È mezzogiorno, Erbert entra nell’ufficio dello sceriffo.
“Sceriffo?”
Nessuna risposta, lo sceriffo non c'è.
Rino si rianima nella sua cella.
“Erbert! Devi farmi scappare!”
“Certo, aspetta, dove sono le chiavi?”
“Le ha lo sceriffo!”
“E dove è andato?”
“E che ne so? Ma è meglio che non sia qui no?”
“Si, giusto, ma come apro?”
Erbert si guarda intorno.
Vede appoggiata su una scansia un grosso revolver.
“Sparerò alla serratura!”

11 - EVASIONE

È mezzogiorno, Erbert entra nell’ufficio dello sceriffo. “Sceriffo?” Nessuna risposta, lo sceriffo non c'è. Rino si rianima nella s...

“Sceriffo posso spiegare!”
Rino afferra le sbarre della cella con le mani.
“È tutto un equivoco!”
Lo sceriffo gli da le spalle, i piedi poggiati sulla scrivania le braccia incrociate sul petto e il cappello calato sugli occhi.
“Spiegalo al giudice, Rino, a me non frega niente”.
“Ma sceriffo!”
“Rino se continui a non farmi dormire avrai lo stesso secchio per il rancio e per i bisogni”.
La porta si apre ed entra Bradford.
“Signor Bradford” borbotta lo sceriffo senza muoversi.
“Salve sceriffo, ho saputo che avete arrestato Rino”.
Lo sceriffo non risponde.
“Di cosa è accusato?”
“Omicidio”.
“Omicidio! E chi avrebbe ucciso?”
“La moglie del notaio Erbert”
“La moglie!”
Lo sceriffo alza il cappello.
“Signor Bradford se volevo un pappagallo andavo a qualche fiera, lei dovrebbe essere fuori a preoccuparsi di come pagare l’ipoteca della banca, se no tra un paio di giorni potrà fare tutte le domande che vuole direttamente a Rino, la cella del paese è una sola”.
“Certo sceriffo, certo non volevo disturbarla”.
Bradford indietreggia e poi esce.

10 - OMICIDIO

“Sceriffo posso spiegare!” Rino afferra le sbarre della cella con le mani. “È tutto un equivoco!” Lo sceriffo gli da le spalle, i piedi...

“Sei sicuro Rino?” chiede Erbert.
“Al 100 per 1000!”
“Lo sai che è il 10% vero?”
Rino guarda Erbert senza capire.
“Sono sicuro” ripete “nel ranch nel Circle S c’è un giacimento, un giacimento bello ricco”.
Gli occhi del notaio si illuminano.
“Sai cosa significa questo? Che potremmo diventare molto ricchi!”
“Certo che lo so, per quello sono subito venuto da te, basta con questa vita, è il momento di arricchirci sul serio!”
“Esatto!”
Erbert abbraccia l’amico.
“Questa volta ce ne andiamo da questo buco, ce ne andremo a Frisco o Los Angeles”.
Va verso la scrivania e prende due bicchieri polverosi.
“Che vuoi avvelenarmi con quella merda che bevi di solito?” chiede Rino.
“Smettila, ne ho una buona che tengo per le situazioni speciali”.
Traffica un po’ con i cassetti poi tira fuori una bottiglia di whiskey ancora chiusa.
Versa due abbondanti bicchieri.
“Alla ricchezza!”
“Alla ricchezza!”
I due brindano.
In quel momento la porta si apre ed entra lo sceriffo.
I due si girano interdetti.
“Rino, è tuo questo cappello?”
Lo sceriffo getta un cappello ai piedi di Rino.
Lui si china a raccoglierlo, lo spolvera dalla terra rossa.
“Grazie sceriffo! Si si è il mio, temevo di averlo perso, dove l’avete trovato?”
“A fianco a una tomba improvvisata, con dentro un cadavere”.
Rino sbianca.
“Sceriffo le assicuro...”
“Rino sei in arresto, vieni vivo che morto pesi di più”.
Afferra Rino per un braccio e lo spintona fuori.

9 - ACCUSE

“Sei sicuro Rino?” chiede Erbert. “Al 100 per 1000!” “Lo sai che è il 10% vero?” Rino guarda Erbert senza capire. “Sono sicuro” ripete...

La pala di Rino colpisce qualcosa di solido.
“Signora! Venga!”
“Signorina! Possibile che voi messicani non capiate mai nulla?!”
“Sono italiano”.
“È uguale”.
I due si chinano sul buco, c’è una vecchia cassa di legno sul fondo.
Allargano la buca e la tirano fuori.
La aprono, è piena di sassi.
“Che è sta roba?”
Janisse prende un sasso, ci sono della venature lucenti.
“È ORO! SIAMO RICCHI!”
Rino osserva il sasso.
“È pirite”.
“Cosa?”
“Pirite, oro degli sciocchi”.
“E quanto vale”.
Rino soppesa il sasso poi lo lancia contro un avvoltoio appollaiato su una staccionata.
“Nulla”.
Janisse impreca.
Rino si china sulla cassa.
“Certo che imprecate un sacco per essere una damina dell’Est” borbotta.
Poi si rialza, in mano stringe altri sassi.
“Questo è oro”.

8 - ORO

La pala di Rino colpisce qualcosa di solido. “Signora! Venga!” “Signorina! Possibile che voi messicani non capiate mai nulla?!” “Sono i...

Mr. Bradford è nel saloon, sorride alla sua immagine allo specchio, poi si mette a  canticchiare mentre butta via altri conti da pagare.
Vede la tinozza piena di acqua putrida e bicchieri incrostati.
“Rino!”
Nessuna risposta.
“Maledetto mangiaspaghetti, chissà dove si sarà infrattato”.
La porta del saloon si apre ed entrano Erbert e lo sceriffo.
“Sceriffo qual buon vento?”
Lo sceriffo lo guarda senza dire una parola.
Erbert si fa avanti.
“Signor Bradford”
“Chiamami pure Jimmy, ci conosciamo da una vita”.
“Si, dunque, signor Bradford, la banca ha richiesto il saldo della sua ipoteca...”
“Si lo so, lo fanno ogni settimana, prima o poi la smetteranno no?” Bradford fa una risata, ma nessun altro ride.
Lo sceriffo si fa avanti.
“Signor Bradford, o paga entro 3 giorni o la sbatto al fresco”.
Bradford spalanco gli occhi.
“Ma non ho fatto nulla di male!”
Lo sceriffo si tocca il cappello e poi esce.
Erbert lo segue a ruota lasciando Bradford in mezzo al saloon.

7 - ACQUA ALLA GOLA

Mr. Bradford è nel saloon, sorride alla sua immagine allo specchio, poi si mette a  canticchiare mentre butta via altri conti da pagare. ...

“Perchè siamo qui?” chiede Rino.
“Perchè devo controllare una cosa” risponde Janisse.
Davanti a loro ci sono i resti del Circle S, la struttura principale è mezza bruciata, la stalla è crollata, il vecchio mulino a vento ondeggia emettendo cigolii.
“Ma qui non c’è nulla a parte scorpioni e serpenti”.
Janisse gli tira una pala.
“Diamoci da fare dobbiamo setacciare questo posto”.
“Cosa?! Ma saranno 2000 acri!”
"Pensavi ti avessi portato qui per fare la siesta?"
"Sono italiano!"
"È uguale".
Janisse si incammina.
“Dai che un po’ di esercizio ti farà bene, così almeno impari a scavare un buco”.
I due si sparpagliano e iniziano a fare buche intorno al mulino e alla casa padronale.

6 - IL CIRCLE S

“Perchè siamo qui?” chiede Rino. “Perchè devo controllare una cosa” risponde Janisse. Davanti a loro ci sono i resti del Circle S, la st...

Erbert è seduto nel suo capanno sta bevendo del whisky.
La luce del sole rovente entra dalle fessure, grosse mosche volano tutto attorno.
La porta si spalanca di colpo, Erbert quasi cade dalla sedia.
Sulla porta è apparsa una donna di colore.
“Sei un notaio?”
Erbert si riprende.
“Si, è anche scritto fuori sull'insegna...”
Si alza.
“Sono Erbert il notaio di Clearwater, faccio anche l’avvocato se serve”.
“Mi serve che registriate questo atto” dice la donna sventolando un foglio.
Erbert lo prende “L’atto di proprietà del Circle S? In quel posto non c’è nulla, vi hanno fregato signora”.
“Signorina”
“Signorina...”
“Mi chiamo Janisse, e mi serve che tu mi registri questo atto”.
Gli occhi di Erbert si fanno sottili dietro le lenti spesse.
“Certo, certo, però sarebbero 10 dollari”.
“Non li ho 10 dollari qui con me”.
“Allora non posso fare nulla, anche volendo ci sono i timbri, le tasse, la successione” Erbert inizia a enumerare le cose sulla mano “le spese, il catasto”.
“Si va bene ho capito, cercherò sti dieci dollari… a meno che non ci sia un altro modo”.
Janisse fa un passo verso il notaio.
“Siete un uomo affascinante notaio”.
Erbert diventa tutto rosso.
“Sono sposato!”
Janisse si ferma.
“Cosa?”
“Sono sposato e devo tornare a casa da mia moglie, ma appena avrà trovato i soldi le prometto che sbrigherò la sua pratica”.
Janisse rimane qualche secondo interdetta.
“D’accordo allora, a presto signor notaio”.

5 - IL NOTAIO DI CLEARWATER

Erbert è seduto nel suo capanno sta bevendo del whisky. La luce del sole rovente entra dalle fessure, grosse mosche volano tutto attorno....

Sceso l'ultimo gradino, con lo sguardo che scruta i pochi presenti nella hall, O'Donnell si infila in bocca un cubano e lo accende. L'odore acre e profumato del sigaro si mescola a quello di detergente che emanano i tappeti lavati di fresco, disperdendosi nella grande sala e facendo fare una smorfia ad una signora di mezz'età poco distante.
Un'altra splendida giornata di sole lontano dalla galera pensa soffiando fuori un paio di dense boccate di fumo azzurrino, che vengono dissipate dal ventilatore che gira lento sul soffitto, poi si avvia verso l'uscita.
"C'è una lettera per lei, signor O'Donnell" esclama il consierge proprio mentre è sulla porta.
Il sigaro non arriva alla bocca, rimane a mezz'aria. "Davvero?" chiede, senza dare segni di nervosismo. "Chi l'ha consegnata?"
"Herbert, signore".
Le spalle si rilassano, mentre il respiro torna regolare.
Herbert è una delle poche persone di cui ha deciso di fidarsi, dato che è l'uomo che lo tiene in contatto con quella parte di mondo che non può più ospitarlo, ma che è ancora morbosamente affamata dei suoi prodotti.
"Grazie, Pedro" esclama O'Donnell, porgendo al consierge una banconota. L'addetto afferra i soldi e deposita nel palmo vuoto la busta.
Senza nemmeno guardarla, l'uomo se la infila nella tasca della camicia hawaiana ed esce all'aperto, godendo del sole che gli scalda la pelle e del rumore della risacca che si infrange sui piccoli pontili di Cayo Largo, a sud di Cuba.

"Cosa sta leggendo, señor?" chiede Carmela, chinandosi per raccogliere la busta aperta che è volata poco distante, fermandosi addosso alla gamba di una sedia di vimini.
"Nulla di importante" replica O'Donnell, piegando i fogli che ha in mano. "È solo un'altra lettera di quel buono a nulla di mio figlio".
"Se continua a scriverle, vuol dire che le vuole bene" commenta con un sorriso la ragazza, appoggiando il bicchiere pieno di Mojito sopra la busta, in modo che non scappi di nuovo.
"Non dire cazzate, è solo un'opportunista senza spina dorsale" ribatte l'uomo, rivolgendole un ghigno di scherno misto a disprezzo. Il sorriso della ragazza nemmeno si incrina, sa che non è lei che provoca quel sentimento di disgusto.
"Questa" aggiunge O'Donnell scuotendo i fogli, "è l'ennesima richiesta di aiuto, ma è arrivato il momento che quel mentecatto impari ad arrangiarsi da solo, non ci sarà sempre suo padre lì pronto a risolvere i suoi casini".
"Lei è un uomo molto saggio" commenta Carmela.
"Sono solo un uomo che ha imparato ad affrontare la vita" ribatte O'Donnell sogghignando, poi afferra il sigaro appoggiato sul bordo del posacenere, dà due boccate per ravvivare la brace e lo avvicina al bordo della lettera.
Il rosso della fiamma che prende vita sulla carta illumina i suoi occhi, mentre O'Donnell si gode il tramonto che si riflette sull'oceano.
"Stasera potrei insegnarti qualcosa di ciò che ho imparato, se non hai impegni".
"Sa che per lei sono sempre libera, señor" risponde Carmela, allungando la mano ed accarezzandogli la spalla.
O'Donnell si alza, afferra la ragazza per la vita e si dirige verso l'albergo, mentre la brezza disperde le ceneri dell'ultima supplica di Rick.

33 - FALO' IN SPIAGGIA

Sceso l'ultimo gradino, con lo sguardo che scruta i pochi presenti nella hall, O'Donnell si infila in bocca un cubano e lo accend...

“Mi hai ingannata!”
“Ma Janisse, cerca di capirmi, la ferrovia, i giacimenti, quando ti scrissi ero ricco, davvero...”
Bradford cerca di avvicinarsi alla donna.
La ragazza gli molla un poderoso ceffone.
Bradoford si ritrae di scatto mentre il volto inizia a bruciargli.
“Io ci credevo davvero Jimmy! Tutte quelle belle parole, tutte quelle promesse”.
“Ma non è cambiato nulla Janisse, io ti amo, ti ho amata da quando ho ricevuto la tua prima lettera”.
“Smettila! Impostore! Hai avuto mesi per dirmi la verità!”
“Ma la verità è solo che ti amo, e tue parole così belle, per la prima volta qualcuno che mi capiva, qualcuno su cui contare, e poi le tue foto… oh le tue foto!”
Bradford prova di nuovo ad avvicinarsi ma lo sguardo di fuoco di Janisse lo blocca.
“Ho rinunciato alla mia vita a New York per venire fin qua, in mezzo al nulla! A New York ero qualcuno, avevo amici e spasimanti e ora ho solo un vecchio rottame e pure povero!”
“Ti prego non dire così, aspetta!”
Bradford va verso la scrivania e tira fuori un foglio.
“Cos’è?” chiede Janisse.
“È una prospezione mineraria, c’è un ranch fuori città, in mezzo al niente, abbandonato, ma li c’è un filone d’oro, ne sono sicuro!”
“Ne sei sicuro? O è un’altra delle tue menzogne?”
“No, no è tutto vero, te lo prometto”.
Janisse si avvicina.
“E il ranch è tuo?”
“Si si, guarda” Bradford tira fuori un altro foglio “eccolo!”
Janisse lo guarda, ora sembra più tranquilla.
Sorride.
Bradford si avvicina e prova a baciarla.
Janisse lo allontana posandogli una mano sul petto.
“Non così in fretta fustacchione, se davvero mi ami come ti amo io dovresti intestarmi quel terreno, dopotutto a breve ci sposeremo”.
“Certo angelo mio, tutto quello che chiedi” Bradofrd scribacchia qualcosa sul foglio e poi lo passa a Janisse “ecco fatto, vedi che ti amo”.
Janisse mette il foglio nella sua borsa.
Gli sorride.
Poi lo abbraccia con slancio.
“Jimmy, non sai quanto ero desiderosa di incontrarti di persona” gli dice, poi lo bacia con trasporto.
“E adesso vediamo cosa c’è sotto questi abiti eleganti...”

4 - MENZOGNE

“Mi hai ingannata!” “Ma Janisse, cerca di capirmi, la ferrovia, i giacimenti, quando ti scrissi ero ricco, davvero...” Bradford cerca di...

Rino sta appoggiato al bancone del saloon, una birra ormai calda davanti a lui.
Non c’è nessun altro.
C'è una tinozza di bicchieri e piatti sporchi sul pavimento dietro di lui.
Da una saletta esce l’ultima prostituta che ancora lavora nell’hotel.
Un’indiana di nome Alawi.
Si avvicina a Rino.
“Rino mi devi 20 dollari per l’altra sera”
“20 dollari? È un furto!”
La ragazza pianta i suoi occhi scuri in faccia a Rino.
“Dovevi pensarci prima, non faccio sconti, e sabato parto con la diligenza, vedi di trovare i soldi o te ne faccio pentire”.
Poi avvicina la sua bocca all'orecchio dell’uomo.
“Mi hanno insegnato delle cose, mentre stavo sulle montagne...” gli sussurra.
Rino fa un passo indietro spaventato.
“Li trovo, li trovo sta tranquilla, si scherzava”.
“Meglio così”.
Alawi si gira e esce.
“Dannata strega” borbotta Rino.
La porta del saloon si riapre, Rino sobbalza.
“Non intendevo dire...” si tranquillizza quando vede che è il suo buon amico Erbert.
L’uomo veste un completo liso e una camicia spiegazzata e sudata, gli occhiali tondi gli segnano il naso.
“Com’è andata? Tutto fatto?”
Si siede, apre la sua cartelletta, la richiude.
“Ti ha visto qualcuno?” si guarda intorno preoccupato.
“Tranquillo” gli risponde Rino “nessuno mi ha visto, tua moglie non è più un problema”.
Erbert si rilassa.
“Meno male, quella strega mi stava succhiando via la vita, sempre a chiedere soldi, ma quanto pensi che possa guadagnare un notaio in un posto così?!”
Erbert si aggiusta gli occhiali.
“Non ce la facevo più, davvero”
“Rilassati amico, era una vera megera, lo so che l’hai sopportata solo perchè suo padre ti aveva pagato gli studi da notaio”.
“Davvero! Non avrei mai dovuto accettare, ma se non sei ebreo in quel giro non entri.
Bella fortuna comunque, notaio di Clearwater, perchè non sono a Frisco?”
Prende un bicchiere posato sul bancone.
“È pulito?”
Rino alza appena un sopracciglio.
“Quelli puliti sono nella tinozza” indicando la bacinella piena di acqua putrida e moscerini che ci girano intorno.
Erbert annuisce.
“Andrà bene questo, versami un po’ di birra anche a me”.

3 - AMICIZIE PERICOLOSE

Rino sta appoggiato al bancone del saloon, una birra ormai calda davanti a lui. Non c’è nessun altro. C'è una tinozza di bicchieri e...