“A terra!” urla Kovacs mentre lui e Marcus si riparano dietro al camion.
Da un angolo una mitragliatrice inizia a sparare verso l’apertura.
I proiettili fanno esplodere i vetri del camion, scheggiano i cerchioni e perforano la lamiera.
Dalla porta Juhazs e Varga sparano verso la mitragliatrice mentre Kovacs e Marcus si acquattano come possono.
Varga con un colpo fortunato colpisce uno dei serventi.
Per un attimo scende il silenzio.
“Ora!” urla Kovacs e con Marcus appoggiato a lui scatta verso l’androne.
Dalle case dall’altra parte della strada alcuni fucili aprono il fuoco.
Juhazs e Varga coprono i compagni come possono ma una pallottola raggiunge Kovacs alla schiena buttandolo a terra poco dentro l’androne.

La mitragliatrice riprende a sparare scalfendo i muri di cemento.
Schegge e proiettili di rimbalzo raggiungono il corridoio mentre anche Juhazs e Varga sono costretti ad accucciarsi.
Kovacs si trascina verso un muro, dove si siede appoggiandoci la schiena, il sangue cola dal petto e lui cerca di tamponarlo con una mano.
“Fai qualcosa!” urla Varga a Nagi, ma la ragazza si è acquattata in un angolo nascondendo la testa tra le ginocchia.
“Merda” mormora Varga “è completamente andata”.
Juhazs prova a sparare qualche colpo alla cieca ma le raffiche della mitragliatrice non si interrompono.
Marcus è riparato dietro lo stipite, sente i proiettili martellare tutto attorno.
Sono così vicino. Mi manca così poco.
La testa gli fa male.
Non adesso.
Stringe i denti, pensa al proiettile conficcato nel suo cranio, il proiettile che gli ha portato via un occhio e che l’ha lasciato per morto in queste stesse lande, ormai otto anni or sono.
Un proiettile calibro 7.92 di fabbricazione tedesca. Sparato da un ufficiale tedesco.
Non può finire tutto adesso. Non ora che posso prendermi la mia rivincita.
Il dolore alla testa gli acceca la mente.
La mano corre alla cintura, impugna una bomba a mano, con il dito stacca la sicura.
Quindi appoggiandosi alla gamba buona si sporge e la lancia.
La bomba compie un arco perfetto.
Vede la mitragliatrice sparare verso di lui.
Sente i proiettili colpirlo al petto, al braccio, alla gamba.
La bomba atterra a un paio di metri dalla mitragliatrice.
L’esplosione distrugge l’arma e scaraventa i corpi maciullati dei serventi tutto intorno.
Marcus cade sulla schiena con un tonfo sordo.
I suoi occhi fissano il soffitto scrostato.
La testa smette di far male, per la prima volta, da otto anni.
Le voci che lo accompagnavano si fanno mute.
E tutto intorno scompare.

102 - MARCUS

“A terra!” urla Kovacs mentre lui e Marcus si riparano dietro al camion. Da un angolo una mitragliatrice inizia a sparare verso l’apertura...

“L’hai visto?”
Kovacs annuisce.
“Deve essere li da un po’, e secondo me non è solo”.
Kovacs non capisce bene tutta la frase in tedesco ma lo sguardo di Marcus è eloquente.
Qualcuno è nascosto in uno degli edifici dall’altra parte della strada e li sta osservando da un po’.
Da sotto si sentono raffiche di mitra e spari e anche la detonazione di alcune granate.
Marcus fa cenno a Juhazs il quale con noncuranza prende per mano Nagi e la accompagna nell’androne dell’ospedale militare.
Kovacs indietreggia mettendosi dietro uno dei camion.
Marcus un passo avanti.
Quindi appoggiandosi al camion per mantenere l’equilibrio precario sulla sua gruccia urla verso le case “Veniamo in pace!”.
L’urlo si spegne tra i muri scrostati.
Poi esplode l’inferno.

101 - ATTACCO SU PIÙ FRONTI

“L’hai visto?” Kovacs annuisce. “Deve essere li da un po’, e secondo me non è solo”. Kovacs non capisce bene tutta la frase in tedesco ma...

Il convoglio scende dalle alture e pochi minuti dopo i due camion sono parcheggiati nello spazio antistante alla struttura.
Il capitano, con Klaus, Varga, il soldato Pecsi e il meccanico Racz scendono nei sotterranei mentre gli altri rimangono di guardia all’esterno.
Arrivati davanti alla porta blindata, Varga osserva la serratura con attenzione.
Prova a forzarla, ma la perdita del braccio si fa sentire e gli attrezzi continuano a cadergli.
Alla fine desiste frustrato.
“Racz prova tu a vedere se riesci a far funzionare l’impianto idraulico” dice al giovane meccanico.
Il ragazzo si posiziona vicino alle valvole e inizia controllare i collegamenti.
Gli altri si siedono tranquilli, qualcuno accende una sigaretta.
Racz armeggia per circa un’ora.
Ogni tanto Otto sale al piano di sopra a controllare che anche per l’altro gruppo tutto sia a posto.
Alla fine Racz sorride trionfante.
“È riuscito a riattivare la porta” traduce Varga “dice che c’è un meccanismo di emergenza che permette di aprirla anche in assenza di corrente”.
“Digli di aprirla” ordina il capitano.
Racz gira alcune valvole e poi tira una leva rugginosa.
Una serie di cigolii scuote la parete, metallo che raschia su metallo.
All’improvviso un suono secco, la serratura si spacca a causa della trazione, le due ante di metallo scorrono lateralmente aprendo la porta.
Da oltre l’uscio una massa compatta di morti con camici da dottore e divise tedesche attraversa l’apertura.

“Indietro!” urla Otto.
Alcune molotov solcano l’aria e esplodono sulla porta.
I soldati indietreggiano sparando sulla porta.
I primi morti cadono incendiati a terra.
“Corro a chiamare aiuto” urla Varga, scarica ancora due colpi e poi sale veloce le scale.
Arriva di sopra, i soldati di guardia guardano nella sua direzione preoccupati per gli spari.
“È pieno di morti! Portate la mitragliatrice!”
Heinz prende la MG-42 e corre lungo il corridoio mentre Varga prende il suo posto con Kovacs, Juhazs e Marcus a tener d’occhio l’esterno.


100 - LA PORTA BLINDATA

Il convoglio scende dalle alture e pochi minuti dopo i due camion sono parcheggiati nello spazio antistante alla struttura. Il capitano, co...

Appena tornati al campo Marcus va verso di loro.
“Capitano ho ricevuto un messaggio dal quartier generale della nostra colonna, dicono che è imperativo salvare i soldati tedeschi bloccati a Pitesti!”.
Cala il silenzio.
“Ti hanno detto che cosa ci fanno laggiù dei soldati tedeschi?”
“No, dicono che la missione è classificata”.
“Mettiti in contatto con loro, digli di farti dire dal comandante Balck di che missione si tratta, inoltre voglio un suo ordine diretto”.
“Le trasmissioni sono molto disturbate signore…”
“Fai del tuo meglio”.
“Va bene, la prossima finestra radio è prevista per stasera, proverò a mandare un messaggio con le vostre richieste, così che stasera ci possano dare qualche risposta”.
“Ottimo”.
Marcus torna alla sua radio.
Il capitano ordina di smontare il campo e scendere fino all’ospedale.

99 - ORDINI SUPERIORI

Appena tornati al campo Marcus va verso di loro. “Capitano ho ricevuto un messaggio dal quartier generale della nostra colonna, dicono che ...

Il gruppo percorre la riva del fiume ghiacciato in direzione del ponte successivo.
Otto osserva spesso la città con il suo binocolo.
“Qualche problema?” chiede Klaus.
“Con l’esplosione di quella mina chiunque fosse nei dintorni ora sa che c’è qualcuno in città”.
“E chi dovrebbe esserci?”
“Non lo so, però prima ho visto un drappo rosso appeso a una finestra di uno dei palazzi centrali” risponde Otto “ma adesso non lo vedo più”.
Ripone il binocolo.
“Inoltre la città è piena di morti che si aggirano come disturbati da qualcosa, dovremo fare molta attenzione”.
La pattuglia raggiunge il secondo ponte che appare sgombro.
Poco oltre ci sono alcune basse case e un ospedale militare.
“Questo si che è un colpo di fortuna!” esclama Otto “Soldati controllate la struttura”.
I soldati entrano con circospezione e iniziano ad aggirarsi tra i corridoi ingombri di calcinacci e vetri rotti.
Lettighe di metallo piegato, resti di materiale medico in pessimo stato e altra immondizia riempiono stanze.
“Non c’è nulla capitano” fanno rapporto poco dopo.
“Maledizione!”
“Aspettate!” dice Klaus.
Tutti si girano verso il pilota.
“Quando c’era la guerra mi ricordo che gli ospedali militari erano sempre dotati di un bunker per proteggere medici e pazienti gravi in caso di bombardamento.
Ho visto che c’è un sotterraneo, cerchiamo bene per li”.
“Buona pensata” dice Otto.
Il gruppo scende le scale raggiungendo i sotterranei ingombri di macerie.
Dopo aver spostato alcune lastre di cemento e assi di legno appare una grossa porta di metallo rinforzato.
“È ancora chiusa, la serratura è intatta” commenta Klaus.
Heinz prova ad aprirla ma rinuncia quasi subito.
“O troviamo il modo di forzare la serratura o dobbiamo sistemare l’impianto idraulico che apriva la porta”.
“Torniamo dagli altri" ordina Otto "faremo campo qui” .

98 - L'OSPEDALE MILITARE

Il gruppo percorre la riva del fiume ghiacciato in direzione del ponte successivo. Otto osserva spesso la città con il suo binocolo. “Qual...

Il capitano forma una piccola squadra per controllare gli accessi alla città.
I gruppo scende verso il ponte sud.
Intorno al ponte ci sono alcuni crateri, neve annerita e terra sparpagliata.
“Sembrano recenti” commenta Klaus.
Il capitano controlla la zona con attenzione.
“È tutto minato” commenta “devono essere rimaste delle mine interrate dai tempi del Risveglio”.
“Mine di 10 anni fa?”.
“Se sono tedesche, quegli affari non scadono mai, se sono romene…” e sorride a Klaus.
Quindi si gira verso Juhazs “Soldato controlla il lato sinistro, io controllo il destro, gli altri fermi qui”.
"Signorsì!"
Juhazs fa qualche passo, quindi si ferma vedendo affiorare qualcosa dalla terra smossa di uno dei crateri.
Prende un sasso e lo lancia.
Una detonazione terribile rimbomba per tutta la città e per i monti che le fanno da schermo.
Juhazs si rialza dalla neve intontito ma illeso.
Gli altri lo guardano preoccupati.
“Tutto bene” dice in un tedesco stentato.
Il capitano fa qualche passo verso di lui.
“Idiota! Potevi restarci secco!” quindi chiama gli altri “torniamo indietro, proveremo l’altro ponte questo è troppo pericoloso”.

97 - CAMPO MINATO

Il capitano forma una piccola squadra per controllare gli accessi alla città. I gruppo scende verso il ponte sud. Intorno al ponte ci sono...

Al mattino la colonna riparte.
Nel primo pomeriggio il gruppo raggiunge le propaggini di Ramnicu Valcea.
La città si estende alla confluenza di due fiumi, ora ghiacciati.
Ci sono alcuni alti edifici, una stazione e alcuni palazzoni.
Diversi morti si aggirano lenti per le strade.
A nord si vede qualche struttura industriale bombardata.
Due ponti entrano in città.
Il capitano fa scorrere il binocolo sulla città, quindi spinge lo sguardo a nord, oltre i tetti delle case, verso le montagne.
“Uomini!” dice attirando l’attenzione di tutti “ce l’abbiamo quasi fatta! Oltre quelle montagne c’è l’Ungheria e il resto della nostra colonna che ci aspetta!”
Alcuni soldati sorridono.
Racz seduto vicino a Nagi cerca di rincuorare la ragazza con le buone notizie, ma lei non reagisce, guarda i soldati tedeschi con occhi sbarrati.

96 - RAMNICU VALCEA

Al mattino la colonna riparte. Nel primo pomeriggio il gruppo raggiunge le propaggini di Ramnicu Valcea. La città si estende alla confluen...

Il gruppo si rimette in marcia verso Ramnicu Valcea.
Per tutto il giorno i mezzi avanzano lungo la vecchia statale ingombra di neve.
Nessuno parla molto.
Durante il viaggio i soldati ungheresi si sentono male, così come Varga e Heinz.
Forti fitte addominali e coliche.
“È stata quell’acqua schifosa che avete bevuto” commenta Otto.
Ma la colonna adesso è spesso costretta  a fermarsi per permettere agli intossicati di evacuare.

Durante una delle pause Heinz chiama Varga perché lo aiuti a chiacchierare con gli ungheresi.
“Ho sentito che avete delle lamentele su Schimtz” dice Heinz attraverso l’interprete.
“Schimtz ha qualcosa di strano” dice uno degli ungheresi.
“È un codardo” aggiunge un altro.
“Questa spedizione è maledetta e Schimtz c’entra qualcosa”.
“È colpa sua se i morti ci seguono”.
I discorsi si accavallano, Varga fa fatica a stargli dietro.
“Ci sono delle storie nel Reich, storie che parlano di morti senzienti” dice Heinz “morti che controllano altri morti…”
Varga lo guarda senza capire.
“Questo non tradurlo” dice Heinz.

La colonna si ferma per la sera.
Il marconista è seduto sul pianale del camion radio, le cuffie ancora in testa.
Klaus si avvicina.
“Aggiornamenti?”
“Continuano a mandare un SOS da Pitesti ma è sempre più disturbato, l’ho detto al capitano”.
I due guardano Heinz e il capitano discutere poco fuori dal campo.
Il capitano fa un gesto secco con la mano e si allontana.
Il Heinz gli dice ancora qualcosa poi torna vicino ai camion.
“Quel codardo non cambierà rotta” dice, rispondendo alle occhiate interrogative dei due commilitoni.

95 - NEGRU VODĂ

Il gruppo si rimette in marcia verso Ramnicu Valcea. Per tutto il giorno i mezzi avanzano lungo la vecchia statale ingombra di neve. Nessu...

I camion sono fermi poco fuori Curtea de Arges.
Dalla loro posizione si vede ancora la torre radio.
Heinz sta parlando con Otto poco discosto dai camion, l’uomo vuole convincerlo ad andare a Pitesti ma Otto è irremovibile.
I soldati ungheresi guardano con odio Wolf.
Varga è seduto con Racz e Nagi, i due stanno cercando di confortare la ragazza, Nagi però guarda davanti a se con sguardo spento, senza reagire.
A un certo punto Klaus si alza, attraversa lo spiazzo innevato, l’accetta in mano.
Wolf si gira sentendo i passi dietro di lui.
Klaus colpisce l’uomo al petto con la sua accetta.
Wolf barcolla indietro incredulo, portandosi una mano al ventre.
Tutti si alzano in piedi.
Il capitano si gira.
Klaus cala un secondo colpo colpendo Wolf al fianco.
L’uomo cade nella neve urlando.
“Fermi!” urla il capitano correndo verso di loro.
Klaus cala ancora un colpo prima che il capitano lo fermi spingendolo indietro.
La neve intorno a Wolf è lorda di sangue.
Il tedesco urla insulti, con le mani cerca di premere dentro gli intestini che gli escono dalla divisa squarciata.
“Klaus consegna le armi!” ordina Otto con la luger in mano.
Klaus lascia cadere l’accetta nella neve.
“Appena arriviamo in Germania sarai processato dalla corte marziale!” gli urla.
Quindi si gira verso Wolf.
L’uomo è sdraiato nella neve, i vestiti zuppi di sangue, le mani strette sul ventre, il sangue che continua gorgogliare tra le dita.
Respira affannoso, la testa reclinata all’indietro.
“Cosa facciamo di Wolf capitano?” chiede Heinz.
“Non abbiamo ne medicinali ne personale medico” dice il capitano guardando verso Nagi.
Quindi si gira e si dirige verso i camion mentre gli occhi di Wolf si fanno opachi e il sangue smette di colare.

94 - KLAUS

I camion sono fermi poco fuori Curtea de Arges. Dalla loro posizione si vede ancora la torre radio. Heinz sta parlando con Otto poco disco...

Otto si volta.
“Chiedigli, chi sono, quanti sono e cosa ci fanno qui”.
Il marconista picchetta il codice morse.
Quindi rimane in silenzio ascoltando dalle sue cuffie e scrivendo veloce su un foglio di carta.
Capitano Barchs, 12 soldati tedeschi, missione segreta per conto del Reich, necessitiamo aiuto, bloccati a sud di Pitesti.
Quindi si ferma.
“Contatto perso”.
“Riprova!”
“Capitano è ora di andare i morti sono vicini” suggerisce Heinz.
Il capitano guarda il fondo della sala, oltre le porte, l’esterno coperto di neve bianca.
“Capitano?” chiede il marconista.
“Smontate tutto ce ne andiamo”.
“Andiamo a Pitesti?”
“No, proseguiamo per Ramnicu Valcea”.

93 - LA SCELTA DEL CAPITANO

Otto si volta. “Chiedigli, chi sono, quanti sono e cosa ci fanno qui”. Il marconista picchetta il codice morse. Quindi rimane in silenzio...

Gli ungheresi alzano le loro armi mentre Racz corre vicino a Nagi.
Wolf li guarda duro e mette mano al fucile.
Il capitano estrae la pistola e ordina a tutti di abbassare le armi.
“Capitano dovete punirlo!” urla Kovacs rabbioso.
“Lo farò ma non adesso!”
“Se non lo farete voi lo faremo noi!” urla l’ungherese in un tedesco stentato.
“Nessuno farà nulla!” intima il capitano alzando la voce. “Siete soldati del IV Reich! Dovete obbedienza al IV Reich!" fissa gli ungheresi con sguardo duro "e qui il IV Reich sono io”.
Lentamente le armi si abbassano.
“Imparate qual è il vostro posto subumani” dice Wolf sprezzante.
Il capitano si volta rabbioso.
“Wolf posso passare sopra al tuo comportamento" fa un passo verso di lui, furente "ma non al fatto che Nagi fosse l’ultima persona con competenze mediche in territorio nemico”.
Wolf indietreggia.
“Ma era solo una cagna ungherese” cerca di giustificarsi il soldato con voce bassa.
“Era la nostra unica infermiera ed era materiale del Reich” sibila Otto “PREZIOSO MATERIALE DEL REICH! E tu ne risponderai!”.
Gli occhi di Wolf si riempono di paura.
In quel momento il marconista si gira.
“Capitano ho stabilito un contatto”.

92 - OTTO

Gli ungheresi alzano le loro armi mentre Racz corre vicino a Nagi. Wolf li guarda duro e mette mano al fucile. Il capitano estrae la pisto...

Nella sala principale Wolf è con gli altri in attesa che gli sforzi del marconista ricevano risposta.
Marcus gira diverse manopole e picchetta con il pulsante del morse.
Le cuffie ben calate sulle orecchie.
Ogni tanto si gira verso Otto.
“Ancora nulla capitano”.
“Continua a provare”.
Heinz si avvicina e sussurra al capitano “I morti sono poco lontani, dieci minuti al massimo e qui sarà pieno di morti”.
Il capitano annuisce.
“Capitano!”
Diverse teste si girano.
Juahzs avanza tenendo Nagi in braccio, la ragazza è avvolta nel suo giaccone militare.
A fianco lui Varga.
Cala il silenzio.
Sguardi interrogativi fissano il trio.
“È stato Wolf” dice Varga.

91 - ACCUSA

Nella sala principale Wolf è con gli altri in attesa che gli sforzi del marconista ricevano risposta. Marcus gira diverse manopole e picche...


Varga balza in piedi e raggiunge di corsa Juhazs “Juhazs! Wolf è sparito e Nagi anche!”.
Il soldato ungherese lascia cadere la sbarra di metallo che stava incastrando tra due cassoni.
“Andiamo” dice risoluto armando il fucile.
Varga indica una porta socchiusa “Di là”.
I due si ritrovano in un ala abbandonata dell’edificio.
Un lungo corridoio, immerso nell’oscurità, appena rischiarato dalla luce di alcune crepe nel soffitto.
Tendono l’orecchio ma non si sente nulla.
“Tu vai di la” dice Juhazs.
I due si separano e iniziano ad aprire le varie porte del corridoio.
Varga estrae la Tokarev.
“Niente!” dice Juhazs
“Niente nemmeno qui” fa eco Varga.
Aprono altre porte sempre più in fretta.
“Fai attenzione potrebbero esserci dei morti” urla Varga.
Ma Juhazs non risponde.
“Juhazs?” chiama di nuovo.

Il giovane interprete torna sui suoi passi e vede una porta aperta.
Entra.
Juhazs è chinato sul corpo di Nagi.
La ragazza è in terra in un piccolo ufficio, stesa tra pezzi di soffitto e sedie rovesciate.
Schizzi di sangue hanno imbrattato il pavimento intorno.
I vestiti sono strappati mettendo in mostra il corpo esile. La pelle lucida è coperta di abrasioni.
Il viso è tumefatto, le labbra spaccate, gli occhi chiusi e gonfi.
L’interprete fa un passo in avanti, lo scarpone militare scricchiola mentre calpesta alcuni denti spaccati.
Juhazs è chino tra i calcinacci, una mano regge la testa della ragazza, l’altra stringe il fucile.
“È viva” sussurra.

90 - LA SCOMPARSA DI NAGI

Varga balza in piedi e raggiunge di corsa Juhazs “Juhazs! Wolf è sparito e Nagi anche!”. Il soldato ungherese lascia cadere la sbarra di m...

Il camion corrono lungo la strada principale mentre il campanile scompare nelle specchietto retrovisore.
Davanti a loro appare la struttura in cemento grigio della torre radio, dal tetto si innalza un traliccio arrugginito con alcune antenne.
L’atrio della struttura è abbastanza ampio da permettere ai camion di entrare.
Il capitano guida un paio di soldati a una veloce ricognizione: l’atrio è ingombro di macerie ma la struttura è ancora solida.
Ci sono alcune stanzette, che vengono rapidamente pulite dai morti, e diverse altre porte chiuse che decidono di lasciare chiuse.
L’area centrale si sviluppa sotto la torre, ci sono alcune apparecchiature radio arrugginite.
Il marconista e Racz compiono una serie di controlli sui macchinari.
Heinz e Pecsi scalano la torre radio all’esterno per tener d’occhio la zona.
Gli altri fortificano la struttura alla meglio.
Dopo un’ora di controlli Marcus dichiara che si può provare a collegare la radio da campo al ripetitore e al generatore, e la cosa potrebbe anche funzionare, ma ci andrà un bel po’ di lavoro da parte di tutti.
Solo i due soldati sulla torre vengono lasciati di guardia mentre gli altri si mettono all’opera.
I soldati tirano i lunghi cavi di rame, cercano transistori e valvole intatte mentre Marcus e Racz aprono le macchine per fare le connessioni necessarie.
A intervalli regolari Pecsi si presenta nella sala dicendo che diversi morti stanno avanzando dalla città verso la torre, si muovono lenti tra i vicoli unendosi in piccoli gruppi e poi confluendo in una folla più ampia.
“Dice che saranno una cinquantina per adesso ma stanno aumentando” traduce Varga.
“Quanto tempo abbiamo?” chiede Otto.
“Venti minuti, mezzora, non di più”.
Il capitano si gira verso la sala “Sbrigatevi!”

Seduto in disparte Varga guarda il via vai di soldati, con una sola mano non è di molto aiuto.
Racz gli si avvicina “Hai visto Nagi?”.
Varga scuote la testa.
Il ragazzo si allontana.
Varga guarda lo stanzone dove tutti si muovono indaffarati, l’infermiera non si vede.
Qualcosa si forma alla bocca dello stomaco.
Guarda i soldati intenti nei lavori.
Wolf non c’è.

89 - LA TORRE RADIO

Il camion corrono lungo la strada principale mentre il campanile scompare nelle specchietto retrovisore. Davanti a loro appare la struttura...

Lungo la strada il capitano ordina una deviazione alla piazza della cattedrale e fa fermare i camion vicino alla fontana.
Si rivolge agli ungheresi coadiuvato da Varga.
“Il sergente Kovacs mi ha riferito che diversi di voi credono che questo gruppo sia maledetto e che l’acqua sacra di Negru Voda possa mondarlo”.
Osserva il piatto di pietra sbrecciato e l’acqua putrida mista a neve che copre la lastra.
Uno zampillo fuoriesce da una pietra al centro, un tempo forse una scultura di qualche genere.
“Chiunque sia convinto di ciò ha 5 minuti per bere, poi ripartiremo” conclude.
Gli ungheresi si affrettano intorno alla fontana, tutti bevono tranne Nagi.
Heinz beve e guarda storto Schimtz che invece si rifiuta.
Pochi minuti e il gruppo riparte mentre i primi morti si stanno avvicinando dai vicoli vicini.

88 - LA FONTANA

Lungo la strada il capitano ordina una deviazione alla piazza della cattedrale e fa fermare i camion vicino alla fontana. Si rivolge agli u...

“Che SOS? Di chi?” chiede Otto stupito.
“È durato pochi secondi, codice morse, crittazione tedesca, un certo comandante Barchs, sono bloccati a sud di Pitesti, chiedono soccorso”
“Ti hanno detto altro?”
“No, la comunicazione è caduta prima che potessi rispondere”.
“Dobbiamo andare ad aiutarli!” dice Heinz.
“Potrebbe essere utile avere altra gente con noi” dice Klaus.
“Bhe… Non possiamo certo lasciare dei camerati in difficoltà” commenta il capitano osservando pensieroso il camion radio “ma non dobbiamo correre rischi, il mio primo compito è riportare indietro questo gruppo”.
Si fa avanti Wolf “Capitano questo messaggio è molto strano, nessuno di noi ha mai saputo di un’altra missione nelle Terre Perdute”.
Anche Kovacs non sembra convinto, Varga traduce le sue apprensioni: cosa ci fanno dei tedeschi a centinaia di kilometri dal Reich? E se fosse invece una trappola?
“Una trappola?” interviene Heinz “Se fosse una trappola comunicherebbero in romeno, qui intorno siamo gli unici tedeschi da almeno 10 anni! Non ha senso! Non dovremmo nemmeno discutere! Ci sono tedeschi in difficoltà e vanno aiutati!”
La discussione va avanti ancora per qualche minuto.
Otto osserva la sua mappa, Pitesti è a sud, si tratta di una deviazione di almeno 50-60 km, col il rischio di finire il carburante, il cibo o entrambi.
“Non andremo…” dice.
“Li lasceremo morire così?!” lo interrompe Heinz.
“…non andremo senza qualche informazione più precisa, raggiungeremo la torre radio che abbiamo visto, se c’è qualche apparecchiatura ancora in piedi proveremo a metterci in contatto da li” conclude Otto.

87 - RICHIESTA DI SOCCORSO

“Che SOS? Di chi?” chiede Otto stupito. “È durato pochi secondi, codice morse, crittazione tedesca, un certo comandante Barchs, sono blocca...

Il rumore di un motore che romba sveglia Varga.
Si alza dal duro, freddo pavimento di pietra.
Fa per appoggiarsi ma ricade malamente.
Dannazione pensa guardandosi il braccio amputato.
Sul fondo dell’officina un vecchio camion dell’esercito romeno emette nuvole di fumo azzurrino mentre il motore si scalda.
Alla guida c’è Klaus mentre Racz controlla il cofano aperto.
Il giovane ungherese alza il pollice e Klaus spegne il motore.
Il capitano si avvicina ai due.
“Funziona! Con questo potremmo muoverci tutti su mezzi e lasciare indietro i morti” commenta Klaus di buon umore.
“Ottimo, finalmente una buona notizia”.
Il campo viene smontato.
Mentre il gruppo si prepara, Heinz compie una ricognizione all’esterno constatando che i morti si sono aggirati tutta la notte intorno al magazzino,
Il marconista è alla sua radio cercando di comunicare con la colonna prima di partire, il capitano controlla le sue mappe e gli appunti dell’esplorazione in città di due giorni addietro.
“Il nostro obiettivo è Ramnicu Valcea, abbiamo visto una strada che esce dalla città quando siamo saliti sul campanile, era abbastanza sgombra, una volta raggiunta Ramnicu Valcea da li possiamo seguire la ferrovia che attraversa le montagne, con un po’ di fortuna troveremo un valico intatto” dice Otto a Klaus e Kovacs.
“Capitano!”
Le teste si girano.
Il marconista è in piedi fuori dal camion.
“Che succede?”
“Ho ricevuto un SOS”.

86 - S.O.S.

Il rumore di un motore che romba sveglia Varga. Si alza dal duro, freddo pavimento di pietra. Fa per appoggiarsi ma ricade malamente. Dan...

La notte è limpida, due soldati controllano le finestre sul retro e sul fianco della struttura, Marcus è seduto dietro la MG-42 puntata sulla porta.
La gamba gli duole ma il peggio è quando si sveglia e sente ancora di averla.
Da fuori vengono pochi suoni, neve schiacciata sotto passi leggeri, qualche rumore dal tetto.
I morti sono arrivati da qualche ora, si aggirano famelici tra i resti dei camion nel cortile, cercano un’entrata mal protetta.
Le ore si trascinano lente accompagnate solo dal ronzare del generatore.
Poi un altro suono.
Confuso, flebile anche nella quiete notturna.
Un organo? Un organo che suona!?
Un brivido corre lungo la schiena del marconista.
Stringe le manopole della mitragliatrice fino sbiancarsi le nocche e osserva l’apertura oltre la quale la neve bianca brilla sotto i raggi della luna.

85 - MUSICA NOTTURNA

La notte è limpida, due soldati controllano le finestre sul retro e sul fianco della struttura, Marcus è seduto dietro la MG-42 puntata sull...

“Queste creature sono intelligenti, hanno rinunciato ad attaccare il campo base perché ben fortificato, devono aver imparato la lezione sulla mitragliatrice” Heinz guarda la MG-42 “spero non siano abbastanza intelligenti da accorgersi quanto siamo senza munizioni”.
“Dobbiamo spostare il campo base all’officina” dice Otto “passeremo la notte li, ripareremo il camion trovato e al mattino ce ne andremo”.
“Ci siamo mossi veloci per arrivare qui, il branco di morti ci ha seguito di certo ma con due camion li possiamo lasciare indietro” aggiunge Varga.
“E se ci attaccano lungo il percorso? Non ci stiamo tutti sul camion”.
“Se ci attaccano ci difenderemo, in ogni caso non possiamo stare qui” chiude il discorso Otto.
Il campo viene smontato, i civili e il ferito più grave (Marcus) salgono sul camion, i due soldati scelti precedono il plotone  in avanscoperta.
Il gruppo taglia per strade laterali dove l’assenza di case rende più facile scorgere le minacce.
Dopo un’ora tutto il gruppo raggiunge l’officina senza fare incontri.
Velocemente i soldati si danno da fare per fortificare l’area mentre viene approntato un campo all’interno.
Quando scende la sera tutti si ritirano all’interno e iniziano i turni di guardia.

84 - NUOVO CAMPO BASE

“Queste creature sono intelligenti, hanno rinunciato ad attaccare il campo base perché ben fortificato, devono aver imparato la lezione sull...

I soldati corrono fuori caricando sul camion il bottino trovato.
Il pilota mette in moto e il mezzo scatta nella neve.
Guida rapido lungo la strada principale usando il campanile della cattedrale per orientarsi.
All’improvviso un morto balza in mezzo alla strada uscendo da un vicolo.
Klaus scarta di lato, il camion scivola sulla neve e esce di strada.
Il morto corre verso di loro.
“Merda merda merda!”
Klaus ingrana la retromarcia le ruote slittano sulla neve.
“Teneteli lontani!” urla.
Il soldati balzano giù dal mezzo.
Il capitano lancia una molotov sul morto mancandolo.
Varga apre il fuoco con la sua Tokarev con l’unico braccio sano.
Juhazs vede un altro morto arrivare da un vicolo e apre il fuoco trapassandogli il petto ma senza rallentare la carica della creatura.
Heinz controlla i dintorni.
Questi bastardi sono furbi.
Vede un movimento sopra di lui, una delle creature salta dal tetto verso il cassone del camion.
Spara.
Il proiettile interrompe il salto della creatura che si schianta nella neve.
Un altro morto corre avanti lungo la strada ma una pallottola della luger di Otto gli spacca una gamba facendolo crollare nella neve.
Dall’altro lato il Heinz evita l’attacco del suo morto e lo colpisce con la baionetta.
Sente un urlo alle sue spalle, vede Juhazs cadere nella neve con un morto sopra di lui, l’ungherese cerca disperatamente di tenere la creatura lontana dalla sua gola.
Wolf corre in suo aiuto trafiggendo il morto.
La bestia si gira rapida e pianta le sue unghie scarnificate nel petto del soldato tedesco.
Heinz fa un paio di passi verso di loro e spara a bruciapelo alla creatura, metà della testa del morto si sparpaglia sulla neve.
In quel momento il camion dà uno scossone, le ruote grattano e il mezzo si rimette in strada.
“Via!” urla Klaus.
I soldati saltano sul camion che parte rombando.
I morti si lanciano all'inseguimento ma vengono lasciati indietro.
Klaus svolta rapido in una strada laterale, un morto appare in mezzo alla strada e corre verso di loro, il pilota accelera.
All’ultimo abbassa la testa, sente un colpo sordo, umido e poi il camion sobbalza su qualcosa.
Nello specchietto retrovisore appare un corpo schiacciato sulla strada, le ossa che escono dalla carne maciullata.
Eppure la creatura cerca faticosamente di tirarsi di nuovo in piedi e seguire i vivi.
Klaus non perde altro tempo e spinge il mezzo attraverso le case basse raggiungendo la base alcuni minuti dopo.


83 - RITIRATA

I soldati corrono fuori caricando sul camion il bottino trovato. Il pilota mette in moto e il mezzo scatta nella neve. Guida rapido lungo ...

“Cosa c’è qui?” si chiede Heinz  spostando alcune casse di legno.
Sotto appaiono delle taniche metalliche arrugginite.
Prende il tappo della prima e lo gira.
L’odore dei vapori di benzina lo stordisce.
“Capitano! Abbiamo fatto centro!”
Dopo una mezzoretta Racz comunica di aver trovato un mezzo in discrete condizioni, con qualche ora di lavoro potrebbe perfino muoversi.
Gli altri hanno trovato un po’ di cibo ma cosa più importante ben 40 litri di carburante non deteriorato.
In quel momento Klaus appare sulla porta.
“Morti!” urla.
“Dove? Quanti?”
“Si stanno muovendo rapidi nei vicoli, una decina forse di più, gli stessi che ci stanno dando la caccia da giorni”.
“Ma non ci hanno mai attaccato di giorno!”
Tutti guardano il capitano.
“Dieci sono troppi, ritiriamoci alla base”.

82 - CARBURANTE

“Cosa c’è qui?” si chiede Heinz  spostando alcune casse di legno. Sotto appaiono delle taniche metalliche arrugginite. Prende il tappo del...

Il mattino dopo il capitano Otto ordina un’esplorazione all’officina meccanica osservata il giorno prima dal campanile.
“Verranno Racz e Varga, come soldati verranno Klaus, Wolf e i soldati scelti Heinz e Juhazs” i soldati chiamati iniziano a prendere le loro cose.
“Kovacs avrà il comando fino al mio ritorno, prenderemo il camion voi terrete la mitragliatrice nel caso di attacchi”.
Dopo che tutti sono saliti, Klaus fa partire il pesante camion militare, esce dal magazzino e avanza nella neve.
La strada fino all’area industriale sorpassa alcune basse case in muratura, i pochi morti si girano attirati dalla presenza di vivi ma vengono lasciati indietro.
La zona  industriale invece è deserta.
Il camion passa a fianco a due stabilimenti bombardati di cui rimangono solo muri distrutti e travi metalliche che si fanno strada tra i tetti crollati.
Il pilota guida il mezzo intorno alla struttura.
Dalla neve affiorano i resti di fortificazioni fatte con sacchi di sabbia e filo spinato.
“Non vedo altre entrate”.
“Controllate dalle finestre” ordina Otto.
I due soldati scelti balzano a terra e si dividono a controllare dalle varie inferriate.
Dentro ci sono i resti di alcuni mezzi militari smontati, pile di copertoni, attrezzi, un paio di carriponte.
“Libero!”
“Libero!”
I due tornano sul camion.
Il pilota parcheggia il camion nel cortile antistante all’entrata, anche qui ci sono alcuni veicoli militari smontati.
La pesante porta di ferro è bloccata e inoltre chiusa con una spessa catena aggiuntiva.
“Se non altro siamo sicuri che nessuno sia entrato qui” commenta Otto.
Varga si fa a avanti e prova a controllare la serratura.
Quindi scuote la testa.
“Non posso aprirla”.
“È troppo spessa per la mia accetta” commenta Klaus.
“Fatevi da parte che ho la chiave universale del Reich” dice Heinz tirando fuori una bomba a mano dallo zaino.
La pianta a terra, toglie la sicura e corre.
Pochi secondi e un’esplosione getta in aria neve e detriti.
Quando il fumo si dirada le due ante della porta di ferro sono spalancate e deformate.
“Andiamo!”
I soldati irrompono all’interno.
“Niente morti!”
“Nemmeno qui!”
“Bene” commenta il capitano “Klaus tu vai sul tetto a controllare la zona, Varga chiama Racz e digli di controllare i mezzi, tutti gli altri setaccino questo luogo!”.
Gli uomini si sparpagliano eseguire gli ordini.

81 - L'OFFICINA MECCANICA

Il mattino dopo il capitano Otto ordina un’esplorazione all’officina meccanica osservata il giorno prima dal campanile. “Verranno Racz e Va...

“Una storia?” chiede Otto incredulo.
“Si una specie di leggenda”.
“E cosa racconta?”
Varga cambia posizione sul giaciglio, mentre anche gli altri soldati tedeschi si avvicinano cercando di ascoltare le sue parole.
“Pare che quando questa cattedrale venne edificata, molto tempo fa, ogni notte le parti costruite crollassero costringendo a rifare il lavoro ogni mattina.
Una notte l’architetto sognò che l’unico modo per evitare che la cattedrale crollasse fosse murare al suo interno la plrima donna, moglie o sorella, che il giorno dopo fosse arrivata per portare il pranzo al proprio marito o fratello.
L’architetto riferì del sogno ai carpentieri e ai muratori e tutti accettarono di compiere tale efferato gesto, convinti che un'opera di così grande valore ed importanza necessitasse anche un grande sacrificio.”
“Ma in che stronzate credono questi subumani?” chiede qualcuno da dietro.
Untermenschen la parola colpisce Varga come un pugno.
Stringe i denti.
“Silenzio!” ordina Otto “vai avanti con il racconto”.
Varga fa un lungo respiro, poi ricomincia a raccontare.
“Il giorno seguente c'era frenesia in attesa della prima donna che sarebbe arrivata.
Ad un certo punto l’architetto, da lontano, riconobbe la propria moglie incinta.”
Varga si interrompe per un momento, quindi riprende.
“La moglie dell’architetto, fu l'unica quel giorno a portare il pranzo perché gli altri si erano premurati di avvisare le proprie mogli o sorelle di non presentarsi.
A questo punto l’architetto non potè tirarsi indietro, la donna venne quindi murata all'interno dell'edificio ed il giorno successivo la chiesa era ancora in piedi.”
“Che cazzo di storia” commenta qualcuno.
“Stupidi romeni” risponde un altro.
“Non è ancora finita” dice Varga.
I soldati si zittiscono e lo guardano in attesa.

“Negru Vodă, colui che aveva commissionato l’opera, felice per la bellezza della cattedrale decise che nessun altro edificio così bello avrebbe mai dovuto essere costruito e diede ordine ai lavoratori di togliere l’impalcatura mentre l’architetto era ancora sul tetto a rifinire la cupola, imprigionandolo a trenta metri da terra.
Ma l’architetto non si diede per vinto e provò a salvarsi costruendo delle ali con del legname rimasto.
Quando, una notte, provò a lanciarsi le ali non funzionarono, precipitò poco distante e morì.
La leggenda si conclude dicendo che, commossa per il gesto ed addolorata per quello che era accaduto, la terra stessa fece spuntare un filo di acqua, una lacrima nel punto dove cadde l’architetto e da quel giorno, in quel punto, si trova una fontana”.
Cala il silenzio.
Fuori il vento sibila, colpi secchi rimbombano di tanto in tanto sulle pareti di lamiera.

“Tutto qui? Una leggenda? Io speravo sapesse qualcosa di utile” commenta Otto.
“La fontana c’è ancora” dice Klaus “è ancora li nella piazza e mi sembra che ci fosse acqua dentro”.
“C’è qualcosa di più grave capitano” continua Varga “Kovacs e gli altri ungheresi pensano che questo gruppo sia stato maledetto, per questo i morti non ci danno tregua,  e sono convinti che l’unico modo per scacciare la maledizione è bere l’acqua sacra della fontana”.
Otto sta per ribattere quando, da dietro, si alza la voce di Heinz.
“Non è quella la cosa più grave, la cosa più grave è che se qualcuno è stato murato vivo nella cattedrale, dopo il Risveglio e i bombardamenti è uscito da quel luogo”.
Un colpo secco sulla porta del magazzino fa girare tutti di scatto.
I soldati trattengono il fiato per alcun secondi.
Fuori la tempesta di neve continua a imperversare mentre le parole del soldato scelto tingono di luce sinistra il misterioso comportamento dei morti nella piazza della cattedrale.

80 - LA LEGGENDA DELLA CATTEDRALE

“Una storia?” chiede Otto incredulo. “Si una specie di leggenda”. “E cosa racconta?” Varga cambia posizione sul giaciglio, mentre anche g...