Per Radgar, Raphael e Samia è come svegliarsi di colpo e vedersi morire. Dalle panche degli invitati assistono al massacro di loro stessi in mezzo alla navata. Altri loro.
Guardano i loro corpi increduli. Non è un sogno, sono loro davvero, con le loro armi e i loro vestiti. Qualcuno tra gli invitati li nota: “ehi! sono qui!” urla spingendo per allontanarsi.
Le guardie richiamate non faticano a raggiungerli e a massacrarli come poco prima, ma ancora una volta, nuovi Radgar, Raphael e Samia sono corpo e volto di un altro invitato.
La gente impaurita li vede spuntare dal nulla, incapace di comprendere cosa accade, mentre le guardie d’elite continuano a farne scempio.
Difficile dire chi sia più sorpreso da questo sortilegio. Ma solo ora, mentre muoiono ripetutamente, gli avventurieri capiscono la terribile crudeltà della maledizione scagliata settimane prima dal Gran Vizir.
Una maledizione che li obbliga a morire più volte, ancora e ancora, in più tempi e in più luoghi. Ogni torcia che si spegne è una loro vita attirata qui da un meandro del multiverso in cui è destinata a soccombere. Ognuno di loro non muore solo qui, ma anche in un’altra realtà. E ogni vita attirata per sostituirsi alla precedente viene uccisa di nuovo per sempre.
Ora sanno cosa accadrà alla fine, e cosa fare per far sì che tutto ciò si interrompa. Ma prima di tutto devono avere la Pietra della sposa.

18 - MORIRE ANCORA

Per Radgar, Raphael e Samia è come svegliarsi di colpo e vedersi morire. Dalle panche degli invitati assistono al massacro di loro stessi ...

Alcune settimane prima…

Nella grande sala le fiaccole sulle colonne iniziano a spegnersi, sempre più velocemente. Ogni volta sotto le fiamme non c’è un’anonima maschera di pietra, ma il volto di Radgar, o di Raphael, o di Samia.
I tre si guardano increduli, non capendo cosa questo possa significare. Ma soprattutto si chiedono cosa accadrà quando anche l’ultima torcia si sarà spenta.

17 - TORCE CHE SI SPENGONO

Alcune settimane prima… Nella grande sala le fiaccole sulle colonne iniziano a spegnersi, sempre più velocemente. Ogni volta sotto le fi...

Gli avventurieri entrano nel tempio percependo la frescura in contrasto al sole rovente di fuori. Di fronte all’intero battaglione del corpo d’élite del Re, l’esito della sfida appare drammaticamente scontato.
Radgar lascia cadere l’elmo a terra, il fatto di averlo sfilato gli permette di captare un mormorio tra gli invitati: “ma non è quello che hanno giustiziato tre giorni fa, com’è possibile?” dice qualcuno.
Ovvio che si sbaglia ma la frase lo colpisce. Del resto non è già morto una volta nelle fogne, apparentemente?
I suoi pensieri sono presto spazzati via dal pericolo imminente, quando l’intero plotone di guerrieri addobbati di rosso li circonda, puntando verso di loro lance acuminate.
Senza troppi preamboli è subito un balenare metallico di spade che deviano gli affondi delle picche, mentre la gente si schiaccia all’indietro per star alla larga dal combattimento. Il valore è tanta cosa, ma a poco serve contro il numero e l’esperienza della guardia reale.
Ben presto le lance trapassano Radgar, Raphael e Samia senza pietà, e le cuspidi emergono dalle loro carni straziate tinte di sangue.

16 - LA GUARDIA REALE

Gli avventurieri entrano nel tempio percependo la frescura in contrasto al sole rovente di fuori. Di fronte all’intero battaglione del cor...

Le spade s’intrecciano cozzando tra loro, e l’eco metallica risuona sul selciato davanti al tempio.
Le guardie sono abili e addestrate, uno degli ultimi baluardi a difesa del sovrano, nelle loro scintillanti armature dall’elmo con la bocca bendata a rappresentare il Re Silente.
Uno di essi compie una giravolta che sorprende Samia, la lama si scontra con l’armatura a scaglie che indossa procurandole una botta dolorosa.
Un altro incalza Raphael giù per gli scalini, che tenta di tenerlo a distanza volteggiando la scimitarra. L’arma non è delle sue preferite, e basta un attimo d’incertezza e disattenzione per non notare il pugnale che il nemico ha sfoderato con la mano libera e che gli pianta a sorpresa nel fianco. Il coltello incontra dapprima la resistenza della corazza, ma poi affonda nelle carni ed il sangue inizia a sgorgare.
Qualcuno, da qualche parte, urla: “Chiamate i maghi! Chiamate i maghi!”
Samia approfitta dell’inutile acrobazia dell’avversario per trovarlo scoperto e trafiggerlo con un affondo. Quindi, vedendo Raphael in difficoltà, attinge agli amuleti delle forza e afferra il braccio di colui che l’ha pugnalato. Con un movimento di torsione spezza ulna e radio come fossero bastoncini di pane. La guardia si volta urlando di dolore, Samia gli afferra la testa e la piega di lato affondando la sua lama nel collo per metterlo a tacere.

Il veterano impegna Radgar in un feroce scambio. E’ un avversario formidabile, e spesso il furfante si trova sulla difensiva a dover parare i suoi colpi con la spada corta sottratta ad uno degli armigeri assassinati nel giardino. Para ripetutamente, aspettando un varco per affondare che non si apre mai. Lui è forte e Radgar stanco, con la visuale impedita dal pesante elmo che porta sul capo.
“Morirai inetto!” afferma presuntuoso il veterano.
Radgar stringe i denti e sente il sapore del sangue - anzi brama il sapore del sangue, quello del suo nemico. Stanco di un combattimento onorevole si sfila l’elmo piumato e lo fa roteare come un mazzafrusto. L’insolito gesto coglie impreparato il veterano, l’elmo cozza sulla sua spada deviandola di lato e lasciandolo scoperto.
Con un grugnito Ragdar si piega su un ginocchio e affonda lo spadino dal basso all’alto nelle terga dell’avversario, un colpo sleale direttamente dal suo passato di tagliagole.
Il sangue cola dall’inguine a terra, e quando quello accenna ad una reazione Radgar rigira la lama e la spinge su nelle budella, aprendolo letteralmente come un maiale.

I tre compagni reduci dalla battaglia si girano realizzando che le porte della Cattedrale ora sono aperte, qualcuno le ha appena spalancate dall’interno. Tutti tacciono, non vola una mosca.
I presenti li fissano voltati all’indietro dalle loro panche nella navata centrale, ed in fondo, dinanzi all’altare, l’intero battaglione delle guardie del corpo del Re si appresta a proteggere il sovrano e la sua sposa.

15 - MORTE SUL SELCIATO

Le spade s’intrecciano cozzando tra loro, e l’eco metallica risuona sul selciato davanti al tempio. Le guardie sono abili e addestrate, un...

"Agente O'Donnell, le hanno già letto i suoi diritti?"
La voce di Parrish suona ovattata nelle orecchie di Rick, ancora stordito dall'esplosione. La ferita alla spalla destra continua a scaricargli fitte di dolore lungo tutto il corpo, facendogli digrignare i denti e strizzare le palpebre. Probabilmente è stato colpito da uno dei proiettili di quel veterano schizzato; non ne è sicuro, però, l'ultimo quarto d'ora è costellato da ricordi frammentari misti a momenti di buio assoluto.
"Mi ha sentito, agente?" ripete Parrish, schioccandogli davanti al naso le dita.
Rick alza la testa ed infine annuisce. "Sì, l'ha fatto Browne".
Accanto a lui passa una barella e O'Donnell si volta a guardare il corpo che vi giace sopra. Rosco, con il bacino steccato e diverse fasce di cuoio che lo tengono fermo, è ancora svenuto. Ha sentito i paramedici discutere animatamente mentre tentavano di sollevare la pesante vasca che lo teneva bloccato: frattura della spina dorsale. Un miracolo che sia ancora vivo. Il dettaglio che attira il suo sguardo, però, sono le lucide manette ai polsi, fissate alle maniglie della barella. Ha odiato quell'uomo, è vero, ma ora Rick prova solo pena per le sue condizioni.
Passi veloci fanno voltare i due. Jenny, liberatasi del dottore che la stava visitando, li raggiunge camminando attraverso i calcinacci, poi si ferma drizzando la schiena, un pugno piantato sul fianco, e fissa l'agente con un'espressione dura, fredda come il ghiaccio. Suo marito sbatte un paio di volte le palpebre, incredulo: non ha mai visto quello sguardo nei suoi occhi.
"Perché arresta mio marito?"
"Signora, l'agente O'Donnell è accusato di complicità nella produzione di stupefacenti e di aggressione nei confronti di tre funzionari di banca" replica Parrish, secco.
Lo sguardo di Jenny si fissa su Rick, e l'uomo vi legge un disprezzo così profondo che non può far altro che abbassare il capo e guardarsi i piedi.
"Così eri in combutta con quello stronzo di tuo padre... non ti vergogni ad aver portato tutto questo disonore nella mia vita?"
"Sono innocente" balbetta Rick. "Non c'entro niente con tutto questo".
"Non ti credo".
L'agente Parrish la fissa per un momento, si gratta la nuca e alla fine sospira. "In quanto a lei... ha sottratto una pistola ad un agente ed ha aperto il fuoco verso dei civili".
"Se non fosse stato per me, sareste ancora tenuti sotto scacco dagli amici di quel veterano drogato. E comunque ho tutta l'intenzione di chiamare mio padre ed informarlo della vostra incompetenza e del fatto che il centro dello spaccio di questa contea fosse in uno dei quartieri migliori della sua cittadina. Lei non vuole perdere il posto, vero?"
Lo sguardo dell'agente si vela di paura. E' solo un'apparizione fugace, ma viene notata sia da Rick che da Jenny.
In sei anni di matrimonio non mi ha mai parlato di suo padre pensa O'Donnell, osservando i lineamenti induriti di sua moglie. Pensavo fosse morto... quante cose che non so della donna che ho sposato.
"Signora, l'agente Browne la scorterà in centrale dove prenderà la sua deposizione. Poi sarà libera di andare, per quanto mi riguarda".
"Saggia decisione" ribatte la donna con leggero sorriso.
"Sono libero anch'io?" chiede Rick, alzando a fatica i polsi ammanettati.
Parrish fissa per un momento Jenny, che accenna un no con la testa. "Agente Murdoch, sbatta il signor O'Donnell dietro le sbarre e avverta il procuratore".

28 - DUE PESI, DUE MISURE

" Agente O'Donnell, le hanno già letto i suoi diritti? " La voce di Parrish suona ovattata nelle orecchie di Rick, ancora...