Il giorno dopo Ahmed va al catasto a cercare le mappe dell’edificio danneggiato.
Chiede alla segretaria indicando l’indirizzo dello stabile.
Dopo una breve ricerca la ragazza gli dice che l’edificio è degli anni ’30 e quelle mappe devono essere ancora digitalizzate, quindi non le ha sul computer.
Davanti alla delusione di Ahmed aggiunge "Di sicuro saranno nell'archivio cartaceo, bisogna solo cercarle".
Ahmed si sposta quindi nella stanza a fianco e inizia a cercare.

Dopo un’ora circa trova il faldone che gli interessa, lo apre ma le planimetrie riguardano solo i piani superiori, mancano quelle delle cantine, inoltre diversi dati dell'edificio sono stati oscurati con un pennarello nero.

SCENA 3

Il giorno dopo Ahmed va al catasto a cercare le mappe dell’edificio danneggiato. Chiede alla segretaria indicando l’indirizzo dello ...

Todd posa per l'ultima volta gli occhi nello specchietto retrovisore ed osserva compiaciuto le alte fiamme gialle, rosse e blu che si propagano verso il cielo, poi riporta lo sguardo sulla strada. Quei fottuti musi gialli! pensa Todd, scalando una marcia. Di sicuro lì sotto tenevano un carico di agente arancio rubato ai nostri... meglio. Farà piazza pulita del loro covo...
Ora però deve allontanarsi da lì prima che i vietcong lo raggiungano, ma soprattutto deve riuscire a contattare il comando centrale.
Il furgone sobbalza e scarta di lato quando il veterano lascia la stradina sterrata e si immette sulla provinciale deserta. I suoi occhi scrutano tra la vegetazione alla ricerca del luccichio caratteristico delle armi dei vietcong mentre il furgone prosegue a velocità sostenuta. Un movimento improvviso alla sua sinistra ed uno scoppio lo fanno sobbalzare. "Granata!" esclama con quanto fiato ha in gola, quindi afferra il volante e sterza di colpo.
La macchia scura scorta da Todd, un corvo disturbato dallo scoppiettare dello scarico del vecchio camioncino, stende le ali e si allontana osservando incuriosito il furgone che si infila in mezzo al sottobosco, sradicando nella sua corsa alcuni arbusti ed un piccolo alberello la cui unica colpa è stata quella di crescere troppo vicino alla strada.

Todd respira a fondo, mentre le sue mani frugano tra i pedali alla ricerca della sua pipetta. Dopo un paio di tirate, la vista si sdoppia e un senso di rilassamento si diffonde per tutto il corpo. Il veterano apre la portiera, si lascia scivolare giù dal sedile e dopo un tempo indefinito si rialza in piedi. Deve trovare una ricetrasmittente; è ormai questione di vita o di morte per i suoi commilitoni.
I suoi piedi si muovono lentamente in mezzo alla foresta, scivolando sul tappeto di foglie marcite. Una piccola stazione di servizio gli si para davanti. Una cabina del telefono! pensa il veterano, dirigendosi verso l'apparecchio appeso sul retro dell'edificio. Se i vietcong non hanno fatto saltare le linee di comunicazione, posso avvisare il quartier generale.
Le sue dita afferrano la cornetta e digitano un numero.
"Qui Stermann" esclama una voce dall'altro capo del filo. Todd sorride: il tenente Stermann è un bravo soldato, di quelli che non si tirano indietro, costi quel che costi.
"Tenente, che piacere sentire che è vivo!" ribatte il veterano.
"Ehi, Todd!" esclama la voce del tenente, leggermente impastata da un probabile doposbronza. "E' da un pezzo che non ti fai sentire! Tutto a posto?"
"Tenente" ribatte Todd, "L'unità di Brad è stata presa, suppongo siano tutti morti".
"Brad? Cristo santo..." mormora Stermann. "Chi è stato?"
"Non si preoccupi, signore, ho sistemato il quartier generale dei fottuti musi gialli".
"Cazzo, ti sei incasinato con la Triade?"
Triade? pensa Todd. Forse è il nome in codice per una qualche gruppo organizzato di Vietcong.
"Signore, sono arrivato tardi, non ho visto nessuno. Se n'erano già andati. Però ho bisogno che la tua unità raggiunga il quartier generale e lo difenda ad ogni costo".
Todd sente il suono caratteristico di un caricatore che viene inserito. "Io e gli altri ragazzi siamo con te. Dammi le coordinate".
"Arrivano subito, tenente". Ed il veterano ripete a memoria l'indirizzo della villa di O'Donnell, a quasi quattromila chilometri da Tan Hiep.

18 - QUESTIONE DI VITA O DI MORTE

Todd posa per l'ultima volta gli occhi nello specchietto retrovisore ed osserva compiaciuto le alte fiamme gialle, rosse e blu che si...

Questa è la storia di tre furfanti che un tempo osarono giocare con la Vita e con la Morte.

Samia, la spadaccina dalle lame gemelle e dalla forza senza eguali.
Radgar, le cui gesta si mischiano a quelle di ombrosi individui e banditi sanguinari.
Raphael, che servì il Re Splendente prima di immergersi nei segreti del Tomo della Devastazione.

Che i loro nomi siano maledetti per l’eternità!!!

01 - PROLOGO

Questa è la storia di tre furfanti che un tempo osarono giocare con la Vita e con la Morte. Samia , la spadaccina dalle lame gemelle e...


È sera, Ahmed sta cenando con il fratello Youssef e la figlia Maria.
Youssef ha portato del falafel dal suo chiosco, nonostante sia laureato in storia all’università di Torino non ha trovato altro lavoro.
La ragazza sta raccontando di cosa hanno fatto a scuola, e anche che a breve ci sarà la gita di classe a Praga e lei vorrebbe andarci.
Ahmed si mantiene sul vago, il suo piccolo studio non va così bene, anche se adesso con la storia della metropolitana potrebbe entrare qualche commessa.
A un certo punto una breve ma intensa scossa di terremoto fa cadere alcuni suppellettili.
I tre rimangono bloccati dalla paura.
Ma in pochi attimi passa tutto e Ahmed e Youssef si mettono a ridere e a commentare l’accaduto.
Quando il fratello va via Ahmed sistema le cose cadute e nota una vecchia lampada ad olio che aveva trovato allo scavo pochi giorni prima, mentre controllava alcune cantine inutilizzate negli edifici vicini a dove è ferma la talpa adesso.
Si era quasi dimenticato di averla.
La accende e la luce appare strana, fa risaltare la polvere sui vestiti come se fosse una luce UV, la lampada è ammaccata, la mette nella borsa per portarla a riparare.
In quel momento il cellulare squilla.
[Giulio lavoro] appare sul display.
“Ciao Giulio, che succede?”
“C’è stata una piccola scossa e pare la crepa si sia allargata, dobbiamo fare un altro sopralluogo”.

SCENA 2

È sera, Ahmed sta cenando con il fratello Youssef e la figlia Maria. Youssef ha portato del falafel dal suo chiosco, nonostante sia ...

Dov'è sparita quella stronza? pensa Todd, svoltando nell'ennesima laterale e guardandosi attorno alla ricerca della De Soto di Jenny. La pipetta carica di meth si avvicina lentamente alla bocca ed una nuvola di fumo dolciastro riempie l'abitacolo.
La piccola parte ancora lucida del suo cervello gli sussurra che O'Donnell si incazzerà di brutto per quello che è successo al carico, ma Todd la ignora. Non è importante quello che pensa il suo capo, ora che le case cedono il posto alla fitta giungla. Non è più a Wilson. I suoi occhi scrutano tra la fitta vegetazione che cresce sopra alle paludi cariche di zanzare a nord di Nha Trang.
Todd spinge a fondo sul pedale del gas ed il furgone sobbalza lungo la strada sterrata, in direzione di Tan Hiep. Il veterano si tiene basso, aspettandosi una raffica da un momento all'altro. Gli ordini che ha ricevuto sono chiari: stanare quei fottuti musi gialli, costi quel che costi. I suoi compagni sono stati decimati, lui ed il carico che trasporta sono l'unica speranza che hanno i superstiti.
All'improvviso appare una baracca, avvolta nella vegetazione ed immersa nel silenzio. Non è la casa sicura di O'Donnell, è il quartier generale dei vietcong. Todd, pistola in pugno, scende dal furgone e tenendosi basso si muove tra gli alberi. Nessun suono, nessuno sparo. E' arrivato tardi. I suoi compagni sono tutti morti. Nella sua testa una voce sussurra che i vietcong sono ancora dentro. Quei nastri gialli davanti alla porta ne sono la prova.
Todd gira cautamente attorno all'edificio, fermandosi di tanto in tanto ad osservare le tracce sul terreno. Sono fresche, probabilmente di quella stessa mattina.
Brad potrebbe essere ancora vivo... quegli stronzi lo terranno legato e imbavagliato nella baracca, in attesa di portarlo nella giungla. Che cazzo stai aspettando? gli sussurra la voce del suo tenente. Todd appoggia allo stipite, fa un paio di respiri profondi, quindi sfonda con un calcio la porta ed entra.
Merda, i vietcong sono spariti. Nessuna traccia di Brad e degli altri. Ormai saranno lontani, prigionieri di quegli animali. O peggio.
D'improvviso, in lontananza il rombo di un motore.
Cristo santo, stanno tornando! pensa Todd. Il veterano si guarda attorno ed i suoi occhi si fissano su alcune taniche di benzina. Lo sguardo duro si trasforma in un ghigno. Quei fottuti musi gialli possono anche tornare, ma non troveranno nulla ad aspettarli. Solo un cumulo di macerie fumanti. E la nube nera servirà all'Air Force per sapere dove scaricare il loro carico di morte.
Todd afferra le taniche e comincia a spargerle sugli scatoloni pieni di droga, sul tavolino, sulle pareti. Tutto deve bruciare.

17 - DI NUOVO NELLA GIUNGLA

Dov'è sparita quella stronza? pensa Todd, svoltando nell'ennesima laterale e guardandosi attorno alla ricerca della De Soto di J...

Ahmed scende dal bus e si dirige verso il cantiere della linea due.
La palina con la M bianca su sfondo rosso fa bella mostra di se.
Alcuni operai seduti su blocchi di cemento lo salutano con un cenno.
“Ingegnere” borbotta uno di loro a mo di saluto.
Giulio, l’altro socio del piccolo studio gli va incontro.
“Cosa è successo?” chiede Ahmed.
“Una crepa nel palazzo, probabilmente a causa delle vibrazioni, dobbiamo controllare l’integrità strutturale prima che possano rimettere in moto Masha”.
Giulio guarda l’enorme voragine dove sorgerà la stazione, da qualche parte li sotto Masha, la talpa meccanica che sta scavando la linea due, aspetta paziente di ripartire.
I due entrano nell’edifico.
È un palazzo austero della prima metà del ‘900 come molti sulla via.
La crepa è ben visibile sul muro della cantina.
“Ma c’è qualcosa dietro?” chiede Ahmed sbriciando oltre la spaccatura.
“È cavo” risponde Giulio “ma potrebbe essere qualsiasi cosa, da una cantina murata a un vano di servizio a una galleria come ce ne sono a centinaia sotto Torino”.
“D’accordo”.
I due fanno alcuni rilevamenti e poi tornano in superficie.

SCENA 1

Ahmed scende dal bus e si dirige verso il cantiere della linea due. La palina con la M bianca su sfondo rosso fa bella mostra di se. ...

La porta è socchiusa e lo sceriffo la apre cautamente con la spalla, la canna del fucile puntata verso l'interno. La casa è silenziosa ed odora di prodotti chimici.
Cristo, il vecchio pazzo produce la sua merda in casa... pensa Rosco, scuotendo la testa. Chissà come mai nessuno dei suoi ospiti se n'è mai accorto.
La tenue luce che entra dalle finestre che danno sulla strada, parzialmente oscurate da tende di seta, delinea il sontuoso mobilio che arreda l'ingresso; sulla parete di fondo, tra le due porte che conducono in soggiorno, un tavolino finemente decorato sorregge un vaso di vetro con alcuni fiori essiccati ed un paio di larghe bacinelle d'argento, piene di trucioli di legno un tempo profumati. Sopra, al centro della parete, è stato appeso un grande quadro dalla cornice dorata che raffigura il vecchio O'Donnell in piedi, con in braccio un fucile da caccia ed una grosso bisonte morto ai suoi piedi.
Chissà se O'Donnell conosce il significato di umiltà pensa Rosco, fissando gli occhi soddisfatti che lo guardano dalla tela.
Il silenzio viene rotto dal suono attutito di una voce provienente dal piano di sopra.
Lo sceriffo imbocca le scale, deciso a trovare Rick ed a chiarire con il vecchio O'Donnell cosa cazzo è successo lungo la strada. Dentro di lui non è ancora morta la speranza di potersi salvare, senza dare spiegazioni sulle attività illecite del vecchio e sul perché abbia dovuto arrestare i funzionari della National Bank.
La voce proviene da una porta sulla sinistra. Rosco afferra la maniglia, la gira ed entra col fucile spianato. E si trova una pistola piantata alla testa.
"Cazzo ci fai qui, Rosco?" esclama il vecchio O'Donnell, senza abbassare l'arma.
Lo sceriffo si guarda attorno con la bocca aperta. Il bagno in cui è entrato, grande quasi quanto la sua cucina, è saturo dell'odore nauseabondi dei fumi di composti chimici; appoggiata alla parete, una pesante vasca di ghisa è piena quasi fino all'orlo di un liquido biancastro che sta sobbollendo. Sotto, un fornello alimentato da un grosso tubo che sparisce nella parete sta riscaldandone il contenuto. Di fronte a lui, a pochi passi da O'Donnell, è stata piazzata una sedia dalla seduta di paglia parzialmente sfondata. Sopra, legato ed imbavagliato, siede Rick, con un occhio pesto e la divisa strappata all'attaccatura della manica.
"Questo è un fottuto casino" mormora Rosco, abbassando lentamente il fucile.

16 - ALLA RICERCA DI O'DONNELL

La porta è socchiusa e lo sceriffo la apre cautamente con la spalla, la canna del fucile puntata verso l'interno. La casa è silenzios...

Rosco supera l'incrocio senza curarsi del semaforo e si ferma dietro alla volante dell'agente, ferma lungo la via. Un piccolo capannello di gente sta chiacchierando animatamente sul marciapiede dall'altra parte della strada, alcuni sembrano impazienti e lanciano occhiate alla casa del vecchio O'Donnell.
Da sopra l'abitacolo dell'auto di pattuglia spuntano tre teste. Due stanno parlando concitatamente tra loro, il terzo ha il capo chino.
Ecco quei maledetti funzionari pensa Rosco, scendendo dalla macchina, aggiustandosi il cinturone ed avviandosi lungo il marciapiede dopo aver recuperato il fucile a pompa d'ordinanza dall'abitacolo. Dopo aver risposto con un cenno al saluto di uno dei vicini di O'Donnell, lo sceriffo gira attorno al veicolo e si piazza di fronte ai tre.
"Buongiorno, signori" esclama con un sorriso forzato. "Immagino siate gli impiegati della Na..."
Le parole gli muoiono in gola: l'uomo al centro, con la cravatta allentata ed un'espressione tra lo stralunato e l'avido, sta contando una spessa mazzetta di banconote. E la busta gialla, appoggiata sul cofano, riporta una lettera R scritta a penna. Quel denaro è di O'Donnell, e la mazzetta era destinata a lui.
Questi stronzi stanno rubando i miei soldi! pensa, mentre la canna del fucile si alza e si appoggia sulla punta del naso di Scott. L'uomo si blocca, i suoi occhi incontrano quelli di Rosco mentre perle di sudore si materializzano sulle tempie.
"Voi tre, mani in alto!" urla lo sceriffo, poi allunga una mano e afferra le banconote. "Questi li sequestro io, e voi siete in arresto!"
"Non è c-come crede, sceriffo!" esclama Scott, alzando lentamente le mani per evitare di dare un qualsiasi pretesto all'uomo che gli sta puntando la canna di un fucile in faccia. "L'agente O'Donnell si è ferm..."
La canna si alza, puntando il cielo, poi la mano libera di Rosco si appoggia alla spalla dell'uomo e lo fa ruotare, sbattendolo sul cofano. "Non me ne frega niente, vi arresto tutti e tre per corruzione!"
"Ma non può farlo!" esclama l'uomo alla sua destra, che si affretta ad alzare il più possibile le mani non appena si accorge di aver attirato l'attenzione del fucile.
"Certo che posso" ribatte Rosco, poi si volta verso le persone che assistono alla scena ed individua un tipo in là con gli anni, che sta osservando incuriosito le mosse dello sceriffo. "Ehi, Greg! Ti va di guadagnare qualche dollaro lavorando per la città? Prendi il mio fucile e tienili sott'occhio, io devo andare a controllare che succede alla villa degli O'Donnell".
Greg gli dà le spalle per un momento, allunga il braccio dietro al muretto che delimita la sua proprietà e torna con una carabina di grosso calibro. "Tenga pure il fucile, sceriffo, ho già il mio!"
"Ottimo, Greg!" esclama Rosco, mentre l'uomo si avvicina alla macchina con l'arma spianata. "E se qualcuno tenta di scappare, sparagli".
"Non si preoccupi, sceriffo" ribatte Greg con un ghigno. "Sa che ho un'ottima mira".
Rosco risponde con un cenno e, fucile in spalla, si avvia verso la grande villa.

15 - LA MAZZETTA

Rosco supera l'incrocio senza curarsi del semaforo e si ferma dietro alla volante dell'agente, ferma lungo la via. Un piccolo cap...


Bene, siamo giunti alla fine di questo pippone infinito.
Inizio con ricordarvi da dove siamo partiti: questi post riguardano cosa io ho imparato nello scrivere le one-shot, sono solo consigli, sono sicuro che molti possono essere migliorati e affinati, che ne esistono molti altri che neppure conosco e che molti di quelli che ho scritto (spero di no) siano in realtà sbagliati.

Come per le campagne e come per ogni cosa nella vita, il modo migliore di fare un buon lavoro è studiare e provare.
Leggete tante one-shot, il web ne è pieno e poi scrivetene tante, dopo un paio vi renderete conto di cosa funziona e cosa no, di cosa si può migliorare e come, di cosa vi piace vedere messo in gioco e di cosa invece preferite evitare.
Giocate one-shot di altri se vi piacciono, vi daranno l’idea di come sia masterizzarne una prima di scrivere la vostra.
Saccheggiate le meccaniche, le ambientazioni e i regolamenti che vi piacciono di più, l’importante è la vostra idea, se c’è una meccanica o un’ambientazione che si sposa bene con quello che avete in mente ottimo! Meno lavoro da fare sulle cose di contorno.

E non abbiate paura di rischiare.
È una one-shot, può fallire, può anche venire brutta, alla peggio avrete perso un pomeriggio, la prossima volta andrà meglio, non c’è bisogno di limitarsi.
Nelle one-shot potete scatenare la vostra fantasia senza avere vincoli, approfittatene.
Non è un problema scrivere una one-shot brutta, il problema è se vi accontentate di scrivere one-shot al di sotto di quello che volevate solo per evitare determinate scelte o meccaniche perché magari sono fuori dagli schemi ai quali siete abituati.

Vale per voi, vale per i giocatori.
Che assaporino anche loro il divertimento di giocare senza troppe remore o vincoli, di uscire dalla comfort-zone una volta ogni tanto, di giocare personaggi con caratteri o obiettivi che mai potrebbero aver spazio in una campagna, che si confrontino con il conflitto non solo verso l’esterno ma anche verso l’interno.

Le one-shot sono belle, sono divertenti e, a volte, sono memorabili.
Ma soprattutto sono libere.
Se avete un’idea perseguitela, scriveteci una bella one-shot.
Non ve ne pentirete.

CONCLUSIONI

Bene, siamo giunti alla fine di questo pippone infinito. Inizio con ricordarvi da dove siamo partiti: questi post riguardano cosa io h...