Di Samia non c’è traccia. Persa. Il suo urlo tace.
Radgar e Raphael nel cercarla sono tornati sui propri passi.
I tre cadaveri sono ancora là dove li avevano lasciati.
Si avvicinano per controllare meglio, ora che i topi si sono dispersi.
Sono due uomini e una donna, ed è innegabile quanto, nonostante la carne marcia e la pelle consumata, assomigliano molto a loro stessi.
Radgar e Raphael si scambiano uno sguardo preoccupato, rammentando un infausto ricordo.
Raphael sta per pronunciare qualcosa, ma Radgar lo zittisce: “Sssht! Ho sentito qualcosa laggiù!”
Seguendo i suoi istinti da malvivente Radgar esplora bene la zona, finché non scorge un passaggio secondario ben nascosto. Attaccato ad legno spezzato, un pezzo di stoffa azzurra del mantello di Samia.
“Qualcosa l’ha attirata qui dentro, e noi l’abbiamo persa malamente nella confusione, la stavamo seguendo da tutt’altra parte” sibila Radgar rammaricandosi per il suo fallimento.
Raphael lo interrompe: “Là in fondo c’è un chiarore” dice indicando il fondo del tunnel. “Forse siamo vicini all’uscita. Forse l’hanno portata fuori.”

06 - LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL

Di Samia non c’è traccia. Persa. Il suo urlo tace. Radgar e Raphael nel cercarla sono tornati sui propri passi. I tre cadaveri sono anco...

La sera Ahmed è a casa, pieno di dubbi.
Non trova dati sul palazzo e se lo scavo non riparte perderanno la loro unica commessa importante.
Telefona al fratello.
“Ciao Youssef! Tu che hai studiato storia non è che sai dirmi qualcosa dei palazzoni vicini allo scavo della metro?”
“Ehilà! Si, aspetta che faccio qualche ricerca, ti richiamo io”.
Dopo una mezz’oretta Youssef richiama.
“Ciao, non ho trovato molto ma qualcosa si, i palazzi furono voluti da un alto gerarca fascista negli anni ’30, come diverse altre opere fasciste costruite a Torino in quel periodo.
Durante la guerra gli alleati bombardarono pesantemente la zona, benchè non ci fossero fabbriche o caserme, anche se probabilmente sbagliarono solo mira cercando di colpire qualcos’altro”.
“Grazie Youssef, buonanotte e scusami per la chiamata a tarda ora, so bene che ti alzi all’alba”.
“Nessun problema, mi ha fatto piacere rivedere un po’ di storia, buonanotte”.

SCENA 7

La sera Ahmed è a casa, pieno di dubbi. Non trova dati sul palazzo e se lo scavo non riparte perderanno la loro unica commessa import...

Idioti senza un minimo di spina dorsale pensa Jenny, avanzando a passo spedito verso un paio di poliziotti che si tengono bassi dietro al cofano di una volante.
La voce concitata di Parrish si perde nel vento, sovrastata dal rumore dei motori ancora accesi. Nessuno degli agenti appostati si accorge del suo arrivo, concentrati come sono a tenersi al riparo per evitare possibili pallottole vaganti.
La donna nota con disgusto l'arma di uno degli agenti tremargli in mano, osserva il taglio delicato del suo viso e la figura esile in contrasto con la camicia segnata da grosse macchie di sudore. Quando il poliziotto gira la testa per una fugace occhiata al furgone in fondo alla strada, Jenny nota che è solo un ragazzo, probabilmente uscito da poco dall'accademia; troppo giovane per aver servito in Vietnam, troppo inesperto per aver già dovuto affrontare gente armata di fucili.
Questi non muoveranno un dito sospira frustrata. Il mio vecchio, pace all'anima sua, aveva ragione...

"Quei bifolchi sono solo animali" soleva dire suo padre, fiero tenutario di una grande piantagione di cotone nel profondo sud. "Pigri e indolenti, lavorano solo se li obblighi. Non rispettano nient'altro che il bastone e la paura. Se dimostri debolezza, non faranno mai quello che chiedi" concludeva, assaporando una lunga boccata del suo sigaro.
"Sì, padre" rispondeva Jenny, poco più che dodicenne, seduta sulla poltrona di fronte a lui e lo sguardo fisso sul suo viso. Il suo vecchio, nonostante le rughe e la pelle incartapecorita, incuteva ancora timore e rispetto. Continuava a fissarlo con occhi colmi di ammirazione. Lei non voleva deluderlo. Non voleva perdere il suo amore ed il suo rispetto, come era successo al suo povero fratello maggiore.

Jenny allunga la mano tra il cofano ed il bagagliaio di due volanti, la corta canna puntata sul furgone. Un respiro profondo, poi un altro, come le aveva insegnato suo padre per mantenere l'arma stabile. E poi la contrazione dell'indice, finché il cane non scatta in avanti.
Il botto fa sussultare i poliziotti. I più vicini si voltano verso quella giovane donna, in mezzo a loro, con un'arma in mano che ha appena aperto il fuoco. Il silenzio cala tra gli agenti, poi la rauca voce di un vecchio poliziotto esplode come un tuono.
"Quei figli di puttana ci sparano addosso! Rispondiamo al fuoco!" urla, poi si alza e scarica il suo revolver contro il furgone.
E Jenny allora si accuccia dietro alla volante, mentre attorno a lei scoppia l'inferno.

21 - IL MIO VECCHIO AVEVA RAGIONE

Idioti senza un minimo di spina dorsale pensa Jenny, avanzando a passo spedito verso un paio di poliziotti che si tengono bassi dietro a...

Radgar fa per trattenere Samia, cerca di afferrarla e metterle una mano alla bocca, ma lei si divincola e scappa, sparendo nell’oscurità del dedalo di gallerie.
Il suo urlo riecheggia a lungo nell’infinità di cunicoli, minacciando di allertare le guardie attraverso le grate che danno in superficie, ma soprattutto di attirare l’attenzione di quello che antiche e oscure leggende narrano si nasconda nelle profondità di questo labirinto mefitico.
I compagni si gettano all’inseguimento della spadaccina, ma ad un certo punto, dove Radgar credeva esserci un passaggio in cui pensava si fosse infilata Samia, trova invece un muro.
Un muro terribilmente strano che era sicuro non dovesse trovarsi lì. Un muro antichissimo.

05 - IL MURO

Radgar fa per trattenere Samia, cerca di afferrarla e metterle una mano alla bocca, ma lei si divincola e scappa, sparendo nell’oscurità d...

Ahmed non è convinto, vuole trovare i dati del palazzo e si dirige al catasto centrale.
Sono quasi le 17, il catasto sta per chiudere.
Parla con l’addetto alla reception.
“Salve, mi servirebbe controllare i documenti relativi a un palazzo”.
“L’ufficio sta per chiudere signore...”
“È una cosa veloce”.
Sente dei passi alle sue spalle.
Si gira.
C’è un uomo della sicurezza privata vestito con un bomber nero e i capelli rasati.
“Ti ha detto che l’ufficio sta per chiudere, vattene a casa”.
Ahmed sta per replicare ma poi nota che la lunga torcia nera che l’uomo porta alla cintura è ammaccata e sporca di sangue.
Spaventato esce dall’edificio.

SCENA 6

Ahmed non è convinto, vuole trovare i dati del palazzo e si dirige al catasto centrale. Sono quasi le 17, il catasto sta per chiudere...

"Lei rimanga qui, suo marito arriverà non appena avrà sbrigato l'incarico che gli è stato affidato" le aveva detto l'agente Parrish, prima di fiondarsi fuori dalla centrale per unirsi agli altri poliziotti, pronti per la retata. La donna aveva spiegato al poliziotto dove aveva rinvenuto la scatola ed aveva accennato al fatto di aver visto altri scatoloni simili nella casa del padre di suo marito.
Ma Jenny non vuole perdersi la visione di suo suocero caricato su una volante in manette. Finalmente il mio Rick la smetterà di essere il burattino di quel vecchiaccio e potrà dedicarsi a me pensa sorridendo, mentre la De Soto sfreccia per le vie cittadine in direzione della villa di O'Donnell.
Raggiunto l'incrocio, la donna ferma la macchina. Numerose volanti sono disposte di traverso al centro della strada, a pochi metri dal vialetto che conduce alla grande casa che sovrasta il quartiere; una decina di poliziotti, con le pistole in mano, si ripara dietro alle portiere o si muove chinata tra le vetture.
Che cavolo sta succedendo, ora? si chiede Jenny, scendendo dalla macchina e raggiungendo l'agente Parrish, in piedi vicino ad una camionetta a pochi passi dall'incrocio. Seduti sul bordo del pianale, un paio di poliziotti stanno caricando cartucce calibro 12 nei fucili a pompa d'ordinanza.
"Signorina, si metta al riparo!" esclama Parrish, afferrandola per il braccio e trascinandola al coperto.
"Agente, le sembra il modo?" esclama Jenny, scrollandosi di dosso la mano dell'uomo. "Mi spiega che sta succedendo?" chiede poi, indicando con un cenno i due agenti.
Parrish si sporge e indica un pick up fermo ad una ventina di metri dal posto di blocco, nei pressi di una macchia di alberi. "Degli uomini in fondo alla via stanno difendendo l'accesso alla villa" spiega l'agente. "Quando uno dei nostri ha imboccato il vialetto, per poco non gli hanno fatto saltare le cervell... ops, chiedo scusa per l'espressione colorita" si scusa Parrish, portandosi una mano davanti alla bocca.
"E non pensate sia il caso di stanarli?" chiede Jenny, tappettando con il piede. "State rischiando di far scappare O'Donnell!"
L'agente Parrish arrossisce. "Non è così semplice, sono armati di fucili mitragliatori e non vorremmo forzare loro la mano. Non sarebbe sicuro per gli abitanti del quartiere, capisce?"
"Sinceramente... no" ribatte Jenny e, prima che l'agente possa replicare, lo spinge via e si dirige correndo verso la prima linea. Nulla le toglierà il piacere di vedere suo suocero marcire dietro le sbarre, anche a costo di doversene occupare lei stessa.
"Signorina O'Donnell, si fermi! Non è sicuro!" esclama Parrish, afferrandosi il cinturone ed iniziando a correre dietro alla donna. Le sue dita afferrano il vuoto mentre un brivido gli scende giù per la schiena. "Ehi! EHI! La mia pistola!"

20 - STALLO DAVANTI ALLA VILLA

" Lei rimanga qui, suo marito arriverà non appena avrà sbrigato l'incarico che gli è stato affidato " le aveva detto l'...

Gli avventurieri si spingono nelle umide e puzzolenti fogne della città. La luce della torcia sfrigola per l’umidità e sembra farsi sempre più fioca man mano che si inoltrano nel reticolo di passaggi.
Radgar guida il gruppo cercando di orientarsi per quel che ricorda e prendendo cunicoli in salita.
Ad un bivio riconosce una diramazione a gradoni verso l’alto da cui scende un disgustoso rivolo di liquami melmosi. Il tanfo è insopportabile.
“Risaliamo da qui”
“Sarà impossibile non inzaccherarsi i vestiti” osserva Raphael.
“Fattene una ragione. Se non si lamenta Samia non vedo perché debba farlo tu.”
Il cunicolo sovrastante si snoda e si dirama nei sotterranei della città. Radgar fa strada attento, fin quando la luce della fiaccola illumina debolmente tre corpi adagiati in prossimità di un bivio.
Raphael prende la torcia e fa qualche passo avanti. Sente il cuore accelerare per la tensione. Il petto di uno completamente squarciato, bucato da parte a parte da qualcosa di grosso e appuntito. Un movimento improvviso lo mette in allerta, qualcosa disturbato dalla luce. Un topo guizza fuori dal cadavere, seguito da altri che percorrono le costole bianche ripulite dalla carne.
Il movimento allerta altri roditori adagiati tra i corpi, e altri ancora nelle cavità delle pareti. Ratti che cominciano a correre impazziti tra i liquami melmosi, invadendo il cunicolo, passando tra e sulle gambe dei nostri tre.
Topi, topi e ancora topi.
Samia per un istante si paralizza, poi urla, girando istintivamente i tacchi per fuggire.
I topi sono da sempre la sua debolezza.

04 - TOPI DI FOGNA

Gli avventurieri si spingono nelle umide e puzzolenti fogne della città. La luce della torcia sfrigola per l’umidità e sembra farsi sempre...

Ahmed arriva al cantiere nel pomeriggio.
Giulio sta parlando con un uomo vestito di scuro.
Si avvicina.
“Che succede?” chiede.
L’uomo si sistema gli occhiali.
“Come stavo spiegando al suo amico abbiamo trovato resti di epoca romana sotto il palazzo, di conseguenza gli scavi sono fermi finchè la Sovrintendenza dei Beni Culturali non avrà fatto i dovuti accertamenti”.
“Fermi? Ma questo progetto costa migliaia di euro ogni giorno!”
“Mi dispiace, la legge è legge” conclude l’uomo, quindi si allontana.
Giulio si gira verso Ahmed.
“Io un'occhiata la sotto l’ho data e non c’è nulla di epoca romana, tutta questa storia è una scusa”.

SCENA 5

Ahmed arriva al cantiere nel pomeriggio. Giulio sta parlando con un uomo vestito di scuro. Si avvicina. “Che succede?” chiede. ...


“Le campane suonano già, siamo in ritardo per la cerimonia” accenna ironicamente Samia facendo scorrere lo sguardo sulle mura impenetrabili.
Raphael sposta gli occhi prima su di lei, poi su Radgar che ha dipinto sul volto un ghigno beffardo.
“Che hai da ridere?” chiede, spazientito dal caldo rovente.
Radgar era già stato qui in passato durante le sue scorrerie con la banda di furfanti che a lungo aveva capitanato.
“Niente paura. Conosco un modo per accedere, che mi indicò anni or sono la sorella del fratello di mio cugino…”
“Cioè tua cugina” lo stronca Raphael. “Muoviti, sputa il rospo.”
“Seguitemi”
Radgar s’incammina verso il mare seguendo le mura, mentre spiega le sue intenzioni.
“Basta passare dal lato del mare, attraverso la scogliera. So di un grosso canale di scolo, ovviamente ben sigillato da spesse sbarre di metallo...”
“Non mi pare che la cosa debba renderci felici” rimarca Raphael, irritato da tutto quel preambolo.
I gabbiani cantano sopra di loro mentre si avvicinano alla costa.
“...ma una di queste sbarre, già anni fa, era famosa negli ambienti malavitosi per non essere *ben fissata*, se capite cosa intendo. Ecco ci siamo quasi.”
“Che schifezza…” impreca Raphael mentre s’inerpicano tra gli scogli ricoperti di guano di gabbiano.
“Questo è il meno, vedrai poi…”
Discesa la scogliera ecco finalmente in una rientranza lo scolo e la grata menzionate da dalla famigerata cugina di Radgar. L’odore è nauseabondo.
Il furfante conta le sbarre, ne afferra una e con un movimento forte e preciso la fa scivolare fuori dalla sede.
“Prima le signore” dice accennando un inchino verso Samia.
I tre si guardano sghignazzando mentre accendono le torce. L’umore è alto, l’impresa fattibile.

03 - LO SCOLO

“Le campane suonano già, siamo in ritardo per la cerimonia” accenna ironicamente Samia facendo scorrere lo sguardo sulle mura impenetrabi...


Giulio è allo scavo, la crepa si è allargata al punto che un uomo potrebbe pure passarci, la osserva incuriosito.
A un certo punto un refolo di aria gelida esce dalla crepa, Giulio sente come dei sussurri e spaventato corre fuori.

Li ci sono diversi operai in attesa di iniziare i lavori, lo guardano e si scambiano battute sugli ingegneri che hanno paura di tutto.

SCENA 4

Giulio è allo scavo, la crepa si è allargata al punto che un uomo potrebbe pure passarci, la osserva incuriosito. A un certo punto u...

"Hai ragione, è un fottuto casino" sbraita O'Donnell, abbassando lentamente il revolver. "E chi credi che l'abbia causato?"
"Quel negro del cazzo" ribatte Rosco, scuotendo la testa. "Se non avesse fatto un macello coi pagamenti..."
"Di che cazzo stai parlando?" ringhia il vecchio.
"Quel tossico del tuo amico non ha pagato le rate di un certo appezzamento di terra" spiega lentamente Rosco. "E quelli della National Bank sono venuti in città per pignorarlo".
O'Donnell si gratta la testa con la canna della pistola, cercando di riflettere. Questo spiega perché Todd era ancora in giro con il suo carico. E spiega perché quell'idiota di suo figlio è passato di qui con quei tre damerini. "E tu perché cazzo non hai fatto nulla?" esclama, puntando di nuovo la pistola contro lo sceriffo.
Rosco fa un balzo indietro ed alza le mani. "Io l'ho saputo meno di un'ora fa! E' per quello che sono corso dietro a Rick e mi sono imbattuto in..."
A quel punto, lo sceriffo ricorda una certa busta gialla marcata con una R. "Ehi! Perché cazzo hai dato i miei soldi a quei tre stronzi parcheggiati qui fuori?" sbraita, abbassando leggermente le mani in direzione della pistola ancora nella fondina.
"Non ti ci mettere anche tu, chiaro?" ribatte O'Donnell, camminando nervosamente nello stretto spazio tra la sedia su cui è seduto Rick e la vasca in cui sta bollendo la droga. "Ho dovuto muovermi in fretta, mio figlio stava per avvisare la centrale e non ho avuto tempo di inventarmi qualcosa di meglio!"
Rosco sposta lo sguardo sull'agente, che sta guardando ora suo padre ora lo sceriffo con aria confusa. Si legge chiaramente nei suoi occhi la paura per la sua sorte e lo stupore di chi ancora non ha ben chiaro quello che sta effettivamente succedendo. "Senti, dobbiamo trovare un modo per evitare di finire in galera" esclama.
"Hai qualche idea? Perché al momento l'unica che mi viene in mente è piazzare un proiettile nelle vostre due teste di cazzo e battermela" replica O'Donnell, fermandosi e mirando di nuovo allo sceriffo.
Le mani di Rosco si rialzano d'istinto. "Calma, calma... Troveremo di sicuro una soluzione! Che ne dici se piazziamo il carico di droga che hai recuperato in una valigetta e la ficchiamo nelle mani dei funzionari della National Bank?"
Il vecchio socchiude gli occhi. "Non ti seguo".
"Il tuo problema è che in strada è stata trovata la droga, no?" continua lo sceriffo con enfasi. "E se fosse... di proprietà di quegli stronzi? Montiamo qualche prova e risolviamo due problemi: ne esci pulito per quello che è successo qui fuori e guadagni del tempo per spostare da qualche altra parte quello che nascondi nella baracca in mezzo al bosco".
O'Donnell riflette un momento, con la testa che ondeggia mentre soppesa le parole dello sceriffo. "Vai avanti".
"L'unico problema sono i tuoi vicini" riprende Rosco, cercando di soppesare le parole. Se non convince O'Donnell, non esce vivo da quella stanza. "Hanno visto la droga per terra e te che portavi via tuo figlio minacciandolo con la pistola".
"I miei vicini non sono un problema, basta tirare fuori qualche banconota. Per un paio di quegli idioti basta addirittura allungargli una o due bustine. Il vero problema è lui" conclude, indicando Rick con la canna della pistola.
L'agente spalanca gli occhi e comincia ad agitarsi sulla sedia, mugugnando in preda al terrore.
"Beh, magari pensavi fosse corrotto e volevi fare un arresto da privato cittadino" propone Rosco, abbassando definitivamente le mani. "Ma ora avete chiarito, no?"
"Già, la tua è una versione dei fatti molto interessante" esclama O'Donnell con un ghigno stampato sul volto. Si volta verso Rick e lo tocca sul petto con il revolver. "Figliolo, dimmi... abbiamo chiarito?"

19 - UNA SOLUZIONE PER TUTTO

" Hai ragione, è un fottuto casino " sbraita O'Donnell, abbassando lentamente il revolver. " E chi credi che l'abb...

Il cielo è azzurro e terso sopra le città dei Mari del Sud, ed il caldo rovente quando il sole è allo zenit.
La Città dell'Oro e del Fuoco si erge mitica a ridosso delle acque, quasi tuffandosi tra le onde dopo miglia e miglia di deserto. Celeberrimo porto delle terre meridionali, città di miti e ricchezze, dove gli audaci possono guadagnare immense fortune o cadere in terribile miseria.
I rintocchi festosi di una campana distante annunciano inequivocabili che il matrimonio tra il Re Silente e la sua sposa sta per cominciare.
E’ lei il motivo della loro presenza qui: sul suo abito nuziale è incastonata una gemma, una gemma di grande valore e grandi segreti che devono assolutamente avere.
Alle porte e sulle alte mura di tufo che cingono la città, le sentinelle del Re sorvegliano ogni movimento.
In questa giornata di giubilo nulla deve andare storto.

02 - CAMPANE A FESTA

Il cielo è azzurro e terso sopra le città dei Mari del Sud, ed il caldo rovente quando il sole è allo zenit. La Città dell'Oro e...