Morirai inetto!” afferma presuntuoso il veterano.
Radgar stringe i denti e sente il sapore del sangue - anzi brama il sapore del sangue, quello del suo nemico. Stanco di un combattimento onorevole si sfila l’elmo piumato e lo fa roteare come un mazzafrusto. L’insolito gesto coglie impreparato il veterano, l’elmo cozza sulla sua spada deviandola di lato e lasciandolo scoperto.
Con un grugnito Ragdar si piega su un ginocchio e affonda lo spadino dal basso all’alto nelle terga dell’avversario, un colpo sleale direttamente dal suo passato di tagliagole.
Il sangue cola dall’inguine a terra, e quando quello accenna ad una reazione Radgar rigira la lama e la spinge su nelle budella, aprendolo letteralmente come un maiale.

I tre compagni reduci dalla battaglia si girano realizzando che le porte della Cattedrale ora sono aperte, qualcuno le ha appena spalancate dall’interno. Tutti tacciono, non vola una mosca.
I presenti li fissano voltati all’indietro dalle loro panche nella navata centrale, ed in fondo, dinanzi all’altare, l’intero battaglione delle guardie del corpo del Re si appresta a proteggere il sovrano e la sua sposa.

15 - MORTE SUL SELCIATO

Le spade s’intrecciano cozzando tra loro, e l’eco metallica risuona sul selciato davanti al tempio. Le guardie sono abili e addestrate, un...

"Agente O'Donnell, le hanno già letto i suoi diritti?"
La voce di Parrish suona ovattata nelle orecchie di Rick, ancora stordito dall'esplosione. La ferita alla spalla destra continua a scaricargli fitte di dolore lungo tutto il corpo, facendogli digrignare i denti e strizzare le palpebre. Probabilmente è stato colpito da uno dei proiettili di quel veterano schizzato; non ne è sicuro, però, l'ultimo quarto d'ora è costellato da ricordi frammentari misti a momenti di buio assoluto.
"Mi ha sentito, agente?" ripete Parrish, schioccandogli davanti al naso le dita.
Rick alza la testa ed infine annuisce. "Sì, l'ha fatto Browne".
Accanto a lui passa una barella e O'Donnell si volta a guardare il corpo che vi giace sopra. Rosco, con il bacino steccato e diverse fasce di cuoio che lo tengono fermo, è ancora svenuto. Ha sentito i paramedici discutere animatamente mentre tentavano di sollevare la pesante vasca che lo teneva bloccato: frattura della spina dorsale. Un miracolo che sia ancora vivo. Il dettaglio che attira il suo sguardo, però, sono le lucide manette ai polsi, fissate alle maniglie della barella. Ha odiato quell'uomo, è vero, ma ora Rick prova solo pena per le sue condizioni.
Passi veloci fanno voltare i due. Jenny, liberatasi del dottore che la stava visitando, li raggiunge camminando attraverso i calcinacci, poi si ferma drizzando la schiena, un pugno piantato sul fianco, e fissa l'agente con un'espressione dura, fredda come il ghiaccio. Suo marito sbatte un paio di volte le palpebre, incredulo: non ha mai visto quello sguardo nei suoi occhi.
"Perché arresta mio marito?"
"Signora, l'agente O'Donnell è accusato di complicità nella produzione di stupefacenti e di aggressione nei confronti di tre funzionari di banca" replica Parrish, secco.
Lo sguardo di Jenny si fissa su Rick, e l'uomo vi legge un disprezzo così profondo che non può far altro che abbassare il capo e guardarsi i piedi.
"Così eri in combutta con quello stronzo di tuo padre... non ti vergogni ad aver portato tutto questo disonore nella mia vita?"
"Sono innocente" balbetta Rick. "Non c'entro niente con tutto questo".
"Non ti credo".
L'agente Parrish la fissa per un momento, si gratta la nuca e alla fine sospira. "In quanto a lei... ha sottratto una pistola ad un agente ed ha aperto il fuoco verso dei civili".
"Se non fosse stato per me, sareste ancora tenuti sotto scacco dagli amici di quel veterano drogato. E comunque ho tutta l'intenzione di chiamare mio padre ed informarlo della vostra incompetenza e del fatto che il centro dello spaccio di questa contea fosse in uno dei quartieri migliori della sua cittadina. Lei non vuole perdere il posto, vero?"
Lo sguardo dell'agente si vela di paura. E' solo un'apparizione fugace, ma viene notata sia da Rick che da Jenny.
In sei anni di matrimonio non mi ha mai parlato di suo padre pensa O'Donnell, osservando i lineamenti induriti di sua moglie. Pensavo fosse morto... quante cose che non so della donna che ho sposato.
"Signora, l'agente Browne la scorterà in centrale dove prenderà la sua deposizione. Poi sarà libera di andare, per quanto mi riguarda".
"Saggia decisione" ribatte la donna con leggero sorriso.
"Sono libero anch'io?" chiede Rick, alzando a fatica i polsi ammanettati.
Parrish fissa per un momento Jenny, che accenna un no con la testa. "Agente Murdoch, sbatta il signor O'Donnell dietro le sbarre e avverta il procuratore".

28 - DUE PESI, DUE MISURE

" Agente O'Donnell, le hanno già letto i suoi diritti? " La voce di Parrish suona ovattata nelle orecchie di Rick, ancora...

Una guardia sbadiglia, sonnecchiando pigra su quella che a dir suo è una delle migliori panchine dei giardini della Cattedrale - sempre al riparo della calura per tutto il giorno grazie alla numerose piante che la circondano.
Lo sferragliare di corazze che s’avvicinano lo desta dal suo torpore, la vista appannata gli rivela due colleghi d’arme. Con uno sforzo titanico schiude le labbra e parla con voce impastata: “Il matrimonio non è ancora termina---?”
La frase termina con un rantolo, e con gli occhi strabuzzano per la sorpresa ed il dolore di trovarsi una spada che gli trapassa da parte a parte la trachea. Nemmeno il tempo di sanguinare ed il suo corpo è già polvere, mentre la lama di Samia freme bevendo a sazietà.

Finalmente tutti e tre gli avventurieri indossano le scintillanti armature degli armigeri del Re Silente.
La campana rintocca la fase finale del matrimonio, la Solenne Promessa.
“Ci siamo, affrettiamoci” esorta Raphael, “perché la cerimonia è ormai agli sgoccioli!”
Procedono verso la scalinata che conduce alle grandi porte d’ingresso del tempio con passo rapido e sicuro, certi di passare oltre il picchetto di sorveglianza.
Ma una delle guardie è un vecchio veterano attento, difficile da gabbare. Il suo occhio è dubbioso, e il suo naso quello di un segugio
“Ehi voi! Perché volete entrare? Cosa state facendo qui?” chiede ponendosi dinanzi a loro, inspirando e gonfiando il petto.
“Ci hanno dato l’ordine di rafforzare la sorveglianza, ed abbiamo eseguito prontamente!” ribatte fermo Raphael.
Il veterano saggia l’aria: "Puzzate di fogna, così come puzzano le vostre menzogne! Chi credete di prendere in giro? Dove vi siete procurati quelle armature?”
Shwiiin-shwin-shwiiin, è tutto uno sguainar di spade.
“Guardie! Prendiamo questi impostori!”

14 - IL FIUTO DI UN VETERANO

Una guardia sbadiglia, sonnecchiando pigra su quella che a dir suo è una delle migliori panchine dei giardini della Cattedrale - sempre al...

Gli uomini interrompono il loro pestaggio e si allineano su linee ordinate lasciando Ahmed pesto e sanguinante sul pavimento.
Due persone entrano da una porta, hanno divise da gerarchi fascisti ma i loro corpi sono consunti e la carne scomparsa se non per pochi brandelli.
I fascisti rimangono immobili con lo sguardo fisso mentre le figure passano in mezzo a loro.
Uno dei due si ferma davanti ad Ahmed, prende il suo viso tra le mani.
Ahmed si sente svuotare mentre il volto dell’uomo davanti a lui si ricompone e acquista colorito.
Alla fine il gerarca gli sorride con un sorriso radioso.
Ahmed si alza, la sua mente è attraversata da immagini di odio.
Uno dei fascisti gli si avvicina e gli da un manganello, un altro si toglie il bomber e glielo porge.
Gli altri gli danno pacche sulle spalle.
Ahmed si veste poi si volta verso i suoi nuovi fratelli.
“Andiamo” dice “conosco un paio di chioschi arabi aperti fino a tardi, andiamo a far capire a quegli esseri inferiori chi comanda”.
Quindi si gira e si incammina verso l’uscita.

SCENA 17

Gli uomini interrompono il loro pestaggio e si allineano su linee ordinate lasciando Ahmed pesto e sanguinante sul pavimento. Due per...

Ahmed riprende a  esplorare le gallerie seguendo le rune.
Si ritrova nella stanza dell’anfiteatro.
Ma non sa come uscire.
Mentre si guarda intorno sente dei passi.
Si gira e vede entrare da uno dei corridoi il sovrintendente dei beni culturali.
Lo guarda stupito.
L'uomo è tranquillo, come se si aspettasse di incontrarlo.
“Ahmed” dice l’uomo “hai girato così tanto che sarebbe un peccato non mostrarti dove sei giunto” l’uomo si sistema gli occhiali “e poi la nostra razza ha già fatto la sua parte per troppi anni, ora tocca alla vostra razza contribuire”.
Ahmed sente altri passi provenire dai vari corridoi.
Dalle altre porte entrano decine di uomini con i capelli rasati e bomber neri.
Ahmed prova a difendersi ma gli uomini lo picchiano selvaggiamente.

SCENA 16

Ahmed riprende a  esplorare le gallerie seguendo le rune. Si ritrova nella stanza dell’anfiteatro. Ma non sa come uscire. Mentre ...


Ahmed cammina per alcuni minuti in un passaggio di cemento.
Arriva a un crocevia con una stanza quadrata.
Su un piedistallo c’è una lampada ad olio simile a quella che aveva trovato e li vicino un cablogramma scolorito, la data è dell’agosto 1943.
Il cellulare si sta spegnendo, accende la lampada ad olio che ha in borsa.
Nella luce appaiono sui muri alcune rune gotiche.
Le segue.
Cammina fino a un sacrario sotterraneo.
Ci sono alcuni loculi incassati nei muri.
Le date di morte sono comprese tra il 1930 e l’agosto del 1943, i nomi sono italiani, le foto riportano ufficiali e gerarchi in divisa fascista.
Alcuni loculi sono incompleti e vuoti con le lapidi bianche appoggiate in terra.
Sul fondo ci sono due lapidi spaccate per terra.
Le date sono di inizio 1930, sono le due sepolture più antiche.
Guarda i loculi a cui appartenevano.
Sono vuoti.

SCENA 15

Ahmed cammina per alcuni minuti in un passaggio di cemento. Arriva a un crocevia con una stanza quadrata. Su un piedistallo c’è un...

Radgar indica finalmente una griglia sul soffitto: “Ecco, dovremmo esserci.”
Gli uomini fanno da scaletta per Samia, che spinge sulla grata metallica sollevandola quel tanto che basta per sbirciare fuori. Dietro un muro, davanti un cespuglio che copre parzialmente la vista della maestosa cattedrale della Città del Ferro e del Fuoco.
“Perfetto, siamo proprio dove volevamo!” esulta, facendo scivolare la griglia di lato. Uno ad uno gli avventurieri si aiutano ad uscire. Samia osserva gli armigeri del Re passeggiare lenti nei rigogliosi giardini antistanti il tempio, quando all’improvviso un rumore metallico alle sue spalle attira la sua attenzione e mette in allerta una ronda.
Radgar impreca sottovoce dopo essere inavvertitamente inciampato nella grata spostata ed aver provocato il trambusto.
Samia fa cenno ai compagni di restare nascosti, ci penserà lei. Forse questo imprevisto potrà addirittura giocare a loro vantaggio.
Osserva le due guardie confabulare tra loro, e constata la posizione degli altri soldati, tutti sufficientemente lontani.
Bisbiglia parole arcane e oscure afferrando le else delle sue spade gemelle, che vibrano eccitate percorse dal loro terribile potere, come belve impazienti davanti alla loro preda preferita. Samia reprime un brivido lungo le braccia, e la consapevolezza dell’orrore che sta per compiere.
Quando i due sono abbastanza vicini balza su di loro come un gatto, lasciando che la sua abilità trovi per le spade un varco verso le loro carni.
Prima ancora che possano gridare, i loro corpi rinsecchiscono come piante bruciate dal sole, mentre le lame gemelle bevono avide i loro fluidi e il loro spirito.
Rapidamente la loro pelle e i loro resti si polverizzano, lasciando a terra solo il guscio vuoto delle loro armature.

13 - I GIARDINI DELLA CATTEDRALE

Radgar indica finalmente una griglia sul soffitto: “Ecco, dovremmo esserci.” Gli uomini fanno da scaletta per Samia, che spinge sulla grat...

Ahmed è accecato dalla rabbia per quello che hanno fatto a Maria.
Ci deve essere qualcosa li sotto e ci deve essere di sicuro un’altra via per entrare, Giulio dice sempre che Torino è piena di sotterranei.
Prende una mappa della città.
C’è il condotto della metro e non lontano ci sono gli immensi sotterranei dell’8Gallery.
Torna allo scavo e scende nel condotto già scavato della metro.
Segue le pareti di cemento finchè trova un condotto di giunzione con le fogne.
Entra.
Segue diversi passaggi cercando di orientarsi.
Attraversa diversi cunicoli.
Forse sono davvero sotto l’8Gallery.
Gira ancora un po’ poi si rende conto di essersi perso.
Maledizione!
Inizia a camminare sempre più veloce, poi a correre.
A un certo punto si trova in un vicolo cieco.
Il cellulare gli segnala che dovrebbe trovarsi proprio sotto il palazzo che hanno chiuso.
Ma non c’è nulla.
Stanco si appoggia a un muro.
La parete si sposta all’indietro rivelando un passaggio.
Ma cosa diavolo...
Senza pensarci troppo si infila nel passaggio.

SCENA 14

Ahmed è accecato dalla rabbia per quello che hanno fatto a Maria. Ci deve essere qualcosa li sotto e ci deve essere di sicuro un’altr...

O'Donnell sbatte lentamente le palpebre nel tentativo di fermare il mondo che sta girando attorno a lui. Si rende conto che è disteso e qualcosa lo sta schiacciando a terra, quasi sicuramente una parte del pannello che una volta era il muro del bagno. Una disgustosa sensazione di bagnato avvolge la sua schiena e la parte posteriore di gambe e braccia. 
Non ci sono rumori o voci che riesce a distinguere, solo un fischio acuto che copre ogni altro suono e che gli rende difficile pensare; non ha mai provato la merda che produce, ma ora ha una vaga idea di come si sentano i suoi clienti quando lo sballo finisce.
In mezzo al fumo acre che si sta sprigionando dai reagenti, il vecchio nota un fugace movimento al limitare inferiore del suo campo visivo: Todd è fermo accanto alla porta, con il fucile puntato verso il basso. Non sa chi stia tenendo sotto tiro, ma è felice che non sia lui. Non riesce a trattenersi dal sorridere; a quanto pare la blindatura ha retto, salvando lui e Rick dall'impatto diretto dell'esplosione. Non si può dire lo stesso del muro tutt'attorno, i cui pezzi ora giacciono all'interno del bagno e sopra di lui. Dove una volta c'era la parete esterna, ora si vedono le nuvole correre nel cielo.
Il fischio si sta attenuando e gli permette di distinguere qualche suono; la voce di Todd, che sta urlando cose senza senso su delle improbabili congiure con i vietcong, il crepitio delle fiamme vicino al suo orecchio ed il lamento di qualcuno.
O'Donnell ruota lentamente la testa, cercando di non attirare l'attenzione del veterano, e nota la figura di Rosco, che sporge a metà da sotto la pesante vasca in ghisa. E' lui l'origine dei lamenti. Quindi dev'essere Rick la vittima del veterano.
Un paio di colpi di pistola provenienti dall'esterno coprono gli altri suoni; O'Donnell vede Todd abbassarsi d'istinto, cercando protezione dietro la porta deformata dall'esplosione. Una voce femminile sta urlando qualcosa, ma il fischio che ancora gli sibila nelle orecchie non gli consente di cogliere il senso delle parole.
"Cazzo, sono circondato!" urla il veterano, guardandosi attorno. Dopo aver puntato il fucile verso lo squarcio nel muro ed aver scaricato quanto rimaneva del caricatore, il veterano getta l'arma scarica e si lancia giù dalle scale.
O'Donnell prende alcuni respiri profondi, tossendo per il fumo, poi alza le braccia e si libera dei detriti che lo schiacciano al pavimento. Ogni muscolo del suo corpo gli intima di stare fermo, di rimanere disteso e di attendere che qualcuno venga a soccorrerlo. Ma sa che non può permetterselo: chiunque entri in questa stanza, anche il più stupido degli sbirri, capirebbe qual era la sua vera attività. Se rimane lì, sa che il suo futuro sarebbe una combinazione infinita di sbarre e tribunali. E non è un'opzione accettabile.
Il vecchio si alza in piedi e osserva ancora una volta la devastazione provocata dalla granata, notando solo ora il corpo immobile di Rick accanto alla porta. Povero stronzo, probabilmente non si meritava quella fine. Un suono gutturale attira la sua attenzione ed il suo sguardo si sofferma sulla figura di Rosco, ancora bloccata sotto la vasca.
"A... aiutami" balbetta lo sceriffo con un filo di voce. "Non sento più le gambe..."
"Mi spiace, vecchio mio. Non posso darti una mano, anche se lo volessi" replica impassibile. "E, per la cronaca, non voglio".
"Sei solo un... figlio di... puttana" biascica Rosco, allungando la mano per tentare di afferrare i pantaloni del vecchio.
"Sì, è molto probabile" ribatte O'Donnell, allontanandosi di un passo. "Ora scusami, ma non posso farmi trovare qui".
L'uomo esce attraverso lo squarcio nel muro ed imbocca le scale, diretto verso il suo ufficio. Le fiamme stanno lambendo il primo piano, quindi nessuno entrerà in casa fino a che i pompieri non avranno spento l'incendio. E questo lascia ad O'Donnell il tempo necessario per recuperare tutto il suo denaro.
Con quello potrà di sicuro iniziare una nuova vita altrove. In un'isoletta del Centro America dove non c'è estradizione, per esempio.

27 - IL DENARO PER LA FUGA

O'Donnell sbatte lentamente le palpebre nel tentativo di fermare il mondo che sta girando attorno a lui. Si rende conto che è disteso...

Gli avventurieri si risollevano provati dallo scontro con il mostro ciclopico. L’ascia in mezzo all’occhio l’ha ucciso e dell’icore marrognolo sgorga lento dalla ferita, invadendo l’ambiente con un lezzo peggiore di quello dei liquami di scolo.
Rintronati e lenti i tre faticano a riprendere consapevolezza. In lontananza le campane stanno smettendo i loro rintocchi, segno che il matrimonio sta entrando nella sua seconda fase.

La prima a trasalire per lo stupore è Samia. Il suo sguardo è fisso sul suo corpo pietrificato. Una statua identica a sé stessa a pochi passi di distanza.
“Non è possibile, io… io… ho resistito!” guarda sconvolta i compagni. “Io sono qua, sono viva, mi vedete!”
Samia si tocca per accertarsi di essere reale. “Ricordo perfettamente di averla scampata, non sono diventata una statua! Forse… forse era già qua prima…?”
Raphael le mette una mano sulla spalla: “Sì, sei viva, non ti stai ingannando. Siamo vivi…” afferma pacato indicando un punto in alto sulla parete.
Là, vicino ad uno scolo, c’è il corpo impalato di Raphael, con l’armatura trapassata da parte a parte al centro del pettorale da una delle acuminate appendici del mostro.
Samia è incredula: “Ma tu…”
“Sono vivo.”
“Non capisco… cosa significa?”
“Non lo so… ma sono vivo tanto quanto te…”
“Quei corpi avvizziti che abbiamo trovato prima, nelle fogne…” interviene Radgar.
“Ci assomigliavano terribilmente anche loro, vero?”
“Eravamo noi… questi siete voi… che diavolo sta succedendo qui?”
“Non lo so, davvero…” dice Raphael. “L’unica cosa di cui sono certo è che il tempo corre e non ci aspetteranno per il banchetto nuziale. Capiremo più tardi che razza di stregoneria è questa, muoviamoci a uscire da qui.”

12 - DESTINI ALTERNI

Gli avventurieri si risollevano provati dallo scontro con il mostro ciclopico. L’ascia in mezzo all’occhio l’ha ucciso e dell’icore marrog...

Ahmed guarda il letto immacolato e le macchine bianche che ogni tanto emettono un "bip".
Maria è in coma.
I medici dicono sia stabile e che molto probabilmente si riprenderà ma non sanno tra quanto e non possono escludere lesioni permanenti.
Un ispettore di polizia gli ha detto che la ragazza è stata trovata sanguinante in un vicolo, con diverse fratture e ematomi.
Si sospetta un crimine d’odio.
L’ispettore è stato molto comprensivo ma Ahmed non è riuscito a dirgli nulla di utile.
“Non si preoccupi” ha concluso l’ispettore “le prendiamo quelle bestie”.
Ha stretto la mano ad Ahmed ed è uscito.
Ahmed continua a guardare i capelli scuri di Maria sul cuscino bianco.

SCENA 13

Ahmed guarda il letto immacolato e le macchine bianche che ogni tanto emettono un "bip". Maria è in coma. I medici dicono...

Tutti i poliziotti si gettano a terra d'istinto quando la violenta esplosione sradica parte del muro del primo piano della villa di O'Donnell. Pezzi di legno, mattoni ed intonaco si riversano come grandine sulle volanti della polizia, sull'asfalto e nei giardini dall'altra parte della strada. Un agente esplode in un urlo di dolore quando una grossa scheggia gli penetra nella spalla, tingendo di rosso la camicia.
Jenny, colta alla sprovvista, si copre la testa con le mani; ogni tonfo che sente la fa sussultare. Quando il rumore dei detriti viene sostituito dalle urla dei poliziotti, apre gli occhi e raddrizza lentamente la schiena. La villa di suo suocero, un tempo maestosa e immacolata, sembra ora il soggetto di una delle vecchie fotografie provenienti dal fronte: una parte del tetto è stata scoperchiata ed al primo piano, dove prima c'era una finestra incassata nel muro, ora si apre un largo squarcio che espone le travi del pavimento ed i montanti in legno delle pareti. Quel che rimane della carta da parati, scollata dal muro, si agita mossa dall'aria e dal denso fumo che inizia a sprigionarsi dall'interno dell'abitazione.
Alcuni movimenti, nascosti dalla cortina scura, attirano l'attenzione di Jenny. La donna si alza lentamente in piedi per vedere meglio e sente una mano sulla spalla. Si volta di scatto e nota l'agente Parrish accanto a lei. "Signora O'Donnell, sta bene?"
La voce dell'agente è tentennante, l'esplosione deve aver scosso anche i suoi nervi.
"S-sì, tutto a posto" balbetta Jenny in risposta, tornando a guardare in direzione della villa.
"Mi dovrebbe restituire la..."
La frase di Parrish viene interrotta a metà dall'esclamazione della donna. "Eccolo! E' lui, il negro che mi ha tamponato!" esclama, puntando il dito verso un'ombra in mezzo alle volute di fumo. "E' armato!"
L'agente alza la testa e tenta invano di distinguere qualcosa in mezzo alla densa cortina che avvolge il piano superiore della casa. "Io non vedo niente" balbetta, strizzando gli occhi.
"E' lui, le dico! Ed ho anche visto mio marito! O mio Dio, è ferito!" urla Jenny, scrollandosi di dosso la mano di Parrish. Senza esitare, si appoggia al cofano della volante e scivola dall'altro lato.
"Signora, no! E' pericoloso!" urla invano l'agente.
Jenny, con la pistola in pugno, sta già correndo verso la casa.

26 - PIOGGIA DI DETRITI

Tutti i poliziotti si gettano a terra d'istinto quando la violenta esplosione sradica parte del muro del primo piano della villa di O...

Alcune settimane prima…

L’abbagliante fiamma di tre fiaccole si è spenta, rivelando non maschere senza lineamenti, ma i loro tre volti.
“Dev’essere la maledizione che quel bastardo ha scagliato su di noi prima di morire!” esclama Radgar sputando sul cadavere dello stregone.
“Cosa intendi?” chiede Raphael.
“L’ho sentito chiaramente sillabare parole senza senso mentre lo sbudellavo, ma non pensavo fosse un sortilegio, altrimenti mi sarei affrettato a finire il lavoro senza godermi la sua agonia!”
“Cosa succederà ora, Raphael?” chiede Samia.
“Non lo so di per certo. Ma tutto ciò, sicuramente, è un infausto presagio.”

11 - MALEDIZIONE

Alcune settimane prima… L’abbagliante fiamma di tre fiaccole si è spenta, rivelando non maschere senza lineamenti, ma i loro tre volti. “D...

Il cellulare di Ahmed squilla.
[Numero Sconosciuto]
Risponde.
“Pronto?”
“Smettila di impicciarti dello scavo”.
“Chi sei?”
Ma la chiamata è già stata interrotta.
Arrabbiato Ahmed prende il pullman e va allo scavo.
Il cantiere è vuoto, scende nel sotterraneo deciso a vederci chiaro.
La crepa è stata murata.
Il cellulare squilla.
[Numero Sconosciuto]
“Smettila di chiamarmi vigliacco!”
“Signor Ahmed, sono della polizia, sua figlia Maria è all’ospedale”.
Il cellulare di Ahmed cade sul pavimento.

SCENA 12

Il cellulare di Ahmed squilla. [Numero Sconosciuto] Risponde. “Pronto?” “Smettila di impicciarti dello scavo”. “Chi sei?” M...

Rosco rimane immobile, paralizzato dal terrore; sa che è giunta la sua ora, che non rivedrà più la sua poltrona, il suo letto, che non mangerà più ciambelle seduto nel suo ufficio. Spera solo che la raffica lo uccida sul colpo; una bella pallottola dritta in fronte e poi più nulla. Ha una paura fottuta del dolore: nella sua carriera di poliziotto ha dovuto passare tante, troppe ore in ospedale al capezzale di ragazzi, donne e uomini con gli sguardi carichi di sofferenza ed i corpi martoriati. Molti erano semplici testimoni innocenti, che si erano trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. Alcuni non ce l'avevano fatta, altri si erano ripresi ma portavano ancora addosso il ricordo del dolore che avevano provato. Molto meglio l'oblio di una rapida morte.
Il rumore dello scoppio, però, tarda ad arrivare. Todd abbassa lo sguardo e nota che la sicura del vecchio fucile si è incastrata. "Vaffanculo" urla, trafficando per far scattare la levetta.
"Brutto idiota, torna dentro" sibila O'Donnell, afferrando la cintura dello sceriffo e trascinandolo di peso nella stanza. "Chiudi quella maledetta porta" ordina poi, voltandosi verso suo figlio. "E' rinforzata, ci proteggerà".
Rick scatta in avanti e si appoggia di peso sull'uscio. I cardini si lamentano con un acuto cigolio, poi la serratura scatta.
Rosco si accascia a terra, mentre perle di sudore gli colano lungo il viso e cascano sulla camicia già abbondantemente pezzata.
"Che... che facciamo?" balbetta il giovane agente, lo sguardo che scatta a destra e a sinistra, osservando prima suo padre e poi il suo grasso ed attonito superiore.
O'Donnell sospira, osservando con disgusto il terrore negli occhi di suo figlio. Il moto d'orgoglio che aveva provato di fronte alla risolutezza di Rick nell'accettare la sua proposta, poco prima, viene spazzato via dalla profonda delusione per l'ennesima dimostrazione di inettitudine. La paura non sfiora nemmeno O'Donnell; ha già affrontato problemi ben più gravi di un ex soldato armato sotto effetto di droghe. Lo sguardo si sposta su Rosco: per il momento lo sceriffo è inutile, un peso di cui non vuole e non gli interessa occuparsi. Ha solo una priorità, ora, salvare la propria pellaccia.
"Brutti stronzi, avete venduto l'America a quegli sporchi musi gialli!" urla Todd. "Vi farò a pezzi!"
O'Donnell sferra un pugno sul muro in preda alla rabbia, poi un'idea gli si materializza in testa.
"Todd, ascoltami" urla attraverso lo spesso strato di legno e metallo della porta. "Brutto idiota, non siamo dei collaborazionisti! I fottuti musi gialli ci hanno fatto prigionieri. So per certo che si sono rintanati nel capanno qui fuori" aggiunge, sperando di deviare l'attenzione del veterano e consentirgli di mettersi in salvo.
Una gragnuola di proiettili si abbatte per tutta risposta sulla porta.
"Maledizione, Todd!" grida O'Donnell. "La meta che ti sei fumato ti annebbia il cervello! Non siamo noi i tuoi nemici!"

Todd sgancia il caricatore vuoto e lo sostituisce con un movimento fluido, scarrellando e inserendo un colpo in canna.
O'Donnell pensa di convincermi con questa stronzata del capanno riflette, aggiustandosi il calcio sulla spalla. Ma nessuno riuscirà a fare fesso Todd!
Un'altra breve raffica colpisce la porta, rimandando nel corridoio un tintinnante suono metallico. I proiettili, deviati dalla spessa lastra d'acciaio, rimbalzano e si insaccano nelle pareti. Todd allontana l'indice dal grilletto ed abbassa il fucile.
E' un fottuto bunker! Ma ho io qualcosa per stanarli! pensa, passandosi la tracolla sulla spalla ed allungando la mano verso una delle granate fissate alla cintura.

"Ha smesso di sparare" mormora Rick, fissando speranzoso suo padre. "Forse sei riuscito a convincerlo".
O'Donnell esita. La risposta di Todd ai suoi appelli è stata una raffica sparata direttamente contro la porta; è una fortuna che i proiettili non si siano insaccati nel muro, decisamente meno protetto, e non li abbiano falciati.
"Todd? Ti sei convinto che non siamo tuoi nemici, idiota di un negro?" esclama O'Donnell, senza riuscire a trattenersi. Nonostante le sue origini e gli insegnamenti di suo padre, non ha mai avuto grossi problemi con le persone di colore. L'unico colore che gli interessava era il verde delle banconote.
Il silenzio viene rotto dalla possente voce del veterano: "Fuoco in buca!"

25 - FUOCO IN BUCA!

Rosco rimane immobile, paralizzato dal terrore; sa che è giunta la sua ora, che non rivedrà più la sua poltrona, il suo letto, che non ma...

Alcune settimane prima…

Il silenzio cala nella grande sala, illuminata a giorno da centinaia, migliaia di torce infilate ognuna nella bocca di una faccia di pietra incisa sulle colonne portanti di questo luogo. I volti, immobili maschere dall’espressione triste o sorridente a seconda del caso, sono i muti testimoni della tragedia appena consumatasi.
Il cadavere del Gran Vizir, lo stregone, giace sul pavimento lucido. Il suo bastone è rotolato poco distante, assieme ad una grande gemma blu.
Radgar si china per afferrarla, quindi la solleva ben in vista in mezzo ai compagni: “La Pietra della Morte…” sussurra.
“Una delle due gemelle” continua Samia. “Ma la Pietra rossa della Vita non è qui…”
“Le leggende vogliono le Pietre separate per molto, molto tempo, e questa occasione non fa eccezione. Forse chi la possiede non sa nemmeno di possederla” spiega Raphael.
“Quale potere nasconde la loro unione?” chiede ancora Samia, scrutando il proprio volto riflesso nelle sfaccettature della gemma.
“Non lo so di per certo, ma i testi dicono l’illusione. Ma non l’illusione del ciarlatano, del millantatore o del prestigiatore. Non l’illusione di un miraggio. Un tempo il mio maestro disse che esistono stregonerie in grado di ingannare il tempo e le dimensioni.”
Radgar abbassa la gemma, spostando l’attenzione.
“Ci sono alcune torce spente, l’avete notato?”
Si avvicina ad una delle colonne, ed i suoi passi riecheggiano nel salone.
“Maledizione…” bisbiglia mentre un brivido gli corre lungo la schiena.
Il suo sguardo è fisso su uno dei volti la cui torcia si è spenta. Quel volto è il suo volto!

10 - LA PIETRA BLU

Alcune settimane prima… Il silenzio cala nella grande sala, illuminata a giorno da centinaia, migliaia di torce infilate ognuna nella bo...

Maria saluta le amiche fuori dalla scuola e si incammina verso casa.
Attacca Spotify mentre cammina e controlla il feed di Instagram scrollando tra le varie immagini.
Mentre percorre un vicolo quasi va a sbattere contro alcuni uomini che bloccano il passaggio.
"Mi scusi..." dice.
Alza lo sguardo.
Tre uomini con i bomber scuri e i capelli rasati.
Uno ha una catena in mano.
Si gira spaventata, dietro di lei altri due uomini vestiti allo stesso modo.
“Dovevi restartene al tuo paese” dice uno di loro, mentre gli altri si stringono intorno a Maria.

SCENA 11

Maria saluta le amiche fuori dalla scuola e si incammina verso casa. Attacca Spotify mentre cammina e controlla il feed di Instagram ...

Rick si alza in piedi e si strofina i polsi indolenziti. "Usciamo prima che il tuo vicino ammazzi qualcuno. Sempre che non l'abbia già fatto... sono l'unico ad aver sentito quella fucilata?"
O'Donnell realizza in quel momento di aver deliberatamente ignorato il colpo d'arma da fuoco sparato all'esterno. E si rende conto che il suono che ha sentito non proveniva da un calibro .12, quanto piuttosto da un'arma semiautomatica.
"Che cazzo sta succedendo?" esclama, avvicinandosi alla sporca vetrata che dà sull'esterno, su cui anni di produzione di metanfetamine hanno depositato innumerevoli strati di residui chimici.
Mentre tenta di togliere la patina giallastra dal vetro, alcune urla rompono il silenzio, poi risuona distintamente un colpo di pistola, a cui rispondono numerose scariche di fucile e raffiche di armi automatiche.
O'Donnell si ritrae allarmato ed osserva perplesso Rick e Rosco; il ragazzo lo sta osservando spaventato, mentre lo sceriffo, piegato di lato, sta allungando il braccio verso il suo fucile a pompa. "La strada è piena di poliziotti!" sbraita digrignando i denti. "Qualcuno mi spieghi che cazzo ci fanno tutti questi sbirri fuori da casa mia!"
"Io non li ho chiamati" ribatte Rosco, fermando il braccio a mezz'aria e riacquistando la posizione eretta. "Per ogni evenienza, comunque, è meglio scendere ed uscire dal retro".
O'Donnell socchiude gli occhi, riflettendo sulle possibili conseguenze della proposta dello sceriffo. E' probabile che chiunque stia sparando contro la polizia cerchi un rifugio sicuro, e potrebbe scegliere di barricarsi all'interno della sua villa. E potrebbe scoprire il suo laboratorio ed i suoi traffici. "Inaccettabile" esclama, concludendo il pensiero a voce alta, poi sussulta quando un proiettile si incassa nel legno del montante che sostiene la finestra.
"Vaffanculo, non starò qui ad aspettare che una pallottola vagante mi faccia saltare la testa" ringhia Rosco, afferrando la maniglia ed aprendo la porta.
Il corridoio è avvolto nella penombra, ma la luce che filtra dal bagno gli permette di scorgere una figura piegata in avanti che, lentamente, sta salendo le scale. Todd sembra stupito di vedere Rosco in piedi, sull'uscio della stanza usata come laboratorio, poi il suo volto si distorce in preda al disprezzo ed il fucile si alza, puntando nella sua direzione.
"Maledetti collaborazionisti!" urla, quindi preme il grilletto.

24 - GLI SPARI FUORI

Rick si alza in piedi e si strofina i polsi indolenziti. " Usciamo prima che il tuo vicino ammazzi qualcuno. Sempre che non l'ab...

Quando l’occhio mostruoso si sposta su Raphael, Samia ne approfitta per cercare di riprendere il controllo di sé stessa. Con uno sforzo terribile fa appello agli Amuleti della Forza che da sempre cinge in vita. Le sue dita li sfiorano attingendo ad energie rinnovate. I suoi muscoli si flettono spezzando le scaglie di pietra che la stanno lentamente avvolgendo, ma la magia pietrificante è forte.
Radgar intanto, sfruttando l’attenzione del mostro per Raphael, si getta a capofitto verso la base di uno dei tentacoli e con un fendente poderoso della sua ascia tenta di reciderlo. La lama affonda e si spezza nella strana carne-pietra del ciclope, tagliando senza recidere, facendo schizzare il maleodorante icore sanguigno del mostro dappertutto.
La massa informe trema di dolore e l’occhio si sposta su Radgar. In quel preciso istante Samia, ormai libera, trafigge con entrambe le spade il tentacolo già ferito, che si agita come un serpente colpito a morte.
Radgar non si lascia scappare l’istante propizio, con l’occhio sofferente sguarnito davanti a sé. Il suo pugno si stringe sul moncone di ascia che gli rimane e lo scaglia con tutta la sua forza verso il bulbo luminescente.
La lama spezzata s’infilza con un suono pastoso e sgradevole. Un liquido putrido comincia a sgorgare sulla pupilla, mentre il mostro si agita violentemente emettendo un cupo stridio di agonia. Nei suoi disperati ultimi spasmi cerca di colpire o stritolare i suoi avversari, ma le forze lo abbandonano e la presa si fa debole.
Mentre la morte sopraggiunge, la luce fredda del suo unico occhio si affievolisce sempre più fino a sparire.

09 - L’ASCIA SPEZZATA

Quando l’occhio mostruoso si sposta su Raphael, Samia ne approfitta per cercare di riprendere il controllo di sé stessa. Con uno sforzo te...


La sera, mentre torna a casa Ahmed, fa una deviazione verso il cantiere.
Vicino all’ingresso è parcheggiato un furgone nero e l’uomo rasato che ha visto al catasto centrale è in piedi li a fianco, a fare da palo.
Altri uomini stanno uscendo dal palazzo.
Ahmed rimane bloccato, indeciso se chiamare la polizia, ma prima che riesca a decidersi gli uomini salgono sul furgone e se ne vanno.
Ahmed entra nello scavo e scende dove c’è la crepa.
Il passaggio è abbastanza ampio da riuscire a infilarsi.
Ahmed lo attraversa e si ritrova in un corridoio di cemento levigato.
Lo segue per alcuni minuti fino a una stanza che contiene un anfiteatro di marmo liscio.
Spaventato si gira e torna indietro.

SCENA 10

La sera, mentre torna a casa Ahmed, fa una deviazione verso il cantiere. Vicino all’ingresso è parcheggiato un furgone nero e l’...

Quando la vista degli avventurieri si abitua, la luce fredda sembra gelare il loro sangue per quel che vedono.
La luce non è luce, ma l’unico grande occhio che risplende blu e freddo al centro della testa di una creatura ciclopica, un gigante senza gambe il cui corpo è una grossa massa amorfa e marrone immersa nel putridume e nei liquami, da cui emergono quattro lunghi tentacoli che terminano con aculei acuminati come lance.
L’occhio blu risplende illuminando il grande antro in cui dagli scoli ricadono i liquami della città. Scoli che portano come canne d’organo disordinate il suono delle campane a festa, segno che la prima parte della cerimonia si è conclusa, e che presto il Re e la sua sposa saranno marito e moglie.
Radgar e Raphael si riprendono dallo stordimento iniziale, realizzando il pericolo che corre Samia, e sperando non sia troppo tardi.
Lo sguardo del ciclope puntato su di lei la sta rendendo pietra. La pelle è cosparsa di grosse schegge grigie e rigide che già le impediscono il movimento. Il suo destino sarà di diventar presto statua.

I tentacoli del mostro ciclopico s’intrecciano vorticosi sopra Radgar e Raphael che scivolano veloci tra le melme per evitare di essere colpiti. Quando Raphael solleva lo scudo per parare uno dei micidiali attacchi, il tentacolo si avvinghia ad esso. Il guerriero punta i piedi e cerca di trasformare il pericolo in opportunità, tirando con tutte le sue forze per scoprire un fianco dell’avversario e permettere a Radgar di affondare verso l’occhio centrale.
Radgar ringhia cercando un varco, ma sfortunatamente la creatura ha altre tre appendici con cui tenerlo a bada.
Raphael cerca di tenere il più possibile, ma la forza sovrumana della bestia ha la meglio, sollevandolo di peso e sbattendolo bruscamente contro una parete. L’urto violento lo stordisce, mentre il tentacolo lo cinge in vita per tenerlo ben sollevato da terra. Raphael nota confusamente le terminazioni acuminate degli altri bracci puntare contro di lui. Cercando di reagire per tempo solleva lo scudo per parare due affondi, ma sente l’estremità chitinosa del terzo piegare la sua armatura lucente ormai lorda di liquami e scalfire la carne.
Raphael cerca di comprendere la situazione, ma l’unica cosa che riesce a vedere chiaramente è la luce azzurra dell’occhio che lo fissa. Ogni movimento si fa per lui più difficile, e percepisce il suo sangue diventare sasso. Maledice l’istante in cui ha deciso di attirare su di sé le ire del mostro. Presto non sarà più nemmeno carne per i topi, ma solo una statua che una frustata del ciclope ridurrà in briciole.

08 - SGUARDO DI PIETRA

Quando la vista degli avventurieri si abitua, la luce fredda sembra gelare il loro sangue per quel che vedono. La luce non è luce, ma l’u...

Il giorno dopo Ahmed è al museo del cinema, ha deciso di cercare la pellicola originale del film negli archivi RAI.
La cupola della Mole Antonelliana incombe su di lui mentre entra nell’edificio.
La pellicola originale del film è disponibile e ad Ahmed viene data una stanzetta dove può visionarla fotogramma per fotogramma.
Ahmed inizia il noioso lavoro scandendo un fotogramma dopo l’altro alla ricerca di qualche dettaglio significativo.
Dopo alcune ore la luce nella stanza sfarfalla e si fa più scuro, Ahmed cerca una torcia nella sua borsa e trova la lampada ad olio che aveva messo li per farla riparare.
Ricordandosi dello strano fenomeno la accende.
Sui fotogrammi della pellicola adesso appaiono sovraimpresse alcune rune gotiche.
Ahmed prova a fotografarle con il cellulare ma la luminosità particolare fa si che nelle foto non risultino.
Ahmed spegne la lampada per paura di incendiare qualcosa e esce dalla stanzetta.

SCENA 9

Il giorno dopo Ahmed è al museo del cinema, ha deciso di cercare la pellicola originale del film negli archivi RAI. La cupola della M...

Gli occhi di Rick si fissano sulla canna della pistola, poi lentamente salgono fino ad incontrare quelli del padre. Ricco venditore d'auto un cazzo! pensa con un moto di rabbia e frustrazione. Che stupido che sono stato, a non capirlo prima... il mio vecchio è il boss dello spaccio di Wilson.
Nella sua mente, tutte le stranezze che non è mai riuscito a spiegarsi iniziano ad assumere un nuovo significato, incastrandosi come i pezzi di un puzzle: la grande casa acquistata ad un prezzo stracciato, le numerose amicizie con gente poco raccomandabile, gli improvvisi viaggi d'affari all'estero, le telefonate a tarda notte nello studio. Rick ricorda chiaramente quella sera di tanti anni fa, quando suo padre ha aperto lentamente la porta della sua cameretta, si è seduto sul letto e gli ha rivelato quello che nessun figlio vorrebbe mai sentirsi dire. "Jaqueline è andata via e non tornerà, ma non devi preoccuparti. Ci sono io, qui con te" aveva detto a bassa voce, senza nessuna incrinatura nella voce. Senza nemmeno una lacrima. Lui invece ne aveva versate a fiumi, bagnando le lenzuola e cercando un suo abbraccio. O'Donnell si era limitato ad un paio di colpetti sulla schiena.
Non c'era stato alcun funerale, e Rick aveva iniziato ad odiarla perché se n'era andata e l'aveva lasciato solo. No, ora era abbastanza evidente che sua madre era morta; quasi sicuramente l'aveva uccisa lui. Chissà che motivo gli aveva dato. In fondo a lui non era mai mancato niente: vestiti, istruzione, divertimenti, denaro. L'affetto, invece... Forse sua madre aveva semplicemente scoperto qualcosa che non doveva sapere. O forse O'Donnell si era semplicemente stufato.
"Allora? Abbiamo chiarito sì o no?"
La voce di O'Donnell lo riporta alla realtà, a quel lurido bagno impregnato dell'odore di solventi chimici. Suo padre è ancora lì, come anche la pistola. Forse è il caso di assecondarlo, se vuole portare a casa la pelle.
"Mmmpf" farfuglia, la bocca ancora imprigionata dal bavaglio.
Rosco lancia un'occhiata al vecchio, che annuisce impercettibilmente ed arretra. Lo sceriffo quindi allunga una mano e scioglie il nodo; il fazzoletto bagnato di saliva cade in grembo a Rick, che inizia a muovere a destra ed a sinistra la mandibola, irrigidita dalla posizione forzata.
"Allora?" ringhia O'Donnel.
"Va bene, va bene" ribatte l'agente. "La storia può reggere, ed alle scartoffie ci penso io. Come del resto ho sempre fatto" aggiunge, lanciando un'occhiata in tralice allo sceriffo.
Rosco si lascia andare ad un sospiro di sollievo. "Ottimo, quindi possiamo ancora cavarcela".
"E' giunto il momento, per te, di diventare un vero uomo" esclama O'Donnell, strappando il nastro adesivo con cui aveva legato il figlio.
"Una sola domanda" esclama Rick. "Hai mai venduto un'auto in vita tua?"
Un ghigno appare sul volto di O'Donnell. "Sì, la tua".

23 - TUTTO SI INCASTRA

Gli occhi di Rick si fissano sulla canna della pistola, poi lentamente salgono fino ad incontrare quelli del padre. Ricco venditore d'...

Il passo zelante con cui Ragdar e Raphael avanzano nel cunicolo rallenta diventa circospetto, attento, quando realizzano che la luce verso cui sono diretti non proviene dall’esterno.
In loro si fa strada un pensiero insidioso: possibile che il fatto di aver trovato il passaggio non sia stato un caso fortuito? Possibile che non lo fosse nemmeno quello strano muro antico in cui erano incappati appena prima?
Man mano che si avvicinano la figura immobile di Samia risulta distinguibile immersa nella luce che si fa sempre più intensa e fredda, come un piccolo sole gelido nella stanza. Un bagliore che confonde e acceca.
Avanzano con le armi in pugno, pronti al peggio. Forse, la leggenda di questi luoghi non è così distante.

07 - SOLE GELIDO

Il passo zelante con cui Ragdar e Raphael avanzano nel cunicolo rallenta diventa circospetto, attento, quando realizzano che la luce verso...

Ahmed sta pensando alla telefonata con Youssef quando Maria lo chiama.
“Papà vieni a vedere!”
Ahmed va nella cameretta della figlia.
La ragazza sta guardando un video su Youtube.
“Non è il tuo palazzo quello?”
Il video è in bianco e nero, sembra un film degli anni ’70, e in effetti alcune scene sono girate nel palazzo posto ora sotto sequestro.
Ahmed si siede vicino alla figlia e guarda tutto il film.
Non è un granchè, è girato a basso budget e contiene tutti i clichè del genere, polizia corrotta, sette esoteriche etc.
Però, in alcune scene, mostra delle persone entrare e uscire da un cunicolo sotto il palazzo.
Maria va a dormire e Ahmed cerca su internet informazioni sul film.
Trova  molto poco, un breve trafiletto su Wikipedia, inoltre pare che il regista e gli attori siano morti o vivano all’estero.
Scoraggiato Ahmed chiude il portatile.

SCENA 8

Ahmed sta pensando alla telefonata con Youssef quando Maria lo chiama. “Papà vieni a vedere!” Ahmed va nella cameretta della figlia...

Il puzzo di marcio e guano che riempie l'abitacolo è quasi insopportabile, ma Todd non ci fa caso: i fumi della metanfetamina gli hanno ormai distrutto il senso dell'olfatto, oltre alla percezione della realtà. Una voce nella sua testa continua ad urlargli di raggiungere i suoi commilitoni e difendere il quartier generale dai musi gialli.
Lo scassato pick up Ford, che Todd ha rubato dal retro della stazione di servizio, si ferma di colpo appena prima della svolta che porta alla casa di O'Donnell, lasciando sull'asfalto i segni dei copertoni. Le galline rinchiuse nelle gabbie fissate al pianale starnazzano impaurite, ma il veterano sente solo il rumore dei colpi di calibro 12 e le raffiche di fucile mitragliatore.
Merda, i musi gialli hanno già iniziato l'assalto! pensa, mentre la frustrazione si abbatte su di lui ed alimenta la sua ira. La deviazione che ha fatto per recuperare il suo equipaggiamento dal deposito munizioni -identico in tutto e per tutto al box dietro casa sua- gli ha fatto perdere tempo, dannazione.
La sua mano destra allontana una gallina accoccolata sul sedile del passeggero e raggiunge la tracolla del fucile e lo spallaccio del suo zaino, l'altra apre di scatto la portiera. Todd si fionda fuori e si acquatta accanto alla ruota, studiando il miglior percorso per avvicinarsi alle postazioni nemiche. Tre figure gli si parano davanti, dopo aver oltrepassato di corsa l'angolo della casa cantoniera. Ogni tanto si voltano e scaricano una breve raffica alle loro spalle, poi continuano a correre.
"Perché cazzo vi state ritirando!?!" urla Todd, riconoscendo il tenente Stermann che, paonazzo, precede i suoi due compagni.
I tre uomini si fermano ansanti accanto a lui, lo gettano a terra e salgono velocemente sullo scassato pick up. Dal finestrino del passeggero vola fuori la gallina, che apre le ali ed atterra scompostamente sul marciapiede.
"Quanti sono? Il quartier generale è ancora al sicuro?" urla il veterano, tirandosi su ed allungando il braccio per raggiungere zaino e fucile.
"Fottiti, Todd, te e il tuo cazzo di quartier generale" replica Stermann, chiudendo la portiera ed avviando il motore. "Sei completamente fuori di testa! E la prossima volta risolviteli da solo, i tuoi casini! Noi non vogliamo avere niente a che fare con la polizia della contea!"
Il furgone parte rombando e sputacchiando mentre il veterano si rialza. A quanto pare non ci si può fidare più nemmeno dei propri commilitoni. E nemmeno della polizia, a quanto pare: di sicuro i vietcong hanno infiltrato i loro uomini ed hanno fatto il lavaggio del cervello ai suoi poveri compagni.
D'improvviso un pensiero si fa strada nel suo cervello: anche il colonnello O'Donnell è in combutta con i vietcong. Anzi, probabilmente è lui il loro contatto all'interno del quartier generale.
E' rimasto l'unico ancora fedele alla bandiera. Ma se riesce ad infiltrarsi senza essere visto, forse il vecchio Todd può ancora risolvere la situazione.

22 - RITIRATA

Il puzzo di marcio e guano che riempie l'abitacolo è quasi insopportabile, ma Todd non ci fa caso: i fumi della metanfetamina gli han...

Di Samia non c’è traccia. Persa. Il suo urlo tace.
Radgar e Raphael nel cercarla sono tornati sui propri passi.
I tre cadaveri sono ancora là dove li avevano lasciati.
Si avvicinano per controllare meglio, ora che i topi si sono dispersi.
Sono due uomini e una donna, ed è innegabile quanto, nonostante la carne marcia e la pelle consumata, assomigliano molto a loro stessi.
Radgar e Raphael si scambiano uno sguardo preoccupato, rammentando un infausto ricordo.
Raphael sta per pronunciare qualcosa, ma Radgar lo zittisce: “Sssht! Ho sentito qualcosa laggiù!”
Seguendo i suoi istinti da malvivente Radgar esplora bene la zona, finché non scorge un passaggio secondario ben nascosto. Attaccato ad legno spezzato, un pezzo di stoffa azzurra del mantello di Samia.
“Qualcosa l’ha attirata qui dentro, e noi l’abbiamo persa malamente nella confusione, la stavamo seguendo da tutt’altra parte” sibila Radgar rammaricandosi per il suo fallimento.
Raphael lo interrompe: “Là in fondo c’è un chiarore” dice indicando il fondo del tunnel. “Forse siamo vicini all’uscita. Forse l’hanno portata fuori.”

06 - LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL

Di Samia non c’è traccia. Persa. Il suo urlo tace. Radgar e Raphael nel cercarla sono tornati sui propri passi. I tre cadaveri sono anco...

La sera Ahmed è a casa, pieno di dubbi.
Non trova dati sul palazzo e se lo scavo non riparte perderanno la loro unica commessa importante.
Telefona al fratello.
“Ciao Youssef! Tu che hai studiato storia non è che sai dirmi qualcosa dei palazzoni vicini allo scavo della metro?”
“Ehilà! Si, aspetta che faccio qualche ricerca, ti richiamo io”.
Dopo una mezz’oretta Youssef richiama.
“Ciao, non ho trovato molto ma qualcosa si, i palazzi furono voluti da un alto gerarca fascista negli anni ’30, come diverse altre opere fasciste costruite a Torino in quel periodo.
Durante la guerra gli alleati bombardarono pesantemente la zona, benchè non ci fossero fabbriche o caserme, anche se probabilmente sbagliarono solo mira cercando di colpire qualcos’altro”.
“Grazie Youssef, buonanotte e scusami per la chiamata a tarda ora, so bene che ti alzi all’alba”.
“Nessun problema, mi ha fatto piacere rivedere un po’ di storia, buonanotte”.

SCENA 7

La sera Ahmed è a casa, pieno di dubbi. Non trova dati sul palazzo e se lo scavo non riparte perderanno la loro unica commessa import...